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La nonviolenza e' in cammino. 303



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 303 del 29 novembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, il sonno della ragione
2. Luisa Morgantini, non solo burqa
3. Irene Bersani: no, con amore
4. Unione sindacale italiana, per il 14 dicembre prepariamo lo sciopero
generale contro la guerra
5. Una dichiarazione di religiosi siciliani e calabresi per la pace
6. Francesco Tullio, Giordano Segneri: considerazioni conclusive sulla
conferenza del 25 giugno sul ruolo delle Ong nella prevenzione e gestione
delle crisi internazionali
7. Norma Bertullacelli, l'azione diretta nonviolenta di piazza Portello a
Genova il 20 luglio
8. Prevista per il 6 dicembre la presentazione della proposta di legge per
la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla nonviolenza
9. Riletture: Karl Barth, L'Epistola ai Romani
10. Riletture: Nando dalla Chiesa, Il giudice ragazzino
11. Riletture: Luce Irigaray, Speculum
12. Alcune iniziative di pace da oggi a domenica 2 dicembre
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. IL PUNTO. PEPPE SINI: IL SONNO DELLA RAGIONE
Il sonno della ragione genera mostri. La guerra in Afghanistan continua
tuttora e sempre nuove efferatezze dispensa: come il massacro dei
prigionieri. Non solo: appare evidente che in quell'area si andra' ad una
destabilizzazione vieppiu' crescente, che alimentera' guerre guerreggiate
dichiarate e striscianti, guerre tra stati, guerre civili, guerriglie,
terrorismi. Fiumi di sangue continueranno a scorrere, se non si cambia
decisamente rotta.
Il governo degli Stati Uniti gia' dichiara che la guerra colpira' altri
stati, altri paesi, altri popoli: rivendica una licenza di uccidere senza
regole e senza confini. Anche questo e' terrorismo. Perche' l'Onu non
interviene per fermare la follia onnicida sia del terrorismo dei gruppi
criminali sia di quello dei piu' potenti stati del mondo?
Possibile che non ci si renda conto che solo attraverso il ripristino del
diritto internazionale e del principio di legalita' e di civile convivenza
puo' essere contrastato il terrorismo? Possibile che non ci si renda conto
che la guerra provoca stragi abominevoli, degrada le relazioni
internazionali, aumenta le ingiustizie, rafforza ed estende l'uso pervasivo
della violenza, mette in pericolo l'umanita' intera?
La pace, i diritti umani, il diritto internazionale, sono tre elementi
collegati tra loro; la guerra distrugge tutto e tutti.
Occorre far cessare la guerra, e cancellarla dalle forme dell'agire
politico; prima che la guerra distrugga l'agire politico e la stessa
civilta' umana.

2. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: NON SOLO BURQA
[Luisa Morgantini, parlamentare europea, e' impegnata nelle Donne in nero e
in molte iniziative di pace e di solidarieta'. Questo intervento e' apparso
sul quotidiano "Il manifesto" del 28 novembre]
E pensare che solo tre anni fa e poi fino al tragico 11 settembre era quasi
impossibile far ricevere da politici e giornalisti le nostre amiche profughe
afghane. Oggi tutti parlano dell' associazione rivoluzionaria di donne
afghane, la Rawa. Alcune donne in politica ne parlano come se ne fossero
intime, in realta' hanno aperto solo il loro sito web su Rainews 24. Dalla
guerra in poi, noi, Donne in Nero, siamo tempestate da richieste "dateci una
donna afghana", "ci serve un Burqa". Le donne della Rawa non recriminano sul
passato. Il mondo resta "grande e terribile".
Ma quello che proprio non va giu' e' usare la condizione di dannate della
terra delle donne afghane, per creare un clima euforico su Kabul "liberata"
e giustificare la tempesta di bombe che piovono su citta' gia' devastate, e
le bombe a grappolo che per Human Rights Wacht sono rimaste in gran parte
inesplose sul terreno - per liberare le donne dalla prigione e dal sudario
del burqa?! Le immagini mostrano donne picchiate dai mujaheddin perche'
chiedono cibo, le donne con le quali parliamo al telefono mi dicono di avere
paura. Ieri e' stata nuovamente proibita a Kabul la loro protesta.
Non si possono pero' disdegnare primi passi positivi. Non lascia
indifferenti vedere che qualche burqa si e' alzato, che alcune donne hanno
ripreso il lavoro. Ma tutto e' ancora da fare, la pressione internazionale,
il bisogno di uno straccio di democrazia, possono essere utilizzati dal
movimento delle donne. La conferenza di Bonn si e' aperta, la presenza delle
donne e' confermata, una con l'Alleanza del Nord, del movimento delle donne
islamiche. Il re ne ha portate due, donne vissute fuori dall'Afghanistan che
hanno fatto un lavoro umanitario legate alle diverse etnie. Vi e' una terza
donna che ad oggi non e' ancora nel registro ufficiale dell' Onu, e' una
donna del Rawa. E' stato l'entourage del re a Roma ad accettare che facesse
parte del gruppo, ma l'invito e' stato informale e in grave ritardo.
La presenza di una donna del Rawa, puo' fare la differenza. Sono portatrici
di una visione secolare contro ogni fondamentalismo, terrorismo, guerra. Una
visione democratica per lo sviluppo economico e sociale, che supera le
divisioni etniche e tribali, che chiede il disarmo della fazioni in lotta e
la presenza sul territorio per una fase transitoria delle forze dell'Onu, un
movimento politico di donne che ha agito nella clandestinita' a rischio
della vita per mantenere viva la speranza di un Afghanistan libero da guerre
e poverta'.
Meritano di essere presenti al negoziato non nella quota di uno o dell'altro
gruppo afghano, ma come un movimento autonomo. Perche' non affidare a loro,
invece che ai Signori della guerra, la mediazione e la direzione dei
negoziati?
Solo se questo avvenisse potremmo pensare che si e' intrapresa davvero la
strada giusta.

3. RIFLESSIONE. IRENE BERSANI: NO, CON AMORE
[Proponiamo l'editoriale del numero di novembre della rivista "Raggio" (il
mensile delle religiose comboniane; per contatti: raggio@easynet.it). Suor
Irene Bersani e' la direttrice. Ringraziamo Mao Valpiana per avercelo
segnalato]
In copertina un'immagine del G8 di Genova. "Roba superata"? Tutt'altro. Le
forze che allora hanno demonizzato e barbaramente colpito la resistenza
pacifica che denunciava il piu' esteso e raffinato tipo di violenza globale
e invocava una conversione alla giustizia verso gli oppressi e gli esclusi,
unico piedistallo sicuro a una pace ancora tutta da costruire, appartengono
allo stesso fascio di forze che oggi, su piu' vasta scala, si fanno paladine
di una "guerra giusta" (?) contro il terrorismo di Bin Laden e intanto
mettono a ferro e fuoco popolazioni gia' stroncate dalla fame e dai regimi
totalitari e rendono sempre piu' vasto e tragico l'esodo dei profughi da
quell'inferno.
Chi manifestava a Genova contro un certo tipo di globalizzazione che uccide
(e produce terreno fertile per insurrezioni anti-occidentali) e' stato
trattato da black bloc. Chi oggi dice no alla guerra di Bush come terapia
chirurgica del terrorismo talebano e' considerato nemico dei "valori della
giustizia e della democrazia".
Se il tricolore italiano ardisse sventolare alla luce dell'articolo 11 della
Costituzione che "ripudia la guerra" come strumento per la risoluzione di
qualsiasi controversia, verrebbe declassato a bandiera di un Paese di serie
B. Per vantare il proprio prestigio (e mascherare i propri bluff) meglio
farlo diventare un "tricolore a stelle e strisce" e far scivolare
ipocritamente il Paese nel vassallaggio al potere che sta ciecamente
trascinando il mondo verso una tragedia bellica tale da far impallidire la
memoria  dell'ultima guerra mondiale.
Di fronte a tutto questo, pur consapevoli della nostra "nullita'" agli occhi
dei potenti, ribadiamo il nostro no alla guerra , a ogni guerra, ritenendo
assolutamente falso il concetto di guerra "giusta", come falso e' quello di
guerra "santa" da parte islamica.
Ci si ostina a ripetere pedissequamente, fino al tedio, che siamo entrati in
una "nuova era, dopo l'11 settembre". Non ci siamo accodate a questa
classificazione. La barbarie, la violenza, il terrorismo economico e
ideologico, mascherato da diritto, da valori democratici e da sviluppo,
precede di gran lunga l'era dell'assalto alle torri gemelle!
Se "nuova era" vogliamo che sia  quella in cui viviamo, cogliamone piuttosto
i segnali nei germogli emergenti dall'ondata di voci del dissenso
nonviolento, pacifista, cattolico o di altra fede, che da tante parti del
globo si fanno sentire con un coraggio di esprimersi assai inusuale anni fa.
Il pullulare di queste voci e' facilitato e perfino stimolato dall'uso delle
nuove vie di comunicazione telematica, elettronica, dalla liberta' di
opinione e di espressione che, pur coartata, vige ancora nei nostri Paesi.
Ma la facilita' del mezzo non basta a spiegare la radice e la natura del
fenomeno "dissenso", che non e' solo no alla guerra, ma e' si' alla pace,
concretizzabile nella sincera, coraggiosa ricerca, costruzione,
ri-costruzione della giustizia-equita'-solidarieta'.
Messaggi in tal senso vengono da voci individuali di ogni ceto e categoria,
da esperti cui fanno riferimento comunita', movimenti, etc., da gruppi
qualificati, da cattedre del magistero cattolico (vedi Il papa, il sinodo
dei vescovi, conferenze episcopali), da istituti e congregazioni religiose,
maschili e femminili e particolarmente missionarie.
In mezzo alle dense ombre che si accalcano all'orizzonte, ci da' gioia
constatare questa dilagante maturazione dello spirito evangelico che non
indugia piu' nei sofismi e nei distinguo "teologici" (?) che ipotizzano casi
di guerra giusta, ma si schiera nella piu' pura rotta delle Beatitudini.
Non sara' certo la morale machiavellica - che riserva l'"idealismo"
evangelico ai santi mentre riconosce "necessario" il pragmatismo
economico-politico per far marciare i popoli -, a far sorgere un'era di pace
e di giustizia.
Noi preferiamo stare dalla parte dell'"utopia", anche se questo ci facesse
considerare dissidenti dal potere costituito. "Meglio e' obbedire a Dio che
agli uomini", ci insegna Pietro (Atti 5, 29). Mentre la violenza si
contrappone alla violenza, l'ipocrisia politico-economica a quella religiosa
(e tutto in nome di un bene supremo), mentre si diffondono le spore
dell'antrace e quelle ancor piu' pericolose dell'angoscia, del terrore
irrazionale e del razzismo, noi cerchiamo di respirare e diffondere il
soffio dello Spirito che ispira preghiere e azioni di pace  (in Israele,
nodo di ogni conflitto), e lancia appelli alla riconciliazione, alla ricerca
di vie diplomatiche al dialogo, alla soluzione vera dei problemi, per
"prosciugare il bacino culturale del terrorismo" e per guarire dal nostro
cieco egoismo.
Per quanto sta in noi educhiamo le giovani generazioni alla cultura di pace,
al "no" a ogni militarismo. Utopia ingenua? Disfattismo ribelle? Anche
l'obiezione di coscienza, un tempo, era considerata utopia o ribellione.
Evangelizziamoci, imparando da Cristo ad amare anche chi oggi ci indigna e
ci costringe al dissenso; chi ci uccide e chi vorrebbe inviarci ad uccidere;
chi fa di questo orrore il tragico-grottesco piedistallo al proprio orgoglio
e interesse sconfinato. Non amiamo le loro intenzioni ne' le loro ambizioni.
Amiamo semplicemente le  persone per quello che esse rappresentano agli
occhi e al cuore di Dio. E questo, proprio continuando ad amare di
predilezione il popolo immenso dei poveri, degli oppressi, degli affamati di
giustizia. Cristo ha assunto in proprio i rischi atroci di questo amore
indiscriminato, personale, inarrestabile. Ha amato l'ambizioso e irruente
Giovanni, correggendone le ambizioni e intemperanze, e il traditore Giuda,
tendendogli l'estrema mano amica. Ha pagato per loro e per tutti. Solo
questa e' la forza capace di trasformare il mondo. E' la sempre nuova era
della missione.

4. INIZIATIVE. UNIONE SINDACALE ITALIANA: PER IL 14 DICEMBRE PREPARIAMO LO
SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA
[Dalla storica organizzazione del sindacalismo libertario riceviamo e
diffondiamo. Per contatti: via Iside 12, 00184 Roma, tel. 0670451981, fax
0677201444, e-mail: usiaitl@yahoo.com; sito: www.usiaitl.org]
L'Unione Sindacale Italiana USI-AIT (Unione Sindacale Italiana - Association
Internationale des Travailleurs), storica Confederazione di Sindacati
autogestiti e di federazioni locali intercategoriali, dopo il successo della
manifestazione del 10 novembre del movimento che si oppne alal
globalizzaizone neoliberista e dello sciopero cotnro al guerra del 9
novembre, riprendendo la proposta di molte Rsu e del Roma social forum di
uno sciopero generale unitario in dicembre per tutto il pubblico impiego
come per il settore privato, ha chiesto da alcuni giorni l'incontro con il
Ministero del Lavoro per il tentativo obbligatorio di conciliazione  per
proclamare il 14 dicembre  lo sciopero contro la guerra, contro gli effetti
della legge finanziaria,  contro gli attacchi all'istruzione (controriforma
della scuola) e alla sanita' pubblica, contro le privatizzazioni ed i tagli
ai servizi pubblici e sociali, per miglioramenti su salario, diritti,
salute, qualita' della vita e del lavoro, contro la  precarizzazione del
rapporto di lavoro, contro l'attacco ai diritti dei lavoratori, in difesa
sia della contrattazione nazionale che del diritto di sciopero e delle
liberta' sindacali, contro la legge sui migranti.
L'Unione Sindacale Italiana (USI) venne fondata nel 1912 a Modena, al
Congresso nazionale dell'azione diretta, dai delegati delle Camere del
Lavoro rivoluzionarie. Nasce in quella occasione un sindacato autenticamente
libertario e federalista, che assume una grande importanza nelle lotte
dell'epoca, in opposizione al sindacalismo riformista ed alla burocrazia
sindacale.
Ebbe un ruolo di primo piano in occasione della storica "settimana rossa"
del 1914 e durante il biennio rosso 1919-1920, quando l'USI promosse
l'occupazione e l'autogestione delle fabbriche. I suoi aderenti (che in
quegli anni erano circa 300 mila) subirono le persecuzioni fasciste; l'USI
venne sciolta  nel 1925 per opera del Prefetto di Milano, su ordine di
Mussolini.
Nel dopoguerra vi furono vari tentativi di riattivarla; ma solo alla fine
degli anni '70 si riusci' a costruire una rete nazionale. La sua presenza
nelle lotte dei lavoratori autorganizzati parte pero' dal Congresso di Roma
del '90; da allora l'USI e' in continua espansione nei settori pubblico e
privato.
Fedele alla propria tradizione, l'USI sostiene la lotta di classe e si
definisce l'unico sindacato veramente autogestionario; nell'USI sono i
lavoratori organizzati a decidere e non "altri".
L'USI, oltre a vertenze locali e nazionali, e' impegnata nelle lotte dei
precari, disoccupati e lavoratori socialmente utili, per i quali ha indetto
varie iniziative di mobilitazione, partecipando anche alle Marce Europee
contro la disoccupazione e l'esclusione sociale. Poiche' la lotta di classe
riguarda tutti i paesi del mondo, la mobilitazione internazionalista contro
padroni e classi dominanti e' ritenuta dall'USI  necessaria ed ineludibile.
Le battaglie unitarie contro le tendenze militariste, razziste, sessiste e
nazionaliste e contro il neoliberismo sono da sempre un obiettivo
fondamentale per l'USI.
L'USI  ha elaborato, nei suoi congressi, una propria piattaforma di lotta:
contro la disoccupazione, il precariato e l'esclusione sociale; contro
l'Europa delle frontiere blindate; per la libera circolazione e residenza di
tutti: uomini e donne; per il pieno diritto di cittadinanza
indipendentemente dalla nazionalita'; contro lo smantellamento e la
privatizzazione dei servizi sociali pubblici (sanita', scuola, casa,
trasporti, energia...); per uno sviluppo ecocompatibile, per un piano di
lavori non mercantili ed ecosostenibili; per la riduzione generalizzata
dell'orario di lavoro a parita' di salario e di ritmi, per un lavoro-reddito
garantito per tutti; contro l'elevamento dell'eta' pensionabile;  per la
difesa della salute nei luoghi di lavoro; per la difesa e l'estensione delle
liberta' sindacali e di sciopero; per l'azione diretta delle lavoratrici e
dei lavoratori, l'autorganizzazione e l'autogestione.
L'USI ha indetto quest'anno sia lo sciopero generale del 20 luglio che del 9
novembre e  prepara  quello del 14 dicembre.

5. RIFLESSIONE. UNA DICHIARAZIONE DI RELIGIOSI SICILIANI E CALABRESI PER LA
PACE
[Il seguente testo abbiamo ripreso dal sito di Peacelink (www.peacelink.it).
Per contatti: fr. Egidio Palumbo, Carmelitani di Barcellona Pozzo di Gotto,
e-mail: horeb.tracce@libero.it]
Giovedi 15 novembre 2001. I sottoscritti preti e religiosi di alcune diocesi
di Sicilia e Calabria desiderano offrire un contributo alla comune
riflessione sui tragici fatti di queste ultime settimane, con la seguente
dichiarazione.
Chiamati ad esercitare la nostra responsabilita' di cittadini di fronte alle
vicende che coinvolgono la vita di tutti e a dichiarare la propria
convinzione di fronte alle istituzioni deputate a realizzare il bene comune,
desideriamo contribuire, con alcune riflessioni, a pensare criticamente
l'azione intrapresa per contrastare il terrorismo, che si e' manifestato
nell'attentato contro le "Torri gemelle" di New York.
La difesa della vita e delle istituzioni, che dovrebbero garantirla,
richiede spesso l'uso della forza. Tuttavia la forza non significa
necessariamente "guerra". Anzi questa sembra del tutto inadeguata a
ristabilire un ordine fondato sulla giustizia. La guerra, infatti, non
interviene sulle cause che determinano una situazione di disordine violento
e di ingiustizia, ma muta semplicemente i rapporti di forza.
Le violenze esercitate sui civili inermi sono, purtroppo, una realta' di
fatto che anche le guerre passate non hanno mai evitato. Colpire le
popolazioni che non possono difendersi non fa altro che aumentare la spirale
di odio e fanatismo che ha generato gli atti terroristici.
Pensare che ogni forma di critica all'azione intrapresa significhi
necessariamente un appoggio al terrorismo vuol dire impedire ogni forma di
pensiero e di approfondimento delle questioni, molte e complesse, presenti
nei fatti in questione.
Per questo, coloro che hanno ancora un senso dello stato e una forte
coscienza individuale, devono interrogarsi innanzitutto sulla legittimita'
morale, e poi anche sulla opportunita' politica e sociale di una tale azione
di guerra.
Non si tratta di dare o negare un appoggio incondizionato agli Stati Uniti
d'America, essere filoamericani o antiamericani, ma considerare se realmente
le ragioni della giustizia e della pace vengono perseguite. Non vorremmo
essere annoverati tra coloro a cui allude il profeta Michea: "Cosi' dice il
Signore contro i profeti che seducono il mio popolo, che, se hanno da
mordere con i denti, proclamano: Pace! Ma a chi non mette loro nulla in
bocca dichiarano guerra" (Michea 3, 5).
Come cristiani non possiamo tacere e, accogliendo l'invito delle nostre
coscienze e della Parola di Dio, riteniamo di dover affermare che:
- la violenza e ogni altra forma di sopraffazione dell'uomo da parte
dell'uomo e' contraria alla dignita' degli uomini, creati a immagine e
somiglianza di Dio, datore della vita e autore della pace;
- la violenza non si vince con la violenza, ma con la giustizia; e'
necessario perseguire vie diverse dalla guerra per ristabilire un ordine
internazionale giusto, all'interno del quale tutti i popoli possano essere
associati al progresso e al benessere dei paesi ricchi;
- bisogna ristabilire - attraverso tutti gli strumenti che la ragione
dell'uomo e il diritto internazionale offrono - condizioni paritetiche tra i
popoli di diversa cultura, religione e condizioni economiche.
Ai nostri fratelli di fede chiediamo di considerare le loro opzioni
politiche ed etiche alla luce dell'evangelo di pace che Gesu', re pacifico,
ha annunciato e realizzato. In particolare a coloro che hanno assunto
responsabilita' pubbliche - di cui devono rendere conto a coloro che ad esse
li hanno chiamati - domandiamo di non uniformarsi acriticamente ai potenti
di turno, senza considerare le ragioni dei poveri e dei diseredati.
Profondamente convinti che "e' fuori della razionalita' (alienum est a
ratione) pensare che la guerra sia uno strumento per restaurare i diritti
violati" (Giovanni XXIII, Lettera enciclica "Pacem in terris"), non possiamo
non dissentire dalla logica seguita nella discussione in Parlamento e,
pertanto, riteniamo doveroso dissociarci dalla decisione presa di entrare in
guerra.
Siamo consapevoli, cosi' facendo, di compiere anche un piccolo gesto di
adesione e accoglienza dei pressanti appelli di Giovanni Paolo II alla pace,
appelli che stanno rischiando, anche all'interno della chiesa cattolica, di
determinare una specie di "solitudine istituzionale" analoga a quella che in
diversi momenti della sua vita ebbe a soffrire papa Giovanni.
Vincenzo Algeri, Maurizio Aliotta, Sebastiano Amenta, Aurelio Antista,
Gregorio Battaglia, Francesco Conigliaro, Salvatore Consoli, Attilio
Gangemi, Rosario Gisana, Giovanni Mazzillo, Salvatore Musso, Giuseppe
Alberto Neglia, Egidio Palumbo, Giuseppe Ruggieri, Salvatore Schillaci,
Carmelo Signorello, Gaetano Zito.

6. MATERIALI. FRANCESCO TULLIO, GIORDANO SEGNERI: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
SULLA CONFERENZA DEL 25 GIUGNO SUL RUOLO DELLE ONG NELLA PREVENZIONE E
GESTIONE DELLE CRISI INTERNAZIONALI
[Riportiamo le considerazioni conclusive del Centro Studi Difesa Civile
relative al seminario organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e dal
Centro Studi Difesa Civile su "Il ruolo delle ONG nella prevenzione e
gestione delle crisi internazionali" che si e' tenuto il 25 giugno scorso
presso l'Istituto Diplomatico "Mario Toscano" di Villa Madama, a Roma. A
questo incontro hanno partecipato alcuni esponenti delle maggiori Ong
(organizzazioni non governative di solidarieta' internazionale) italiane,
funzionari del Ministero degli Affari Esteri, studiosi e rappresentanti di
associazioni. Pubblicheremo prossimamente una sintesi degli interventi.
Francesco Tullio e Giordano Segneri sono impegnati nel Centro Studi Difesa
Civile di Roma, una delle piu' qualificate esperienze in questo ambito di
ricerche. Ringraziamo Francesco Tullio e Giordano Segneri (per contatti:
giowest@libero.it) per averci messo a disposizione questo materiale]
Considerazioni conclusive del Centro Studi Difesa Civile relative alla
conferenza del 25 giugno 2001 su "Il ruolo delle Ong nella prevenzione e
gestione delle crisi internazionali".
Elemento di primaria analisi emerso dai contenuti della conferenza "Il ruolo
delle Ong nelle prevenzione e gestione delle crisi internazionali" e' la
volonta' e la necessita' sia da parte delle istituzioni che delle Ong, di
aprire una fase di discussione sul tema della gestione e prevenzione dei
conflitti.
La necessita' di intraprendere una percorso dialogico e' sentita come
fondamentale in un momento in cui anni di esperienze nel campo delle crisi
internazionali impongono oggi una analisi valutativa e una riflessione
critica sull'operato.
E' inoltre  emersa la differenza di intenti, di politiche e di metodologie
finora portate avanti da Ong e da istituzioni, che ancora non permette di
delineare una piattaforma d'intervento comune nella gestione delle crisi.
In particolare e' stato da piu' parti rilevato come caratteristica delle Ong
sia la capacita' di agire in maniera radicata col territorio, quindi saper
cogliere le esigenze e i bisogni delle popolazioni, saper agire in maniera
elastica e non limitata da mandati o da strette esigenze di programmazione.
A questo dinamismo delle Ong, va aggiunta una capacita' di negoziazione con
referenti locali e figure intermedie, una sorta di diplomazia di base che ha
dato spesso buoni risultati.
Carenze organizzative e finanziarie non hanno invece permesso finora una
formazione professionalizzata sempre adeguata alle situazioni, e la mancanza
di un efficace coordinamento non ha concesso una reale incisivita' sul piano
delle scelte politiche, e spesso generando una disordinata azione sul piano
dell'intervento pratico.
Le Ong hanno lamentato una sordita' da parte delle istituzioni, alle quali
hanno messo piu' volte in evidenza la presenza di conflitti latenti che
facilmente avrebbero scatenato violenze e guerre, ma gli apparati
burocratici non hanno mai investito sostanziali risorse nel momento
preventivo, prestando attenzione invece al momento dell'emergenza con aiuti
massicci e spesso mal distribuiti con operazioni a volte controproducenti.
I rappresentanti delle istituzioni, per quanto e' emerso dalla conferenza,
hanno sottolineato una accresciuta sensibilita' dell'UE, dell'OSCE,
dell'ONU, alla questione della prevenzione dei confitti, come pure nelle
linee direttive delle politiche estere dei grandi del pianeta.
Piu' volte e' stata ribadita la priorita' del concetto di prevenzione, come
mezzo per trasformare pacificamente il conflitto latente, evitando la
violenza e la distruzione.
Il fattore prevenzione, quindi, potrebbe essere l'elemento capace di aprire
uno spazio di confronto tra le Ong e le istituzioni, quell'elemento che,
nonostante le divergenze culturali, di sensibilita' e di interessi che
distanziano le due realta', potrebbe dar vita ad un dialogo in prospettiva
dell'elaborazione di piu' proficue politiche di intervento.
Altro tema che ha visto convergenza di interessi da entrambi le parti e'
stata la riflessione relativa al rapporto tra pace e sviluppo, che se da un
lato ha sottolineato il comune riconoscimento della interconnessione dei due
fattori, da un altro lato ha aperto il dibattito sul significato e il
conseguente modo di rapportarsi e considerare le diverse interpretazioni e
priorita' che possono definire il termine "pace".
Centrale in questo senso appare  la proposta della creazione dei Corpi
Civili di Pace o Caschi Bianchi, i quali potrebbero avvalersi
dell'esperienza maturata negli anni dalle Ong, offrendo una professionalita'
elevata nell'ambito dell'azione preventiva, attraverso una formazione mirata
ed efficace.
Altra proposta e' stata la creazione di una Centro Internazionale sui
Conflitti e la Pace, che potrebbe avvicinare il mondo accademico, quello
istituzionale, i centri di ricerca, le Ong e le organizzazioni governative,
allo scopo di avvalersi della ricerca e della conoscenza svolta in modo
congiunto ed aperto in funzione di una migliore qualita' degli interventi di
prevenzione e gestione dei conflitti.
E' emerso quindi come sia la sfera istituzionale che quella non governativa
possiedano limiti determinati dalla loro stessa natura, e che quindi una
maggiore interazione garantirebbe senz'altro una maggiore efficienza e
migliori risultati.
Questa conferenza puo' essere considerata come un primo significativo passo
in questa direzione, che ha avuto il proficuo effetto di far emergere i
problemi reali, piu' che offrire semplici soluzioni a temi estremamente
complessi.
Ha avuto inoltre la capacita' di avvicinare e di mettere intorno ad uno
stesso tavolo le due realta', quella governativa e quella non governativa,
che nonostante si occupino e tentino di dare risposte ai medesimi problemi,
spesso sono rimaste mondi impenetrabili l'uno per l'altro.

7. ESPERIENZE. NORMA BERTULLACELLI: L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DI PIAZZA
PORTELLO A GENOVA IL 20 LUGLIO
[Norma Bertullacelli e' impegnata nella rete controg8 di Genova. Per
contatti: norma.b@libero.it]
Il 20 luglio a Genova, anche se pochi lo sanno, si e' svolta anche un'azione
diretta nonviolenta per gruppi di affinita', e precisamente il blocco del
cancello che metteva in comunicazione Piazza Portello con la zona rossa.
Poiche' l'iniziativa, pur con i suoi limiti, ha presentato anche molti
aspetti positivi, val la pena di dedicarle un momento di riflessione.
* Marzo 2001
Mentre era  molto vivace la discussione sulle forme di lotta da adottare, la
rete controg8 proponeva alle organizzazioni del "patto di lavoro" (poi Genoa
Social Forum) quanto segue:
"Lanciamo una tre giorni di assedio nonviolento al g8.
Li lasciamo entrare (i partecipanti al vertice) e li circondiamo lungo il
perimetro della zona rossa, o nel luogo piu' vicino che riusciremo a
raggiungere.
Li' ci sediamo e non ce ne andiamo piu', fino alla fine del g8 o fino a che
non ci spostano: se vogliono entrare o uscire devono attraversarci ed
ascoltarci (oppure entrare e uscire "di nascosto", via mare o simili; lo
stesso dicasi se vogliono andare a teatro, o alla sfilata di moda a
Portofino o dove vogliono loro).
Una volta che ci siamo messi comodi, diamo inizio al "public forum", ma lo
facciamo in piazza: per esempio in via XX settembre parla Rigoberta Menchu',
in piazza Fontane Marose Samir Amin, in piazza dell'Annunziata don Gallo, e
cosi' via. Gli oratori si spostano per raggiungere i vari punti
dell'assedio.
Cosi' rendiamo anche evidente che li assediamo con i nostri corpi e con gli
strumenti della parola.
A livello di media, potrebbe essere pubblicizzato come il piu' grande sit-in
nonviolento della storia (potrebbe iniziare con relativamente poche persone
venerdi ma ingrossarsi a dismisura tra sabato e domenica)..."
Questa proposta era accompagnata da un richiamo ad un documento proposto
dalla rete controg8 e sottoscritto da Rete Lilliput che recitava:
"Manifestazioni nonviolente.
Siamo donne e uomini che, con motivazioni diverse manifesteranno a luglio e
nei mesi che ci separano da questa scadenza contro il vertice dei g8 di
Genova; alcuni/e lo faranno a titolo personale, altri/e  riconoscendosi
sotto la sigla di una delle realta' organizzatrici.
Abbiamo deciso di contrapporre manifestazioni nonviolente a quel massimo di
violenza e prepotenza che il vertice dei g8 rappresenta: alcuni/e di noi
perche' ritengono questo tipo di manifestazioni idonee al boicottaggio del
vertice; altri/e  per una scelta ideologica, etica o politica.
Per questo ci impegnamo a:
-decidere con procedure assembleari e democratiche tempi, luoghi e durata
delle manifestazioni, rifiutando di obbedire ad eventuali divieti ed ordini
di scioglimento;
-non aggredire ne' colpire fisicamente nessuna persona, neppure per
autodifesa;
-non portare con noi strumenti atti ad offendere;
-non danneggiare oggetti.
Sottolineiamo che non e' minimamente paragonabile l'atteggiamento di chi
affama i quattro quinti dell'umanita' con quello di chi distrugge o
danneggia un oggetto inanimato, ma giudichiamo il danno alle cose inidoneo a
realizzare lo scopo di bloccare  il vertice, di rendere inequivocabile il
massimo di dissenso e di favorire ed incoraggiare una partecipazione plurale
e diffusa. Lo giudichiamo invece adatto ad innescare l'aggressione di tutti
i manifestanti da parte delle forze dell'ordine.
Dichiariamo fin d'ora che le persone che non si atterranno a questi impegni,
siano essi   avversari dei g8 che non condividono la nostra scelta
nonviolenta, e con i quali vogliamo comunque confrontarci, o provocatori al
servizio della controparte, sono da noi considerate come non facenti parte
delle nostre manifestazioni".
* 20 luglio 2001
Circa 200 persone davano vita al blocco nonviolento del varco di via
Interiano.
Erano organizzate per gruppi di affinita' ed assumevano le proprie decisioni
tramite un "consiglio degli speaker", operante secondo il  metodo del
consenso.
Una volta raggiunto in gruppo il luogo scelto per l'azione (un varco
operativo che immetteva nella zona rossa) si sedevano a terra, dopo essersi
presentati alle forze di polizia ed aver comunicato:
-la propria intenzione di bloccare il varco, impedendo l'entrata e l'uscita
a persone e mezzi (fatta eccezione per eventuali mezzi di soccorso);
-la propria volonta' di agire secondo modalita' nonviolente, escludendo
qualunque possibilita' di colpire persone e cose, sia pure per autodifesa;
-la propria convinzione dell'opportunita' morale dell'azione, che intendeva
opporsi alla prepotenza degli otto pretesi arbitri delle sorti del mondo.
Si verificavano alcuni momenti di tensione, quando alcuni agenti,
attraversando il blocco per effettuare il cambio, colpivano con calci alcuni
manifestanti; quando i "black block", veri o presunti, si avvicinavano al
sit-in (senza peraltro mai entrare in contatto ravvicinato con i
nonviolenti); quando giungeva notizia, non confermata, che una persona, a
pochissima distanza del blocco, era stata picchiata dai poliziotti. Ma ad
accrescere l'angoscia e la preoccupazione  dei partecipanti  erano  le
tragiche notizie che giungevano dalle altre zone di Genova e soprattutto da
Piazza Alimonda.
* Valutazioni personali
Innanzitutto il grande rammarico per "non essere stati convincenti". Se le
proposte che avevamo avanzate a marzo fossero state conosciute e condivise
da qualche persona in piu' rispetto alle 200 che hanno attuato il blocco,
forse la storia del g8 di Genova si sarebbe svolta in maniera differente.
E' evidente che bloccare un varco, sia pure operativo, perde molto del suo
significato se tutti gli altri sono agibili. Ma la proposta iniziale
prevedeva che questa modalita' di azione fosse condivisa da un maggior
numero di organizzazioni, se non altro quelle che in qualche modo avevano
manifestato la propria intenzione di boicottare il vertice.
Un sit-in, o una serie di sit-in, offre senza dubbio meno possibilita' di
azione ad eventuali provocatori violenti, che per agire devono
differenziarsi dagli altri in maniera anche visivamente molto evidente.
Fotografie ed immagini cinematografiche hanno giocato un ruolo di
fondamentale importanza nella mobilitazione contro il g8; ma l'impatto
visivo di aggressioni poliziesche contro persone sedute a terra sarebbe
stato di certo dirompente. E' poi tutto da dimostrare che le persone che
indossavano protezioni (che i partecipanti ai gruppi di affinita' hanno
escluso di usare, pur non considerandole di per se' offensive) abbiano
riportato meno danni fisici degli altri.
Anche il rischio di infiltrazioni e' ridotto nell'azione per gruppi di
affinita': i partecipanti al blocco di piazza Portello si conoscevano
personalmente (e' facile, in un gruppo di 20-25 persone) e comunicavano
rapidamente tra loro e con il portavoce.
Conseguenza non secondaria della limitata condivisione da parte dei maggiori
gruppi del GSF dell'azione diretta nonviolenta e' stata l'assenza di
informazione esterna su di essa: giornalisti, fotografi e cineoperatori
hanno scelto, nella loro stragrande maggioranza, di seguire il corteo dei
disobbedienti (molto piu' numerosi e piu' abili dei nonviolenti quanto a
capacita' comunicativa) o il presidio di Piazza Dante, che presentava la
maggior concentrazione di organizzazioni note (Arci, Attac, Lila,
Rifondazione) e di personalita' conosciute.
Un'ultima osservazione: le azioni dirette nonviolente escludono nella
maniera piu' assoluta qualunque accordo "sottobanco" con la controparte o
con le forze dell'ordine. Questo perche' tali accordi, per la loro stessa
natura, dovrebbero comunque essere sconosciuti alla maggioranza dei
partecipanti all'azione, e cio' andrebbe contro il principio irrinunciabile
in base al quale ciascuno deve poter decidere in ogni momento, in piena
liberta' e consapevolezza, se partecipare, o continuare a partecipare.
Se questo rende oggettivamente piu' difficile l'azione, rappresenta senza
dubbio un importante fattore di crescita per i partecipanti; infatti una
persona informata e consapevole non puo' essere usata da nessun colonnello
come soldato semplice. I partecipanti al blocco  erano costantemente
informati di quanto avveniva vicino a loro e nel resto della citta' e delle
disposizioni delle forze dell'ordine (anche quelle cui si fosse deciso di
contravvenire). Nonostante questo, nessuno decideva di abbandonare il blocco
, e nessuno  ha finora dichiarato di non voler partecipare in futuro ad
altre azioni dirette nonviolente.

8. INIZIATIVE. PREVISTA PER IL 6 DICEMBRE LA PRESENTAZIONE DELLA PROPOSTA DI
LEGGE PER LA FORMAZIONE E L'ADDESTRAMENTO DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA
NONVIOLENZA
Salvo imprevisti dell'ultima ora, dovrebbe svolgersi il 6 dicembre alle ore
12 presso il Senato della Repubblica, nella Sala Rossa di Palazzo Madama, la
conferenza stampa di presentazione del disegno di legge per la formazione e
l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei
valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza.
Ala conferenza, promossa dal senatore Occhetto, primo firmatario del disegno
di legge, e' prevista la partecipazione di numerose qualificate
personalita'.
Dopo la presentazione al Senato il disegno di legge sara' presentato anche
alla Camera dei Deputati.
All'iniziativa per una legge che preveda la formazione e l'addestramento
delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche
e delle strategie della nonviolenza hanno aderito numerosi senatori,
deputati e parlamentari europei.
Nel corso dell'elaborazione della proposta vi e' gia' stato un ampio
coinvolgimento nella riflessione delle istituzioni e della societa' civile;
la riflessione naturalmente deve proseguire con il contributo di tutti per
addivenire ad una legge che sia la migliore possibile ed ampiamente
condivisa. La proposta di legge intende mettere a disposizione delle forze
dell'ordine le grandi risorse teoriche e pratiche che la nonviolenza offre a
tutti gli operatori sociali ed a tutte le persone di volonta' buona.

9. RILETTURE. KARL BARTH: L'EPISTOLA AI ROMANI
Karl Barth, L'Epistola ai Romani, Feltrinelli, Milano 1962, 1974, 1978, pp.
560. E' uno dei capolavori della riflessione teologica del Novecento.
Tradotto e presentato da Giovanni Miegge. Come non proporne la lettura?

10. RILETTURE. NANDO DALLA CHIESA: IL GIUDICE RAGAZZINO
Nando dalla Chiesa, Il giudice ragazzino, Einaudi, Torino 1992, pp. 170,
lire 20.000. Nando dalla Chiesa racconta come solo lui sa fare, con
tenerezza e nitore grandi, la storia di Rosario Livatino, magistrato di
luminoso rigore morale assassinato dalla mafia sotto il regime della
corruzione.

11. RILETTURE. LUCE IRIGARAY: SPECULUM
Luce Irigaray, Speculum, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352, lire
19.000. Non e' solo uno dei testi di riferimento del femminismo degli ultimi
decenni e del pensiero della differenza, e' anche una ineludibile rilettura
critica di alcune tradizioni culturali classiche e contemporanee (da Platone
alla psicoanalisi), ed una interrogazione che tutti interpella.

12. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DA OGGI A DOMENICA 2 DICEMBRE
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Giovedi 29 novembre
- a Bari: alle ore 19 in corso Sonnino 23 riunione del gruppo di lavoro
rifugiati.
- a Bologna: presso il TPO, viale Lenin, 3, alle ore 21, presentazione del
libro Obbligo di referto, a cura dei Sanitari del Genoa Social Forum. Con
Mariella Saviotti, Anna Rosa Scaramelli, Giovanni Brescia (medico). Info:
tel. 3286963812, e-mail: nivea@iol.it
- a Bologna: presso la parrocchia Don Giovanni Bosco, via Bartolomeo M del
Monte (ex via Genova) 14, alle ore 21, percorso di educazione alla
mondialita'. Info: Amici dei Popoli, tel. 051460381, fax 051451928, e-mail:
info@amicideipopoli.org, sito: www.amicideipopoli.org
- a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info:
puntorossobologna@libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23,
incontro su "Impatto delle biotecnologie sull'economia", con Piero Cavina.
- a Gubbio: incontro per sviluppare progetti di pace nelle scuole. Per
informazioni: gruppo per la pace di Gubbio; Commissione pari opportunita' di
Gubbio.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Giovedi: ore 9-12.
- a Milano: in corso porta nuova 32 alle ore 16 inizia il corso sull'India
della Libera Universita' delle Donne.
- a Milano: alle 21,30 in viale Monza 255 video su Usa e mercato delle armi.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Rho: alle ore 21 presso il centro civico di via Giusti, assemblea del
social forum.
- a Rimini: alle ore 21 alla Sala degli Archi in piazza Cavour, Giancarlo
Lannutti presenta "Storia della Palestina".
- a San Giovanni in Persiceto: incontro con Gina Gatti e Amnesty
International alle ore 20,30.
- a Verona: Gianni Franceschini mette in scena l'ultimo testo dello psichiat
ra veronese Vittorino Andreoli: "San Zen che pianze". Al Teatro Camploy di
Verona (via Cantarane) alle ore 21. Il 28, 29 e 30 novembre. Posto unico
lire 15.000.
*
Venerdi 30 novembre
- in tutta la Toscana: iniziative nell'anniversario dell'abolizione della
tortura e della pena di morte nel Granducato di Toscana il 30 novembre 1786.
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info:
puntorossobologna@libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23,
incontro sul commercio etico e la finanza etica, con Matteo Morozzi.
- a Feltre: ad Hangarzone incontro su "'Global war?" con Franco Berardi.
- a Genova: al Teatro Carlo Felice serata per la liberta' e la pace dedicata
a Fabrizio De Andre', conduce Gianni Mina'.
- a Imola: alle ore 20,45 presso i padri cappuccini in via Villa Clelia 16,
proiezione del film "Il tempo dei cavalli ubriachi".
- a Legnano: sala civica, Palazzo di vetro, via Matteotti, alle ore 20,30,
serata per Emergency, interverra' Paola Tosi.
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo
incontro del corso di educazione alla pace.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Ruvo di Puglia: auditorium del liceo Tedone, ore 17,30, incntro con
Isidoro Mortellaro e la comunita' palestinese.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a San Domenico di Fiesole (FI): ore 21, alla Badia Fiesolana: "La
nonviolenza non e' un'utopia", mons. Luigi Bettazzi. L'iniziativa e'
promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla
Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax:
0552374505.
- a Torre di Pordenone: alla casa del popolo alle ore 20,45 incotnro con
Erri De Luca e Alessandro Sabiucciu.
- a Verona: Gianni Franceschini mette in scena l'ultimo testo dello
psichiatra veronese Vittorino Andreoli: "San Zen che pianze". Al Teatro
Camploy di Verona (via Cantarane) alle ore 21. Il 28, 29 e 30 novembre.
Posto unico lire 15.000.
*
Sabato primo dicembre
- in varie citta' d'Italia: iniziative per la giornata mondiale contro
l'Aids. Info: www.lila.it
- ad Alfonsine: inizia e prosegue fino al 9 dicembre un ciclo di iniziative
per l'Africa.
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bologna: marcia della dignita' per i migranti: ore 15, piazza XX
Settembre (autostazione), corteo fino a piazza del Nettuno sotto la Tenda
della Dignita'. Testimonianze delle comunita' dei migranti, immagini,
musiche, sapori e al tramonto apertura del Ramadan.
- a Bracciano: dibattito sulla pace promosso da "Terra e liberta'". Info:
0699849054.
- a Cagliari: all'Alkestis di via Loru due film di Liana Badr, alle ore
20,30.
- a Carrara: alle ore 17 al ridotto del Teatro degli Animosi in pizza Cesare
Battisti, incontro sul tema: "La liberta' nel pensiero filosofico, economico
e politico", con Massimo Bontempelli e Giovanni Mazzetti. Info: tel.
058572193, e-mail: puntorosso.carrara@tin.it
- a Firenze: Villa Medicea di Castello, Accademia della Crusca, ore 10-18:
presentazione del "Dizionario della liberta'"con numerosi illustri relatori.
- a Gemona: alle ore 20,30, al Centro Salcons, incontro sul tema: "Islam, un
dialogo (im)possibile?", con Giuliano Zatti, Faten Chabarek, Giorgio Zanin.
- a Imola: corso di cucina multietnica alle ore 15 in via Aldrovandi 31.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Sabato: ore 9-12 e 15-18.
- a Milano: Palazzo Marino, sala Alessi, ore 9,30-19, presentazione dei
risultati della ricerca condotta da Omicron, Osservatorio milanese sulla
criminalita' organizzata al nord (omicronweb@tiscalinet.it), per la
Commissione europea (programma Falcone). Partecipano: Vittorio Grevi, Simona
Peverelli, Giuseppe Muti, Jacques Soppelsa, Fabrice Rizzoli, Ramon Macia
Gomez, Salvatore Gurrieri, Nando dalla Chiesa, Gerardo D'Ambrosio, Lorenzo
Salazar, Giancarlo Caselli, Michele Saponara, Armando Spataro, Paolo Del
Debbio, Maurizio Romanelli, Maurizio Laudi, Michele Dalla Costa, Adolfo
Ceretti, Dario Rivolta, Luigi Pagano, Giuliano Pisapia, Federico
Stella,Virginio Rognoni, Antonino Caruso, Gianni Barbacetto.
- a Modena: seminario sul welfare alla sala Spontini dalle 10 alle 16.
- a Modena: alle ore 16, al Foro Boario, Facolta' di Economia e Commercio
dell'Universita' degli Studi di Modena, iniziativa promossa dai Giuristi
Democratici, con il patrocinio della Provincia. "Diritto alla guerra o
guerra al dirittto? L'uso legittimo della forza nel diritto internazionale".
Partecipano: Fausto Gianelli, Bruno Desi, Fabio Marcelli, Giuseppe Ugo
Rescigno, Simone Scagliarini. Segreteria organizzativa: Giuristi
Democratici, Modena, tel. 0536324472, fax 0536325517.
- a Monza: in largo Mazzini dalle 14,30 iniziativa per la pace.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Quargnento: alle ore 21, Salone della Pro Loco, serata di solidarieta'
con le vittime delle guerre, della fame, dell'ingiustizia sociale. Partecipa
Ivana Stefani di ritorno dal Pakistan. Proiezione di video, distribuzione di
materiale di contro informazione, prodotti della Bottega del commercio equo
solidale. A cura di Rete di Lilliput, Associazione Comunicando, Associazione
Giovani di Quargnento, Rete Radie' Resch, Pro Loco Quadringentum. Info:
Giandomenica Daziano, tel. 0131217397, Cristina Rossi, tel. 0131778449,
Maria Teresa Gavazza, tel. 0131219638, e-mail  teregav@tin.it
- a Roma: giornata di solidarieta' con i rom di via Gordiani, dalle roe 16.
Info: tel. 3473701037.
- a Rossano Calabro Scalo: alle ore !7 nella sala della Comunita' Montana
presentazione del libro di Ettore Masina, Il prevalente passato (edito da
Rubbettino, Soveria Mannelli 2001); con Gianni Novello, Piero Fantozzi,
Giacomo Paniccia, Tonino Perna, Fulvio Mazza, e naturalmente Clotilde ed
Ettore.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per
Emergency.
- a Sant'Anastasia (NA): manifestazione dedicata alla cultura africana e
raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti:
a.tim@inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", via Quintole per le Rose
131/133, incontro sui diritti minacciati, con L. Bettazzi, U. Allegretti, G.
Ghezzi, C. Corsi, C. Pellicano'. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi
economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per
informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
- a Torino: dalle ore 9,30 festa per la nuova bottega equa e solidale in via
S. Donato 43.
- a Torino: alle ore 15, presso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi
13, conferenza di Carla Ravaioli sul tema "La recessione economica:
un'opportunita' per l'ambiente?". info: e-mail: regis@arpnet.it, sito:
www.arpnet.it/regis
*
Domenica 2 dicembre
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bologna: alle ore 9,30, presso la Cisl Emilia Romagna, in via Milazzo
16, assemblea di "Chiama l'Africa". Per contatti: sito: www.chiamafrica.it,
e-mail: info@chiamafrica.it, tel. 065430082.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Domenica: ore 10-12 e 15-18.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per
Emergency.
- a Sant'Anastasia (NA): si conclude la manifestazione dedicata alla cultura
africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per
contatti: a.tim@inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", a via Quintole per le Rose
131/133, prosegue l'incontro sui diritti minacciati, con G. Codrignani, U.
Allegretti. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di
Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e
iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
- a Viterbo: alle ore 16 presso il centro sociale "Valle Faul" consueto
incontro di formazione alla nonviolenza.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 303 del 29 novembre 2001