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Lettera dal fronte interno
Siamo in guerra. Ve ne siete accorti?
Non dico la grandine di bombe sull Afghanistan, la tempesta che s addensa
sull Iraq e sui kurdi, i lampi di guerra in Kashmir, lo stillicidio di
morte in Palestina. Dico la guerra qui, in occidente, nelle nostre città.
Il consiglio dei ministri ha approvato ieri una legislazione antiterrorismo
che sanzionerà pesantemente chi ospita o aiuta i terroristi. I ministri
dell Interno e della Giustizia dell UE hanno proposto, e fra poco sarà
direttiva europea, un estensione continentale dei mandati di cattura e
dunque delle relative motivazioni. Se tanto mi dà tanto, fra poco potrei
essere arrestato su mandato, poniamo, d un giudice tedesco, perché ho
accompagnato in una serie d incontri un esponente del PKK kurdo, che in
mezza Europa è fuorilegge ed è stato incluso dal Dipartimento di Stato Usa
nella lista delle organizzazioni terroriste&
Sempre ieri, secondo un giornalista bene informato, il Comitato provinciale
per l ordine e la sicurezza di Roma ha deciso che in tempo di guerra tutti
i campi di stranieri illegali vanno sgomberati. Come nel 91 fu sgomberata
la Pantanella di Roma durante la guerra del Golfo& Non si capisce se l
illegalità si riferisca allo status giuridico degli interessati o alla loro
occupazione abusiva di spazi. Ad ambedue probabilmente, a discrezione degli
agenti. Voleranno gli stracci, comunque. A migliaia. Quale Gino Strada
alzerà la voce in difesa dei profughi di casa nostra?
Non era una forzatura dunque l apertura del documento sui migranti
approvato a Perugia dall Onu dei Popoli, che chiamava ad una "ingerenza
umanitaria" in difesa delle vittime, nei luoghi in cui rischia di
consumarsi la guerra della discriminazione e del razzismo, dalle frontiere
ai ghetti urbani, dai centri di detenzione alle questure.
Già, le questure& Fra un ora, alle 3 di notte, un folto gruppo di
richiedenti asilo si disporrà a una lunga attesa, nella notte che si va
facendo fredda, davanti al portone sbarrato dell Ufficio stranieri della
questura di Roma. Sperando di avere fortuna stavolta, di essere fra i pochi
fortunati che domattina varcheranno quel portone e potranno presentarsi ad
uno sportello per sapere del loro destino, cioè del responso del cieco
oracolo che sta al Viminale, la commissione che dopo un anno ed oltre di
attesa decide dell asilo o dell espulsione - della vita o della morte.
Nell ultima settimana sono già cinque, solo fra i kurdi di Turchia e solo a
Roma, i responsi negativi dell oracolo. Questa sera erano in fila tutt e
cinque, lo sguardo perso nel vuoto, allo sportello legale dell associazione
Azad. "Considerato che l atteggiamento di simpatia verso i partiti che
appoggiano la causa curda, atteggiamento comune peraltro a tutto il popolo
curdo, non dà luogo a una persecuzione diretta o personale&" Non sanno,
quei funzionari, che la semplice simpatia per organizzazioni illegali costa
lunghi anni di carcere duro in Turchia? Non gli ha forse raccontato, il
diciannovenne Ayhan Tekin, del padre torturato dalla polizia davanti ai
suoi occhi?
Ma la guerra copre, rimuove, ottunde. La guerra riduce i colori e le
sfumature del mondo a un allucinante biancoenero: amico/nemico, e il nemico
del mio amico (alleato Nato) è mio nemico.
Dunque era nemica anche Milli Gullu, morta per asfissia a ventisette anni
nella stiva d una nave negriera sotto gli occhi sbarrati del marito e delle
due figlie piccole, e quella stiva fetida non fu aperta che due giorni
dopo. Milli fuggiva da un processo daavnti al tribunale speciale per aver
partecipato a uno sciopero della fame in difesa del suo presidente Ocalan,
che prima di lei s era presentato alla frontiera italiana per chiedere
asilo. Uccisa lei prima di vedere l Italia, consegnato lui alla cella della
morte dopo averla appena intravista, l Italia. Mi ha telefonato stasera M.
da Crotone: al vedovo i gestori del centro d accoglienza di Sant Anna (su
quella pista che vent anni fa occupammo per non vederne decollare gli F-16,
ed ora ospita le vittime degli F-16 in fuga) impediscono di uscire per
vedere un'ultima volta, composto nell obitorio e non nell allucinante
fetore di quella stiva, il corpo di sua moglie.
M. ha coraggio. Dieci giorni fa, sorpreso a Lecce con un fascio di riviste
della lotta del suo popolo (legali in Italia), è stato fermato, tenuto in
isolamento per tre giorni nel centro di Otranto indegnamente intitolato al
povero vescovo scalzo Tonino Bello, interrogato, spogliato nudo, picchiato,
infine rilasciato. Chi potrà denunciarli? La sua parola contro la loro.
Centri d accoglienza come centri di detenzione. D altronde Bossi e Fini non
propongono di recludere tutti i richiedenti asilo, tanto per non sbagliare
e prevenire le istanze "strumentali"? E Livia Turco non trova di meglio,
davanti a quel povero cadavere, che addebitare al nuovo governo di non
averne aperti di più, di centri di detenzione, e di non aver messo in
pratica gli accordi d interdizione dell esodo (e dunque, presumibilmente,
di rimpatrio degli asilanti) con la Turchia. Mi raccontava ieri al telefono
il marito di Milli, e lo pubblicherà domani il Manifesto, che la polizia
turca li ha scortati fino al porto di Smirne, quei fuggitivi, facendosi
lautamente pagare il disturbo. Tanto, che crepino in mare o nelle galere,
che differenza fa? E oggi, nelle galere a cui Milli è sfuggita solo con la
morte, un altro detenuto è morto per fame.
Centri di detenzione. Come quello cattolicissimo di Regina Pacis, a San
Foca di Lecce, per il quale s è chiesto addirittura il Nobel per la pace, e
dal quale in agosto undici kurdi, in ottobre più di cento tamil dello Sri
Lanka, sono stati consegnati alla polizia che a sua volta li ha consegnati
ai loro torturatori. A Colombo è volato da Brindisi il primo charter "à la
française" italiano. A bordo aveva centodieci disgraziati, che non avevano
neppure potuto incontrare un avvocato, e cinquanta poliziotti di scorta.
Nel centro di Melendugno, a Lecce, più di trecento profughi hanno dovuto
avviare uno sciopero della fame per ottenere almeno di potersi lavare e
rivestire: avevano ancora indosso i panni della nave. Nel centro di
Rotondella quaranta profughi, abbandonati dagli uomini e da dio, hanno
inscenato una manifestazione.
Centri di detenzione& In quello di Ponte Galeria hanno portato cinque
pakistani sorpresi nell atto flagrante di vendere qualche cd senza pagare
la tangente alla Siae, reato atroce a sanzionare il quale Bossi e Fini
hanno destinato un terribilissinmo articolo della loro proposta di legge.
Non so ancora se l intervento dell avvocata di Senzaconfine sia riuscito a
evitargli il rimpatrio, so che al solo pensiero piangevano di paura:
vengono dalla regione che confina con la guerra.
E dalla guerra fuggivano i compagni di sventura di Milli e suo marito, di
guerra non finivano di parlare nel buio di quella stiva, mentre Milli
agonizzava. Afghani, pakistani, irakeni, kurdi& La guerra moltiplica l
esodo, che accresce la sindrome d invasione, che amplifica il razzismo, che
sostanzia la guerra.
Per rompere questo cerchio infernale avremo bisogno di tutta la nostra
intelligenza, forza e passione. Di una rete capillare che sappia spiegare,
tutelare, rivendicare diritti umani e convivenza. Anche disobbedendo le
leggi, se a partorirle sono i Le Pen e gli Haider di casa nostra.
E& scusate lo sfogo. A notte fonda, volevo solo dividere con voi il peso di
una lunga giornata di guerra. Non a Kabul, a Roma.
Dino Frisullo