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La ricetta di Di Pietro contro Bin Laden



NEWSLETTER DIPIETRO2001
28 settembre 2001


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ECCO COME DAREI LA CACCIA A BIN LADEN!
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Caro amici,
Come fermare Osama Bin Laden e la sua rete terroristica
internazionale?
E' la domanda che ci assilla tutti. Combattendolo su piu' fronti
ovviamente, come ha di recente ammonito il Presidente americano
Bush: quello giudiziario, militare, politico, culturale, religioso,
economico, finanziario. Ecco, vorrei soffermarmi su quest'ultimo
aspetto che e' poi, a mio avviso, un punto nodale per la lotta al
terrorismo.
Solo prosciugando le fonti di approvvigionamento e interrompendo i
finanziamenti, si possono sterilizzare le azioni dei terroristi.
Bin Laden ha potuto agire grazie a ai suoi soldi. Soldi che non tiene
certo a Kabul o nascosti nelle montagne o nelle grotte afgane. Li tiene
- depositati o investiti - nelle banche dei soliti paradisi fiscali: Cipro,
Panama Isole Cayman ma soprattutto a Vaduz nel Liechtestein, a
Nassau nelle Bahamas ed a Riad in Arabia Saudita.
Si pensi a quanto denaro e' stato necessario per realizzare gli attentati
dell'11 settembre negli Usa: decine, forse centinaia di terroristi e
fiancheggiatori da mantenere per mesi, e forse per anni, nel territorio
americano, piloti da addestrare, famiglie da accudire (anche dopo la
morte dei kamikaze), spionaggio e coperture da attivare,
coordinamento logistico da sincronizzare e cosi' via.


IL TERRORISMO COSTA
Insomma anche il terrorismo costa.  Siccome a pagare sembra che ci
pensi (e nel caso di New York ci abbia pensato) Bin Laden, bisogna
scovare, sequestrare e bloccare le sue risorse finanziarie per renderlo
impotente. Come fare? Indagando su di lui, ovviamente e su chi gli e'
stato e gli sta piu' vicino. Bisogna ricostruire la sua vita, individuare i
suoi legami, ripercorrere i luoghi che ha frequentato, individuare i suoi
amici, analizzare le sue attivita'. Sembrano cose scontate ma spesso e'
proprio su queste bucce di banane che inciampano gli investigatori ed
il guaio e' che ci inciampano non tanto per difetto (di investigazione,
intendo dire) quanto per eccesso, immaginando, prima di averne le
prove, soluzioni fantascientifiche e poi perdendo tempo e risorse per
dimostrare l'indimostrabile (per rendercene conto basti pensare alla
tragedia del mostro di Firenze trasformata in una telenovela o al
sequestro di Aldo Moro che secondo alcuni  bisognava scoprire
ricorrendo alla cartomante).
Ecco, cominciamo allora con il "ripulire" la storia personale di Ben
Laden dal "romanzo" che se ne e' fatto. Egli non e' figlio del demonio,
con possibilita' infinite di replicarsi e di farsi gioco di tutte le polizie


del mondo. Se ha scelto l'America ed alcuni paesi europei come suoi
principali obiettivi e' perche' li conosce bene per averci vissuto e
lavorato e per aver intrecciato in quei paesi pericolose relazioni di
connivenza e collaborazione. Negli anni ottanta, infatti, egli e!= stato
un alleato degli USA che di lui e dei suoi uomini si sono serviti, anche
armando le loro mani e insegnando loro a fare la guerra, per fermare i
sovietici in Afghanistan.


LA FAMIGLIA E GLI AMICI IN ARABIA SAUDITA
Di piu'. L'intera famiglia Bin Laden ha fatto fortuna proprio in
America (ironia della sorte in alcuni casi proprio facendo affari con la
famiglia Bush). In particolare, il fratello Salem ha fondato nel '73 ad
Austin, nel Texas, la compagnia aerea Bin Laden Aviation ed il suo
miglior amico  Kheld Bin Manfuz e' stato l'uomo chiave dell' affaire
BCCI (uno scandalo americano di proporzioni enormi riguardanti
finanziamenti occulti e iregolari a formazioni guerrigliere in America
Latina ed in Medio Oriente  con denaro anche proveniente dalla
droga).
Bin Laden viene comunemente descritto come un miliardario ma in
realta' sulla sua reale posizione patrimoniale si hanno poche notizie.
Certamente viene da una ricca famiglia molto ben introdotta in Arabia
Saudita. I suoi parenti (ha quattro mogli, diversi figli, circa 50 tra
fratelli e sorelle) sono titolari di un vero e proprio impero economico,
il Saudi Bin Ladin Group (SBG) con interessi petroliferi e nelle
costruzioni. Molti di essi lo hanno rinnegato e Osama Bin Laden e'
pure stato scacciato dal suo paese per aver criticato la monarchia
saudita allorche' questa fece entrare nel suo territorio truppe
statunitensi ("gli infedeli") per pianificare la Guerra del Golfo contro
Saddam Hussein. Egli pero' sicuramente puo' contare ancora sui
parenti e amici piu' stretti. Da questi e su questi bisogna allora
cominciare le indagini bancarie e finanziarie, per trovare il patrimonio
di Bin Laden e non tanto su lui personalmente (egli sapendo di essere
ricercato da anni dalle migliori polizie internazionali, si sara' guardato
bene dall'agire con il proprio nome). Insomma, appunterei le prime
indagini - cosa che sicuramente gli 007 statunitensi, inglesi e israeliani
stanno facendo - proprio in Arabia Saudita. E' questo un paese
davvero strano, con potentati finanziari e governanti reali che vanno a
braccetto con gli Stati Uniti ma con l'integralismo islamico nel cuore.
Probabilmente e' proprio da li'  oltre che dall'Iraq di Saddam Hussein
- che partono i finanziamenti piu' cospicui e piu' occulti a favore dei
terroristi, magari sotto forma di donazioni ed elargizioni umanitarie e
di beneficenza. In Arabia Saudita, la maggior parte del denaro
proveniente dall'aumento del prezzo del petrolio (da 4 mila a 8 mila
miliardi di dollari sostengono gli analisti) si e' letteralmente
volatilizzato andando ad alimentare l'extrabudget e soprattutto la
corruzione.


L'APERTURA DEI FORZIERI NEI PARADISI FISCALI
Purtroppo manca una qualsiasi normativa in materia di controllo dei
flussi di miliardi che entrano ed escono da quel paese. Non esiste,
come in quasi tutti i paesi del Medio Oriente peraltro, una legge
contro il riciclaggio. Eppure le connessioni saudite tribali e familiari
di Bin Laden sono l'inizio della catena dell'indagine da cui non si puo'
prescindere.
Anche a costo di imporre con la forza della persuasione (politica,
diplomatica, economica e militare) ai regnanti sauditi di rivedere e
rendere piu' trasparente la propria legislazione societaria, bancaria e
finanziaria interna. Cosa questa che solo gli Stati Uniti hanno la forza
e la possibilita' di fare.
Il canale terminale della rete finanziaria di Bin Laden va invece
ricercato in alcuni specifici paradisi fiscali, in particolare  delle
Bahamas e del Liectesthein, ove vanno cercati i suoi collegamenti con
esponenti della mafia russa (gia' proprio di quella Russia tanto odiata
e combattuta da Osama). A Vaduz ed a Nassau ancora oggi esistono e
prolificano alcuni studi legali e fiduciari di comodo  conosciuti e
conoscibilissimi per chi e' del mestiere e conosce un po' la storia delle
transazioni finanziarie internazionali (anch'io ho avuto modo di
individuarli ai tempi di Mani Pulite) che fanno da schermo
impenetrabile alle piu' smaccate operazioni di riciclaggio del denaro
provenente dalla droga e destinato al commercio delle armi. Perche'
bisognerebbe indagare su costoro? Ma perche' Bin Laden deve tutti i
giorni comprare armi e munizioni ed in Afganistan l'unica cosa che ha
a disposizione per farvi fronte e' l'oppio e l'eroina. E perche' la mafia
russa? Perche' e' l'unica organizzazione "vicina" territorialmente
all'Afganistan in grado di fornire ogni tipo di armi a Bin Laden (piu'
dell'Iraq, piu' del Sudan che pure sono suoi abituali fornitori ma le cui
operazioni sono sotto il costante controllo degli USA). Che fare allora,
in concreto? Bisogna setacciare ed acquisire ogni documentazione
esistente presso gli studi legali e finanziari sospetti con sede nei
predetti paradisi fiscali, con  operazioni non giudiziarie ma dei servizi
segreti. Non e' possibile, infatti, ricorrere alla Magistratura di quei
paesi per avere regolari mandati perche' e' troppo ingessata da una
legislazione di favore e di copertura, dovuta al fatto che quei paradisi
fiscali si mantengono e ingrassano proprio e solo per questo
particolare tipo di economia.
Lo so, i "puristi" del diritto inorridiranno di fronte a questa proposta
ed anche a me, da ex magistrato, ripugna ma, come ha detto il
Presidente degli Stati Uniti, siamo in guerra e questa guerra va
combattuta anche con "armi non convenzionali". Tra queste puo' e
deve rientrarci l'apertura  anche forzata ed occulta ? dei forzieri e dei
documenti depositati nei paradisi fiscali, al di la' e al di fuori dei
 >=conniventi? vincoli di legge di quei paesi. Non a caso, d'altronde, il
Governo statunitense, pochi giorni dopo l'attentato alle Torri Gemelle
ha istituito un apposito organismo investigativo, il Foreign Terrorist
Asset Tracking Center (FTATC), alle dipendenze del Ministero del
Tesoro ( ed anche questo la dice lunga) con lo specifico scopo di
dirigere e coordinare il lavoro di intelligence nazionale ed
internazionale per rintracciare banche, finanziarie e fiduciari che in
qualche modo forniscono sostegno ai criminali. Probabilmente questo
organismo dovra' "saltare" le procedure delle "rogatorie" se vuole che
il suo lavoro abbia successo ma, d'altronde, trattasi ? per stessa
ammissione di Bush ? di una "guerra sporca" e individuare e
sequestrare la contabilita!= occulta degli "gnomi" (cosi' vengono
chiamati in gergo i fiduciari che operano nei paradisi fiscali) e' un atto
necessitato per tagliare le vie di rifornimento economico ai terroristi.


I RAPPORTI CON GLI STATI "CANAGLIA"
Un altro cordone ombelicale che consente a Bin Laden ed ai suoi
seguaci di armarsi e guerreggiare e' il rapporto di sangue che lo lega
ad alcuni rais e dittatori che ancora spadroneggiano in Medio Oriente
(Saddam Hussein in particolare). Insomma ci sono in Medio Oriente
nazioni, produttori di petrolio,  che sponsorizzano e foraggiano il
terrorismo. Sono i cosiddetti "Stati canaglia" (ad esempio Iran, Iraq,
Libia, Siria, Sudan) che aggirano gli embarghi e le sanzioni dell'ONU
con triangolazioni di comodo al fine di fare soldi e di destinarne una
parte a favore di quei terroristi disponibili ad azioni criminali nei
confronti di quei paesi occidentali che hanno decretato l'embargo.
Come avvengono le triangolazioni illegali ? Ad esempio, in Iraq,
l'ONU ha autorizzato Baghdad ad esportare 90 mila barili di greggio
al giorno in Giordania in cambio di cibo e medicine. Nell'oleodotto
che collega i due paesi, pero' transitano oltre 150 mila barili al giorno
di petrolio ed allora Damasco tiene per se' il petrolio iracheno ed
esporta il proprio. C'e' da scommettere che Saddam utilizzi il maggior
denaro incassato per attivita' del tutto diverse da quelle umanitarie.
Ecco, l'Occidente deve smetterla di tollerare simili furbizie e
richiamare Stati amici e moderati come la Giordania a non fare i
"furbi, a non fare il "doppio gioco".  Certo per farlo, molti paesi
occidentali (Italia compresa) devono darsi una "regolata" anche loro e
non fare i furbi a propria volta. Che senso ha, ad esempio, decretare
l'embargo del petrolio dall'Iraq e poi acconsentire e incentivare la
presenza in quel paese di primarie compagnie petrolifere come l'Elf,
l'Agip, la Mobil per estrarre maggior petrolio? E che dire delle laute
commesse per infrastrutture che vengono commissionate e realizzate
da multinazionali occidentali proprio negli "Stati canaglia"?


L'IPOCRISIA DELL'OCCIDENTE
Insomma, fino ad oggi vi e' stata, in Occidente,  anche tanta ipocrisia
nella lotta ai paesi finanziatori del terrorismo: a parole molte
condanne, nei fatti parecchi affari. Ed allora ritorna il dilemma di
sempre: ma chi comanda nei paesi occidentali? Il Governo reale
corrisponde al governo reale? Non e' che nella realta' le lobby
economiche e finanziarie condizionano le attivita' e le decisioni
politiche? Ma questa e' un'altra storia ed e' bene tornare alla nostra
virtuale caccia al tesoro di Bin Laden. Per esempio, con una indagine
mirata sulla compravendita in borsa di alcuni titoli a rischio nei giorni
a cavallo della strage di New York (azioni di compagnie aeree e di
societa' assicurative). Si sa che qualcuno ha speculato su questi titoli
con il sistema dei "future", vale a dire "vendendo oggi quel che si
paga al prezzo di domani". Ad esempio comprando un'azione delle
United Airlanes (la compagnia aerea proprietaria dei velivoli
abbattuti) che il giorno prima della strage poteva valere (mettiamo)
1000, il giorno dopo valeva 100. Cio' vuol dire che solo chi conosceva
in anticipo cosa sarebbe successo di li' a poco poteva arrischiarsi a
commerciare in simili tipi di "future", speculando in borsa. Cose
queste che potevano sapere solo i fiancheggiatori, i finanziatori e i
mandanti dei terroristi che hanno agito. Un'indagine mirata su queste
speculazioni potrebbe portare a scoprire il "terzo livello"
dell'organizzazione ( e magari ed e' probabile che cosi' sia
individuando insospettabili magnati dell'odiato Occidente in combutta
con i fondamentalisti islamici di Bin Laden).
Come si puo' notare, i filoni di indagine da coltivare possono essere
tanti e quelli descritti sono solo alcuni. E nemmeno i piu' sofisticati.
Ma lssciamo ai specialisti fare il loro mestiere e non anticipiamo i
tempi, anche per non disperdere il vantaggio del "fattore sorpresa".



ANTONIO DI PIETRO