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La nonviolenza e' in cammino. 241



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 241 del 27 settembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Il 4 ottobre a Verona
2. Comitato per la democrazia internazionale, appello ai cittadini
3. Il pulpito del Criticone: l'ora delle scelte e la prosa del fare
4. Associazione Rosa Luxemburg, crimini contro l'umanita'
5. Silvano Tartarini, una lettera agli organizzatori della marcia
Perugia-Assisi
6. Amici della nonviolenza oggi in piazza a Palermo
7. Giovanni Aliquo', i principi della nonviolenza sono ampiamente richiamati
nella Costituzione
8. Una lettera di Luisa Morgantini
9. Contributo del MIR e del Movimento Nonviolento per le assemblee dei nodi
della Rete di Lilliput
10. Rete Lilliput di Reggio Emilia: rete, territorio, nonviolenza
11. Letture: Andrea Danilo Conte, La sfida della cittadinanza
12. Letture: Robert G. Crowder, Richard K. Wagner, Psicologia della lettura
13. Letture: Salvatore Palidda, Polizia postmoderna
14. Benedetta Frare, a Padova il primo ottobre
15. Il 2 ottobre a Roma le proposte dell'Africa
16. Un laboratorio sulla globalizzazione a Cremona
17. Un seminario di Community Building a Roma e a Torino
18. Corso annuale di formazione al "teatro dell'oppresso" di Augusto Boal
19. Per studiare la globalizzazione: da Arundhati Roy a Samuel Ruiz
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. IL 4 OTTOBRE A VERONA
[Dal Movimento Nonviolento di Verona riceviamo e diffondiamo. Per contatti:
Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:
0458009212, e-mail: azionenonviolenta@sis.it, sito: www.nonviolenti.org]
Giovedi 4 ottobre, S. Francesco d'Assisi.
Per inaugurare la ristrutturazione del tetto e della facciata della Casa per
la Nonviolenza, facciamo una piccola festa in via Spagna 8 (Quartiere Orti
di Spagna).
In un momento cupo per l'umanita', mentre la logica della guerra sembra
vincere sulle ragioni della pace, vogliamo celebrare la vita dell'uomo e del
santo Francesco, figlio di Pietro Bernardone, persuaso della nonviolenza.
Gandhi e Capitini guardarono a lui come a un grande maestro.
Dalle ore 16 alle ore 20 chiusura della strada al traffico:
- ore 16: merenda;
- ore 17: riflessione su "San Francesco alle Crociate", testimonianze;
- ore 18: incontro tra amici della nonviolenza: "che fare, oggi?";
- ore 19: aperitivo;
- ore 20: cena di autofinanziamento alla Neurosteria.
Una piccola festa, basata sulla gratuita', dove ognuno e' chiamato a dare
cio' che puo' per costruire insieme la nonviolenza organizzata.
Una piccola festa per aiutarci ad esprimere il meglio di noi: compassione,
mitezza, tenerezza, amore, umilta': sono valori francescani universali.
Una piccola festa, aperta a tutti gli amici della nonviolenza, per
riscoprire le radici profonde e l'anima della cultura occidentale e di
quella orientale.
"... Rispose il Santo: "Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre
anche di armi per difenderci. E' dalla ricchezza che provengono questioni e
liti, e cosi' viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto
l'amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale
a questo mondo" (Fonti francescane, La leggenda dei tre compagni).

2. UN APPELLO. COMITATO PER LA DEMOCRAZIA INTERNAZIONALE: APPELLO AI
CITTADINI
[Diffondiamo questo appello del Comitato per la democrazia internazionale
(c/o CESV, Via dei Mille 6, Roma) che ha tra i suoi animatori Raniero La
Valle; per contatti: raniero.lavalle@tiscalinet.it. Dispiace che in questo
documento non ci sia un richiamo alla nonviolenza, che e' a nostro parere la
scelta indispensabile per opporsi limpidamente ed efficacemente alla guerra]
1) I terribili atti di terrorismo compiuti contro la citta' di New York e il
Pentagono, sono un flagello, aggiunto ai molti altri che in diverse parti
del mondo hanno colpito le popolazioni civili ad opera dei soggetti piu'
diversi. Non c'e' popolo di cui si possa dire che non sia stato ad un tempo
terrorista e vittima del terrorismo.
2) Gli atti di terrorismo compiuti ora contro gli Stati Uniti, che hanno
provocato devastazioni paragonabili a quelle di una guerra, sono stati
definiti atti di guerra. In tal modo guerra e terrorismo sono stati
definitivamente assimilati. Per questa ragione la guerra era stata bandita
dall'ordinamento internazionale, fino alla sua incauta rivalutazione operata
nel 1991. Rispondere ora al terrorismo con la guerra e' un gravissimo
errore, che restituisce al mondo terrorismo e guerra, l'uno e l'altra
costretti a inventarsi forme e parole sempre nuove, "mai viste prima", come
ha spiegato il presidente Bush. Chiamare cio' che e' stato annunciato e si
sta per fare "diritto di difendersi" e', per politici e giornalisti, una
menzogna, per i credenti una bestemmia.
3) Attribuire ai supposti promotori ed autori delle stragi di New York e del
Pentagono la qualita' di Nemico in una guerra, significa legittimarli,
conferendo ai colpevoli caratteristiche simili a quelle degli Stati, e prima
di tutto la capacita' di agire come soggetti belligeranti. Cosa di cui essi
peraltro, come nel proclama di Bin Laden, gia' hanno approfittato.
Nel momento in cui la soggettivita' di diritto internazionale non e'
riconosciuta ai popoli, attribuirla a singoli terroristi o a gruppi di essi
significa promuovere il terrorismo nel momento stesso in cui lo si combatte.
4) Indire una guerra generale contro soggetti assortiti, di diversa
configurazione giuridica, persone, organizzazioni e Stati, significa tornare
a un concetto premoderno di guerra, come guerra di tutti contro tutti, dove
lo stesso carattere pubblicistico della guerra - carattere che lo distingue
dalla pirateria, dalla guerra civile, dalla criminalita' comune - viene a
cadere.
Come guerra del XXI secolo viene in realta' riproposto un modello di guerra





tribale, dove la tribu' piu' forte combatte contro le altre. In tal modo non
solo si ripristina una guerra che era stata dall'ordinamento dichiarata
illegittima, ma si richiama dalla notte della storia una guerra senza piu'
regole e confini, a cominciare da quelli stabiliti dai Protocolli di
Ginevra; una guerra a cui nemmeno potrebbe applicarsi la vetusta categoria
della "guerra giusta", che in passato fu cara alla Chiesa cattolica, essendo
condizione imprescindibile della guerra giusta che essa sia combattuta tra
comunita' politiche e dichiarata dalle autorita' legittime.
5) Indire una guerra generale contro Stati da identificare, da scegliere in
una lista di 61 Stati considerati contaminati o complici del terrorismo,
significa introdurre nelle relazioni internazionali un clima di ricatto, di
ansia e di spavento, di cui i primi a pagare le spese sono gli Stati piu'
deboli. A cio' si aggiunge l'eccitazione alla paura indotta dagli stessi
governi, che gia' angosciano le popolazioni disegnando improbabili e foschi
scenari di terrorismo al gas nervino, ai gas asfissianti, di inquinamento
delle acque e simili.
6) Se poi per guerra si intende, in questo caso, come molti in Europa
tendono ad interpretare, una operazione di polizia internazionale, allora e'
escluso che a norma del diritto internazionale vigente essa possa essere
condotta  con armi di distruzione di massa, e mirare all'annientamento di
interi popoli e Stati. Chi, rifiutandosi alla guerra, consente o partecipa a
operazioni di questo tipo, si rende complice di una guerra ingiusta e
illegittima.
7) Una guerra di cui non si prevede la fine se non quando il terrorismo
sara' debellato, e' in realta' una guerra che non avra' mai fine. Il
terrorismo, proprio in quanto e' speculare alla guerra e ne rappresenta la
forma esasperata e anarchica, ci sara' fino a quando ci saranno guerre e
politiche di guerra, anche se prendera' diversi nomi. Pretendere di
estirpare il terrorismo e' come pretendere di eliminare i delitti grazie
alla polizia e alla repressione penale. La forma piu' efficace di lotta al
terrorismo e' rimuovere le condizioni che lo suscitano e che lo alimentano;
l'alternativa al terrorismo e' la politica; la stessa alternativa che vale
per la guerra.
8) Se dunque la guerra senza fine che e' stata promessa al mondo per il XXI
secolo non varra' a combattere il terrorismo, e' molto probabile che essa
abbia un'altra motivazione. Certo senza l'emozione della tragedia dell'11
settembre essa non avrebbe mai potuto essere dichiarata. Tuttavia, essendone
stata colta l'occasione, essa si presenta piuttosto come il tentativo, da
parte degli Stati uniti e dei loro piu' immediati alleati, di assicurarsi il
governo militare e politico del mondo, cosa finora non riuscita per
l'improponibilita' e il classismo della proposta e per la mancanza del
consenso dei popoli, e di conseguirlo attraverso le vie di una pressione
militare permanente tenuta in vita da ricorrenti guerre reali.
9) Se si prescinde dalle interminabili guerre di religione dei secoli
passati, il precedente piu' prossimo di tale nuovo modello e' la infinita
guerra contro l'Iraq, anch'essa combattuta con armi economiche, con diktat
militari e con periodiche azioni di guerra vera e propria, come ora si
promette di fare contro il terrorismo.
Trasferito cio' sul piano mondiale, questo modello potrebbe essere ritenuto
capace di assicurare l'egemonia, e anzi il controllo, su tutti gli Stati, da
parte di un Sovrano mondiale. Il rischio e' naturalmente che, fallendo anche
questo modello di dominio, per le inevitabili resistenze, la III guerra
mondiale scoppi veramente.
10)  L'opinione pubblica e' chiamata a sviluppare queste analisi, a valutare
questi rischi, a decidere quale vuole che sia la sua vita nel mondo, in
questa generazione e in quelle future, e a prendere posizione contro la
guerra, in cio' riconoscendo la discriminante della vera lotta al
terrorismo.
Il Comitato per la Democrazia Internazionale aderisce e partecipa alla
Marcia della Pace Perugia-Assisi e al Global Social Forum con questi
intendimenti, perche' questi giudizi e queste scelte sempre piu' diventino
pratica di tutti.

3. IL PULPITO DEL CRITICONE: L'ORA DELLE SCELTE E LA PROSA DEL FARE
[Ogni volta che pubblichiamo una concione del nostro Criticone, ci facciamo
qualche altro amico. Ma la nonviolenza e' anche questo: attenzione e
pazienza nel sopportare certi intemperanti discussori]
La gran parte degli articoli di riflessione sul momento presente che
appaiono sulla carta stampata e nella rete telematica sono o disgustosamente
bellicisti o inconsapevolmente escapisti.
Non diciamo della televisione: "dalla televisione parlano gli assassini",
diceva un vecchio volantino, e diceva bene. Solo gli assassini parlano dalla
televisione e tutte le televisioni sono assassine. Accompagnano la guerra e
il terrore, li propagandano, desensibilizzano alla sofferenza altrui,
istipudiscono tutto cio' che toccano, hanno sete di sangue per un pubblico
di sangue reso ognora piu' famelico.
Ma ormai anche la gran parte delle cose che scrivono commentatori autorevoli
del campo che si batte contro il terrorismo, contro la guerra, contro
l'ingiustizia, consistono di vacue esercitazioni liriche, che in ultima
analisi offendono tutte le vittime.
Non si tratta di deporre fiori sulle tombe annunciate, ma di impedire che
quelle tombe siano colmate di salme.
Non si tratta di ripetere una volta di piu' che il bene e' meglio del male e
la vita e' meglio della morte, e che tutti gli uomini sono fratelli. Si
tratta di agire per impedire che nuove stragi vengano eseguite.
Le pretesamente profonde analisi sull'imperialismo malamente scopiazzate dai
riassuntini del riassuntino che Lenin fece di Hobson nel suo opuscolo, cosi'
come le deliranti invenzioni desunte da una lettura affrettata di un libro
mediocre e subalterno come "No logo", non hanno impatto alcuno sulla
realta', se non l'esito di consolare le anime belle che si sentono
rassicurate nel loro gnosticismo, o i neri teppisti che ne deducono
l'equivalente epilettico di sfondare le vetrine del fast-food di cui fino a
ieri erano assidui adoranti avventori.
La recitazione in forma di litania di Erasmo o del salterio resta appunto
una recitazione. Mentre gia' rombano i motori dei bombardieri sulle piste.
Occorre predisporsi all'azione: all'azione diretta nonviolenta, che possa
essere suscitatrice della disobbedienza civile di massa, da cui possa
svilupparsi lo sciopero generale contro la guerra. Il resto e' silenzio.

4. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE ROSA LUXEMBURG: CRIMINI CONTRO L'UMANITA'
[Ringraziamo Cristina Papa per averci trasmesso questo documento. Per
contatti: e-mail: cristina@isinet.it, sito: www.womenews.net]
L'Associazione Rosa Luxemburg della Convenzione permanente di donne contro
le guerre, riunita a Firenze il 22 settembre 2001, dichiara che:
Terrorismo e guerra sono parimenti crimini contro l'umanita'.
Essi producono una incalcolabile regressione culturale, lo scatenarsi delle
pulsioni piu' violente, l'impunita' per la violenza - che ha come principale
obiettivo la popolazione civile -, la distruzione di strutture, strumenti,
istanze, regole di convivenza democratica, relazioni, vite; l'emarginazione
sociale e politica delle donne.
Tutto cio' ci fa sentire soffocate in un burqa simbolico.
Le donne dell'Associazione esprimono la piu' profonda e condivisa
solidarieta' con tutte le popolazioni colpite da terrorismo e guerre, e in
particolare con le donne afgane: noi non saremo mai loro nemiche.
L'Associazione chiede ai mass media di smettere di oscurare le voci di
coloro che si esprimono contro la guerra e di evitare generalizzazioni
manichee, che contribuiscono alla percezione di ogni alterita' come nemica.
L'Associazione chiede infine:
- la convocazione immediata di tutte le Assemblee rappresentative - quindi
anche del Parlamento italiano - e dell'Assemblea delle Nazioni Unite;
- l'immediata ratifica, anche da parte degli USA, del trattato istitutivo
del Tribunale per i crimini contro l'Umanita', e la sua veloce attuazione,
ritenendo questo Tribunale l'unico strumento legittimato a intervenire.
Un mondo di pace e di giustizia e' possibile, contro guerre e terrorismo.

5. PROPOSTE. SILVANO TARTARINI: UNA LETTERA AGLI ORGANIZZATORI DELLA MARCIA
PERUGIA-ASSISI
[Silvano Tartarini e' tra gli animatori dell'esperienza dei "Berretti
bianchi". Per contatti: fax 0584735682, tel. cell. 03357660623, e-mail:
bebitartari@bcc.tin.it, sito: www.peacelink.it/users/berrettibianchi]
Cari amici, abbiamo portato all'assemblea di Napoli questa proposta che, su
indicazione di Luigi Ciotti, vi giro con la speranza che possa essere
accettata.
Siamo contro la guerra e ci opporremo con tutte le nostre forze anche a
questa che si sta preparando. Proprio per questo riteniamo necessario un
progetto alternativo e operativo sul tema della sicurezza.
Dal 1990 il movimento di pace ha fatto esperienza in zone di conflitto in
molte parti del pianeta e ha costruito spezzoni di linee di lavoro
adoperabili per una progettualita' alternativa alla guerra.
Riteniamo che sia oggi necessaria una riflessione comune su questo.
Vi chiediamo la possibilita' di uno spazio all'interno del vostro programma
di venerdi dalle ore 20,30 alle ore 22,30, senza alcuna modifica ai lavori
programmati, per permettere un incontro di tutte le associazioni (una
persona o massimo due per associazione) che vorranno partecipare sul tema
"Analisi e progettualita' in Italia per una globalizzazione dal basso della
pace".
Vi chiediamo inoltre la possibilita' di presentare i risultati di questo
incontro all'interno della sessione pomeridiana di sabato 13 ottobre.
Questa e' la sostanza della nostra proposta. Servirebbe solo:
a) predisporre l'uso di una stanza;
b) darne preventivo avviso all'inizio dei lavori di venerdi;
c) farci avere indicazioni su dove poter dormire con poca spesa.
Approfitto dell'occasione per dare formalmente l'adesione alla Marcia per la
Pace Perugia-Assisi dell'Associazione "Berretti Bianchi".

6. INIZIATIVE. AMICI DELLA NONVIOLENZA OGGI IN PIAZZA A PALERMO
[Da Sergio Di Vita, animatore di tante iniziative di pace e di solidarieta',
riceviamo e diffondiamo; per contatti: sdivita@neomedia.it]
Oggi il gruppo di affinita' e di formazione alla nonviolenza "La tazza
vuota" sara' in piazza Politeama a Palermo per testimoniare la propria
scelta di nonviolenza di fronte alle attuali tragedie umane.
Il gruppo si e' costituito ufficialmente pochi giorni fa, il 10 settembre
2001, ed e' naturalmente in fase di rodaggio, ma, in fase di costituzione,
ha gia' sperimentato la propria presenza "in pubblico" tenendo la piazza per
tre giorni, dalla mattina alla sera, durante il vertice G8, con una "azione"
di incontro con i passanti, di dialogo, distribuzione di dossier, "global
quiz", canto corale in strada davanti al McDonald's con cartelli, etc.
Che cosa e' "La tazza vuota"?
E' un gruppo che si e' costituito sull'onda della preparazione alle giornate
di Genova. In esso sono confluiti quasi al completo elementi di varie
associazioni che si occupano di sviluppare la cultura della nonviolenza:
associazione coro Convivium, seminario "nonviolenza" della facolta' di
Lettere, cooperativa "l'amaca di Macondo" per il commercio equo e solidale,
MIR, alcuni elementi del "Forum sociale siciliano", Giona - Amici della
Terra.
Subito si e' verificata una certa quale "confusione di piani", perche'
cercavamo di essere al tempo stesso: un gruppo di affinita', o, in
alternativa, piu' di uno; un gruppo di formazione alla nonviolenza; un nodo
della rete Lilliput; un polo laico nonviolento; altro ancora. Abbiamo deciso
di prendere coscienza di questa confusione di piani, e di starci dentro,
utilizzandola, se ci riusciamo, come una ricchezza un po' magmatica dalla
quale, chissa', potrebbero emergere una o piu' creature non proprio
mostruose.
Non diremo slogan, cercheremo piuttosto di fare informazione, confrontandoci
pacatamente con i passanti, come gia' e' stato fatto nei giorni di Genova, e
coscienti di quanto questa volta sia immensamente piu' difficile, forse.
Ma uno slogan diremo e scriveremo, lo porteremo in giro nel corteo
organizzato dal Forum sociale siciliano, che si snodera' dalla piazza nel
pomeriggio, lo appenderemo ai balconi scritto nei lenzuoli, come diversi
anni fa contro la mafia: "Occhio epr occhio rende il mondo cieco" (e' di
Gandhi).
* Testo del volantino che verra' distribuito:
Contro ogni terrorismo, contro ogni guerra
Ancora una volta siamo in lutto: lo sterminio premeditato di migliaia di
uomini e donne innocenti negli Stati Uniti fa orrore alle nostre coscienze.
Ma il nostro e' un lutto antico: le uccisioni di oggi si aggiungono alle
uccisioni di ieri e forse chiameranno altre uccisioni domani.
Noi siamo in lutto da quando l'uomo e' vittima dell'uomo.
Siamo in lutto per le vittime innocenti della follia omicida che si e'
scagliata contro New York e Washington.
Per le vittime innocenti schiacciate ogni giorno dall'embargo e dai
bombardamenti in Iraq.
Per le vittime innocenti del Rwanda e di tutta la regione africana dei
Grandi Laghi, condannate a morte per fame, malattia, guerra, stenti,
dall'avidita' di chi rapina i popoli delle loro ricchezze naturali.
Per le vittime innocenti di una guerra che, in Kosovo, i signori delle armi
hanno chiamato umanitaria.
Per le vittime innocenti di un conflitto senza fine che, con odio crescente,
annienta vite umane su entrambi i fronti nei territori occupati palestinesi
e in Israele.
Tutte queste morti, diverse nei luoghi e nei tempi, sono l'inevitabile esito
di un'unica spirale di odio, sopraffazione, annientamento.
Ogni violenza e' cieca e folle perche' genera altra violenza.
Per questo diciamo no a qualunque ipotesi di risoluzione militare al
conflitto aperto dall'attacco terroristico. E con piu' forza oggi che il
vertice NATO richiama gli Stati alleati, e il nostro paese, alla loro scelta
militarista.
Nell'immediato, per l'individuazione e il giudizio dei responsabili dei
crimini contro l'umanita' bisogna operare attraverso un tribunale penale
internazionale, reale garante di giustizia. L'Organizzazione delle Nazioni
Unite deve riprendere il controllo delle crisi internazionali, e non
lasciarne in nessun caso la gestione ad organismi armati non al di sopra
delle parti.
Nei tempi lunghi, la cultura del terrorismo e le ragioni dell'odio si
estirpano non con le armi ma con una scelta attiva che produca cultura di
pace.
E una cultura di pace si fonda su una scelta individuale di vita
nonviolenta, e si alimenta
- con una politica capace di garantire l'apertura delle frontiere ai popoli,
in modo che ognuno senta come proprio paese ogni parte del mondo;
- con il dialogo tra le diverse religioni che sappia valorizzare l'unita'
profonda ad esse sottesa;
- con un'economia attenta nella ricerca di un modello di sviluppo che
restituisca dignita' a tutti i poveri del mondo e sappia fare un uso
equilibrato delle risorse umane e ambientali del pianeta.
Questo e' un mondo possibile. Questo e' il mondo che vogliamo costruire.

7. FORZE DELL'ORDINE E NONVIOLENZA. GIOVANNI ALIQUO': I PRINCIPI DELLA
NONVIOLENZA SONO AMPIAMENTE RICHIAMATI NELLA COSTITUZIONE
[Siamo assai grati a Giovanni Aliquo' per questo suo contributo alla
riflessione sulla proposta di formazione delle forze dell'ordine alla
conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della
nonviolenza.
Giovanni Aliquo' e' il segretario nazionale dell'Associazione nazionale dei
funzionari di polizia (ANFP). Per contatti: anfp@openaccess.it]
Certo, la possibilita' di fornire alle Forze di polizia anche un'adeguata
formazione alle "tecniche della nonviolenza" mi sembra una proposta
coraggiosa e stimolante.
Nel leggere il testo di legge da voi predisposto, tuttavia, devo riscontrare
un eccessiva influenza di elementi sociologici che va a discapito della
correttezza formale del testo, inficiando l'efficacia prescrittiva della
norma.
Non credo, inoltre, che vi sia realmente bisogno di una legge per giungere
al risultato da voi mirato. Proprio perche' i principi della nonviolenza
sono ampiamente richiamati nella Costituzione e nelle norme penali e
processuali, infatti, basterebbe adeguare con mero atto amministrativo i
programmi di formazione secondo linee coerenti.

8. FORZE DELL'ORDINE E NONVIOLENZA: UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI
[Luisa Morgantini -che ringraziamo di cuore - e' parlamentare europea, ed
una delle figure piu' note dell'impegno pacifista. Per contatti:
lmorgantini@europarl.eu.int]
Il testo di legge che proponete per la formazione delle forze dell'ordine
alla nonviolenza ha un grande valore simbolico, forse ancora maggiore di
quello che potrebbe poi realmente essere implementato dall'attuale governo.
Siamo solo all'inizio di quello che si preannuncia come un lungo dibattito
nel parlamento nazionale: lascio quindi a chi lavora su questi temi nelle
due Camere l'onere di proporre gli aggiustamenti tecnici che si renderanno
necessari.
Lasciami pero', caro Peppe, rassicurarti sul mio impegno a livello europeo
per l'affermazione della cultura e delle pratiche della nonviolenza.
All'interno del Parlamento Europeo, tra i prossimi impegni ci sara' la
discussione di una risoluzione sul programma europeo per la prevenzione dei
conflitti. Tra gli emendamenti che sto proponendo in proposito, ispirata
dalla vostra iniziativa,  ci sara' la proposta di un paragrafo che recita:
"(the European Parliament) notes that police forces, which are considered by
the here quoted EU programme the central part of EU non-military conflict
management forces, are not sufficient to the forementioned tasks; more, the
P.E. asks for a specific training for these police forces, particularly in
nonviolent conflict management and mediation" . Spero che gli altri
europarlamentari, soprattutto quelli che hanno sostenuto la vostra proposta,
se ne ricordino al momento del voto in parlamento.
Fuori da Bruxelles, in ambienti a me piu' familiari, con le Donne in Nero e
l'Associazione per la Pace abbiamo promosso da tempo in Palestina relazioni
e rapporti tra le diverse parti nei luoghi del conflitto, con esperimenti di
diplomazia popolare e nell'ultima fase di Intifada anche di interposizione
civile. Ora questa azione si e' estesa internazionalmente, e per renderla il
piu' possibile continuativa c'e' un coordinamento europeo, al quale si sta
unendo anche dall'Italia un coordinamento per quelle che abbiamo chiamato
"missioni civili per la protezione della popolazione palestinese".
Spero che la mia risposta ti dia il conforto che la vostra iniziativa ha
dato a tutti noi che lavoriamo per la pace.
Un abbraccio,
Luisa Morgantini

9. MATERIALI. CONTRIBUTO DEL MIR E DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LE
ASSEMBLEE DEI NODI DELLA RETE DI LILLIPUT
[Ringraziamo Pasquale Pugliese per averci inviato questo utilissimo
documento. Per contatti: puglipas@interfree.it]
Il MIR (Movimento internazionale per la Riconciliazione) ed il Movimento
Nonviolento - aderenti alla Rete Lilliput fin dalla sua fondazione -
attraverso questo documento congiunto intendono apportare un contributo di
riflessioni e proposte nel confronto assembleare che vedra' impegnati i nodi
lillipuziani, dapprima nelle assemblee macro-regionali e successivamente
nella Assemblea nazionale.
Noi riteniamo che i fatti di Genova, pur nella loro drammaticita' e con le
dolorose  ferite fisiche e morali ancora aperte, possano e debbano
rappresentare per il movimento per la giustizia globale ed un'economia
nonviolenta l'occasione per una seria ed approfondita riflessione sulle
proprie scelte strategiche.
In particolare la Rete di Lilliput, a nostro avviso, si trova di fronte un
panorama che prevede oggi due opzioni possibili, la cui scelta sara'
decisiva per l'evoluzione dell'esperienza lillipuziana:
1) aderire ad un costituendo Italia Social Forum all'interno del quale - a
giudicare dai suoi documenti pubblici - non e' stata avviata alcuna
autocritica rispetto alla gestione della contestazione del Vertice del G8;
non e' stata assunta la nonviolenza come elemento discriminante per
l'adesione ad esso; si rilancia la rincorsa dei vertici attraverso
manifestazioni future che rischiano di riproporre, in un triste - e
politicamente perdente - rituale, lo scenario gia' visto a Genova;
2) abbandonare la strada della costituzione di "nuovi soggetti politici",
inevitabilmente piramidali e verticistici, e riprendere la via dell'azione
per campagne, costitutiva della maggior parte dei soggetti presenti nella
Rete - e della Rete stessa - approfondendola e rendendola piu' efficace
attraverso l'acquisizione reale e profonda della cultura e  della strategia
della nonviolenza.
Noi scegliamo questa strada.
Il MIR ed il Movimento Nonviolento invitano i nodi lillipuziani a non
disperdere un prezioso patrimonio di energie e competenze dissipandolo nella
realizzazione di controvertici - con il loro corollario di scontri e
violenze - ma di renderlo sempre piu' efficace e incisivo attraverso la
scelta della seconda opzione.
Noi crediamo sia giunto il tempo nel quale la Rete di Lilliput, che ha gia'
fatto propria la scelta della nonviolenza nei suoi documenti ufficiali, si
avvii realmente verso l'acquisizione di questo metodo di azione politica
nella sua interezza e specificita'.
A tal fine, credendo di interpretare il sentire dei molti che -
dall'Assemblea fondativa di Marina di Massa all'esperienza dei gruppi di
affinita' per Genova ai percorsi di autoformazione di alcuni nodi locali -
ritengono di vitale importanza avviarsi sulla strada della nonviolenza,
nella sua complessita' di riferimenti ideali, di principi strategici e
tattici e, infine, di tecniche e stili, il MIR ed il Movimento Nonviolento
propongono alla Rete Lilliput di intraprendere il seguente percorso di
avvicinamento:
* organizzare una Conferenza nazionale sul tema "Rete di Lilliput e
strategia nonviolenta" - invitando i maggiori esperti nazionali ed
internazionali della trasformazione nonviolenta dei conflitti sociali - che
sia il momento, forte e chiaro, di assunzione della nonviolenza da parte
della Rete, di definizione  delle linee guida della sua strategia
nonviolenta e di avvio della conseguente formazione dei gruppi;
* costituire un gruppo di lavoro nazionale sulla nonviolenza - in analogia a
quello gia' operativo sull'"impronta ecologica" - che definisca gli elementi
fondamentali di un percorso di formazione teorico-pratico; sondi e coordini
le disponibilita' dei formatori presenti sui vari territori, contattando le
realta' gia' esistenti - dai movimenti nonviolenti alla "rete di formazione
alla nonviolenza" ai vari gruppi di formazione locali ed attivi - mettendoli
in contatto con i nodi locali; acquisisca informazioni e stabilisca
relazioni con esperienze di lotte nonviolente diffuse nel mondo;
* all'interno dei nodi locali (o di due o tre piccoli nodi limitrofi) si
creino tra i lillipuziani dei "gruppi di azione nonviolenta" che svolgano
una seria ed approfondita formazione teorico-pratica sul metodo e si
preparino alla conduzione di campagne autenticamente nonviolente.
Naturalmente MIR e Movimento Nonviolento ribadiscono la propria
disponibilita' a collaborare su questo percorso - per quanto e' nelle loro
modeste possibilita' - in termini di competenze, documentazione, strumenti
di formazione e informazione, sia sul piano nazionale che locale.
Rispetto al tema dell'organizzazione futura della Rete Lilliput, e' nostro
convincimento che sia tempo - in un'ottica di esperienza di rete dal basso -
che i nodi locali facciano uno sforzo di responsabilita' e disponibilita'
nella gestione diretta della rappresentanza nazionale della Rete,
liberando - con la gradualita' che sara' necessaria - il Tavolo
Intercampagne da questo gravoso, e pur necessario, compito.
Se le decisioni delle assemblee dei nodi andranno in questa direzione, MIR e
Movimento Nonviolento sono disponibili a rinunciare alla richiesta -
avanzata fin dalla costituzione della Rete Lilliput - di entrare a far parte
del gruppo di associazioni nazionali "promotore" della Rete.
MIR e Movimento Nonviolento invitano caldamente, infine, gli amici dei due
movimenti diffusi in tutta Italia ad entrare attivamente nei locali nodi
Lilliput ed a farsene promotori laddove essi non fossero ancora costituiti.

10. MATERIALI. RETE LILLIPUT DI REGGIO EMILIA: RETE, TERRITORIO, NONVIOLENZA
[Ringraziamo Pasquale Pugliese della Rete di Lilliput di Reggio Emilia per
averci trasmesso questo documento. Per contatti: puglipas@interfree.it]
La Rete Lilliput di Reggio Emilia intende partecipare, attraverso la
presente riflessione, al confronto assembleare macro-regionale dei nodi
lillipuziani del 29-30 settembre ed alla successiva assemblea nazionale.
Questo contributo trova la sua genesi nella motivazioni ideali e politiche
di costituzione della Rete Lilliput, nella specifica "storia" del nodo
reggiano, nelle riflessioni da noi gia' sviluppate in occasione della prima
assemblea di Marina di Massa, nel lavoro locale e nazionale svolto in questo
anno trascorso e, infine, nella nostra valutazione intorno ai fatti di
Genova.
Di questo lavoro collettivo presentiamo qui le conclusioni alle quali - allo
stato - siamo giunti, indicando, per un verso, il percorso di lavoro locale
che abbiamo individuato per il futuro prossimo e trasformando, per altro
verso, questo nostro percorso in proposta di riflessione e, eventualmente,
prassi per tutti i nodi locali.
A nostro avviso le ragioni profonde della costituzione della Rete di
Lilliput, e potremmo aggiungere della sua ragion d'essere in quanto tale - o
quanto meno della nostra aggregazione di associazioni reggiane in un nodo
locale che si definisce Rete di Lilliput - possono essere riassunte in tre
parole chiave: rete, territorio, nonviolenza.
E rete, territorio, nonviolenza sono le direttrici lungo le quali il nostro
nodo intende lavorare nei prossimi anni per tentare di intervenire, in
maniera efficace, sulla trasformazione delle dinamiche economiche, sociali,
politiche e culturali che vanno sotto il nome di globalizzazione
neoliberista, e per contribuire alla costruzione di un altro mondo
possibile, a cominciare da quello in cui ci troviamo a vivere tutti i
giorni.
* Rete
Il concetto e l'organizzazione di rete ha, a nostro avviso, un doppio
significato:
1) di collegamento sinergico (perche' il lavoro comune rafforza l'impegno di
tutti) e dinamico (perche' il legame non e' totale ne' definitivo) tra le
associazioni, i gruppi i movimenti ed i singoli che svolgono il proprio
impegno nel campo della resistenza alla violenza strutturale dell'economia,
e della costruzione delle alternative, tanto a livello locale quanto a
livello nazionale;
2) di dimensione orizzontale - e dunque non piramidale - nella quale
l'elemento politico e decisionale fondamentale e' demandato ai nodi
territoriali e, in ogni nodo, all'assemblea degli aderenti.
"Per noi la Rete ha una dimensione orizzontale la cui vitalita' e' data
dall'interazione paritaria tra i singoli nodi, in cui la direzione
decisionale va dal basso verso l'alto, la cui struttura e' trasparente, i
cui rappresentanti sono portavoce - nominati e riconosciuti da tutti -
responsabili e revocabili", e' quanto scrivevamo in uno dei documenti
elaborati per l'Assemblea di Marina di Massa (cfr. la nota in fondo a questo
documento).
Cio' rimane valido ancora oggi sia a livello di Rete (ed a questo proposito
proponiamo un documento specifico contenente una proposta organizzativa),
sia, a maggior ragione, a livello di eventuali aggregazioni piu' ampie delle
quali la Rete dovesse decidere di entrare a far parte stabilmente. Senza
questo elemento ai due diversi livelli - a nostro avviso carenti nel Genoa
Social Forum e ancora da sviluppare in pienezza  nell'organizzazione della
Rete Lilliput - vengono meno sia una delle caratteristiche essenziali che
rendono originale e specifica l'esperienza della Rete, sia le condizioni per
aderire a Forum piu' ampi.
E' percio' di fondamentale importanza lavorarci a fondo al nostro interno
anche nell'eventualita' di un rilancio su scala piu' ampia.
* Territorio
La Rete di Lilliput e' l'insieme dei nodi locali.
I nodi locali sono l'insieme dei soggetti individuali e collettivi che
lavorano sul territorio alla sua trasformazione.
"Pensare globalmente ed agire localmente" e' uno slogan che, seppure non
piu' di moda, rimane ad indicare una proficua direzione d'impegno che voglia
spendersi per la trasformazione degli stili di vita personali, delle
sensibilita' collettive, delle scelte politiche delle comunita'. Una economi
a sobria, giusta e sostenibile - fondamento di un possibile mondo diverso -
si puo' realizzare attraverso le trasformazioni profonde dei tessuti
sociali, culturali e politici dei nostri paesi e delle nostre citta', cioe'
dei territori nei quali tutti i giorni viviamo ed operiamo.
I nodi della Rete di Lilliput - che mettono insieme chi sul territorio
sottrae pezzi di capitale finanziario, trasferendolo su progetti etici
locali, con chi erode il mercato delle multinazionali, promuovendo prodotti
equi e solidali, con chi diffonde cultura di solidarieta' e pace tra le
giovani generazioni, con chi aiuta i percorsi di riconquista della dignita'
delle persone scartate dal sistema, con chi attiva dinamiche di solidarieta'
con popoli impoveriti del Sud del mondo, con chi... -  se riuscissero ad
organizzare l'enorme bacino di competenze, energie e sensibilita'
territorialmente disponibili nella costruzione di propri progetti locali
potrebbero diventare soggetti capaci di incidere in profondita', operando
trasformazioni significative, nelle pieghe delle nostre, e della nostra,
societa'.
A Reggio Emilia abbiamo deciso di orientare su questa scommessa il programma
lillipuziano di costruzione ed abbiamo individuato nella costituzione di un
Centro di documentazione su pace, nonviolenza, ambiente ed economia di
giustizia, il progetto capace di catalizzare, in un lavoro di rete le
energie disponibili sul territorio.
"Il punto di partenza del progetto e' dato, per un verso, dalla
consapevolezza della scarsita' di informazione e di formazione, in ordine
alle problematiche dei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo, alle cause
strutturali dell'impoverimento dei popoli e della natura, allo scoppio delle
guerre e alle modalita' di trasformazione nonviolenta dei conflitti; per
altro verso, dalla necessita' di creare a Reggio Emilia un'occasione di
informazione-formazione - non filtrata giornalisticamente - finalizzata a
favorire, attraverso lo studio e la conoscenza  delle dinamiche globali, una
sempre maggiore partecipazione consapevole dei cittadini alla vita sociale e
politica, nell'orizzonte di un mondo globalizzato".  E' scritto nelle
linee-guida del Progetto.
A ciascun nodo di elaborare il proprio progetto locale.
* Nonviolenza
"Le nostre strategie d'intervento sono di carattere nonviolento"  recita il
Manifesto della Rete di Lilliput. Per noi questa dichiarazione ha costituito
fin da subito non uno slogan generico, ma un impegno specifico.
- Abbiamo in un primo tempo avviato una riflessione per capire la differenza
tra la generica non violenza, ossia la semplice dichiarazione
dell'astensione dal compiere atti di violenza, e la specifica nonviolenza,
ossia l'insieme dei principi che definiscono idealmente, storicamente e
politicamente il metodo nonviolento;
- in preparazione dell'assemblea di Marina di Massa abbiamo elaborato un
documento, proposto agli altri nodi, nel quale abbiamo provato "a delineare
una prima definizione di strategia nonviolenta riassumendo almeno alcuni dei
principi necessari, e sufficienti, affinche' si possa parlare con proprieta'
di strategie a carattere nonviolento" (cfr. la nota in fondo a questo
documento), sperando di aprire un confronto approfondito tra tutti i
lillipuziani;
- poiche' cio' in sede assembleare non e' stato possibile, ne' sono state
predisposte altre sedi dove affrontare in maniera non superficiale il tema
della nonviolenza nella Rete - come pure era stato proposto a Marina di
Massa - abbiamo avviato all'interno del nodo di Reggio Emilia un percorso
introduttivo di formazione teorico-pratica, "In ricerca sulla strada della
nonviolenza";
- le vicende legate al G8 di Genova hanno confermato, a nostro giudizio,
l'urgenza di approfondire ancora di piu' la ricerca e la sperimentazione nel
campo della pratica della nonviolenza, oltre che per una opzione etica
fondamentale, anche per la necessita' di comunicare efficacemente le nostre
molte ragioni con i cittadini - terze parti decisive nel confronto tra noi
ed il potere, perche' sul loro consenso esso e' fondato - attraverso
l'utilizzo di strumenti inediti che proprio i cittadini persuadano e
coinvolgano in percorsi di cambiamento;
- a questo scopo abbiamo deciso di creare all'interno del nostro nodo un
GAN: Gruppo di Azione Nonviolenta. Cio' significa che un gruppo di
lillipuziani si e' impegnato a continuare nella formazione personale e
politica sulla teoria e la pratica della nonviolenza per giungere con i
tempi che essi riterranno necessari - senza pressioni date da avvenimenti
esterni di carattere internazionale - a costituire un gruppo capace di
praticare azioni dirette nonviolente.
Quello dei GAN ci sembra un percorso che, se fatto proprio da molti nodi
locali con persuasione, preparazione e organizzazione, potrebbe contribuire
a portare efficacemente le nostre tematiche sui nostri territori (magari
attraverso azioni concordate e simultanee, e dunque nazionali anche se non
concentrate), consentendoci di comunicare in maniera inedita e non
superficiale con i nostri concittadini. Questa sperimentazione potrebbe,
inoltre, favorire - almeno per quanto e' nelle possibilita' della Rete di
Lilliput - l'interruzione della spirale di confronto violento con tutte le
polizie del pianeta nel quale sta avvitandosi il "movimento dei movimenti",
ed avviare una strategia nuova e spiazzante - tanto rispetto agli apparati
repressivi abituati a confrontarsi con le manifestazioni di massa, quanto
rispetto alle persone che conoscono il nostro impegno e lavoro locale
quodidiano - con caratteristiche nonviolente, lillipuziane, reticolari.
Non ci chiamiamo forse Rete di Lilliput?
* Nota
I documenti "La Rete e i pescatori" e "Le nostre strategie d'intervento sono
di carattere nonviolento". Elementi minimi, ma essenziali, per una
definizione nonviolenta delle strategie di lotta in formato integrale sono
recuperabili sul sito www.retelilliput.org tra i "contributi preparatori"
nella sezione "documenti".

11. LETTURE. ANDREA DANILO CONTE: LA SFIDA DELLA CITTADINANZA
Andrea Danilo Conte, La sfida della cittadinanza, Piero Manni, Lecce 1999,
pp. 192, lire 20.000. Un manuale per la formazione dei giovani in servizio
civile scritto dal responsabile  nazionale per la formazione di "ARCI
servizio civile".

12. LETTURE. ROBERT G. CROWDER, RICHARD K. WAGNER: PSICOLOGIA DELLA LETTURA
Robert G. Crowder, Richard K. Wagner, Psicologia della lettura, Il Mulino,
Bologna 1998, pp. 306, lire 32.000. Una assai utile introduzione ad un tema
tutt'altro che banale, cui sarebbe bene che tutti prestassero attenzione.

13. LETTURE. SALVATORE PALIDDA: POLIZIA POSTMODERNA
Salvatore Palidda, Polizia postmoderna, Feltrinelli, Milano 2000, pp. 248,
lire 32.000. Una monografia di grande interesse scritta da un prestigioso
sociologo docente al Politecnico di Milano e all'Universita' di Genova.

14. INCONTRI. BENEDETTA FRARE: A PADOVA IL PRIMO OTTOBRE
[Da TransFair Italia riceviamo e diffondiamo]
I produttori del Sud del mondo raccontano "la globalizzazione nel caffe'".
Incontro pubblico lunedi primo ottobre, alle ore 21, presso la Sala civica
polivalente di Padova.
I problemi della globalizzazione, l'ingiustizia che sta alla base dei
meccanismi di sfruttamento, hanno enormi ripercussioni sui piccoli
produttori del Sud del mondo che fondano la propria sussistenza sul lavoro
della terra.
Lo racconteranno, in un incontro pubblico promosso dalla Bottega del mondo
La Tortuga e TransFair Italia (marchio di garanzia del Commercio Equo e
Solidale) e patrocinato dal Comune di Padova, due produttori che da tempo
lavorano nel circuito del commercio equo, una delle risposte piu' efficaci a
questo sistema.
Dagoberto Suazo, responsabile di CCCH (Coordinamento del produttori di
caffe' dell'Honduras) e Valdomiro Tormem (di Acipar, cooperativa di
produttori di succo d'arancia del Brasile) saranno ospiti di in un incontro
pubblico che si svolgera' lunedi primo ottobre, alle ore 21 presso la Sala
civica polivalente, in via Diego Valeri, a Padova.
"La globalizzazione nel caffe': l'esperienza dei piccoli produttori del
Commercio Equo e Solidale" raccontera' la storia di queste cooperative e i
progetti di sviluppo messi in atto grazie agli acquisti equi e solidali dei
consumatori che hanno scelto di collaborare a questa forma piu' giusta di
mercato.
Durante la serata, sara' presentato al pubblico in antemprima il caffe'
della linea Macondo che inaugura la gamma di prodotti equosolidali importati
direttamente da La Tortuga.
I giornalisti potranno incontrare i produttori la mattina stessa del primo
ottobre, alle ore 11, presso la Fondazione Choros, in piazza dei Signori, 1.
Per informazioni: info@latortuga.net, transfai@intercity.it

15. INCONTRI. IL 2 OTTOBRE A ROMA LE PROPOSTE DELL'AFRICA
[Da "Chiama l'Africa" riceviamo e volentieri diffondiamo. Per contatti:
"Chiama l'Africa. Campagna nazionale di solidarieta' con i popoli africani",
tel. 065430082, fax: 065417425, e-mail: chiama.africa@agora.stm.it, sito:
www.chiamafrica.it]
Martedi 2 ottobre 2001, alle ore 18, presso la Libreria Odradek, via dei
Banchi Vecchi 57, Roma (tel. 066833451) incontro su "L'Africa al G8:
presentazione del MAP (Millennium Partnership for the African Recovery
Programme), il primo piano di rilancio economico e politico elaborato dagli
africani per l'Africa.
Nessuno se ne e' accorto, ma i capi di governo di Algeria, Mali, Nigeria,
Senegal e Sudafrica hanno portato a Genova delle proposte serie e concrete
per lo sviluppo del continente. Per non subire la globalizzazione.
Interverra' padre Gino Barsella, direttore di "Nigrizia".
Sono stati invitati gli Ambasciatori di Algeria, Nigeria e Sudafrica.
Presenta Eugenio Melandri.
Invitiamo soprattutto le ong, le associazioni e le comunita' africane a
partecipare all'incontro.
Ogni primo martedi del mese a Roma parliamo di Africa, un continente
afflitto da guerre e poverta', ma anche ricco di storia e di cultura: video,
letture e  testimonianze, interventi di studiosi e giornalisti, diario
mensile sull'attualita' africana - in collaborazione con "Nigrizia".

16. INCONTRI. UN LABORATORIO SULLA GLOBALIZZAZIONE A CREMONA
[Dalle Acli di Cremona riceviamo e diffondiamo]
Quale globalizzazione? Laboratorio di confronto per giovani.
Il laboratorio intende attivare un gruppo di giovani perche' si impegnino a
ricercare una speranza progettuale per un mondo di giustizia e di
fraternita', nell'ottica della dottrina sociale della Chiesa. Dopo il G8 a
Genova e gli attentati terroristici negli Stati Uniti e' quanto mai urgente
fermarsi a riflettere, a confrontarsi, e poi saper individuare una pista
d'azione.
Programma:
a. Cosa e' la globalizzazione, 20 ottobre 2001;
b. L'economia di mercato, 3 novembre 2001;
c. La questione finanziaria, 17 novembre 2001;
d. Si vive per il profitto? Essere o avere?, 1 dicembre 2001;
e. Il locale e il globale. La ricerca di un'azione, 15 dicembre 2001.
Il laboratorio utilizzera' filmati, metodologie attive, ascolto di esperti e
testimoni. Si tiene il sabato pomeriggio dalle ore 16.30 alle 19.00 al
Centro pastorale, via s. Antonio del fuoco 9/a, Cremona, tel. 037228647,
e-mail: centropast@iol.it
Il laboratorio, organizzato da Acli, Azione Cattolica, Associazione
L'insieme, circoscrizione locale Banca Etica, Pax Christi, Ufficio pastorale
sociale e del lavoro, intende affiancarsi ad altre iniziative pubbliche su
tematiche sociali. Tra di esse segnaliamo subito il Forum internazionale
"Acqua e petrolio in Sudan: guerra e diritti umani" che si tiene a Cremona
il 5-6 ottobre 2001 (sala Maffei, Camera di Commercio: venerdi 5 ottobre ore
15.00-18,30; sabato 6 ottobre ore 9.00-12.30 e 15.00-18.30) e il Corso sulle
economie alternative organizzato dalla Coop. Nonsolonoi (Centro Pastorale
alle ore 21.00 dei giovedi 4-11-18-25 ottobre).
"La globalizzazione, a priori, non e' ne' buona ne' cattiva. Sara' cio' che
le persone ne faranno. Nessun sistema e' fine a se stesso ed e' necessario
insistere sul fatto che la globalizzazione, come ogni altro sistema, deve
essere al servzio della persona umana, della solidarieta' e del bene comune"
(Giovanni Paolo II).
Per ulteriori informazioni: Acli, c/o Centro Pastorale Diocesano, via S.
Antonio del fuoco 9/a, 26100 Cremona, tel. 037226663, fax 037232953, e-mail:
aclicr@libero.it

17. INCONTRI. UN SEMINARIO DI COMMUNITY BUILDING A ROMA E A TORINO
[Da Roberto Tecchio riceviamo e diffondiamo questo comunicato]
"Costruire la comunita'": seminario di Community Building. Roma, 26-28
ottobre 2001.
L'Associazione C. B. I (Community Building Italia), in collaborazione con
Peacemaker Community-Italia La Rete di Indra, organizza due seminari
intensivi di Community Building, che si terranno a Roma dal 26 al 28
ottobre, e a Torino dal 2 al 4 novembre 2001.
Il seminario di community building propone un'esperienza intensiva di gruppo
della durata di due giorni e mezzo, nel corso dei quali i partecipanti
sperimenteranno la "costruzione della comunita'".
 Secondo questo modello si definisce comunita' qualsiasi gruppo di due o
piu' persone che imparando ad accettare, trascendere e infine onorare le
differenze individuali di eta', sesso, razza, religione, ideologia, diventa
in grado di comunicare apertamente ed efficacemente e di lavorare alla
realizzazione di un comune obiettivo.
Questo lavoro e' rivolto a chi desidera esplorare e migliorare la qualita'
della propria comunicazione interpersonale (in ambito personale, familiare,
lavorativo e sociale) e puo' fornire utili strumenti nella risoluzione dei
conflitti.
Crescita personale, catarsi, autoscoperta e apertura spirituale possono
costituire "i doni della comunita'".
Questo tipo di approccio, gia' a lungo sperimentato negli Stati Uniti e in
altre parti del mondo, sia in situazioni di pace che di guerra (ad es. in
Serbia), e' stato elaborato da Scott Peck, psichiatra e pacifista
statunitense, autore di numerose pubblicazioni, edite in Italia da
Frassinelli Editore.
Il seminario e' condotto da due facilitatori professionisti, che
accompagneranno il gruppo nel processo di costruzione della comunita':
Sandra Parolin, arteterapeuta e counselor, co-fondatrice e attuale
presidente dell'Associazione C. B. I. Italia, autrice del libro Meditazione
e relazione, Promolibri Editore; Rusty Myers, facilitatore accreditato della
F. C. E. (Foundation for Community Encouragement), collaboratore di Scott
Peck, ha condotto seminari in numerosi paesi del mondo.
Per ulteriori informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Roberto Mander, tel.
067000478, e-mail: indra@alfanet.it
Il costo complessivo del seminario sara' di Lire 220.000.

18. INCONTRI. CORSO ANNUALE DI FORMAZIONE AL "TEATRO DELL'OPPRESSO" DI
AUGUSTO BOAL
[Ringraziamo Roberto Mazzini di "Giolli. Centro di ricerca sul teatro
dell'oppresso e coscientizzazione" (per contatti: giolli.tdo@tin.it) per
averci inviato questo comunicato ed altro materiale che diffonderemo
successivamente]
La Coop. Tornasole e l'associazione Giolli organizzano a Brescia il corso
annuale di formazione base al "teatro dell'oppresso" di Augusto Boal.
Programma:
7-8-9 dicembre 2001: clima di gruppo e coscientizzazione;
9-10 febbraio 2002: i giochi-esercizi e la de-meccanizzazione (aperto anche
a saltuari);
25-26-27-28 aprile 2002: il Teatro-Forum (aperto anche a saltuari);
18-19 maggio 2002: il ruolo del Jolly + serata di Teatro-Forum aperta al
pubblico;
22-23 giugno 2002: il Teatro-Immagine (aperto anche a saltuari);
18-19-20-21 luglio 2002: le tecniche del Flic-dans-la-tete;
7-8 settembre 2002: il Teatro-Legislativo (accenni al Teatro-Invisibile e
Teatro-Giornale) (aperto anche a saltuari);
9-10 novembre 2002: il conduttore del Teatro dell'Oppresso.
Conducono: Roberto Mazzini, Tiziana Bortuzzo e altri operatori e
collaboratori dell'associazione Giolli.
Costi: 1.300.000 + Iva per gli iscritti annuali (per 21 giornate di
formazione e la dispensa del corso), con differenze a seconda di alcune
variabili (info in segreteria).
Durata 21 giornate di circa 6 ore di lavoro al giorno, pratico-teorico.
Scadenza iscrizione: 10 novembre 2001.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Cooperativa Tornasole, dal
lunedi al sabato ore 9-12, 030-3731739; Massimo Serra cell: 335-6687862;
Gianfranco Bergamaschi cell: 328-8125900; e-mail: a.tornasole@tiscalinet.it

19. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ARUNDHATI ROY A SAMUEL
RUIZ

* ARUNDHATI ROY
Profilo: scrittrice indiana, impegnata contro il riarmo, in difesa dell'
ambiente e per i diritti dei popoli. Opere di Arundhati Roy: cfr. il romanzo
Il Dio delle piccole cose, Guanda, Parma 1997; poi in edizione economica
Superpocket, Milano 2000; e i due saggi di testimonianza e denuncia raccolti
in La fine delle illusioni, Guanda, Parma 1999, poi in edizione economica
Tea, Milano 2001.

* EDOARDO RUFFINI
Profilo: storico del diritto (1901-1982), figlio di Francesco Ruffini, fu
come suo padre uno dei dodici docenti universitari che rifiutarono il
giuramento di fedeltą al fascismo. Opere di Edoardo Ruffini: segnaliamo
almeno Il principio maggioritario. Profilo storico, del 1927, ristampato da
Adelphi, Milano 1976, 1987 (edizione economica); cfr. anche La ragione dei
piu', Il Mulino, Bologna 1977. Opere su Edoardo Ruffini: cfr. Giorgio
Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001.

* FRANCESCO RUFFINI
Profilo: illustre giurista (1863-1934), docente universitario, ministro
della pubblica istruzione, fu uno dei dodici docenti universitari che nel
1931 rifiutarono il giuramento di fedeltą al fascismo. Opere di Francesco
Ruffini: segnaliamo almeno Per la storia del diritto matrimoniale (1894); La
rappresentanza giuridica della parrocchia (1896); La liberta' religiosa.
Storia dell'idea (1901); La giovinezza del conte di Cavour (1912); Liberta'
religiosa e separazione fra Stato e Chiesa (1913); La liberta' religiosa
come diritto pubblico subbiettivo (1924); Diritti di liberta' (1926); La
vita religiosa di Alessandro Manzoni (1931). Opere su Francesco Ruffini:
Alessandro Galante Garrone, Un affare di coscienza, Baldini & Castoldi,
Milano 1995, cfr. inoltre Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino
2001.

* VINCENZO RUGGIERO
Profilo: docente di sociologia a Londra. Opere di Vincenzo Ruggiero:
segnaliamo particolarmente Economie sporche (1996), e Delitti dei deboli e
dei potenti (1999), ambedue presso Bollati Boringhieri, Torino.

* IBRAHIM RUGOVA
Profilo: critico letterario e ricercatore, leader della resistenza
nonviolenta kossovara durante l'apartheid imposto dal regime di Milosevic,
impegnato per una soluzione politica e democratica del conflitto, nel 1996
alcuni movimenti nonviolenti (in Italia la "campagna per il sostegno ad una
soluzione nonviolenta in Kossovo") lo hanno proposto per il premio Nobel per
la Pace. Opere di Ibrahim Rugova: cfr. il libro-intervista La question du
Kosovo, Fayard 1994. Indirizzi utili: Campagna Kossovo, c/o MIR, c. p. 8,
74023 Grottaglie (TA), tel. e fax 099/8662252.

* SAMUEL RUIZ
Profilo: nato nel 1924, nel 1959 č nominato vescovo, dal 1960 guida la
diocesi di San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, Messico, dalla quale e'
stato recentemente rimosso. Difensore degli indios, infaticabile promotore
della dignitą umana, costantemente minacciato dagli "squadroni della morte",
č uno dei punti di riferimento per chi opera per la giustizia, la pace, i
diritti umani in Chiapas. Opere di Samuel Ruiz: L'utopia cristiana: liberare
l'uomo (con E. Beltran), Asal, Roma 1973; vari suoi testi sono in Samuel
Ruiz. Sui sentieri indigeni della chiesa in Chiapas, Alfazeta, Parma 1996;
Giustizia e pace si baceranno, Edizioni Lavoro, Roma 1997. Opere su Samuel
Ruiz: Giulio Girardi, Alberto Grossi, Aluisi Tosolini, Samuel Ruiz. Sui
sentieri indigeni della chiesa in Chiapas, Alfazeta, Parma 1996.

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

21. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail č: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 241 del 27 settembre 2001