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La nonviolenza e' in cammino. 237
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 237 del 23 settembre 2001
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, di cosa parliamo quando parliamo di azione diretta
nonviolenta contro la guerra
2. Lettera di Phyllis e Orlando Rodriguez: nostro figlio e' una delle
vittime...
3. Luigi Ciotti, un mondo senza armi e senza ingiustizia e' possibile
4. Mao Valpiana, con John Lennon immagino che l'America non faccia la guerra
(con il testo di "Imagine" di John Lennon)
5. Associazione Donne della Regione Mediterranea: fermare il terrorismo,
rispettare i diritti democratici
6. Eduardo Galeano, del Bene e del Male
7. Maria Matteo, contro ogni guerra
8. Numerosi parlamentari a sostegno della proposta di legge per la
formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori,
delle tecniche e delle strategie della nonviolenza
9. Il 24 settembre a Torino
10. Il 25 settembre a Roma
11. Raniero La Valle, il 25 settembre a Roma
12. Il 2, 3 e 4 ottobre a Milano
13. Letture: Enrico Chiavacci, Lezioni brevi di bioetica
14. Letture: Antonio Gramsci, Quaderni del carcere
15. Letture: Wanda Tommasi, I filosofi e le donne
16. Per studiare la globalizzazione: da Joan Robinson a Stefano Rodota'
17. Il ritorno di Scarpantibus: la rivoluzione e il vaso da notte
18. Il ritorno del Criticone: il turismo militante e la visione di Alce Nero
19. Un romanzo di riflessione di Sergio Albesano
20. Lanfranco Mencaroni, ultimo aggiornamento di "COS in rete"
21. La "Carta" del Movimento Nonviolento
22. Per saperne di piu'
1. LA PROPOSTA. PEPPE SINI. DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI AZIONE
DIRETTA NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA
Non di azioni meramente simboliche ma operative ed efficaci. O l'azione
nonviolenta sa contrastare concretamente la guerra o e' nella migliore delle
ipotesi una testimonianza, nella peggiore una pagliacciata.
Due anni fa proponemmo, e realizzammo ad Aviano, l'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui ostruire lo spazio aereo
di decollo antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare
impedendo la partenza dei bombardieri.
Dimostrammo che e' possibile un'azione nonviolenta che contrasti l'apparato
bellico sul terreno, con la forza della nonviolenza, senza mettere in
pericolo la vita di nessuno, nella massima limpidezza, riuscendo ad esempio
a impedire i decolli dei bombardieri.
Se una nuova guerra dovesse essere scatenata ed il nostro paese dovesse
prendervi parte, con cio' i decisori renderebbero l'Italia compartecipe di
un'azione doppiamente criminale: poiche' guerra e' sempre omicidio di
massa - la formula, definitiva, e' di Gandhi -, e poiche' la partecipazione
italiana configurerebbe la violazione della nostra Costituzione. Cosicche'
il governo, il parlamento e il presidente della Repubblica che facessero un
tale passo si collocherebbero fuori della legge ed il popolo italiano
sarebbe chiamato a ripristinare la legalita' e difendere l'ordinamento
giuridico, lo stato di diritto e la democrazia impedendo la partecipazione
del nostro paese al crimine bellico.
Dinanzi alla partecipazione italiana alla guerra avremmo tutti l'obbligo
morale e giuridico di togliere il consenso ai decisori pubblici stragisti, e
di opporci efficacemente alla guerra in nome del diritto, dell'umanita',
della stessa legge fodnamentale della nostra Repubblica.
*
E per contrastare praticamente, e non solo a chiacchiere, la guerra,
riteniamo ed abbiamo piu' volte gia' detto che tre sono le cose da fare:
a) l'azione diretta nonviolenta con cui bloccare l'apparato bellico:
bloccando le catene di comando, bloccando le basi militari, bloccando la
produzione e il traffico delle armi; si potrebbe cominciare ancora con
l'azione del blocco nonviolento dei decolli dei bombardieri.
b) la disobbedienza civile di massa: mettendo i decisori fuorilegge
nell'impossibilita' di avvalersi del consenso e della passivita' della
popolazione, nell'impossibilita' di avvalersi degli strumenti della macchina
amministrativa e dei poteri e degli spazi pubblici; ed impedendo loro di dar
seguito ai loro piani incostituzionali dagli esiti stragisti;
c) lo sciopero generale contro la guerra: puntando a bloccare tutte le
attivita' del paese, chiamando l'intera popolazione del nostro paese a
resistere a un governo fuorilegge, chiamando il popolo italiano ad
esercitare la sua sovranita' in difesa della Costituzione, della pace, del
diritto alla vita di tutti gli esseri umani.
*
Qui intendiamo offrire alcuni materiali di riflessione ulteriori sull'azione
diretta nonviolenta.
Ed in primo luogo diciamo che all'azione diretta nonviolenta contro la
guerra possono partecipare solo persone persuase della nonviolenza e
adeguatamente preparate.
Come esempio su cui riflettere riproduciamo qui le regole di condotta dei
partecipanti all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace ad
Aviano due anni fa.
*
Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace:
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillità, con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di
questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a
dire:
a) fare un'azione nonviolenta concreta:
- per impedire il decollo dei bombardieri;
- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al
razzismo;
- chiedere il rispetto della legalità costituzionale e del diritto
internazionale che proibiscono questa guerra;
b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante può andare incontro
(possibilità di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate
pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di
sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti princìpi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle
stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta
nonviolenta è irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere
immediatamente sospesa);
- spiegare a tutti (amici, autorità, interlocutori, interpositori, eventuali
oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non è
rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo è
fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed
atrocità);
- dire sempre e solo la verità;
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioè a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealtà e disciplina;
- assumersi la responsabilità delle proprie azioni e quindi subire anche le
conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
Chi non accetta queste regole non può partecipare all'azione diretta
nonviolenta, poiché sarebbe di pericolo per sé, per gli altri e per la
riuscita dell'iniziativa che è rigorosamente nonviolenta.
*
Per chi volesse saperne di piu', un ampio dossier su quella esperienza e'
dsponibile nella rete telematica, in due parti:
- parte prima: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00745.html
- parte seconda: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00744.html
*
Si tratta dunque di iniziare subito i training di preparazione; si tratta
inoltre di iniziare subito a formare alla conoscenza e all'uso della
nonviolenza quante piu' persone e' possibile; si tratta di iniziare subito a
prendere le distanze da quei sedicenti pacifisti che si lasciano invece
ubriacare dalla violenza e dai pregiudizi o si lasciano corrompere dalle
prebende, dalla manipolazione o dalla "cultura del branco".
*
Inoltre occorre iniziare subito a proporre la preparazione dello sciopero
generale in difesa della Costituzione e della vita degli esseri umani
vittime innocenti della guerra; occorre iniziare subito a spiegare cosa sia
davvero la disobbedienza civile (non la caricaturale sfigurazione di cui
hanno cianciato degli irresponsabili nei mesi scorsi) e come essa possa
essere praticata da un movimento di massa; occorre iniziare subito un'azione
di chiarificazione intellettuale e di illimpidimento morale per opporsi
efficacemente alla macchina propagandistica che entra in azione
parallelamente ai bombardieri par narcotizzare i complici passivi della
guerra.
C'e' molto da fare, ed occorre fare presto.
2. UN APPELLO. LETTERA DI PHYLLIS E ORLANDO RODRIGUEZ: NOSTRO FIGLIO E' UNA
DELLE VITTIME...
[Questa nobile lettera dei genitori di Greg Rodriguez, una delle vittime del
World Trade Center, e' stata tradotta in italiano da Peacelink]
Egregio Presidente Bush,
nostro figlio e' una delle vittime dell'attacco di martedi scorso al World
Trade Center. Abbiamo letto della Sua reazione negli scorsi giorni e della
risoluzione, sottoscritta da entrambe le Camere, che Le conferisce poteri
illimitati per rispondere agli attentati terroristici.
La Sua reazione a questo attacco, pero', non ci fa sentire meglio davanti
alla morte di nostro figlio. Anzi, ci fa sentire peggio. Ci fa sentire come
se il Governo stesse usando la memoria di nostro figlio come giustificazione
per arrecare sofferenze ad altri figli e genitori in altri paesi.
Non e' la prima volta che una persona, nelle Sue condizioni, ha ricevuto
poteri illimitati e poi se ne e' pentita. Non e' il momento per gesti vuoti
di significato per farci sentire meglio. Non e' il momento di agire da
prepotenti.
La invitiamo a pensare a come potrebbe il nostro Governo trovare soluzioni
pacifiche e razionali al terrorismo, soluzioni che non ci facciano
sprofondare allo stesso disumano livello dei terroristi.
Con osservanza,
Phyllis e Orlando Rodriguez
3. RIFLESSIONE. LUIGI CIOTTI: UN MONDO SENZA ARMI E SENZA INGIUSTIZIA E'
POSSIBILE
[Luigi Ciotti e' l'animatore del Gruppo Abele. Per contatti:
abele.stampa@tiscalinet.it]
La vera e duratura garanzia di pace, stabilita' e sicurezza risiede nella
capacita' delle nazioni del mondo, a partire da quelle che hanno piu'
ricchezza e dunque piu' potere, di ritrovare unita', concerto nelle
decisioni, coralita' nella definizione delle priorita'.
Nazioni unite significava e deve tornare pienamente a significare questo.
Certamente, e pur indirettamente, il progressivo svuotamento e
delegittimazione di sedi internazionali quali l'ONU non ha contribuito a
rendere piu' sicure e durature le relazioni di pace tra i popoli e gli
equilibri geopolitici tra le diverse aree.
In questo stato di grave tensione e dopo i tragici lutti che hanno colpito
la popolazione americana, occorre far si' che l'emozione non soffochi la
ragione, che il dolore non accechi e zittisca la politica, la quale rimane
lo strumento principe per governare le relazioni tra gli stati, dirimendone
e prevenendone i conflitti.
Prima che di "giustizia infinita" occorrerebbe forse parlare di fine
dell'ingiustizia. Non e' un gioco di parole: e' la consapevolezza, fuori di
ogni retorica o demagogia, che il rapporto tra Nord e Sud del mondo e'
contrassegnato storicamente da troppe disparita', ineguaglianze, poverta',
logiche di sfruttamento, razzismo e neocolonialismo. Uno squilibrio
pericoloso, rispetto al quale siamo spesso sordi e disattenti. Ragionarne
non significa certo allentare lo sdegno per il criminale attentato dell'11
settembre o diminuire la solidarieta' nei confronti delle vittime e delle
popolazioni colpite. All'opposto, significa ricercare una piu' avanzata ed
efficace capacita' di prevenire nuovi lutti e di battere le organizzazioni
criminali e il fanatismo politico e religioso, sottraendo loro il consenso e
contrastandone l'operativita'.
Queste ingiustizie, lo strangolamento economico di intere regioni e
continenti attraverso il meccanismo "usurario" del debito, la morte per
fame, per sete, per malattie evitabili, per desertificazione del territorio,
per nuovo schiavismo, per AIDS, per privazione dei diritti umani, per
intolleranze etnico-religiose, costituiscono nell'insieme una polveriera.
Promuovere giustizia, neutralizzare la polveriera, ristabilire equilibrio
geopolitico non puo' avvenire in forza delle armi, ne' con la logica della
rappresaglia o con la licenza di uccidere. Una logica che puo' apparire
legittimata dalla gravita' inaudita degli avvenimenti, emotivamente
condivisibile, ma politicamente assai rischiosa e del resto moralmente e
culturalmente inaccettabile per quanti si riconoscono in Cristo e per coloro
che credono nelle regole dello stato di diritto. Nella guerra non c'e' mai
vero sollievo per le vittime, non c'e' riparazione per i torti subiti, non
c'e' promozione di giustizia: c'e' solo la certezza di incrementare la
spirale dell'odio. La giustizia non si conquista sulla punta delle
baionette, neppure quando si hanno tutte le ragioni dalla propria parte o
quando, come nel criminale attacco dell'11 settembre a New York e a
Washington, migliaia di persone vengono uccise senza pieta' e senza
giustificazione alcuna. Non e' certo con nuove leggi repressive ed
emarginanti contro gli immigrati, come sembra farsi strada negli USA, che si
ferma la mano e l'odio del fanatismo etnico o religioso. Anzi. Non e' con
l'aumento delle spese militari, con le finanziarie e l'economia di guerra,
che si stabilizzano e rendono sicure certe aree geografiche o le nostre
stesse citta'. Certo, la giustizia e la sicurezza non si ottengono neppure
con la rassegnazione o subendo passivamente la violenza e il terrorismo.
Questo deve essere chiaro e ribadito.
Ma, al di la' e dopo l'emozione che ci ha tutti colpito per la tragedia
negli USA, e senza fare venire meno la massima solidarieta' per la
popolazione colpita, la necessita' vitale e lungimirante e' quella di una
nuova logica politica, di una alleanza internazionale non solo contro il
terrorismo, ma per una nuova cultura nel rapporto tra i popoli, le
religioni, i paesi e i loro governi, che non metta sempre al primo posto la
logica del profitto e la legge del piu' forte (militarmente ed
economicamente), ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco, della
convivenza e dello sviluppo comune.
Quando la parola passa alle armi, quali che siano le ragioni e gli
avvenimenti che determinano questa scelta, si tratta sempre di uno scontro
tra incivilta'. Invece, questo nostro mondo lacerato e insanguinato, ha
bisogno di riscoprire una nuova umanita', un modo nuovo, radicalmente
diverso, radicalmente piu' giusto, non distruttivo, per affrontare e
risolvere i conflitti. Un modo radicalmente e rigorosamente nonviolento. E'
un'utopia? Puo' sembrarlo, ma forse diventa credibile e praticabile se
osserviamo quanto l'opzione militare e la politica (e l'economia) che
preferiscono la risposta delle armi non hanno mai prodotto stabilita',
sicurezza e progresso. Al contrario, hanno sempre rinnovato, esteso e
moltiplicato i conflitti e le vittime, specie civili.
Allora - e' questo il mio auspicio e impegno -, paradossalmente, la
terribile strage dell'11 settembre puo' innescare un soprassalto di
lucidita' nei governi e nella coscienza collettiva, nella societa' civile
globale, per interrompere finalmente la spirale dell'odio e del terrore.
Iniziando a metterne in discussione i presupposti e sottraendosi al copione
gia' scritto della rappresaglia. Un copione di morte, sicuramente previsto e
fortemente voluto dagli occulti registi dell'11 settembre. Non facciamo il
loro gioco, vi prego.
4. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: CON JOHN LENNON IMMAGINO CHE L'AMERICA NON
FACCIA LA GUERRA
[Mao Valpiana e' il direttore di "Azione nonviolenta", la storica rivista
fondata da Aldo Capitini. Per contatti: azionenonviolenta@sis.it,
www.nonviolenti.org]
Vengo a sapere che uno dei piu' grandi network radiofonici statunitensi, la
Clear Channel, avrebbe censurato varie canzoni perche' ritenute non
opportune in questo momento di "chiamata alle armi" per l'America.
Fra queste canzoni c'e' la straordinaria "Imagine" di Lennon.
John Lennon, come si sa, era inglese, di Liverpool, ma dopo l'unione con
Yoko Ono e la separazione dai Beatles volle trasferirsi a New York, citta'
che amava moltissimo, nella quale si trovava a proprio agio "per il modo di
vivere e di pensare". Negli Stati Uniti John aveva molti amici, e venne
subito introdotto negli ambienti intellettuali e radicali americani.
Partecipava anche alla vita politica di New York, presenziando a
manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il governo non gradiva
quella presenza, troppo visibile, troppo chiassosa, troppo scomoda. La Cia
inizio' a raccogliere un dossier su Lennon, per documentare le prove di un
presunto antiamericanismo dell'ex beatle. Lennon fece dichiarazioni contro
la guerra del Viet Nam, contro l'industria bellica, le spese militari, la
politica bellica, partecipo' attivamente al movimento pacifista, anche con
sostanziosi finanziamenti.
Fu in quel periodo che compose canzoni come "Power to the people" e che fece
riempire le citta' americane di manifesti con la scritta "The War is over"
("la guerra e' finita - se tu lo vuoi", firmati "con amore, John e Yoko, da
NY"). A tutti i capi di Stato invio' una ghianda, scrivendo loro di
piantarla e guardare crescere la quercia, anziche' dichiarare una guerra.
Insieme a Yoko compro' intere pagine dei giornali americani per pubblicare
lettere a favore della pace.
Inizio' una lunga battaglia legale, fra il Governo Usa e il signor Lennon,
quando le autorita' gli negarono il visto per il permesso di soggiorno.
Nixon stesso diede l'ordine di allontanarlo: era un "indesiderato". Alla
fine John vinse. Pote' stabilirsi definitivamente a New York, fare un figlio
con Yoko, e dedicarsi a tempo pieno a fare il padre nella citta' che amava.
Riconciliato con se stesso e con gli States regalo' al mondo intero
"Imagine", il manifesto della nonviolenza.
Ma la storia non era ancora finita. Venne assassinato davanti a casa, a New
York, con un colpo di pistola: come accadde a John Fitzgerald Kennedy e a
Martin Luther King. Si disse che a sparare fu un folle isolato, ma
l'inchiesta venne chiusa troppo in fretta. Il figlio Sean ha denunciato un
coinvolgimento dei servizi segreti nella morte di suo padre John.
Oggi, una parte dell'America guerrafondaia lo vorrebbe uccidere una seconda
volta censurando il suo inno per la pace. Ma la parte migliore d'America ha
accolto Lennon come un suo figlio, dedicandogli quell'angolo di Central Park
dove andava sempre a passeggiare con il suo bambino, come un americano
qualunque.
Un americano per la pace.
*
Immagina che non ci sia piu' il paradiso,
e' facile se ci provi, nessun inferno sotto i nostri piedi
e sopra di noi solo il cielo,
immagina che tutte le persone vivano
solo per questo giorno
immagina che non ci siano piu' nazioni
non e' difficile
nessuno da uccidere o per cui morire
e nemmeno alcuna religione
immagina che tutte le persone vivano
la vita in pace
puoi dirmi che sono un sognatore
ma non sono l'unico
spero che un giorno tu ti unisca a noi
e che il mondo possa esistere come una cosa sola.
Immagina di non possedere nulla,
voglio vedere se puoi farlo,
nessun bisogno di provare astio o rabbia,
solo la fratellanza dell'uomo
immagina tutte le persone che
condividono il mondo
puoi dirmi che sono un sognatore
ma non sono l'unico
spero che un giorno tu ti unisca a noi
e che il mondo possa essere unito.
(John Lennon)
5. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE DONNE DELLA REGIONE MEDITERRANEA: FERMARE IL
TERRORISMO, RISPETTARE I DIRITTI DEMOCRATICI
[Questo intervento abbiamo ripreso dal sito de "Il paese delle donne",
www.womenews.it]
Dopo il terribile attentato terroristico a New York e Washington, la
partecipazione ed i pensieri dell'Awmr-Italia, Associazione Donne della
Regione Mediterranea, vanno alle donne degli Stati Uniti che, in questo
momento terribile di prova, con grande equilibrio si sono espresse chiedendo
al governo americano cautela nel rispondere a questo inaudito atto di
violenza e rifiutando azioni di rappresaglia.
Dopo un cosi' impressionante atto terroristico, le richieste di vendetta
possono essere una reazione abbastanza naturale al dolore, ma noi crediamo
che una risposta di ritorsione condurrebbe solo ad altri atti di violenza,
ad un terribile incremento dell'uso della violenza nel mondo, che
provocherebbe altre vittime innocenti.
Una societa' costruita sul diritto deve avere la lucidita' di esercitare
questo anche nei momenti piu' tragici, senza ricorrere a comportamenti da
far west.
Concordiamo con chi invita a sgombrare il campo dall'idea che
quell'attentato vada considerato alla stregua di un "atto di guerra" che
richiede in risposta azioni di guerra. Chiamare alla guerra i paesi
dell'Alleanza atlantica e' fuori luogo quando si e' con ogni evidenza di
fronte ad un atto criminoso, del quale si possono individuare i
responsabili, processarli e condannarli attraverso gli strumenti
istituzionali e legali. Ne' questo significa essere deboli col terrorismo.
In diverse occasioni l'Awmr ha condannato ogni forma di aggressione
terroristica a danno di gente inerme, che ha segnato la storia recente del
Mediterraneo, sia stata essa compiuta da gruppi armati ispirati ad ideologie
rivoluzionarie oppure da Stati a danno di popoli e nazioni. D'altra parte
guai a cadere nella trappola di pensare che nel mondo sia in atto un
"conflitto di civilta'" fra un Occidente avanzato ed un Islam arretrato:
perche' troppe volte i gruppi terroristici mediorientali sono risultati
legati a filo doppio ai servizi segreti occidentali; e perche' e' del tutto
falsa l'idea che vorrebbe il mondo islamico tutto nelle mani di
fondamentalisti fanatici: al contrario, vediamo che nel mondo arabo si sono
sviluppati movimenti di rinnovamento profondo che hanno visto protagoniste
(e spesso vittime) le donne.
Nella nostra associazione, come in molte altre cresciute in Europa negli
ultimi decenni, convivono felicemente e comunicano proficuamente donne
mediterranee di cultura occidentale ed orientale, di religione cristiana ed
islamica, le quali, unite dal comune riferimento alla pace, alla giustizia e
all'uguaglianza, si arricchiscono reciprocamente della loro diversita'.
Abbiamo istituzioni internazionali, collegate alle Nazioni Unite, attraverso
le quali si puo' fermare il terrorismo e la violenza rispettando i diritti e
le liberta' degli individui e dei popoli. Facciamole funzionare.
6. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: DEL BENE E DEL MALE
[Questo articolo del grande scrittore latinoamericano e' apparso sul
quotidiano "Il manifesto" del 20 settembre]
Nella lotta del Bene contro il Male e' sempre il popolo a metterci i morti.
I terroristi hanno ucciso lavoratori di cinquanta paesi, a New York e a
Washington, nel nome del Bene contro il Male. E nel nome del Bene contro il
Male, il presidente Bush giura vendetta: "Eliminaremo il Male da questo
mondo", annuncia.
Eliminare il Male? Che cosa sarebbe il Bene senza il Male? Non solo i
fanatici religiosi hanno bisogno di nemici per giustificare la loro follia.
Anche l'industria degli armamenti e il gigantesco apparato militare degli
Stati Uniti hanno bisogno di nemici per giustificare la loro esistenza.
Buoni e cattivi, cattivi e buoni: gli attori si cambiano la maschera, gli
eroi diventano mostri e i mostri eroi, a seconda delle esigenze di coloro
che scrivono il dramma.
Non c'e' niente di nuovo. Lo scienziato tedesco Werner von Braun era cattivo
quando invento' i missili V-2 che Hitler sgancio' su Londra, ma divenne
buono il giorno in cui mise il suo talento al servizio degli Stati Uniti.
Stalin era buono durante la seconda guerra mondiale e cattivo dopo, quando
si mise a comandare l'Impero del Male. Negli anni della guerra fredda,
scrisse John Steinbeck: "Forse tutti hanno bisogno dei russi. Scommetto che
anche in Russia hanno bisogno dei russi. Forse loro li chiamano americani".
Poi i russi sono diventati buoni. Adesso anche Putin dice: "Il Male
dev'essere castigato".
Saddam Hussein era buono e buone erano le armi chimiche che impiego' contro
gli iraniani e i kurdi. Dopo divenne cattivo. Si chiamava ormai Satan
Hussein quando gli Stati Uniti, che avevano appena invaso Panama, invasero
l'Iraq perche' l'Iraq aveva invaso il Kuwait. Fu Bush Padre a occuparsi di
questa guerra contro il Male. Con lo spirito umanitario e compassionevole
che caratterizza la sua famiglia, uccise piu' di centomila iracheni,
perlopiu' civili. Satan Hussein continua ad essere dov'era, ma questo nemico
numero uno dell'umanita' e' scaduto nella categoria di nemico numero due.
Il flagello del mondo, adesso, si chiama Osama bin Laden. La Cia gli aveva
insegnato tutto quello che sa in materia di terrorismo: bin Laden, amato e
armato dal governo degli Stati Uniti, era uno dei principali "guerrieri
della liberta'" contro il comunismo dell'Afghanistan. Bush Padre occupava la
vicepresidenza quando il presidente Reagan disse che questi eroi erano
"l'equivalente morale dei Padri Fondatori dell'America". Hollywood era
d'accordo con la Casa Bianca. A quei tempi, venne girato Rambo 3: gli
afghani musulmani erano i buoni. Adesso, nell'epoca di Bush Figlio, tredici
anni dopo, sono cattivi, cattivissimi.
*
Henry Kissinger e' stato fra i primi a reagire di fronte alla recente
tragedia. "Sono colpevoli come i terroristi coloro che gli offrono appoggio,
finanziamento e ispirazione", ha sentenziato con parole che il presidente
Bush ha ripetuto ore dopo.
Se e' cosi', bisognerebbe incominciare col bombardare Kissinger. Verrebbe
fuori che lui e' colpevole di molti piu' crimini di quelli commessi da bin
Laden e da tutti i terroristi che ci sono nel mondo, in molti paesi, che
agivano al servizio dei vari governi nordamericani, e a cui diede "appoggio,
finanziamenti e ispirazione": al terrore di stato in Indonesia, Cambogia,
Cipro, Filippine, Sudafrica, Iran, Bangladesh, e nei paesi sudamericani, che
subirono la guerra sporca del piano Condor.
L'11 settembre 1973, esattamente 28 anni prima delle odierne fiammate, era
bruciato il palazzo presidenziale in Cile. Kissinger aveva anticipato
l'epitaffio di Salvador Allende e della democrazia cilena, commentando il
risultato delle elezioni: "Non dobbiamo mica accettare che un paese diventi
marxista per l'irresponsabilita' del suo popolo".
Il disprezzo per la volonta' popolare e' una delle molte coincidenze fra il
terrorismo di stato e il terrorismo privato. Per fare un esempio, l'Eta, che
uccide la gente in nome dell'indipendenza dei Paesi Baschi, dice attraverso
uno dei suoi portavoce: "I diritti non hanno nulla a che vedere con
maggioranze o minoranze".
Si assomigliano molto fra di loro il terrorismo artigianale e quello di alto
livello tecnologico, quello dei fondamentalisti religiosi e quello dei
fondamentalisti del mercato, quello dei disperati e quello dei potenti,
quello dei pazzi isolati e quello dei professionisti in uniforme. Tutti
condividono lo stesso disprezzo per la vita umana: gli assassini dei
cinquemila cittadini triturati sotto le macerie delle torri gemelle, che
crollarono come castelli di sabbia, e gli assassini dei duecentomila
guatemaltechi, in maggioranza indigeni, che sono stati sterminati senza che
mai la tele o i giornali del mondo prestassero loro la minima attenzione.
Loro, i guatemaltechi, non furono sacrificati da nessun fanatico musulmano,
bensi' dai militari terroristi che ricevettero "appoggio, finanziamenti e
ispirazione" dai successivi governi degli Stati Uniti.
Tutti gli innamorati della morte coincidono anche nella loro ossessione per
ridurre in termini militari le contraddizioni sociali, culturali e
nazionali. In nome del Bene contro il Male, in nome dell'Unica Verita',
tutti risolvono tutto prima uccidendo e poi chiedendo. E per questa via,
finiscono per alimentare il nemico che combattono. Furono in larga misura le
atrocita' di Sendero Luminoso a incubare il presidente Fujimori, che con un
consenso popolare considerevole mise su un regime di terrore e svendette il
Peru' per due soldi. Sono state in larga misura le atrocita' degli Stati
Uniti in Medio Oriente a incubare la guerra santa del terrorismo di Allah.
*
Sebbene adesso il capo della Civilta' stia esortando a una nuova Crociata,
Allah e' innocente per i crimini che si commettono in suo nome. In fin dei
conti, Dio non ordino' l'olocausto nazista contro i fedeli di Jave' e non fu
Jave' a suggerire il massacro di Sabra e Chatila o a ordinare l'espulsione
dei palestinesi dalla loro terra. Jave', Allah e Dio non sono forse tre nomi
di una stessa divinita'?
Una tragedia di equivoci: non si sa piu' chi e' chi. Il fumo delle
esplosioni fa parte di una cortina di fumo assai piu' grande che ci
impedisce di vedere. Di vendetta in vendetta, i terrorismi ci obbligano a
procedere a sbalzi. Vedo una foto, pubblicata di recente: su un muro di New
York una mano ha scritto: "Occhio per occhio lascia il mondo cieco".
La spirale della violenza genera violenza e anche confusione, dolore, paura,
intolleranza, odio, pazzia. A Porto Alegre, all'inizio di quest'anno,
l'algerino Ahmed Ben Bella aveva detto: "Questo sistema, che ha gia' fatto
impazzire le mucche, sta facendo impazzire la gente". E i pazzi, pazzi di
odio, agiscono alla stessa stregua del potere che li genera.
Un bimbo di tre anni, di nome Luca, in questi giorni ha detto: "Il mondo non
sa dove sta di casa". Stava guardando una cartina. Avrebbe potuto stare
guardando un telegiornale.
7. RIFLESSIONE. MARIA MATTEO: CONTRO OGNI GUERRA
[Questo intervento e' tratto dal settimanale anarchico "Umanita' Nova" del
16 settembre 2001]
Guerra a New York.
Pare un incubo. Di quelli recitati migliaia di volte nei film americani,
dove le paure della Nazione piu' ricca e potente del mondo prendono corpo.
Ma non e' un incubo. Migliaia di morti sotto il fuoco nel centro di New York
e di Washington sono una terribile, ferocemente tangibile, realta'. Solo
poche ore fa i notiziari hanno diffuso una notizia apparentemente
incredibile: un attacco terroristico di proporzioni mai viste aveva colpito
gli Stati Uniti, abbattendo le due torri simbolo di New York, danneggiando
persino il Pentagono. Mentre scriviamo gli Stati Uniti hanno chiuso le
frontiere, gli aeroporti, i principali edifici pubblici; la sede dell'Onu e'
stata sgomberata, le citta' sono sotto assedio, i voli sono stati sospesi.
Le immagini ossessivamente trasmesse dalle televisioni ci riportano dinanzi
agli occhi altri scenari di guerra, di bombardamenti, di morte. I mai
cancellati orrori di Baghdad, di Sarajevo, di Belgrado, le guerre feroci del
Corno d'Africa e della Sierra Leone. Uomini, donne, bambini fatti carne da
macello in conflitti mostruosi, vergognosi, immorali. Uomini, donne, bambini
accomunati dalla condizione di vittime inermi dei giochi di guerra dei vari
Stati per i quali non rappresentano che pedine senza valore.
Di fronte a tanto orrore colpisce il cinismo dei commentatori della prima
ora, divisi tra la narrazione degli eventi e la preoccupazione per i crolli
in Borsa, per i miliardi bruciati in poche ore: il lezzo immondo dei
quattrini mette in secondo piano le vite cancellate, i corpi martoriati.
Altri stolti gioiscono per la frantumata inviolabilita' del cuore
dell'Impero, ballano alla notizia delle distruzioni e delle bombe ma in
questa gioia crudele non v'e' che il ghigno della vittima che ambisce a
farsi carnefice, di chi vorrebbe rovesciare la tavola dei potenti per
prenderne il posto.
Ma il dolore non si cancella con il dolore, l'ingiustizia non si annulla con
l'ingiustizia. L'attacco contro persone inermi negli Stati Uniti non e'
diverso dai tanti attacchi che gli Stati Uniti hanno effettuato, magari in
nome della democrazia e dell'umanita', contro altre persone altrettanto
inermi. La logica della guerra, perche' di guerra stiamo parlando, e'
ovunque la stessa: seminare morte e distruzione tra la popolazione civile
per affermare i propri interessi. Gli interessi degli Stati, degli eserciti,
del profitto.
Non sappiamo quali siano gli autori dell'attacco ma possiamo, purtroppo,
immaginare quel che ci attende. Nelle basi militari USA, anche nel nostro
paese, navi ed aerei da guerra sono pronti a partire, sono pronti a colpire,
sono pronti a seminare distruzione e morte per lavare l'onta subita dalla
Nazione piu' ricca e potente del mondo.
Gia' si parla di blindatura delle frontiere, di rafforzamento del controllo
e della repressione. A farne le spese saranno gli immigrati, i profughi e
chiunque voglia esprimere il proprio dissenso verso un mondo intollerabile.
Il nostro impegno, oggi come in passato, e' contro tutte le guerre, contro
tutti gli eserciti, contro tutti gli Stati. Per la vita, la liberta', la
dignita'. Di tutti, ovunque. A Manhattan come a Sarajevo.
8. NUMEROSI PARLAMENTARI A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA
FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DEI VALORI,
DELLE TECNICHE E DELLE STRATEGIE DELLA NONVIOLENZA
Tra i parlamentari che hanno gia' espresso attenzione e adesione ci sono il
vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, i senatori Achille
Occhetto, Natale Ripamonti, Francesco Martone, Anna Donati, Nedo Canetti; i
deputati Fulvia Bandoli, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Elettra Deiana,
Titti De Simone, Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni, Aldo Preda, Piero
Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi, Giovanni Russo Spena, Tiziana Valpiana,
Luciano Violante; i parlamentari europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava,
Luisa Morgantini, Giovanni Pittella (oltre al gia' citato Renzo Imbeni);
La presentazione ufficiale della proposta di legge, sottoscritta da vari
senatori e deputati di diverse forze politiche, e' prevista per la prossima
settimana;
In occasione della presentazione della proposta di legge si terra' a Roma
anche una conferenza cui parteciperanno i parlamentari presentatori,
illustri personalita' della peace research e della nonviolenza, cattedratici
universitari di prestigio internazionale;
La bozza della proposta di legge ed un'ampia documentazione puo' essere
richiesta al "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (e-mail:
nbawac@tin.it).
*
La bozza dell'articolato di legge su cui si sta costruendo il confronto, la
convergenza e il consenso e' la seguente:
Art. 1. (Formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei
valori, delle tecniche, delle strategie della nonviolenza). Si dispone che
nei percorsi formativi, addestrativi e di aggiornamento delle forze
dell'ordine sia prevista l'inclusione della conoscenza e dell'uso dei
valori, delle tecniche, delle strategie della nonviolenza.
Art. 2. (Disposizioni e provvedimenti attuativi e regolamentari). Si demanda
al Ministro dell'Interno, d'intesa con gli altri ministri interessati alla
definizione dei percorsi formativi ed educativi ed alla formazione e
gestione delle forze dell'ordine, di emanare le disposizioni ed i
provvedimenti attuativi e regolamentari entro il termine di mesi sei
dall'approvazione della legge.
Tali disposizioni e provvedimenti devono essere comprensivi della
definizione di un percorso formativo obbligatorio standard per tutto il
personale delle forze dell'ordine.
Art. 3. (Consulenza di esperti). Per l'approntamento della specifica
normativa, la definizione della qualificazione dei docenti, la
predisposizione della manualistica relativa, si prevede di avvalersi della
consulenza sia dei docenti e ricercatori esperti in materia di peace
research e di formazione alla nonviolenza, sia dei responsabili delle
strutture formative e addestrative delle forze dell'ordine attualmente
operanti.
Art. 4. (Finanziamento). Per il finanziamento di tale attivita' formativa,
addestrativa e di aggiornamento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle
tecniche e delle strategie della nonviolenza, si prevede di incrementare il
budget a disposizione per la formazione, l'addestramento e l'aggiornamento
delle forze dell'ordine in ragione sia della necessaria inclusione nei
ranghi del personale docente di nuove figure specificamente qualificate
(eventualmente attraverso rapporti di convenzione con Universita' o istituti
di ricerca e di formazione), sia dell'acquisizione o predisposizione di
specifica manualistica (ed a tal fine si puo' far riferimento alle piu'
qualificate e prestigiose pubblicazioni anche in lingua italiana gia'
esistenti in tale ambito di studi), sia di ogni altro adempimento e
strumentazione si rendessero necessari.
9. INCONTRI. IL 24 SETTEMBRE A TORINO
Il "Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra" organizza un
incontro-dibattito sul tema: "Scudo spaziale, industria bellica, tecnologie
militari: quale utilita', quali interessi in campo?".
Sala Consiglio Facolta' di Ingegneria del politecnico di Torino, in Corso
Duca degli Abruzzi 24, lunedi 24 settembre, alle ore 14,30, interverranno:
Massimo Zucchetti, (Politecnico di Torino, Comitato Scienziate e Scienziati
contro la guerra); Vito Francesco Polcaro (CNR Roma, Comitato Scienziate e
Scienziati contro la guerra); Mario Vadacchino (Politecnico di Torino,
Unione Scienziati per il Disarmo); Francesco Bonavita (delegato sindacale
RSU Alenia Spazio); Marco Sassano (Associazione per la pace); Giorgio
Cremaschi (Segretario Generale FIOM-CGIL Piemonte).
10. INCONTRI. IL 25 SETTEMBRE A ROMA
[Dalla Lega per i diritti dei popoli (e-mail: lidlip@mclink.it) riceviamo e
diffondiamo]
Martedi 25 settembre, alle ore 18, presso la Lega per i diritti dei popoli,
in via Dogana Vecchia 5 a Roma si svolgera' un incontro-dibattito su "Venti
di guerra: la pace e' possibile".
Una riflessione collettiva sulle cause e sulle radici del terrorismo
internazionale, sulle possibili risposte, sul rifiuto della guerra come
mezzo di soluzione dei conflitti.
Un'assunzione di responsabilita' per iniziative comuni a sostegno della
societa' civile che combatte il terrorismo, per la globalizzazione delle
liberta' e dei diritti fondamentali, contro ogni deriva guerrafondaia, per
una vera giustizia internazionale.
11. INCONTRI: RANIERO LA VALLE: IL 25 SETTEMBRE A ROMA
[Diffondiamo questo comunicato di Raniero La Valle (per contatti:
raniero.lavalle@tiscalinet.it)]
Carissimi, il Comitato per la Democrazia Internazionale e' convocato per
martedi 25 settembre in Via dei Mille 6 a Roma, alle ore 18, per discutere
il seguente ordine del giorno: 1) la guerra; 2) adesione al Global Social
Forum.
Data la situazione, mi pare che non ci sia da aggiungere altro. Cordiali
saluti,
Raniero La Valle
12. INCONTRI. IL 2, 3 E 4 OTTOBRE A MILANO
[Da TransFair Italia (e-mail: transfai@intercity.it) riceviamo e
diffondiamo]
A Milano il 2 e 3 ottobre un confronto coni produttori del Sud del Mondo e
la rete del Commercio Equo in Italia.
Nei giorni 2, 3 e 4 ottobre a Milano, organizzati da TransFair Italia in
collaborazone con Arci, Acli, Caritas Ambrosiana , Banca Popolare Etica e
Coop Lombardia, si terranno tre incontri per un confronto sulla
globalizzazione vista dal Sud del mondo, con la presenza di Dogoberto Suazo
delle Cooperative Onduregne di produttori di caffe' equo e Valdomiro Tormem
di Acipar/Brasile che intrattiene rapporti con Coop Italia per il succo di
arancia equo. Un confronto per capire meglio come lavorare con il Sud del
mondo per una globalizzazione positiva e solidale dei rapporti umani ed
economici.
In dettaglio gli appuntamenti:
* 2 ottobre, ore 15.30: "Il Commercio Equo e Solidale: la voce dei
produttori, la voce dei consumatori", salone Acli, via della Signora 3.
Intervengono: Dagoberto Suazo Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di
Acipar Brasile, Don Virginio Colmegna della Caritas Ambrosiana, Stefano
Magnoni del Consorzio CTM, Fulvio di COOP Lombardia, coordina Adriano
Poletti presidente di TransFair Italia.
* 3 ottobre, ore 21: "Commercio Equo e Solidale: la globalizzazione vista da
Sud", salone Acli, via della Signora 3. Intervengono: Dagoberto Suazo
Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di Acipar Brasile, Don Raffaele
Ciccone della Diocesi Ambrosiana, Giulio Marcon della Tavola della Pace,
Gianni Meazza della Rete di Lilliput di Milano, Flavio Mongelli dell'Arci
Lombardia, coordina Giambattista Armelloni presidente Acli Milano.
* 4 ottobre, ore 21: "Commercio Equo e Solidale: la globalizzazione vista da
Sud", parco Aldo Moro di Agrate, Sala "Ristoro del Moro". Intervengono:
Dagoberto Suazo Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di Acipar
Brasile, Fabio Silva di Banca Etica, Sergio Venezia della Rete di Lilliput,
don Antonio dell'Olio di Pax Christi, coordina Graziano Fortunato dell'Arci
di Milano.
Informazioni allo 0498750823 oppure 027723220.
13. LETTURE. ENRICO CHIAVACCI: LEZIONI BREVI DI BIOETICA
Enrico Chiavacci, Lezioni brevi di bioetica, Cittadella, Assisi 2000, pp.
128, lire 16.000. Come sempre di grande sensiblita' e finezza le analisi
dell'illustre teologo morale cattolico.
14. LETTURE. ANTONIO GRAMSCI: QUADERNI DEL CARCERE
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 2001, 4 volumi, pp.
3.438, lire 100.000. Finalmente la ristampa (e ad un costo assai contenuto
data la mole) dell'eccellente edizione critica curata nel '75 dal compianto
Valentino Gerratana.
15. LETTURE. WANDA TOMMASI: I FILOSOFI E LE DONNE
Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp.
272, lire 35.000. Come i filosofi maschi hanno cianciato per secoli sulle
donne e come nel Novecento il pensiero delle donne ha cambiato la visione
del mondo. Assai utile.
16. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA JOAN ROBINSON A STEFANO
RODOTA'
* JOAN ROBINSON
Profilo: nata nel 1903, scomparsa nel 1983; docente di economia a Cambridge.
Una studiosa di straordinario valore e di forte impegno. Opere di Joan
Robinson: Ideologie e scienza economica, Sansoni; L'economia a una svolta
difficile, Libertà e necessità, ambedue presso Einaudi.
* ANTONIO ROCCUZZO
Profilo: giornalista, ha preso parte all'esperienza de "I Siciliani", e di
"Avvenimenti". Opere di Antonio Roccuzzo: (con A. Angelini, A. Galasso, F.
Petruzzella), Uno sguardo dal bunker, Ediprint, Siracusa 1987; ha curato con
Carmine Fotia il libro di Leoluca Orlando, Palermo, Mondadori, Milano 1990;
Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia, Laterza, Roma-Bari 1993.
* GIORGIO ROCHAT
Profilo: storico, docente universitario, esperto di storia militare. Opere
di Giorgio Rochat: tra i suoi libri cfr. Il colonialismo italiano, Loescher;
La guerra, oggi, Claudiana; suoi interventi e relazioni in vari volumi, ad
es. A.. VV., Il potere militare in Italia, Laterza; AA. VV., Costruire la
pace oggi, Claudiana.
* GIANNI RODARI
Profilo: Gianni Rodari è nato a Omegna nel 1920; maestro, militante
comunista, giornalista, scrittore. Nel 1970 riceve il Premio Andersen (il
massimo riconoscimento per la letteratura per l'infanzia). Muore nel 1980.
Opere di Gianni Rodari: di particolar interesse dal nostro punto di vista è
la Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, più volte ristampata. Nel
1990 Emme Edizioni ed Einaudi in collaborazione hanno avviato la
pubblicazione delle Opere complete di Gianni Rodari. Opere su Gianni Rodari:
Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990; Pino
Boero, Una storia, tante storie. Guida all'opera di Gianni Rodari, Einaudi,
Torino 1992; Carmine De Luca, Gianni Rodari. La gaia scienza della fantasia,
Abramo, Catanzaro 1991; Patrizia Zagni, Gianni Rodari, La Nuova Italia,
Firenze 1975.
* STEFANO RODOTA'
Profilo: nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente, già parlamentare,
membro di comitati europei sulla bioetica e la società dell'informazione.
Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. Opere
di Stefano Rodotà: tra i suoi lavori recenti si veda in particolare
Repertorio di fine secolo, Laterza 1992; (a cura di), Questioni di bioetica,
Laterza (recentemente ristampato); Tecnologie e diritti, Il Mulino 1995;
Tecnopolitica, Laterza 1997. Volumetti più agili sono Quale Stato, Sisifo,
Roma 1994; Libertà e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997.
17. IL RITORNO DI SCARPANTIBUS: LA RIVOLUZIONE E IL VASO DA NOTTE
Diceva bene il conte Tolstoj, che non avrebbe creduto mai alla buona fede
rivoluzionaria di chi si fa pulire il vaso da notte da un altro.
Chi lava i tuoi calzini?
Chi spazza per terra in casa tua?
Chi prepara da mangiare?
La lotta contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo comincia da casa tua.
18. IL RITORNO DEL CRITICONE: IL TURISMO MILITANTE E LA VISIONE DI ALCE NERO
Poiche' ogni luogo e' il centro del mondo, ho sempre trovato bizzarro che
per impegnarsi per la giustizia occorresse prenotare treni ed aerei e
intrupparsi ad andare a vociare laddove si riuniscono a mensa quei pessimi
sarchiaponi che il rimbambimento televisivo di massa ha eletto al governo
delle cosiddette grandi potenze (ed impotenze, a un tempo).
Sommessamente chiedo: invece di andare a fare stoltamente a schiaffi come i
capponi di Renzo per il piacere delle telecamere, non si potrebbe cominciare
a contrastare l'autoritarismo, il maschilismo, il militarismo e la violenza
laddove ci troviamo? E' un'idea condivisa da un certo Frantz Fanon, che
spiegava che in una prima fase della lotta per la dignita' umana il
rivoluzionario accorreva ove era la rivoluzione, ma in una seconda e piu'
matura fase la rivoluzione, ovvero l'affermazione della dignita' di ogni
essere umano, era dove era il rivoluzionario, poiche' egli la recava con
se'.
Appunto: ogni luogo e' il centro del mondo, come spiegava il nostro vecchio
maestro Alce Nero (su cui ci permettiamo di segnalare oltre al noto libro di
John G. Neihardt, Alce Nero parla, Adelphi e Mondadori, ed al meno noto
libro curato da Joseph Epes Brown, Alce Nero, La sacra pipa, Rusconi, anche
il per niente noto libro di Michael F. Steltenkamp, Alce Nero, missionario
dei Lakota, Mondadori, che riservera' qualche bella sorpresa ai lettori che
non lo conoscessero).
Ogni luogo e' centro del mondo, ed ogni essere umano e' centro del mondo (e
un centro di nonviolenza, aggiungeva Capitini).
19. LIBRI. UN ROMANZO DI RIFLESSIONE DI SERGIO ALBESANO
E' stato pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Michele Di Salvo di
Napoli il romanzo di Sergio Albesano, Le vie del male (pagg. 109, £ 17.000).
Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarietà e per la
nonviolenza. Tra le opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di
coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao
Valpiana ha coordinato la realizzazione del volume di AA.VV., Le periferie
della memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione ANPPIA e Movimento
Nonviolento, Torino-Verona 1999.
Per acquistare il suo ultimo libro e' possibile farlo direttamente dalla
pagina http://www.disalvoeditore.it/catalogo2001.shtml; oppure richiedendolo
in libreria (in tal caso e' probabile che occorra segnalare l'indirizzo
dell'editore: Michele Di Salvo Editore, via Francesco Crispi 36/A, 80121
Napoli, codice ISBN 87452, tel. 081669136, fax 0812486752, infoline 0333
3734253, fax ordini 06233220587, e-mail: info@disalvoeditore.it); o ancora
chiedendolo direttamente all'autore, Sergio Albesano, e-mail:
sergioalbesano@tiscalinet.it
20. IN RETE. LANFRANCO MENCARONI: ULTIMO AGGIORNAMENTO DI "COS IN RETE"
["COS in rete" e' un sito e una rivista elettronica che presenta e prosegue
nella rete telematica la proposta capitiniana dei Centri di Orientamento
Sociale. Un punto di riferimento, di memoria e di ricerca, di vivace
dibattito e di suscitamento di profonde interogazioni, per tutti gli amici
della nonviolenza e per tutti gli operatori di pace. Per contatti: e-mail:
capitini@tiscalinet.it; sito: www.cosinrete.it
Lanfranco Mencaroni, amico e collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile
animatore dell'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini, di cui cura in
rete l'eccellente sito e un periodico di informazione e commento: "C O. S.
in rete". Per contatti: e-mail: l.mencaroni@libero.it, sito:
www.citinv.it/associazioni/ANAAC/]
Nell'ultimo aggiornamento del COS in rete, www.cosinrete.it, per la
nonviolenza attiva e la difesa della pace si parla della nonviolenza unica
via per cambiare il mondo, dei giovani di Genova, di G8: il bastone e la
carota, della violenza e la destra e altro; per il controllo dal basso e il
potere di tutti si parla dell'autonomia della sinistra, della Tobin tax, dei
capitalisti global, di Augias e Leopardi, delle donne e il potere, dei
padroni del mondo, delle artiglierie di CL e altro; per la religione aperta
si parla dello scomodo La Pira, dell'infezione dei cattolici, dell'aggiunta
religiosa all'opposizione e altro; per il fascismo si parla di prima che
sia tardi, di Bolzaneto, e altro; per Capitini si parla di temi capitiniani
oggi.
21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
22. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 237 del 23 settembre 2001