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La nonviolenza e' in cammino. 168
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 168 del 16 luglio 2001
Sommario di questo numero:
1. Un'opinione di Giobbe Santabarbara
2. Tiziano Tissino, a Genova in maniera nonviolenta
3. Tre antipoesie piu' una, di Benito D'Ippolito
4. Movimento Nonviolento: tra la rassegnazione e la guerra c'e' la
nonviolenza
5. Un appello dell'Associazione Amici di Aldo Capitini
6. Margarete Buber-Neumann racconta Milena Jesenska'
7. Notizia su Alberto L'Abate scritta da lui medesimo
8. Campagna di tesseramento alla Rete italiana di boicottaggio alla Nestle'
9. Indirizzi e-mail del "Tavolo delle Campagne" promotore della Rete di
Lilliput
10. Due libri di Arundhati Roy
11. Giorgio Boatti ricostruisce le storie dei dodici professori universitari
che rifiutarono il giuramento al fascismo
12. Il pensiero liberato dalle donne, due libri introduttivi
13. Una utile monografia su Franco Basaglia
14. E' uscito il numero 7 di "Gaia"
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'
1. UN'OPINIONE DI GIOBBE SANTABARBARA. CONTRO IL MILITARISMO, CONTRO LA
MANIPOLAZIONE, CONTRO L'AUTORITARISMO: LA NONVIOLENZA
Sapendo gia' di riuscire noiosi e sgradevoli una volta di piu', diciamola
ancora una volta la nostra modesta e ruvida opinione.
Occorre che chi si batte contro il disordine costituito per affermare qui e
adesso la dignita' di tutti gli esseri umani, per salvaguardare la biosfera,
perche' possa esservi un mondo vivibile per le generazioni future, faccia la
scelta teorica e pratica della nonviolenza.
Occore che chi si oppone alla manipolazione e all'inquinamento ed
all'annichilimento della natura come delle coscienze, faccia una scelta di
limpidezza e rigore morale e intellettuale: affermi la coerenza tra mezzi e
fini, si rifiuti di trattare altri esseri umani come strumenti, come cose,
come "pezzi", e riconosca a tutti il diritto alla verita', alla
partecipazione, alla decisione in comune su cio' che tutti concerne. Occorre
la scelta metodologica e progettuale della nonviolenza.
Occorre che chi vuole contrastare i poteri che uccidono ad essi si
contrapponga nel modo piu' radicale, rifiutando del tutto la logica della
violenza. Occorre la scelta morale e politica della nonviolenza.
Poiche' la violenza non puo' fondare una societa' di liberi ed eguali,
poiche' la violenza e' subalterna al potere oppressivo e lo riproduce,
poiche' la violenza corrompe ogni fine e tutto infine travolge verso la
denegazione della dignita' umana, l'altrui come la propria; poiche' la
violenza e' nemica dell'umanita', occorre la scelta concreta, meditata,
consapevole, sperimentale, aperta, solidale, difficile, profonda della
nonviolenza. La scelta rivoluzionaria della nonviolenza.
Chi invece e' cosi' subalterno ai potentati vampiri da imitarne i metodi e
le logiche, il delirio di potere e l'ideologia narcisista e alienata, la
pretesa di infallibilita' ed insieme quella di irresponsabilita'; chi si
atteggia a capo militare e commissario politico e soubrette mediatica; chi
si pretende detentore della verita' assoluta, chi ha introiettato e sia pur
specularmente ed inconsciamente il totalitarismo dominante fino al punto che
disprezza l'altrui dignita' e incolumita', ed insensatamente e fin ebbro
mette in pericolo la vita altrui; chi pensa di essere lo spirito del mondo e
di farsi strada incurante di teste rotte e fin di cadaveri, ebbene, chi si
riconosce in questa certo rozza descrizione, e di siffatte gesta e posture
giunge persino a menar vanto, non e' ne' un nostro interlocutore ne'
tantomeno un nostro compagno di lotta, ma un nostro avversario, e non deve
trovare in noi alcuna complicita', alcuna ambiguita', alcuna legittimazione.
Occorre parlar chiaro, occorre agire limpidamente: la nonviolenza o e'
nonmenzogna, o non e'.
E solo con la nonviolenza - questo e' il nostro materialistico
convincimento - ci si puo' opporre in modo limpido ed intransigente alla
ferocia di un ordine del mondo che governa "a scorpioni e frustate" (la
formula e' di Rosa Luxemburg) e condanna la massima parte dell'umanita' alla
schiavitu' e alla morte, e la biosfera al collasso, e le generazioni future
all'inesistenza, e persino l'umanita' passata tutta ad un secondo e
definitivo annientamento.
2. RIFLESSIONE. TIZIANO TISSINO: A GENOVA IN MANIERA NONVIOLENTA
[Ringraziamo di cuore Tiziano Tissino per questo intervento. Tiziano Tissino
e' da molti anni impegnato in attivita' di pace, di solidarieta', per i
diritti, per la nonviolenza; fa parte dei Beati i costruttori di pace, del
Tavolo Intercampagne e della Rete Lilliput]
Saro' a Genova, dal 15 al 22 luglio. Partecipero' al Genoa Social Forum,
perche' credo che la nostra 'protesta' debba saper evidenziare contenuti
alternativi, debba riuscire a tramutarsi in 'proposta' concreta di scenari
che rendano possibile quel mondo piu' equo e meno violento che vogliamo
costruire.
E poi, partecipero' anche alle manifestazioni del 20 e del 21, perche' credo
che la nostra protesta/proposta non possa limitarsi ad essere accademica e
teorica, ma debba saper mobilitare le persone, ed essere in grado di far
inceppare i meccanismi della globalizzazione neoliberista. Questo deve
avvenire ogni giorno, con il consumo critico, il commercio equo, il
risparmio etico, e via discorrendo. Ma deve avvenire anche con azioni
esemplari, momenti alti di mobilitazione, eventi straordinari che lascino il
segno. L'appuntamento con il G8 e', dev'essere, puo' essere uno di questi.
Credo fermamente che non solo non ci sia contrapposizione tra l'impegno
quotidiano e la mobilitazione per il G8 od altre occasioni analoghe, ma che
si tratti di due modalita' di azione complementari, che si sostengono a
vicenda e che sarebbero entrambe sterili se restassero isolate e
contrapposte: non saremmo credibili, nelle nostre richieste di cambiamento
agli altri, se non fossimo testimoni diretti, con la nostra vita di tutti i
giorni, che quel cambiamento e' possibile; e d'altro canto, non saremmo
efficaci, se ci accontentassimo di costruirci una 'nicchia' in cui vivere a
modo nostro, rinunciando ad incidere sui meccanismi globali che producono
poverta', esclusione, distruzioni ambientali...
Manifestero' a Genova in maniera nonviolenta (tutt'attaccato, senza ne'
spazi, ne' trattini), anche se so che a manifestare assieme a me non ci
saranno solo i nonviolenti. Credo che la nonviolenza sia un tassello
importante (mi verrebbe da dire fondamentale) nella costruzione del mondo
che vogliamo. Sono contro tutte le violenze, da chiunque esercitate. Sono
convinto che le violenze reciproche si sommano, non si elidono a vicenda, e
che la violenza del sistema non puo' essere negata con una contro-violenza.
Cio' non toglie, pero', che si debba saper discernere i vari gradi e livelli
di violenza. Sfasciare una vetrina, anche se resta un gesto, a mio avviso,
moralmente riprovevole e politicamente controproducente, e' molto meno grave
che premere il tasto 'invio' a conferma di una transazione finanziaria che
fara' guadagnare qualche miliardo ad uno speculatore e ridurra' alla fame
qualche migliaio di persone in chissa' quale angolo sperduto del pianeta.
Manifestero' a Genova, ed invito tutti a fare altrettanto, perche' la
nonviolenza e' lotta e non fuga, perche' - se ci crediamo davvero - dobbiamo
essere pronti a dimostrarlo anche nelle situazioni piu' difficili: e' troppo
comodo fare i nonviolenti in pantofole. La nonviolenza e' ben altro che
limitarsi a dire "Io vorrei tanto fare il nonviolento, ma non me la sento e
me ne staro' a casa; e tutto questo e' colpa di quei cattivoni del black
block, che si ostinano a non volersi dichiarare a priori nonviolenti come
me...".
Lo ho gia' messo in conto: molto probabilmente anche a Genova, come a
Seattle, a Praga, a Goteborg, ci saranno (anche) degli scontri. Sono in
molti che stanno facendo un lavoro egregio per ridurre al minimo questo
rischio, ma in situazioni ad alta tensione bastano pochi provocatori per
scatenare l'inferno.
Chi va a Genova dev'essere cosciente che non ci va per una scampagnata,
dev'essere preparato a non farsi prendere dal panico, a mantenere il
controllo della situazione. E' giusto far presente a tutti i rischi che
corriamo. Ma questo non deve diventare terrorismo psicologico, ne' tantomeno
dev'essere un modo per scoraggiare la partecipazione popolare.
E' giusto che chi e' convinto della forza rivoluzionaria della nonviolenza
cerchi di convincere di questo quante piu' persone possibile, ma dovrebbe
farlo dando dimostrazioni concrete della superiorita' strategica della
nonviolenza rispetto alla violenza, e non demonizzando chi non ha fatto la
sua stessa scelta. Uno dei cardini della nonviolenza e' il superamento del
concetto di nemico, diciamo di essere pronti al dialogo con tutti, governo
compreso, e poi giochiamo a non capirci proprio con i nostri compagni di
strada?
Io ho avuto parecchie occasioni di 'beccarmi' con i ragazzi dei centri
sociali: molte volte ho avuto da ridire sul comportamento di Casarini & C.,
ma non ho problemi ad ammettere che molte altre volte ho apprezzato il loro
lavoro, la loro ricerca di metodi nuovi per esprimere la loro determinazione
contro il neoliberismo.
Nei giorni scorsi c'e' stato chi ha ricordato come ad Aviano, durante la
guerra, la presenza di alcuni ragazzi dei centri sociali abbia fatto
degenerare una manifestazione pacifica in scontri con le forze dell'ordine.
Chi lo ha fatto, pero', ha dimenticato di dire che, anche in
quell'occasione, la scintilla degli scontri fu un lacrimogeno sparato da un
finanziere, e che gli scontri durarono solo pochi minuti perche' le Donne in
Nero furono pronte a mettersi a fare interposizione, disarmate e con le mani
alzate, tra i sassi tirati dai manifestanti e i lacrimogeni sparati dai
poliziotti.
E allora ci sono due domande da fare.
Una ai ragazzi dei centri sociali: vi rendete conto o no, che i caschi con
cui pensate di difendervi in realta' aumentano il pericolo, perche' quanto
piu' voi apparite minacciosi, tanto piu' le forze dell'ordine reagiranno in
maniera inconsulta, come quel giovane finanziere?
E l'altra a chi invece pensa di chiamarsi fuori dai giochi, perche' non
vuole aver niente a che fare con i violenti: cosa sarebbe successo, se in
quell'occasione i pacifisti avessero disertato la manifestazione?
Concludo con due appelli, uno a quelli che hanno gia' deciso di essere a
Genova e l'altro a quelli che invece pensano di starsene a casa.
A chi sara' a Genova: non considerate chi non verra' come qualcuno che 'rema
contro'; considerate piuttosto che in quei giorni ci sara' molto da fare per
tutti, per chi sara' a Genova e per chi organizzera' iniziative, concerti,
volantinaggi, presidi, veglie di preghiera e quant'altro in tutto il resto
d'Italia e del mondo. Per quanto importante sia essere a Genova, sara'
altrettanto importante far vedere che i contestatori non sono solo quei
cento o duecento mila che sfileranno per la citta', ma che il popolo di
Seattle e' ben piu' numeroso e diffuso fin nell'ultimo paesino di campagna.
A chi ha paura di venire a Genova: don Abbondio diceva che uno il coraggio o
ce l'ha o non ce l'ha. Non e' vero. Il coraggio si puo' anche prendere in
prestito. Fatevelo prestare dagli indigeni dell'Equador che hanno
conquistato Quito senza colpo ferire, semplicemente scendendo tutti insieme
dalle montagne; fatevelo prestare dai contadini del Karnataka, in India,
che - nella loro lotta contro le multinazionali del bio-tech - si sono fatti
arrestare spontaneamente a decine di migliaia, finche' non sono bastati
neanche gli stadi a contenerli; fatevelo prestare dai congolesi che da anni
affrontano la violenza della guerra e dell'occupazione militare con la sola
forza della nonviolenza; fatevelo prestare da chi volete, perche' di gente
coraggiosa che ogni giorno rischia la propria vita per dare voce a chi non
ha voce e diritti ai miliardi di Lazzaro del Sud del mondo ce n'e' veramente
tanta. Pensate a loro e capirete che non avete il diritto di farvi fermare
dalla vostra paura.
3. MATERIALI. TRE ANTIPOESIE PIU' UNA, DI BENITO D'IPPOLITO
[Dal nostro buon amico riceviamo e volentieri pubblichiamo]
In un covo di Genova otto
potentati stragisti a giorni
si riuniranno in combutta tra loro,
e il resto del mondo tenuto a distanza.
E' bene che questa distanza vi sia.
Cosa abbiamo in comune noi con quegli otto?
*
Nessuno deleghi nessuno; nessuno
s'illuda di essere foglia, nessuno
si lasci ridurre a pezzo di ferro, nessuno
accetti di essere meno di un essere umano
che ha scienza del bene e del male.
*
Contrastare il militarismo,
anche dentro di noi.
contrastare l'autoritarismo,
anche dentro di noi.
La violenza del potere che opprime contrastarla
anche dentro di noi.
Come puoi contrastare il fascismo
se non lo contrasti anche dentro di te.
*
Non moltiplicare le carte, il gioco
e' gia' cosi' difficile.
Non moltiplicare le grida, le grida
che assordano.
Non moltiplicare le merci, le pseudopersone
che assediano e spengono la vita.
Non moltiplicare le piaghe, al male
si puo' si deve resistere.
Non moltiplicare altro
che il pane, che i pesci.
4. RIFLESSIONE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: TRA LA RASSEGNAZIONE E LA GUERRA C'E'
LA NONVIOLENZA
[DAl sito del Movimento Nonviolento, www.nonviolenti.org, riportiamo questo
importante documento del movimento fondato da AldoCapitini]
Movimento Nonviolento, Rete di Lilliput e "dichiarazione di guerra".
Tra la rassegnazione e la guerra c'e' la nonviolenza.
E' esattamente questo cio' che le tute bianche, o meglio i professionisti
dell'antiglobalizzazione da cui sono guidate, ignorano o fingono di
ignorare. E ignorando questo, ignorano tutti coloro che li avevano accolti,
forse ingenuamente, come compagni di strada nella lotta nonviolenta per
un'economia di giustizia.
Tra noi ed il potere hanno scelto la complicita' con il potere. Complicita'
con il potere subdolo che non aspettava altro di vedersi legittimato - con
una "dichiarazione di guerra" alla quale dover rispondere di fronte
all'opinione pubblica - nella necessita' di militarizzare le citta', alzare
i muri, usare gli sfollagente, i manganelli ecc. ecc. Complicita' con il
potere, ancora piu' subdolo, della dis-informazione manipolata alla quale
hanno dato in pasto quella "dichiarazione di guerra" al mondo che essa
voleva, avendone in cambio - il loro leader - il momento di gloria mediatica
su tutte le televisioni e i giornali nazionali.
Due anni di lavoro lillipuziano, con assemblee di mille persone, non hanno
certo, per i signori delle televisioni e e per i loro complici, lo stesso
valore di cinque minuti di parole in liberta', purche' siano proprio quelle
che essi vogliono sentire. Altro che paziente, faticosa e oscura tessitura
di reti...
E questo non e' che il primo passo. Il successivo sara' lo scontro fisico,
la battaglia campale. Se cinque minuti di dichiarazione di guerra hanno
oscurato tutto il resto, pensate cosa ne sara' del resto con cinque minuti
di guerriglia vera.
Tutto cio' e' e deve rimanere estraneo alla Rete di Lilliput - della quale
il Movimento Nonviolento e' parte - che nasce per costruire l'alternativa
dal basso alla violenza strutturale dell'economia. Le mobilitazioni in vista
del G8 sono solo uno strumento, e neanche il piu' importante, di una
strategia lillipuziana complessiva fondata sul proprio programma costruttivo
e sulla nonviolenza.
Altri hanno fatto dello scontro ripetuto e sistematico con la polizia la
propria ragion d'essere politica ed esistenziale e da cio', coerentemente,
scaturisce la loro "dichiarazione di guerra".
Ma il G8 passa e la Rete di Lilliput resta.
Cio' che conta e' accrescere, anche attraverso questa occasione,
l'attenzione da parte dei cittadini sulle nostre proposte, l'attrazione
rispetto alle nostre associazioni ed ai nostri nodi, la condivisione delle
nostre pratiche. Da cio' puo', lentamente, avanzare nel profondo
l'alternativa di societa' e di economia che cerchiamo di costruire.
Nonostante i G8 e nonostante le tute bianche.
Comitato di Coordinamento del Movimento Nonviolento
Bologna, 2 giugno 2001
5. UN APPELLO DELL'ASSOCIAZIONE AMICI DI ALDO CAPITINI
[Riceviamo e volentieri diffondiamo; invitiamo a visitare il sito
dell'Associazione Amici di Aldo Capitini:
www.citinv.it/associazioni/ANAAC/home.htm, ed anche: www.cosinrete.it]
La "Associazione Amici di Aldo Capitini" esprime la sua solidarieta' alle
associazioni, ai gruppi e alle persone di tutti i paesi che hanno
manifestato e manifesteranno con le tecniche della nonviolenza la loro
contrarieta' agli incontri dei grandi padroni della terra.
Questi Grandi 8, forti soltanto della loro ricchezza e della loro potenza,
si riuniscono per discutere e decidere sui problemi di tutta l'umanita', al
di fuori di ogni legittimazione democratica, di ogni controllo dal basso.
L'uguaglianza nel potere, il potere nonviolento e di tutti proposto da
Capitini, e' l'esatto contrario del governo dei pochi che si incontrano a
Genova.
Auspichiamo percio' che l'azione nonviolenta promossa dai contestatori dei
G8 non si limiti alla protesta occasionale, ma si estenda e si moltiplichi
all'interno di tutti i paesi per la creazione di un potere alternativo,
popolare, nonviolento, dal basso che unisca e mobiliti tutti i giorni e su
tutti i problemi il maggior numero di persone, possibilmente tutti.
6. MEMORIA. MARGARETE BUBER-NEUMANN RACCONTA MILENA JESENSKA'
[Il brano seguente abbiamo tratto dalla premessa del libro di Margarete
Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka, Adelphi, Milano 1986, 1999.
Margarete Buber-Neumann (1901-1989), moglie in prime nozze del figlio del
grande filosofo Martin Buber, poi del dirigente comunista tedesco - che
morirà vittima dello stalinismo - Heinz Neumann; partecipa vivacemente alle
vicende culturali e alla lotta politica in Germania, poi emigra col marito
in URSS. Nel 1937 viene internata in un campo di concentramento russo e nel
1940 consegnata alla Gestapo e deportata nel lager nazista di Ravensbrück.
Sopravvissuta, scriverà libri di memorie che lumeggiano potentemente
cruciali decenni di storia europea. Opere di Margarete Buber Neumann: Da
Potsdam a Mosca, il Saggiatore, Milano 1966; Als Gefangene bei Stalin und
Hitler, Seewald Verlag, Stuttgart; Milena. L'amica di Kafka, Adelphi, Milano
1999.
Milena Jesenska', intellettuale praghese, amata ed ammirata da Kafka;
impegnata contro il nazismo, quando la Cecoslovacchia fu invasa si adoperò
per salvare i perseguitati, pubblicò una rivista clandestina, incitò alla
resistenza; arrestata dalla Gestapo, deportata nel lager di Ravensbrück, vi
morì nel 1944. Opere di Milena Jesenská: Tutto è vita, Guanda, Parma 1986.
Opere su Milena Jesenská: Franz Kafka, Lettere a Milena, Mondadori, Milano;
Margarete Buber-Neumann, Milena, l'amica di Kafka, Adelphi, Milano 1999]
Milena Jesenska' non merita attenzione solo come donna amata da Franz Kafka;
era lei stessa una personalita' affascinante, una donna che durante la
giovinezza ignoro' le convenzioni borghesi e nel corso di una vita difficile
riusci' a evolvere, a prezzo di una dura lotta interiore, da un estremo
individualismo alla responsabilita' politica e sociale. Anche dopo che la
sua patria, la Boemia, fu soggiogata, Milena ebbe la forza e il coraggio,
che mai le vennero meno, di difendere la causa della liberta' di pensiero.
Quando Hitler occupo' la Cecoslovacchia, si adopero', a rischio della
propria vita, per la salvezza di coloro che piu' erano minacciati. Aiuto' a
fuggire all'estero ebrei e patrioti cechi. Pubblico' ujna rivista
clandestina e incito' alla resistenza contro gli oppressori. Di li' a non
molto fu arrestata dalla Gestapo e mori' nel 1944 nel campo di
concentramento di Ravensbrueck.
7. MAESTRI. NOTIZIA SU ALBERTO L'ABATE SCRITTA DA LUI MEDESIMO
[Ringraziamo di tutto cuore Alberto L'Abate, una delle figure piu'
prestigiose della nonviolenza, per aver aderito alla nostra richiesta di
metterci a disposizione questo suo "curriculum vitae". E ci perdoni il
titolo frankliniano]
* Notizie personali
- Nascita: Brindisi, 24 Gennaio 1931.
- Residenza : Firenze, via Antonio Mordini 3, Tel. 055/690838. E mail,
labate@unifi.it
- Stato civile: sposato e padre di 4 figli, due ragazze e due ragazzi.
* Studi
- Tutti gli studi, dalle elementari all'Universita', fatti a Firenze.
- 1956/57 Laurea in Scienze Politiche presso la Facolta' "Cesare Alfieri" di
Firenze; titolo della tesi, in sociologia, "Problemi del risanamento di un
quartiere di tuguri di Palermo"; tesina su "Gandhi e Mazzini". Avendo scelto
l'indirizzo libero ho potuto seguire anche esami di sociologia rurale,
presso la Facolta' di Agraria, e di Psicologia e Pedagogia, presso la
Facolta' di Magistero.
- 1960 Viaggio di studio di circa un mese, con il Prof. Borghi ed il Prof.
Carbonaro, della Facolta' di Magistero di Firenze per visitare e studiare il
Progetto di Sviluppo di Comunita' dell'OECE, in Sardegna (Oristano, Macomer,
ecc.).
- 1961/62 Elève titulaire de l'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi
(ho lavorato con Albert Meister, Henri Desroche, Michel Crozier e Alain
Touraine).
- 1970 Borsa di studio dell'OECE per un mese di viaggio per studiare i
problemi ed i metodi per la prevenzione delle malattie mentali in
Inghilterra (soggiorno e visita presso alcune delle strutture principali che
si occupavano di questi problemi: Tavistock clinic, Comunita' terapeutica di
Maxwell Jones, etc.).
- 1985, mesi di luglio, agosto e settembre, approfondimento della sociologia
e della politica della nonviolenza con G. Sharp, presso il "Program on
nonviolent sanctions in conflict and defence" del Centro di Affari
Internazionali dell'Universita' di Harvard (Cambridge, USA). Partecipazione
e relazioni al Congresso di "Sociologia Umanista" ad Atlanta (Georgia).
Incontri, in varie Universita' degli USA, con docenti che si occupano di
queste tematiche (Atlanta, Boulder, Los Angeles, Washington, Philadelphia,
New York, ecc.).
- 1989, mesi di agosto-settembre, ulteriore approfondimento con G. Sharp
sulle tematiche della nonviolenza. Partecipazione e relazione al Congresso
di "Sociologia Umanista".
- Membro dell'I.P.R.A. (International Peace Research Association) ho
partecipato, e presentato relazioni, a vari incontri internazionali
(Danimarca, Malta, Italia, Ungheria, India).
- 1995/6-1996/7 Ho ottenuto dalla mia facolta' due anni sabbatici per
studiare i problemi dei rapporti tra serbi ed albanesi nel Kossovo in
collaborazione con le Universita' di Belgrado e di Pristina. Partecipazione
a vari incontri di studio per la ricerca di soluzioni nonviolente del
conflitto (Vienna, Ulcin, Bruxelles, Bolzano, Lecce).
* Attivita' lavorative
- 1954-1956 Attivita' di volontariato presso il progetto di sviluppo di
comunita' diretto da Danilo Dolci, nella Sicilia Occidentale.
- 1962-1973 Direttore dell'Ufficio studi e ricerche dell'Amministrazione
Provinciale di Firenze (poi rinominato "Ufficio Studi e Ricerche Medico
Sociali").
- 1973-1981 Trasferimento dalla Provincia alla Regione Toscana come
responsabile dell'Ufficio Ricerche e Programmazione Socio-Sanitaria (in tale
veste ho partecipato, come esperto, ad attivita' dell'ONU e dell'OMS).
- 1962-1981 Attivita' di insegnamento a tempo parziale di sociologia e
metodi di ricerca presso le scuole di Servizio Sociale di Firenze e di
Siena, e presso le Facolta' di Magistero di Firenze e poi di Ferrara.
- 1982-1989 Insegnamento a pieno tempo, presso la Facolta' di Magistero di
Ferrara, di "Metodologia delle Scienze Sociali".
- 1981-1994 Ho fondato e diretto, presso la Casa per la Pace di San
Gimignano (Siena), la Scuola estiva di formazione alla nonviolenza, con
docenti provenienti da varie parti del mondo (India, Inghilterra, Svezia,
Belgio, Francia, Usa, Italia).
- 1990-2000 Docente di "Metodologia della Ricerca Sociale" e recentemente
anche di "Teoria e metodi della Pianificazione Sociale" presso la Facolta'
di Scienze della Formazione dell'Universita' di Firenze.
- 1998- 2000 Direttore del Corso di Perfezionamento post-laurea su "Scienze
Sociali e Relazioni Interculturali" di questa stessa Facolta'.
* Pubblicazioni
- Alberto L'Abate ha pubblicato moltissimi saggi sulla sociologia delle
malattie mentali, sulla programmazione socio-sanitaria, sulla nonviolenza e
sulla pace, in riviste o in libri italiani e stranieri.
- Tra i libri da lui pubblicati o curati si possono segnalare:
- La politica dei servizi tra razionalizzazione e rinnovamento, Marsilio
Editori, Venezia 1978;
- a cura di, Lineamenti di programmazione socio-sanitaria: aspetti
metodologici, CLUSF, Firenze 1978;
- a cura di, Addestramento alla nonviolenza: introduzione teorico-pratica ai
metodi, Satyagraha Editore, Torino 1985;
- a cura di, Ricerche per la pace: educazione ed alternative alla difesa
armata; Cappelli, Bologna 1989;
- Consenso, conflitto e mutamento sociale: introduzione ad una sociologia
della nonviolenza, Angeli, Milano 1990;
- a cura di, Kossovo. Conflitto e riconciliazione in un crocevia balcanico,
numero monografico della rivista "Religioni e Societa'", n. 29, sett.-dic.
1997;
- Prevenire la guerra nel Kossovo per evitare la destabilizzazione dei
Balcani, La Meridiana, Molfetta (Ba) 1997 (una seconda edizione, rivista,
con il titolo Kossovo: una guerra annunciata, e' stata pubblicata dalla
stessa casa editrice nel 1999);
- a cura di, Giovani e pace: ricerche e formazione per un futuro meno
violento, Pangea, Torino 2001.
8. APPELLI. CAMPAGNA DI TESSERAMENTO ALLA RETE ITALIANA DI BOICOTTAGGIO ALLA
NESTLE'
[Volentieri diffondiamo]
La RIBN-Rete Italiana Boicottaggio Nestle' (aderente ad Inbc - International
Nestle' Boycott Committee di Cambridge ed in coordinamento con Ibfan -
International Baby Food Action Network di Penang, una rete di oltre 140
organizzazioni che lavora in piu' di 70 paesi per il miglioramento della
salute e dell'alimentazione dei lattanti) da anni conduce un'azione di
verifica sul rispetto del Codice Internazionale di Condotta Oms/Unicef
1981 - commercializzazione e vendita dei derivati del latte materno.
Le molte violazioni, compiute da Nestle' e da altre grandi imprese del
settore, soprattutto nei paesi dell'emisfero Sud, provocano, ogni anno, la
morte di un milione e mezzo di neonati - dato Unicef.
La Segreteria Nazionale Ribn, con sede in Roma c/o Casale del Podere Rosa
(fax: 068270876, e-mail: ribn@yahoo.com), ha recentemente lanciato una
campagna nazionale di tesseramento, allo scopo di diffondere piu'
capillarmente i contenuti del boicottaggio, ottenere un maggior
coinvolgimento delle realta' locali e, non ultimo, ricavare fondi destinati
ad un'azione sempre piu' coinvolgente ed economicamente bisognosa di
risorse.
Ai soci, che avranno aderito come organizzazione nazionale, locale o in
qualita' di singoli cittadini (con quote differenti ma comunque molto
accessibili, rispettivamente 100, 50 e 10mila lire l'anno), Ribn inviera'
trimestralmente un foglio di aggiornamento sullo stato della campagna di
boicottaggio, con notizie sulle violazioni del codice di condotta, le
novita' nazionali ed internazionali - legislative e non - sull'allattamento
al seno, gli aggiornamenti sulla multinazionale elvetica e la cronaca di
tutte le azioni intraprese localmente dai singoli gruppi aderenti alla Ribn.
Ribn ha altresi' predisposto il nuovo dossier sulla Campagna, disponibile
presso la Segreteria Nazionale, dietro simbolico rimborso di lire 1000 a
copia; un nuovo modulo raccolta firme, che verranno consegnate annualmente
ai Ministri della Sanita' e della Solidarieta' Sociale; e, come sempre, un
gran numero di documenti su allattamento al seno e violazioni del Codice, in
versione cartacea e/o, laddove possibile, elettronica.
Per ulteriori informazioni, richiesta moduli adesione e/o firma o altra
documentazione disponibile, contattare l'indirizzo di posta elettronica:
ribn@yahoo.com
9. CONTATTI. INDIRIZZI E-MAIL DEL "TAVOLO DELLE CAMPAGNE" PROMOTORE DELLA
RETE DI LILLIPUT
[Riportiamo gli indirizzi di posta elettronica delle "Campagne" (ma anche
movimenti ed associazioni) che hanno promosso la nascita della Rete di
Lilliput. Li abbiamo estratti dal volume La Rete di Lilliput. Alleanze,
obiettivi, strategie, EMI, Bologna 2001]
Bilanci di Giustizia: bilanci@libero.it; Centro nuovo modello di sviluppo:
coord@cnms.it; Aifo: info@aifo.it; Ired Nord: irednord@flashnet.it; Mani
Tese: manitese@manitese.it; Associazione Botteghe del Mondo Italia:
assobdm@tin.it; CTM Altromercato: ctmbz@altromercato.it; Beati i costruttori
di pace: beati@libero.it; Chiama l'Africa: info@chiamafrica.it; Campagna per
la riforma della banca Mondiale: info@crbm.org; Campagna "Dire mai al MAI -
Stop Millennium Round": stop.millenniumround@infinito.it; Campagna
Sdebitarsi: sdebitarsi@unimondo.org; WWF: wwf@wwf.it; Rete Radie' Resch:
rrcasas@maba.it; Nigrizia: redazione@nigrizia.it; Cocorico':
cocorico@inrete.it; Pax Christi: paxchristi@tiscalinet.it
10. LETTURE. DUE LIBRI DI ARUNDHATI ROY
Arundhati Roy e' una giovane scrittrice indiana che ha raggiunto la
notorieta' internazionale con il suo romanzo d'esordio nel 1997 e che e'
fortemente impegnata nella difesa dell'ambiente, dei diritti umani, contro
il riarmo.
Due suoi libri disponibili in italiano ci sentiamo di consigliare ai nostri
interlocutori: il volume saggistico intitolato La fine delle illusioni
(Guanda, Parma 1999; ora in edizione economica Tea, Milano 2001) in cui ha
raccolto il suo ampio saggio del 1999 dal titolo "Per il bene comune" contro
le dighe che stanno provocando una catastrofe ecologica ed umana tremenda,
ed il suo articolo del 1998 contro il riarmo atomico di India e Pakistan; ed
il suo romanzo del 1997, Il dio delle piccole cose (Guanda, Parma 1997; poi
in edizione economica Superpocket, Milano 2000), che ci e' sembrato molto
bello, e reca una forte e struggente denuncia delle discriminazioni e
violenze sessuali e di casta (ma dir solo questo e' davvero impoverirne il
contenuto). Da leggere ambedue.
11. LETTURE. GIORGIO BOATTI RICOSTRUISCE LE STORIE DEI DODICI PROFESSORI
UNIVERSITARI CHE RIFIUTARONO IL GIURAMENTO AL FASCISMO
Raccomandiamo caldamente la lettura di questo appassionante e fin commovente
libro di Giorgio Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori
che si opposero a Mussolini, Einaudi, Torino 2001, 340 pp., 30.000 lire.
Il libro ricostruisce con precisione e finezza le figure e le vicende dei
dodici docenti universitari (su 1250) che nel 1931 rifiutarono di giurare
fedelta' al regime fascista: Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De
Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero
Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello
Venturi, Vito Volterra. Una grande vicenda di autentica obiezione di
coscienza in difesa della dignita' umana.
Di Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, segnaliamo particolarmente anche
il libro su Piazza Fontana. 12 dicembre 1969: il giorno dell'innocenza
perduta, Einaudi, Torino 1999.
12. LETTURE. IL PENSIERO LIBERATO DALLE DONNE: DUE LIBRI INTRODUTTIVI
Ci dovra' pur essere un motivo se richiesti di chi abbia dato il contributo
piu' grande al pensiero umano negli ultimi cento anni vengono in mente
innanzitutto nomi di donne: da Virginia Woolf a Simone Weil, da Hannah
Arendt a Vandana Shiva.
Due libri recenti ci aiutano a ragionare su questo apportando una base
documentaria essenziale.
Il primo e' la bella antologia a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero,
Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, con due ampi saggi
introduttivi dei curatori (storico quello di Restaino, teorico quello della
Cavarero), una buona bibliografia finale, ed un'antologia sufficientemente
orientativa che include la precorritrice Mary Wollstonecraft e di seguito
Virginia Woolf, Simone de Beauvoir, Betty Friedan, Kate Millet, Shulamith
Firestone, Anne Koedt, Susan Brownmiller, Juliet Mitchell, Nancy Chodorow,
Carol Gilligan, Luce Irigaray, Helene Cixous, Julia Kristeva, Carla Lonzi,
Luisa Muraro, Adriana Cavarero, Adrienne Rich, Donna Haraway, Rosi
Braidotti, Judith Butler, Christine Battersby. Ed e' evidente che a chiunque
legga questo elenco vengono in mente subito molte altre figure: da Rosa
Luxemburg a Franca Ongaro Basaglia, dalla Weil alla Arendt, da Germaine
Greer a Vandana Shiva, a Lidia Menapace, e fermiamoci qui che gia' ci urgono
in testa molti altri nomi, da Edith Stein a Ingeborg Bachmann, da Renate
Siebert ad Assia Djebar, per non dire delle esperienze teoriche della
teologia femminista (su cui si veda introduttivamente il capitolo specifico
di Giovanni Fornero nell'ultimo volume della monumentale storia della
filosofia fondata da Abbagnano)...
Franco Restaino e' docente universitario di filosofia teoretica, ha tra l'
altro collaborato alla Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano.
Tra le sue molte pubblicazioni si vedano almeno i volumi su John Stuart Mill
e la cultura filosofica britannica (1968); Scetticismo e senso comune. La
filosofia scozzese da Hume a Reid (1974); David Hume (1986); Filosofia e
postfilosofia in America (1990).
Adriana Cavarero e' una delle piu' influenti pensatrici italiane, docente
all'Università di Verona; tra le sue opere: Nonostante Platone, Editori
Riuniti, Roma 1990; Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Tu che mi
guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997.
L'altro libro e' di Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni,
Mantova 2001 (questa benemerita casa editrice ha anche pubblicato due
volumetti di Laura Boella di cui dovremo tornare a parlare); ed e' una vera
e propria rilettura della tradizione filosofica occidentale dal punto di
vista del pensiero della differenza sessuale (l'autrice fa parte della
comunita' filosofica femminile di "Diotima"). Si tratta di un lavoro
decisamente notevole (ad esso accosteremmo il libro, con diversa
impostazione sia di ricerca, che di scrittura che editoriale, ma con
notevoli tratti per cosi' dire di complementarita', di Chiara Zamboni, La
filosofia donna, Demetra, Colognola ai Colli 1997).
Wanda Tommasi e' docente di storia della filosofia contemporanea
all'Università di Verona, fa parte della comunità filosofica di "Diotima".
Tra le precedenti opere di Wanda Tommasi: La natura e la macchina. Hegel
sull'economia e le scienze, Liguori, Napoli 1979; Maurice Blanchot: la
parola errante, Bertani, Verona 1984; Simone Weil: segni, idoli e simboli,
Franco Angeli, Milano 1993; Simone Weil. Esperienza religiosa, esperienza
femminile, Liguori, Napoli 1997.
13. LIBRI. UNA UTILE MONOGRAFIA SU FRANCO BASAGLIA
Segnaliamo e raccomandiamo caldamente ai nostri interlocutori la monografia
di Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori,
Milano 2001, 336 pp., 26.000 lire spese bene. E' un libro notevole di cui si
sentiva la necessita', e torneremo a parlarne piu' ampiamente al piu'
presto.
Gli autori del libro sono uno psichiatra (Mario Colucci) e un filosofo
(Pierangelo Di Vittorio) che condividono pratiche, riflessioni ed esperienze
sia nel campo della salute mentale che della ricerca teoretica.
Franco Basaglia, nato a Venezia nel 1924 e deceduto nel 1980, è la figura di
maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea. Ha promosso la
restituzione di diritti e il riconoscimento di dignità umana ai sofferenti
psichiatrici precedentemente condannati alla segregazione e a trattamenti
disumani e disumanizzanti. Opere di Franco Basaglia: vi è una pregevole
edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i
principali volumi da lui curati (e scritti spesso in collaborazione con la
moglie Franca Ongaro Basaglia, e con altri collaboratori) sono fondamentali
Che cos'è la psichiatria, L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia),
Morire di classe, Crimini di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da
Einaudi. Insieme a Paolo Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento,
editori vari, Firenze 1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria
democratica). Una raccolta di sue Conferenze brasiliane è stata pubblicata
dal Centro di documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione
ampliata è stata edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000.
14. RIVISTE. E' USCITO IL NUMERO 7 DI "GAIA"
[Riceviamo e volentieri diffondiamo questo comunicato dell'Ecoistituto del
Veneto (info@ecoistituto.veneto.it) che da' notizia della pubblicazione del
n. 7 della bella rivista "Gaia. Ecologia, nonviolenza, tecnologie
appropriate"]
E' arrivata l'estate e la copertina di "Gaia" si colora di rosso-arancio,
come il sole che ci riscalda. Questo numero e' un po' speciale con l'inserto
didattico A scuola dalla Natura, che puo' essere utilizzato (anche
fotocopiato e ingrandito) non solo dagli insegnanti, ma anche - per singoli
pannelli - in svariate situazioni, dai negozi del biologico ai giornali
locali.
I temi di questo numero sono la globalizzazione, le grandi opere, la chimica
di morte contro cui si svolge il processo di Marghera, l'elettrosmog e la
straordinaria esperienza di democrazia di Porto Alegre.
Solo per questo numero abbiamo dovuto tralasciare alcuni settori, come
mobilita' e tecnologie appropriate, che pero' sono ben presenti nell'inserto
didattico.
Non mancano invece i rifiuti, con due contributi utilissimi su prevenzione e
incenerimento.
Le voci di Mario Rigoni Stern e Laura Conti aprono e chiudono questo numero.
Potete richiedere una copia di "Gaia" telefonando da lunedi a venerdi allo
041935666 oppure inviando una e-mail a info@ecoistituto.veneto.it con la
richiesta: speditemi una copia omaggio di "Gaia" (ed aggiungendo il proprio
indirizzo postale.
"Gaia" 7, estate 2001. Sommario: globalizzazione e nonviolenza; Rigoni
Stern: no allo spreco; Rifkin: Nord mangia Sud; diluvio di grandi opere; un
ponte da 10.000 miliardi; Conti falsi sugli inceneritori; meno rifiuti:
pannoloni riusabili; musica con materiali di scarto; processo alla chimica
di morte; cari scienziati: precauzione; danni da telefonini; l'estate di
cani e volpi; uranio impoverito; Porto Alegre: partecipazione; Laura Conti,
chi?
15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 168 del 16 luglio 2001