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Film proibiti



Il padre, pittore e torero di origine irlandese. La madre messicana. Lui 
dopo il seminario, fa l'autista e il pugile, poi sfonda come attore. Bravo 
e simpatico, di recente impegnato anche in attività umanitarie di qualche 
rilievo. Anthony Quinn era nato nel 1915 ed è morto ieri notte. Perché lo 
ricordo? Per scrivere qualcosa che probabilmente nessun giornalista 
italiano vi dirà. Uno dei suoi film più significativi (non un capolavoro ma 
campione di incassi in mezzo mondo) non si può vedere in Italia. Se provate 
a proiettarlo arriva la Digos, cioè la "polizia politica". Il pretesto è 
che il film è senza visto (perché non lo ha? nessuno lo sa). La vera 
ragione è che "Il leone del deserto" (Omar Mukhtar, Lion of the desert) 
racconta i misfatti compiuti dal generale Graziani in Libia. Quello che 
mostra il regista Mustafa Akkhad (siriano d'origine di casa a Hollywood) 
con grandi attori (Oliver Reed, Rod Steiger, John Gielgud, Irene Papas, Raf 
Vallone, Gastone Moschin), con effetti spettacolari, con pathos è sì un 
filmone d'avventura alla Lawrence d'Arabia ma anche rigorosamente 
documentato, vero. Anzi, come spiegò Del Boca (massimo storico italiano del 
colonialismo), in quel film  "i soldati del Duce e del re" sono meno 
crudeli di quel che effettivamente furono; addirittura il regista mostra 
due casi in cui essi si ribellano agli ordini, cosa che non accadde in 
Libia (si verificò invece in Etiopia, alcuni anni dopo).
Ciò dovevo a Quinn, alla memoria e alla verità. Per tutti noi, un invito: 
troviamo il film, proiettiamolo e discutiamone alla faccia della Digos e di 
chi la comanda.
Daniele Barbieri (redattore di "Carta")