[News] Ecco come l'Iran ha forato lo scudo antimissile israeliano



Ve lo sarete chiesto: come mai la difesa antimissile israeliana ha fallito? Qui alcune risposte tecniche con relative spiegazioni. 


Come l'Iran ha forato lo scudo antimissile israeliano

Nei recenti lanci contro Israele, l’Iran è riuscito a superare i sistemi di difesa antimissile israeliani grazie a una combinazione di tecnologie sofisticate e di una strategia ben pianificata. Vediamo come.


1. Missili balistici e ipersonici di nuova generazione

L’Iran ha usato missili balistici come Haj Qassem e Fattah-1, che rappresentano un netto salto tecnologico.

  • Sono missili balistici: armi che seguono una traiettoria curva (simile a quella di una parabola), usati per colpire obiettivi lontani.

  • Sono ipersonici: viaggiano a velocità superiori a Mach 5 (cinque volte la velocità del suono). Il Fattah-1, ad esempio, supera Mach 13, rendendolo estremamente difficile da intercettare.

  • Hanno testate manovrabili: queste testate possono cambiare direzione durante il volo, sfuggendo ai radar e ai missili difensivi.

  • Sfruttano sistemi di navigazione avanzati: combinano INS (Inertial Navigation System) e GNSS (Global Navigation Satellite System) per una precisione elevata, con un margine di errore stimato tra i 10 e i 25 metri.

Novità: è la prima volta che l’Iran dimostra di poter utilizzare operativamente missili con caratteristiche ipersoniche manovrabili in un attacco reale.


2. Limiti strutturali delle difese israeliane

Israele possiede un sistema di difesa a più livelli, ma ognuno ha i suoi limiti.

  • Iron Dome: eccellente contro razzi a corto raggio e artiglieria, ma non è adatto contro missili balistici ad alta quota o ipersonici.

  • David’s Sling, Arrow 2 e Arrow 3: progettati per missili più sofisticati, hanno mostrato però difficoltà nel gestire attacchi multipli e simultanei.

Novità: l’attacco ha mostrato che nemmeno i sistemi avanzati come Arrow 3 riescono a garantire una protezione totale contro minacce multiple e ipersoniche.


3. Attacco a saturazione: troppe minacce da gestire

L’Iran ha lanciato centinaia di missili e droni simultaneamente, creando un effetto chiamato “saturazione”: quando i sistemi difensivi sono sovraccarichi e devono decidere quali bersagli intercettare e quali lasciar passare.

  • Alcuni missili sono stati deliberatamente ignorati perché non considerati minacce gravi o diretti verso aree disabitate.

  • Tuttavia, circa il 10% degli attacchi ha raggiunto obiettivi sensibili, causando danni e vittime.

Novità: è emersa una nuova vulnerabilità strategica, ovvero l’impossibilità di Israele di proteggere tutto il territorio da attacchi multipli ben coordinati.


4. Superamento della guerra elettronica

Un altro punto a favore dell’Iran è la capacità dei suoi missili di eludere le contromisure elettroniche.

  • Le testate manovrabili e i sistemi di guida avanzati riescono a contrastare i tentativi di disturbo elettronico (jamming).

  • Riescono a superare sistemi come THAAD e Patriot, normalmente considerati tra i migliori al mondo.

Novità: l’Iran ha dimostrato una sofisticazione tecnologica insospettata, riuscendo a forzare sistemi difensivi supportati anche dagli USA.


Conclusione

L’attacco ha rivelato che lo scudo antimissile israeliano non è impenetrabile, soprattutto quando viene colpito da:

  • armi ipersoniche e di nuova generazione;

  • un attacco coordinato e di massa;

  • tecnologie in grado di aggirare le contromisure elettroniche.

Questo episodio segna una svolta storica nella guerra missilistica mediorientale e costringerà Israele e i suoi alleati a rivedere le strategie e le tecnologie di difesa.


Per altre informazioni: www.peacelink.it/disarmo