4 novembre, giorno di lutto



Ho preparato questa unita' didattica multimediale sul 4 novembre
http://www.peacelink.it/storia/a/34986.html
Fra poco la utilizzero' a scuola con la mia quinta.

E incollo qui sotto anche una riflessione di Annamaria Rivera che mi ha inviato Daniele Barbieri.

--- SE PROPRIO SI VUOL CELEBRARE ---

Se proprio si vuole celebrare, e' giorno di lutto il quattro novembre. 
Se proprio qualcosa si vuol ricordare, si tenda bene le orecchie a 
cogliere l'eco del grido tremendo del milite, ignoto tuttora, sepolto 
nel fango delle trincee fra i monti del Carso. Se proprio si vuol 
rammemorare, giusto quel giorno, si evochino nomi come Adamello, Isonzo, Gorizia, Caporetto... Poi si faccia uno sforzo d'immaginazione: si provi 
a intravedere la turba immensa dei soldati ancora ragazzi - affamati, 
assetati, malati di trincea - mandati al massacro e decimati dai plotoni 
di esecuzione.

Se proprio quel giorno si vuol meditare, si pensi dunque alla Grande 
guerra: grande per questo, perche' dieci milioni di giovani furono 
mandati a morire, un'intera generazione fu cancellata per sempre.

Se proprio si vuol citare l'esercito italiano, si pensi anche alle feroci imprese coloniali, alle deportazioni, ai campi di concentramento, 
agli stermini di massa, compiuti con l'uso di fosgene, iprite, arsina: 
un primato assoluto del nostro paese. E non si ometta la "naturale 
alleanza" (Giorgio Rochat) fra i generali e il fascismo, la carneficina della seconda guerra mondiale, i quasi centomila soldati italiani mandati a morire sul fronte russo.

Se proprio non si puo' fare a meno di menzionare le forze armate, si citi anche la Folgore e con essa Restore Hope, Somalia, 1993: cioe' le 
sevizie inflitte dai militari italiani ai civili somali, la donna stuprata con un razzo illuminante, il prigioniero torturato con elettrodi applicati ai genitali...

E per parlare di fatti recenti, si pensi agli interventi e alle 
invasioni militari in altri Stati, che si chiamino pudicamente "missioni" o, con un orrendo ossimoro d'origine hitleriana, "guerre umanitarie": in Kosovo, in Afghanistan, in Iraq, in Libia... Guerre 
fallimentari che esasperano e cronicizzano i conflitti; guerre cruentissime che uccidono moltitudini di civili e non risparmiano gli
stessi militari.

Questa violenza feroce, che le fiere non conoscono, non puo' celebrarsi 
con una festa, nazionale perfino. L'anniversario della vana carneficina 
della prima guerra mondiale sia spunto per riflettere e ribadire il 
ripudio del militarismo e della guerra, comunque si chiami, e per 
ricordarne sobriamente le vittime: compresi i non umani, partecipi 
involontari degli orrori della nostra storia, anch'essi sacrificati nel 
mattatoio smisurato e indifferenziato che si chiama guerra.

Annamaria Rivera
www.peacelink.it