Movimento per la pace: un movimento che non c’è… ancora!



LIBIA, LA NATO HA COMBATTUTO, I PACIFISTI ERANO AL MARE.
COME MAI IL MOVIMENTO PACIFISTA E' STATO ASSENTE IN QUESTA GUERRA?

Su tale spinosissima domanda vorremmo sollecitare la vostra attenzione con
questo INTERVENTO DI NANNI SALIO.

Alessandro Marescotti
www.peacelink.it


--- Movimento per la pace: un movimento che non c’è… ancora! ---


La questione è vecchia, ma si ripropone sempre quando ci troviamo di
fronte a una guerra: dov’è il movimento per la pace?

Non ritornerei su questo tema, se non fosse per rispondere alle giuste e
sofferte sollecitazioni di Marinella Correggia, che ha tentato invano di
richiamare l’attenzione su quanto è avvenuto e continua ad avvenire in
Libia.

Ecco alcuni spunti di riflessione che ritengo essenziali.

Primo: non esiste un movimento organizzato al quale fare riferimento
direttamente, neppure un reale coordinamento, ma solo un insieme variegato
di associazioni, gruppi, piccoli movimenti, che operano settorialmente e
separatamente.

Secondo: le grandi oceaniche manifestazioni sono il risultato di
iniziative alle quali partecipano anche altri soggetti, oltre ai movimenti
di base: le Chiese, i partiti. Storicamente, in queste occasioni si è
riusciti sia a ottenere qualche parziale risultato, sia a essere presenti
su scala globale (lotta contro i test nucleari in atmosfera negli anni
1950-1960; contro la guerra del Vietnam; contro gli euromissili). Ma
sovente queste manifestazioni si limitano a essere dei grandi happening,
come è avvenuto il 15 febbraio 2003, in quella che è stata definita, con
troppa enfasi, la giornata della “nascita della seconda superpotenza
mondiale”.

Terzo: le risorse a disposizione dei movimenti di base sono scarsissime,
quasi nulle e non c’è un piano per modificare questo stato di cose.

Quarto: i movimenti di base non hanno un loro programma politico preciso,
ma solo un insieme di proposte e di slogan generici. In altre parole, “non
fanno politica”. In questo momento non hanno nessun referente politico in
Parlamento.

Quinto: per quanto riguarda l’Italia, né la Chiesa cattolica, né tanto
meno i partiti di sinistra hanno mai assunto con rigore e coerenza il tema
della pace e specificamente della cultura e dell’azione nonviolenta.
Contribuiscono quasi solo a un pacifismo basato su dichiarazioni
generiche, vaghe e impotenti.

Di fronte a questa situazione, descritta per sommi capi, non stupisce
quanto è successo nel caso della Libia.

Tra i partiti e le forze di sinistra c’è stato un coro quasi unanime,
dalla Rossanda sul Manifesto al Presidente della Repubblica, di adesione
alla falsa interpretazione dell’ “intervento umanitario”. Era talmente
evidente la montatura, che ci si chiede se sia prevalsa la stupidità,
l’ignoranza, la disinformazione o semplicemente la distrazione.

Le poche azioni di protesta sono passate sotto silenzio e non hanno avuto
rilievo, né incisività. Non bastano i digiuni a staffetta, condotti quasi
in incognito, né gli appelli che si limitino a richieste generiche.

La protesta dev’essere organizzata e condurre, gradualmente, anche alla
disobbedienza civile, di cui si vedono ben pochi esempi negli ultimi
tempi.

D’altro canto, si potrebbe aggiungere che di fronte a tragedie di portata
ben maggiore, continuiamo a muoverci tra l’indifferenza e l’inefficacia:
siccità e fame devastante nel Corno d’Africa come caso specifico del più
ampio problema della morte per fame che ha un’incidenza in termini di
mortalità annua circa 100 volte superiore a quella di tutte le guerre;
crisi sistemica globale (economica, sociale, ambientale, alimentare),
migrazioni e violenze quotidiane su donne e bambini.

Certo, il caso della Libia è relativamente più circoscritto e se esistesse
un autentico movimento per la pace si sarebbe forse riusciti a contrastare
la deriva verso la guerra che, come ormai è ampiamente documentato, è
stata preparata anni prima.

Tuttavia, non dimentichiamo che lo scenario globale è di natura tale da
richiedere un impegno ben diverso rispetto a quanto fatto finora da parte
di tutti quei gruppi di base che intendano realmente costruire
un’alternativa.

Non possiamo rimanere a livello di dilettanti che operano nel tempo
libero, contro un complesso
militare-industriale-scientifico-corporativo-mediatico di centinaia di
migliaia (milioni) di professionisti a tempo pieno. Le guerre si fanno
anche ad agosto, quando la maggior parte di noi pensa solo alle agognate
vacanze.

I risultati positivi dei due referendum sull’acqua e sul nucleare sono
ottimi esempi della capacità di lavorare insieme da parte di centinaia e
migliaia di piccoli gruppi su proposte concrete e obiettivi raggiungibili.

Anche la pace è un “bene comune” che dev’essere costruito e difeso.

Un futuro movimento per la pace, autentico ed efficace, non ha che
l’imbarazzo della scelta: dalla drastica riduzione delle spese militari al
potenziamento del servizio civile; dai Corpi Civili di Pace
all’attivazione della legge sul servizio civile per quanto riguarda
esperienze di difesa popolare nonviolenta; dall’educazione alla pace alla
mediazione e trasformazione nonviolenta dei conflitti; dalla critica del
sistema capitalista alla transizione verso società e modelli di economia
nonviolenta; dall’attuale sistema agroalimentare che affama e uccide
milioni di esseri viventi indifesi a un’alimentazione vegetariana e vegana
basata sull’agroecologia; da una cultura mediatica e accademica che esalta
la guerra e la violenza a una cultura di pace e nonviolenza seguendo le
orme e gli insegnamenti dei grandi maestri: da Gandhi a Capitini, da
Pontara a Galtung.

Cara Marinella, il lavoro è molto e gli attivisti pochi, ma non perdiamoci
d’animo: uniamo le forze, continuiamo a lottare, a progettare e costruire
esperienze di vita ispirate alla nonviolenza.

E’ probabile che l’umanità intera si trovi di fronte a un punto di svolta:
o riusciremo a costruire una società globale capace di organizzarsi
secondo i principi della nonviolenza, in modo tale imprimere un salto
evolutivo agli odierni imperfetti esseri umani, oppure corriamo il rischio
di un collasso planetario.

Guardiamo al futuro con la lungimiranza e la fiducia dei “giusti”, dei
bodhisattva, pur nella consapevolezza dei nostri limiti personali e
collettivi, coltivando la compassionevolezza e la compresenza verso tutti
gli esseri viventi.


Nanni Salio
http://serenoregis.org/2011/09/movimento-per-la-pace-un-movimento-che-non-ce-ancora-nanni-salio/