Oscar Pistorius, sono d'accordo, e in disaccordo col mio accordo
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- From: "Gennaro Carotenuto" <gc at gennarocarotenuto.it>
- Date: Mon, 14 Jan 2008 17:19:27 +0100
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Oscar Pistorius, sono d’accordo, e
in disaccordo col mio accordo E’ ragionevole la decisione che esclude Oscar Pistorius dai prossimi Giochi
Olimpici di Pechino 2008. Ragionando a mente fredda è inevitabile. Ho visto lo
splendido atleta sudafricano gareggiare a Roma ed è evidente che appartenga ad
un’altra categoria, che voli su strumenti che non sono gambe. Vorrei poter dire che siano ali quegli strani trampoli che lo fanno volare
sulla pista, ma non lo sono. Non sono ali. Ci sono le regole. Lo sport è una
disciplina misurabile, dove tutto deve essere quantificabile, e soprattutto
comparabile, le tue scarpe con le mie, le tue gambe con le mie, il mio sangue
col tuo… Già, il sangue… chissà se il sangue di Oscar è più o meno
normale del sangue di chi vincerà i 400 metri alle Olimpiadi a Pechino… Eppure a mente fredda nella vita non si fa nulla di bello. Anzi, con la
mente fredda la vita fa schifo e sarebbe bello poter dire a Oscar di sì, che
può volare su quei trampoli insieme a dei ragazzi normali, se normali vuol dire
qualcosa, sulla pista di Pechino. Normali… Chi diavolo è questo Oscar Pistorius e perché pretende di
voler stare in mezzo ai normali? Con quale impudenza lui, un povero
“infelice” (come si diceva una volta e si pensa ancora oggi)
reclama il diritto ad essere felice di correre più forte di tutti, di volare
citius, altius, fortius, insieme ai normali? Perché non si contenta di quelle belle gare in carrozzella, all’inizio
del programma e con lo stadio che tarda a riempirsi e che servono per far
sentire i normali, come a Natale, un po’ più buoni? I normali… spaventati da un ragazzo senza gambe fino a considerarlo
uno avvantaggiato, uno che ci marcia… e tenerlo lontano, escluderlo,
squalificarlo, come se le sue protesi fossero una forma di doping. Ma è la
normalità la gabbia, una rete nella quale inciampano non i trampoli di Oscar ma
le vite di tutti. I normali italiani che temono gli anormali immigrati. Dicono che rubino il
lavoro, delinquano, puzzino, portino via le donne. I normali uomini che sul
lavoro non vogliono essere diretti dalle anormali donne, e giù barzellette e
mobbing al contrario. Le famiglie normali che non vogliono che esistano
anormali forme di unione, non sia mai che ci sottraggano 5 Euro di assegni
familiari. I normali eterosessuali sdegnati che gli anormali omosessuali
vivano, amino, esistano. I normali atleti che tirano un sospiro di sollievo di
fronte all’esclusione di Oscar l’anormale: non sia mai che ci levi
un posto sul podio, in finale, uno sponsor. La vita passa cercando di essere normali. Una normalità che, nella società
di massa, è un’aspirazione e una condanna allo stesso tempo. Ogni comune
normale bramerebbe essere un modello di bellezza, ricchissimo, un eroe dello
sport o un divo del cinema. E’ normale. Invece viene ricacciato indietro
in una normalità dove si sente continuamente assediato da negri,
poveri, devianti, infelici. E il normale, come Dorian Gray, intuisce
ma non accetta che quei negri, poveri, devianti, infelici,
siano altri lui nei quali si rispecchia il suo terrore di non essere abbastanza
bianco, bello, solvente, presentabile, sano, giovane. E sa che prima o poi anche lui, per un motivo o per l’altro, sarà
trattato da anormale dai normali. Ma per oggi non si fanno sconti, né a Oscar
Pistorius, né a nessuno. Sul sito
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