Oscar Pistorius, sono d'accordo, e in disaccordo col mio accordo



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Oscar Pistorius, sono d’accordo, e in disaccordo col mio accordo

E’ ragionevole la decisione che esclude Oscar Pistorius dai prossimi Giochi Olimpici di Pechino 2008. Ragionando a mente fredda è inevitabile. Ho visto lo splendido atleta sudafricano gareggiare a Roma ed è evidente che appartenga ad un’altra categoria, che voli su strumenti che non sono gambe.

di Gennaro Carotenuto

Vorrei poter dire che siano ali quegli strani trampoli che lo fanno volare sulla pista, ma non lo sono. Non sono ali. Ci sono le regole. Lo sport è una disciplina misurabile, dove tutto deve essere quantificabile, e soprattutto comparabile, le tue scarpe con le mie, le tue gambe con le mie, il mio sangue col tuo… Già, il sangue… chissà se il sangue di Oscar è più o meno normale del sangue di chi vincerà i 400 metri alle Olimpiadi a Pechino…

Eppure a mente fredda nella vita non si fa nulla di bello. Anzi, con la mente fredda la vita fa schifo e sarebbe bello poter dire a Oscar di sì, che può volare su quei trampoli insieme a dei ragazzi normali, se normali vuol dire qualcosa, sulla pista di Pechino.

Normali… Chi diavolo è questo Oscar Pistorius e perché pretende di voler stare in mezzo ai normali? Con quale impudenza lui, un povero “infelice” (come si diceva una volta e si pensa ancora oggi) reclama il diritto ad essere felice di correre più forte di tutti, di volare citius, altius, fortius, insieme ai normali?

Perché non si contenta di quelle belle gare in carrozzella, all’inizio del programma e con lo stadio che tarda a riempirsi e che servono per far sentire i normali, come a Natale, un po’ più buoni?

I normali… spaventati da un ragazzo senza gambe fino a considerarlo uno avvantaggiato, uno che ci marcia… e tenerlo lontano, escluderlo, squalificarlo, come se le sue protesi fossero una forma di doping. Ma è la normalità la gabbia, una rete nella quale inciampano non i trampoli di Oscar ma le vite di tutti.

I normali italiani che temono gli anormali immigrati. Dicono che rubino il lavoro, delinquano, puzzino, portino via le donne. I normali uomini che sul lavoro non vogliono essere diretti dalle anormali donne, e giù barzellette e mobbing al contrario. Le famiglie normali che non vogliono che esistano anormali forme di unione, non sia mai che ci sottraggano 5 Euro di assegni familiari. I normali eterosessuali sdegnati che gli anormali omosessuali vivano, amino, esistano. I normali atleti che tirano un sospiro di sollievo di fronte all’esclusione di Oscar l’anormale: non sia mai che ci levi un posto sul podio, in finale, uno sponsor.

La vita passa cercando di essere normali. Una normalità che, nella società di massa, è un’aspirazione e una condanna allo stesso tempo. Ogni comune normale bramerebbe essere un modello di bellezza, ricchissimo, un eroe dello sport o un divo del cinema. E’ normale. Invece viene ricacciato indietro in una normalità dove si sente continuamente assediato da negri, poveri, devianti, infelici. E il normale, come Dorian Gray, intuisce ma non accetta che quei negri, poveri, devianti, infelici, siano altri lui nei quali si rispecchia il suo terrore di non essere abbastanza bianco, bello, solvente, presentabile, sano, giovane.

E sa che prima o poi anche lui, per un motivo o per l’altro, sarà trattato da anormale dai normali. Ma per oggi non si fanno sconti, né a Oscar Pistorius, né a nessuno.

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