Bolettino Del Mondo Kurdo n.6



Del Mondo Kurdo    Anno 8 - numero 1    a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia    www.kurdistan.it (italiano),  www.kurdish-info.net  (multilingue)         INDICE          a.. IL DTP PRESENTERÀ LA SUA DIFESA ENTRO IL 10 FEBBRAIO.    b.. "UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA"- CONGRESSO A FEBBRAIO.    c.. UN ULTERIORE APPOGGIO USA NEL KURDISTAN DEL SUD.    d.. RISCHIA ERGASTOLO UNO DEGLI 8 SOLDATI RAPITI DA PKK    e.. CORO DEI BAMBINI CURDI SOTTOPOSTO AD UN INTERROGATORIO DAL  PUBBLICO MINISTERO.    f.. UNA DONNA 70ENNE, DELL'INIZIATIVA MADRI DELLA PACE, STA  ASPETTANDO DI ESSERE PROCESSATA DA TRE MESI.    g.. PJAK CONDANNA INGIUSTA ESECUZIONE DI HASSAN HIKMAT DEMIR    h.. COMUNICATO STAMPA: BOMBARDAMENTI DELLA TURCHIA    i.. TURCHIA, BOMBA A DIYARBAKIR. È STRAGE    j.. BASTA, LA SALUTE DI OCALAN È LA NOSTRA SALUTE.    k.. LA SOLIDARIETÀ NON SI FERMA!                  IL DTP PRESENTERÀ LA SUA DIFESA ENTRO IL 10 FEBBRAIO.          ANKARA (DIHA 09.01.08 ) - Entro il
 10 febbraio il DTP (Partito della  Società Democratica)  deve presentare alla Corte Costituzionale la sua  difesa nel processo aperto dal Capo della Procura della Repubblica per  " essere diventato un centro d'azione per la divisione e contro  l'unità dello Stato e del popolo" con il quale se ne è chiesta la  chiusura definitiva. (kk/gm)                    UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA"- CONGRESSO A FEBBRAIO.          OP, 02.01.08 - Il 9 e il 10 febbraio avrà luogo ad Ankara un congresso  dal tema "Una Repubblica democratica". La manifestazione è organizzata  da: DTP, Consiglio per la pace in Turchia, organizzazioni della  società civile e singole persone. Il Congresso vuole essere una  prosecuzione del congresso "Società democratica" che tenutosi lo  scorso ottobre ad Amed, a sua volta preceduto dalla conferenza "La  Turchia cerca la pace".                    UN ULTERIORE APPOGGIO USA NEL KURDISTAN DEL SUD.          ANF, 02.01.2008- ­- E' sempre più chiaro il motivo del
 sostegno USA al  bombardamento dell'aviazione turca sui monti Kandil: nel Kurdistan  meridionale con un accordo tra il governo regionale curdo e la Turchia  è stata istituita una base militare strategica, proprio al confine con  l'Iran. Lì si trovano esperti militari USA ed israeliani che mirano  appunto all'Iran. Un'altra base militarmente strategica deve essere  creata a Hakkari-Yuksekova.    L'agenzia di stampa ANF ha pubblicato alcune foto dell'area,  strettamente sorvegliata. La costruzione di quella base militare,  attrezzata con modernissime tecnologie radar e satellitari, trova  l'appoggio pieno della Turchia. Gli USA trasportano le attrezzature  necessarie via Turchia a Diyana nel Kurdistan del Sud. Della creazione  di questa base militare, l'ANF è stata informata da un esperto  militare che, per molto tempo, ha lavorato per il caduto regime  iracheno, per il governo del Kurdistan meridionale e per le truppe  USA. La base militare sarà costruita sul monte Korek,
 che si trova nei  pressi della città di Diyana. La zona circostante è stata dichiarata  zona militare, alla quale hanno accesso unicamente esperti militari  USA ed israeliani, e unità speciali. La sicurezza della zona è  garantita da un'unità di 500 peschmerga, addestrati dagli USA.  Esattamente in questa zona, prima dell'intervento USA in Irak,  stazionavano unità dei servizi segreti turchi (MIT) allo scopo di  intercettare le comunicazioni della guerriglia nei territori  circostanti.                Giornali israeliani e americani, tra cui il Wall Street  Journal del 11.09.2007, hanno già scritto di questa base militare, che  si trova a 3-4 km di distanza dal confine iraniano. Esperti della  regione curda sostengono che gli USA e l'Israele, dovesse avere  successo il lavoro informativo e dei servizi segreti contro il PKK,  procederanno da quella direzione contro l'Iran. Questo lavoro  informativo e dei servizi segreti contro il PKK ha come obiettivo  successi a medio e
 lungo termine. Il primo passo in questa direzione è  stato fatto, in seguito ad un incontro avvenuto nell'hotel Khanzad tra  Hewler e Selahaddin. E' stato deciso in questo incontro che, come  contropartita per garantirsi le informazioni dei servizi segreti sulla  regione di Kandil, la Turchia rinunci a dichiarazioni e minacce contro  il governo curdo e contribuisca alla creazione di basi militari che  puntano alla Siria e all'Iran.                    RISCHIA ERGASTOLO UNO DEGLI 8 SOLDATI RAPITI DA PKK          (ANSA) - ANKARA, 5 GEN - Gli otto soldati turchi che nell' autunno  dello scorso anno furono prima rapiti e poi liberati dal Pkk (Partito  dei lavoratori del Kurdistan) saranno processati dalla giustizia  militare turca per vari reati e uno di essi rischia la prigione a  vita. Lo rendono noto oggi i giornali turchi, riferendo la decisione  in proposito del procuratore militare della citta' orientale di Van.  Particolarmente grave e' la posizione di uno degli otto
 soldati,  Ramazan Yuce, che rischia l'ergastolo per avere accettato di farsi  intervistare durante la sua breve prigionia dalla Tv del Pkk basata in  Europa, la Toj Tv. Yuce e' accusato di ''insubordinazione  persistente'' che ha condotto a ''gravi perdite'', apologia di reato,  sostegno ad attivita' separatiste'', fuga all'estero, propaganda a  favore del Pkk e contro il servizio militare. Gli altri sette soldati,  accusati di disobbedienza agli ordini, fuga all'estero, e violazione  dei doveri delle funzione pubblica, rischiano, invece, pene tra tre e  cinque anni. Gli otto militari furono fatti prigionieri in circostanze  mai chiarite il 21 ottobre durante un sanguinoso attacco - 12 soldati  turchi restarono uccisi - dei ribelli curdi del Pkk nei pressi di  Batman, alla frontiera con l'Iraq, e furono liberati il 4 novembre  successivo in Nord Iraq. Furono riportati in Turchia con un aereo su  cui viaggiava anche il generale americano Petraeus e un ministro del  governo
 iracheno. Ma le autorita' turche non festeggiarono affatto la  loro liberazione e anzi sottoposero gli otto militari ad un lungo  interrogatorio, al termine del quale essi furono arrestati. La  magistratura militare turca pose subito il segreto militare sulla  vicenda processuale.                CORO DEI BAMBINI CURDI SOTTOPOSTO AD UN INTERROGATORIO                 DAL PUBBLICO MINISTERO.          DIHA, 07.01.2008 - A seguito di un'apparizione del coro dei bambini  del distretto di Yenisehir di Diyarbakir ad un festival musicale a San  Francisco, la Procura della repubblica ha avviato un procedimento  contro gli coristi ancora minorenni. L'accusa è d'aver cantato una  marcia kurda 'Ey Req"p', scritta ben 68 anni fa e tramite essa aver  fatto propaganda ad un'organizzazione terroristica.    Come ha dichiarato alla DIHA l'avvocato Baran Pamuk, si tratta di un  pezzo musicale che è stato sia l'inno nazionale della Repubblica kurda  di Mahabad, fondata nel 1946 (durata solo un
 anno), come pure l'inno  della regione del Kurdistan nel Nord dell'Iraq. I minorenni coristi  che oggi sono stati interrogati dal Pubblico Ministero rischiano, in  base alla legge antiterrorismo, una pena detentiva da uno a cinque  anni.    Una ragazza è stata arrestata per essere stata in collegamento  telefonico con ROJ TV.    Adana (19/12/2007) - Hidayet Dehset, che vive a Ceyhan, è stata  arrestata per aver partecipato a un programma televisivo  dell'emittente Roj Tv, in collegamento telefonico ed aver espresso il  proprio punto di vista. L'arresto è avvenuto con l'accusa di fare  propaganda del PKK. (ANF)                    UNA DONNA 70ENNE, DELL'INIZIATIVA MADRI DELLA PACE,                STA ASPETTANDO DI ESSERE PROCESSATA DA TRE MESI.          HAKKARI - SAMI YILMAZ 6.01.2008 (DIHA) - Esponente dell´Iniziativa  delle Madri per la pace, Sig.ra Hanife Aslan (70), è stata arrestata 3  mesi fa ad Hakkari Yuksekova. Visto che le accuse non sono state  ancora definite,
 non è stata nemmeno processata. Il marito Hasan Aslan  ha ribadito i problemi di salute della moglie e ha fatto appello  all'opinione pubblica affinché non rimanga in silenzio.    In data 1. Ottobre 2007 all'indirizzo Güngör Mahallesi, nella  provincia di Yuksekova, l'esponente dell'Iniziativa delle madri per la  pace, Hanife Aslan è stata prelevata e rinchiusa nel carcere chiuso di  Bitlis, un carcere di tipo E. Il marito ha più volte dichiarato che la  moglie è stata ingiustamente arrestata e che deve essere liberata  subito. Hasan Aslan ha, infatti, ricordato che la moglie, di 70 anni è  malata di ipertensione e ha il diabete, perciò ha chiesto che  l´opinione pubblica non rimanga in silenzio in fronte ad  un'ingiustizia del genere.    "La sua unica colpa è difendere la pace"    Hasan Aslan ha detto che "la polizia è venuta a casa nostra, e quando  non ha trovato niente, ha cominciato a fare domande e ci ha minacciati  perchè in casa nostra non c'era la bandiera turca e
 non avevamo appesa  la foto di Ataturk". La polizia non avendo trovato niente ha  cominciato ad accusare mia moglie, per riviste e giornali, trovati a  casa di altri, e proprio con queste accuse è stata arrestata. Una cosa  del genere non si vede da nessun'altra parte del mondo. Fino a quando  durerà questa ingiustizia? Ormai queste ingiustizie dovrebbero finire"  ha detto il sig. Aslan.    Il figlio è stato ucciso ad Istanbul    Hanife Aslan è madre di 14 figli, uno dei quali, Lokman Aslan, il 15  marzo 1999, è stato ucciso da ignoti ad Istanbul. La polizia aveva  detto che il figlio era morto in un incidente. Però, la famiglia ha  scoperto che il figlio era stato ucciso da persone che vivevano nello  stesso appartamento e che erano membri del JITEM e militari.  Nonostante le insistenze della famiglia, affinché si facesse chiarezza  sul caso, la polizia ha subito chiuso il dossier del ragazzo morto.  (sg/rk/sa)                    PJAK condanna ingiusta esecuzione di
 Hassan Hikmat Demir          Kurdish-info.net 09.01.2008 - Il partito PJAK condanna e protesta  contro la tortura e ingiusta esecuzione di Hassan Hikmat Demir nella  città di Khooy nel Kurdistan iraniano il 20 dicembre 2007. Il signor  Demir è stato arrestato un anno fa dalle autorità islamiche iraniane  con laccusa di essere un membro del PJAK. È stato brutalmente  torturato nella prigione di Khoy ammalandosi gravemente.              Non ha ricevuto assistenza medica adeguata ed è stato  assassinato nonostante la grave malattia. Nell'agosto del 2007 sono  stati arrestati, torturati e condannati a morte tre simpatizzanti del  PJAK a Urmia. Essi sono stati immediatamente assassinati dopo la  condanna.    Due giornalisti kurdi, Hassanpour e Hiwa Boutimar del settimanale  "Asu" (L'onda) sono stato condannati a morte il 17 luglio 2007 da una  corte islamica.    Centinaia di innocenti civili kurdi, studenti, attivisti di Diritti  Umani e giornalisti impegnati sono detenuti
 nelle prigioni iraniane e  brutalmente torturati senza ritegno e sottoposti a processi iniqui in  violazione di ogni diritto umano internazionale a protezione di civili  e minoranze etniche. Noi condanniamo l'ondata di esecuzioni barbare,  persecuzioni, torture e ed oppressioni contro i diritti umani ed  attivisti politici, oppositori iraniani e minoranze etniche come  kurdi, balosh, ahwazi e azari da parte del governo islamico dell'Iran.  Facciamo appello all'Alto commissario per i diritti umani dell'ONU,  organizzazioni per i diritti umani, Comunità Equropea, ONG e la  comunità internazionale per porre fine alle atrocità iraniane, alle  violazioni delle leggi internazionali e ai massacri di civili  innocenti. È ora che la comunità internazionale ponga fine agli atti  criminali del regime iraniano e aiuti gli oppressi kurdi, minoranze  etniche e popolazioni dell'Iran di essere liberi e vivere in pace.                    UIKI-ONLUS                Ufficio d'Informazione del
 Kurdistan in Italia              Comunicato stampa    Roma, 18 dicembre 2007,    Il Governo e l'Esercito turco hanno messo nel loro mirino il popolo  kurdo e i suoi rappresentanti. I fatti recentemente accaduti: sia il  bombardamento del 16 dicembre, sia lo sconfinamento dell'esercito di  oggi, dimostrano che l'esercito non ha intenzione di fermarsi contro  il popolo kurdo e colpendo obiettivi civili. Condanniamo fermamente le  azioni militari dell'Esercito e del Governo turco. Nel corso del  bombardamenti che sono durato due ore e mezzo, il quale sono stati  impiegati 50 aeri, ben 15 villaggi, dove viveva la popolazione civile,  sul cui territorio di trovano due scuole e un ospedale, sono stati  colpiti. Si tratta fra l'altro dei villaggi di Bokirîkan, Ênze, Lêwje,  Kutel, Zargelî, Qelatûkan, Rezge, Maredû Silêyiyan (collegato al paese  Xinêrew), Qebirî Zahîriyan e Sîdekan. Nel bombardamento sono morti due  civili e 5 guerrieri, i feriti fra i civili sono 10. Per la prima
  volta dopo la guerra del golfo c'è stata nell'area un'incursione così  vasta, che ha scaricato sul territorio kurdo oltre 100 tonnellate di  bombe. Si tratta di una misura spropositata per essere un'operazione  mirata, le dimensioni di questo attacco rientrano più in quelle di una  vera guerra per annientare uno stato nemico.        Ieri sera, Nurettin Demirtas, presidente del DTP (Partito della  società democratica) al rientro dall'Europa, dove aveva incontrato  varie personalità, è stato arrestato all'aeroporto da una squadra  anti-terrorismo senza alcun motivo reale. Ricordiamo che è stato  avviato un processo per la chiusura del DTP e la messa al bando dalla  politica per 150 mila membri dello stesso DTP. Questo sommato alla  pressione in atto su tutta la società civile, in cerca di una  soluzione politica della questione, e ai processi contro i deputati  kurdi della Grande assembla turca, sono la dimostrazione del fatto che  la Turchia non ha intenzione di trovare
 una soluzione pacifica e  politica. La stampa kurda da luglio ad oggi ha visto la chiusura di  sei giornali: Yasamda Democrasi, Haftaya Bakis, Yedinci Gun, Gercek  Democrasi, Guncel, Yasamda Gundem, Gundem. Queste azioni dimostrano la  vera intenzione dello Stato turco, lasciando che ogni speranza per una  nuova Costituzione turca, che avrebbe potuto aprire una strada  politica alla soluzione della questione kurda, sia ormai infranta.        La politica di guerra dello Stato turco contro il popolo kurdo, non fa  altro che portare instabilità in Medioriente e nel Governo regionale  autonomo del Kurdistan, oltre a violare il diritto internazionale.  Ancora oggi, infatti, le autorità kurde della regione autonoma del  Kurdistan hanno condannato l'incursione turca. Anche le Nazioni Unite  hanno espresso la loro preoccupazione come dichiarato dal Segretario  generale, e secondo le stime dell'UNHCR sarebbero già migliaia le  persone che hanno perso la casa e sono in fuga.       
 Chiediamo al Governo italiano di intervenire sia in sede bilaterale,  che multi-laterale sul Governo turco per fermare le incursioni contro  il popolo kurdo e mettere fine alla politica di persecuzione nei  confronti dei rappresentanti politici e della società civile del  popolo kurdo. Inoltre, chiediamo al Governo italiano di rivedere la  sua attività di vendita delle armi italiane alla Turchia, usate contro  il popolo kurdo. Facciamo appello al Governo italiano affinché la  politica dell'Europa, fin troppo debole, che ha anche appoggiato  l'avvio delle incursioni nel Kurdistan iracheno, si faccia più  incisiva nei confronti del governo turco. E, chiediamo al Governo  italiano di esigere dal Governo turco un progetto preciso su come  intende affrontare la questione politicamente.        Chiediamo, infine, all'opinione pubblica italiana ed internazionale di  essere sensibile nei confronti dei massacri perpetrati dallo Stato  turco, e di fare pressione sulle Istituzioni
 europee e turche,  affinché si fermi la via militare alla soluzione della questione.                    TURCHIA, BOMBA A DIYARBAKIR. È STRAGE          Un ordigno esplode al passaggio di un veicolo militare. Cinque morti  nella capitale della regione kurda di Orsola Casagrande / Diyarbakir    Almeno cinque morti - fra cui due bambini - e un'ottantina di feriti.  È questo il bilancio della potente esplosione che ieri ha sconvolto  Diyarbakir, capitale della regione kurda in Turchia. La bomba è  esplosa nel centro di Diyarbakir. Stando alle prime ricostruzioni la  bomba è esplosa mentre passava un veicolo militare. In queste ultime  settimane la presenza militare si è fatta opprimente. È da Diyarbakir  infatti che dal 22 dicembre partono gli F16 diretti in nord Iraq.  L'esercito turco sta bombardando il Kurdistan iracheno per «finire»,  come ha più volte sottolineato il capo delle forze armate turche  Buyukanit, «i terroristi del Pkk» che nella regione kurda del nord  Iraq
 hanno trovato riparo. La bomba di ieri è purtroppo la conferma  che la guerra contro i kurdi è destinata a farsi ancora più pesante.  Non è chiaro, perché in serata ancora nessuno aveva rivendicato  l'attentato, se l'esplosione possa essere attribuita ai guerriglieri  del Pkk. Spesso in passato attacchi del genere, si è scoperto in  seguito, sono stati organizzati dagli stessi militari turchi. Certo è  che, se il Pkk rivendicherà l'attentato, la situazione nella già  travagliata regione kurda è destinata ad inasprirsi ulteriormente. In  città il clima, anche prima dell'attentato, era pesantissimo. La  guerra, anche se è una realtà a cui la gente di questa regione è  drammaticamente abituata, nelle ultime settimane ha riportato la città  ai tempi bui degli anni '90.    La prima vittima di queste nuove operazioni è stata proprio la  popolazione. La repressione è costante. Gli arresti non si contano.  Nelle parole di un coraggioso avvocato, «ormai basta aprire la bocca  per
 finire sotto processo». A questo si aggiunge un ulteriore  deteriorarsi della situazione economica. «La gente - dice lo stesso  avvocato - non ha il pane da portare in tavola». Ieri, subito dopo  l'attentato di Diyarbakir è stato lo stesso premier Recep Tayyip  Erdogan a fornire il bilancio della deflagrazione. «Si tratta - ha  detto Erdogan - di un atto indefinibile. La lotta al terrore - ha  aggiunto - diventa ancora più importante in questo frangente». Che la  guerra fosse destinata a continuare del resto lo si era capito anche  dalle dichiarazioni del premier in parlamento. La settimana scorsa  Erdogan aveva infatti duramente criticato il presidente della regione  kurda irachena, Masud Barzani, che aveva parlato di vittime civili nei  bombardamenti dell'esercito turco. «Chi parla di morti civili - aveva  detto Erdogan - è un bugiardo che mente deliberatamente». L'esplosione  secondo la ricostruzione fornita dal governatore della città di  Diyarbakir è avvenuta al
 passaggio di un mezzo militare. Del resto non  distante dal luogo della deflagrazione si trova una base  dell'esercito. L'esplosione avrebbe investito anche almeno due  automobili e per questo la televisione turca ha parlato di molti  feriti anche tra i civili. In particolare si parla di feriti tra gli  studenti che stavano uscendo da una scuola nei pressi della base  militare. La città è stata subito messa sotto coprifuoco. Impossibile  muoversi e difficile anche per le stesse ambulanze recarsi nel luogo  dell'esplosione per portare soccorsi.  Secondo la Cnn turca ci  sarebbero state più esplosioni, una dopo l'altra e non una soltanto  come invece riferito in un primo momento dalle autorità turche. Le  forze di sicurezza turche erano in stato di allerta per il periodo  delle festività temendo possibili attacchi del Pkk. Una donna è morta  la scorsa settimana a Istanbul per l'esplosione di una bomba e  mercoledì scorso tre persone sono rimaste ferite dallo scoppio di un 
 ordigno in un cestino di rifiuti, sempre a Istanbul.  Proprio martedì  un nuovo attacco al partito che rappresenta i kurdi in parlamento, il  Dtp, aveva ulteriormente inasprito il clima. Nel villaggio di una  delle parlamentari kurde sono stati sequestrati chili di eroina e  immediatamente la propaganda governativa ha parlato di traffico di  stupefacenti condotto dal Pkk per autofinanziarsi. Proprio in quella  zona da giorni è in corso una dura operazione militare che ha causato  numerose vittime tra i guerriglieri.                        BASTA, LA SALUTE DI OCALAN È LA NOSTRA SALUTE.          Dal 7 gennaio alcune centinaia di kurdi, provenienti dai diversi paesi  europei, hanno organizzano un miting davanti al Palazzo dell' Europa.    A seguire una decina di kurdi svolgeranno un'azione di potesta nei  locali dell'Associazione culturale franco-kurda che si trova al 13 di  Rue d'Obernai, a Strasbourg.    Il fine di tale azione messa in atto dai kurdi è chiedere al Consiglio
  d'Europa e al Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) di fare  una dichiarazione al riguardo della situazione del Presidente del  popoli kurdo il Sig. Andullah Ocalan, che da nove anni si trova in  prigione sull'Isola di Imrali in Turchia. Siamo in dovere di rendere  noto che, secondo le dichiarazioni degli avvocati, il Sig. Abdullah  Ocalan è vittima di avvelenamento dovuto all'ingerimento, già da lungo  tempo, di metalli tossici. Ciò risulta dalle rivelezioni di un  tossicologo francese, confermate da due laboratori di analisi di Oslo  e di Roma, che hanno identificato, a partire da un prelievo capillare,  valori relativi al cromo "sette volte superiori alla media", così come  valori di stronzio estremamente elevate.    ** Facciamo appello alla stampa e ai democratici di essere presenti  insieme a noi davanti al Palazzo dell'Europa, dove verrà presentata le  dichiarazione inerente tale azione.        Per ulteriori informazioni potete contattare il numero
 telefonico:  0033 06 50 19 75 24  Associazione Culturale Franco-Kurda  Lì, 07.01.2008                    LA SOLIDARIETÀ NON SI FERMA!          Il 29 febbraio, a Diyarbakir, continua il processo contro la lingua  kurda: sul banco degli accusati i Sindaci di Diyarbakir e di Sur,  insieme a tutti i 21 consiglieri.    Organizziamo la presenza di osservatori della società civile italiana    In una Diyarbakir sempre più sconvolta dalla guerra ai confini col  Nord Iraq, caratterizzata da un clima pesantissimo fatto di  repressione e di arresti, le autorità turche hanno deciso di portare  avanti quell'assurdo processo contro il Sindaco di Sur, Abdullah  Demirbas, insieme all'intero consiglio municipale (oggi destituiti per  decreto!) e contro il Sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir, rei,  l'uno di aver utilizzato la lingua kurda nelle brochures di  pubblicizzazione dei servizi offerti dalla municipalità, e l'altro di  aver dato l'appoggio a tale iniziativa.    Nella stessa
 giornata poi il giudice emetterà la sentenza.    Per questo, la società civile e la rete di solidarietà con il popolo  kurdo non possono mancare.    Lanciamo un appello affinché avvocati, giuristi, rappresentanti  istituzionali, associazioni, ma anche semplici militanti siano  presenti al processo con una delegazione di osservatori; sarà anche  l'occasione per toccare con mano ed ascoltare dalla viva voce dei  nostri interlocutori l'involuzione autoritaria e militaresca che si  respira in Turchia.        La partenza della delegazione è prevista per il giorno 28 febbraio con  arrivo in serata a Diyarbakir; il 29 febbraio si parteciperà al  processo e si parlerà con i Sindaci, l'arrivo in Italia è previsto per  il 1 marzo.        Chi volesse partecipare è pregato di mettersi in contatto con UIKI  Onlus (Yilmaz)  tel. 06 97845557    Verso il Kurdistan (Antonio) tel. 335 7564743 (Lucia) tel. 3335627137    A cura di :  UIKI  ONLUS e  Associazione Verso il Kurdistan  
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