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Bolettino Del Mondo Kurdo n.6
- Subject: Bolettino Del Mondo Kurdo n.6
- From: Alessio Di Florio <ahimsashalom at yahoo.it>
- Date: Fri, 11 Jan 2008 10:55:56 +0100 (CET)
Del Mondo Kurdo Anno 8 - numero 1 a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia www.kurdistan.it (italiano), www.kurdish-info.net (multilingue) INDICE a.. IL DTP PRESENTERÀ LA SUA DIFESA ENTRO IL 10 FEBBRAIO. b.. "UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA"- CONGRESSO A FEBBRAIO. c.. UN ULTERIORE APPOGGIO USA NEL KURDISTAN DEL SUD. d.. RISCHIA ERGASTOLO UNO DEGLI 8 SOLDATI RAPITI DA PKK e.. CORO DEI BAMBINI CURDI SOTTOPOSTO AD UN INTERROGATORIO DAL PUBBLICO MINISTERO. f.. UNA DONNA 70ENNE, DELL'INIZIATIVA MADRI DELLA PACE, STA ASPETTANDO DI ESSERE PROCESSATA DA TRE MESI. g.. PJAK CONDANNA INGIUSTA ESECUZIONE DI HASSAN HIKMAT DEMIR h.. COMUNICATO STAMPA: BOMBARDAMENTI DELLA TURCHIA i.. TURCHIA, BOMBA A DIYARBAKIR. È STRAGE j.. BASTA, LA SALUTE DI OCALAN È LA NOSTRA SALUTE. k.. LA SOLIDARIETÀ NON SI FERMA! IL DTP PRESENTERÀ LA SUA DIFESA ENTRO IL 10 FEBBRAIO. ANKARA (DIHA 09.01.08 ) - Entro il 10 febbraio il DTP (Partito della Società Democratica) deve presentare alla Corte Costituzionale la sua difesa nel processo aperto dal Capo della Procura della Repubblica per " essere diventato un centro d'azione per la divisione e contro l'unità dello Stato e del popolo" con il quale se ne è chiesta la chiusura definitiva. (kk/gm) UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA"- CONGRESSO A FEBBRAIO. OP, 02.01.08 - Il 9 e il 10 febbraio avrà luogo ad Ankara un congresso dal tema "Una Repubblica democratica". La manifestazione è organizzata da: DTP, Consiglio per la pace in Turchia, organizzazioni della società civile e singole persone. Il Congresso vuole essere una prosecuzione del congresso "Società democratica" che tenutosi lo scorso ottobre ad Amed, a sua volta preceduto dalla conferenza "La Turchia cerca la pace". UN ULTERIORE APPOGGIO USA NEL KURDISTAN DEL SUD. ANF, 02.01.2008- ­- E' sempre più chiaro il motivo del sostegno USA al bombardamento dell'aviazione turca sui monti Kandil: nel Kurdistan meridionale con un accordo tra il governo regionale curdo e la Turchia è stata istituita una base militare strategica, proprio al confine con l'Iran. Lì si trovano esperti militari USA ed israeliani che mirano appunto all'Iran. Un'altra base militarmente strategica deve essere creata a Hakkari-Yuksekova. L'agenzia di stampa ANF ha pubblicato alcune foto dell'area, strettamente sorvegliata. La costruzione di quella base militare, attrezzata con modernissime tecnologie radar e satellitari, trova l'appoggio pieno della Turchia. Gli USA trasportano le attrezzature necessarie via Turchia a Diyana nel Kurdistan del Sud. Della creazione di questa base militare, l'ANF è stata informata da un esperto militare che, per molto tempo, ha lavorato per il caduto regime iracheno, per il governo del Kurdistan meridionale e per le truppe USA. La base militare sarà costruita sul monte Korek, che si trova nei pressi della città di Diyana. La zona circostante è stata dichiarata zona militare, alla quale hanno accesso unicamente esperti militari USA ed israeliani, e unità speciali. La sicurezza della zona è garantita da un'unità di 500 peschmerga, addestrati dagli USA. Esattamente in questa zona, prima dell'intervento USA in Irak, stazionavano unità dei servizi segreti turchi (MIT) allo scopo di intercettare le comunicazioni della guerriglia nei territori circostanti. Giornali israeliani e americani, tra cui il Wall Street Journal del 11.09.2007, hanno già scritto di questa base militare, che si trova a 3-4 km di distanza dal confine iraniano. Esperti della regione curda sostengono che gli USA e l'Israele, dovesse avere successo il lavoro informativo e dei servizi segreti contro il PKK, procederanno da quella direzione contro l'Iran. Questo lavoro informativo e dei servizi segreti contro il PKK ha come obiettivo successi a medio e lungo termine. Il primo passo in questa direzione è stato fatto, in seguito ad un incontro avvenuto nell'hotel Khanzad tra Hewler e Selahaddin. E' stato deciso in questo incontro che, come contropartita per garantirsi le informazioni dei servizi segreti sulla regione di Kandil, la Turchia rinunci a dichiarazioni e minacce contro il governo curdo e contribuisca alla creazione di basi militari che puntano alla Siria e all'Iran. RISCHIA ERGASTOLO UNO DEGLI 8 SOLDATI RAPITI DA PKK (ANSA) - ANKARA, 5 GEN - Gli otto soldati turchi che nell' autunno dello scorso anno furono prima rapiti e poi liberati dal Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) saranno processati dalla giustizia militare turca per vari reati e uno di essi rischia la prigione a vita. Lo rendono noto oggi i giornali turchi, riferendo la decisione in proposito del procuratore militare della citta' orientale di Van. Particolarmente grave e' la posizione di uno degli otto soldati, Ramazan Yuce, che rischia l'ergastolo per avere accettato di farsi intervistare durante la sua breve prigionia dalla Tv del Pkk basata in Europa, la Toj Tv. Yuce e' accusato di ''insubordinazione persistente'' che ha condotto a ''gravi perdite'', apologia di reato, sostegno ad attivita' separatiste'', fuga all'estero, propaganda a favore del Pkk e contro il servizio militare. Gli altri sette soldati, accusati di disobbedienza agli ordini, fuga all'estero, e violazione dei doveri delle funzione pubblica, rischiano, invece, pene tra tre e cinque anni. Gli otto militari furono fatti prigionieri in circostanze mai chiarite il 21 ottobre durante un sanguinoso attacco - 12 soldati turchi restarono uccisi - dei ribelli curdi del Pkk nei pressi di Batman, alla frontiera con l'Iraq, e furono liberati il 4 novembre successivo in Nord Iraq. Furono riportati in Turchia con un aereo su cui viaggiava anche il generale americano Petraeus e un ministro del governo iracheno. Ma le autorita' turche non festeggiarono affatto la loro liberazione e anzi sottoposero gli otto militari ad un lungo interrogatorio, al termine del quale essi furono arrestati. La magistratura militare turca pose subito il segreto militare sulla vicenda processuale. CORO DEI BAMBINI CURDI SOTTOPOSTO AD UN INTERROGATORIO DAL PUBBLICO MINISTERO. DIHA, 07.01.2008 - A seguito di un'apparizione del coro dei bambini del distretto di Yenisehir di Diyarbakir ad un festival musicale a San Francisco, la Procura della repubblica ha avviato un procedimento contro gli coristi ancora minorenni. L'accusa è d'aver cantato una marcia kurda 'Ey Req"p', scritta ben 68 anni fa e tramite essa aver fatto propaganda ad un'organizzazione terroristica. Come ha dichiarato alla DIHA l'avvocato Baran Pamuk, si tratta di un pezzo musicale che è stato sia l'inno nazionale della Repubblica kurda di Mahabad, fondata nel 1946 (durata solo un anno), come pure l'inno della regione del Kurdistan nel Nord dell'Iraq. I minorenni coristi che oggi sono stati interrogati dal Pubblico Ministero rischiano, in base alla legge antiterrorismo, una pena detentiva da uno a cinque anni. Una ragazza è stata arrestata per essere stata in collegamento telefonico con ROJ TV. Adana (19/12/2007) - Hidayet Dehset, che vive a Ceyhan, è stata arrestata per aver partecipato a un programma televisivo dell'emittente Roj Tv, in collegamento telefonico ed aver espresso il proprio punto di vista. L'arresto è avvenuto con l'accusa di fare propaganda del PKK. (ANF) UNA DONNA 70ENNE, DELL'INIZIATIVA MADRI DELLA PACE, STA ASPETTANDO DI ESSERE PROCESSATA DA TRE MESI. HAKKARI - SAMI YILMAZ 6.01.2008 (DIHA) - Esponente dell´Iniziativa delle Madri per la pace, Sig.ra Hanife Aslan (70), è stata arrestata 3 mesi fa ad Hakkari Yuksekova. Visto che le accuse non sono state ancora definite, non è stata nemmeno processata. Il marito Hasan Aslan ha ribadito i problemi di salute della moglie e ha fatto appello all'opinione pubblica affinché non rimanga in silenzio. In data 1. Ottobre 2007 all'indirizzo Güngör Mahallesi, nella provincia di Yuksekova, l'esponente dell'Iniziativa delle madri per la pace, Hanife Aslan è stata prelevata e rinchiusa nel carcere chiuso di Bitlis, un carcere di tipo E. Il marito ha più volte dichiarato che la moglie è stata ingiustamente arrestata e che deve essere liberata subito. Hasan Aslan ha, infatti, ricordato che la moglie, di 70 anni è malata di ipertensione e ha il diabete, perciò ha chiesto che l´opinione pubblica non rimanga in silenzio in fronte ad un'ingiustizia del genere. "La sua unica colpa è difendere la pace" Hasan Aslan ha detto che "la polizia è venuta a casa nostra, e quando non ha trovato niente, ha cominciato a fare domande e ci ha minacciati perchè in casa nostra non c'era la bandiera turca e non avevamo appesa la foto di Ataturk". La polizia non avendo trovato niente ha cominciato ad accusare mia moglie, per riviste e giornali, trovati a casa di altri, e proprio con queste accuse è stata arrestata. Una cosa del genere non si vede da nessun'altra parte del mondo. Fino a quando durerà questa ingiustizia? Ormai queste ingiustizie dovrebbero finire" ha detto il sig. Aslan. Il figlio è stato ucciso ad Istanbul Hanife Aslan è madre di 14 figli, uno dei quali, Lokman Aslan, il 15 marzo 1999, è stato ucciso da ignoti ad Istanbul. La polizia aveva detto che il figlio era morto in un incidente. Però, la famiglia ha scoperto che il figlio era stato ucciso da persone che vivevano nello stesso appartamento e che erano membri del JITEM e militari. Nonostante le insistenze della famiglia, affinché si facesse chiarezza sul caso, la polizia ha subito chiuso il dossier del ragazzo morto. (sg/rk/sa) PJAK condanna ingiusta esecuzione di Hassan Hikmat Demir Kurdish-info.net 09.01.2008 - Il partito PJAK condanna e protesta contro la tortura e ingiusta esecuzione di Hassan Hikmat Demir nella città di Khooy nel Kurdistan iraniano il 20 dicembre 2007. Il signor Demir è stato arrestato un anno fa dalle autorità islamiche iraniane con laccusa di essere un membro del PJAK. È stato brutalmente torturato nella prigione di Khoy ammalandosi gravemente. Non ha ricevuto assistenza medica adeguata ed è stato assassinato nonostante la grave malattia. Nell'agosto del 2007 sono stati arrestati, torturati e condannati a morte tre simpatizzanti del PJAK a Urmia. Essi sono stati immediatamente assassinati dopo la condanna. Due giornalisti kurdi, Hassanpour e Hiwa Boutimar del settimanale "Asu" (L'onda) sono stato condannati a morte il 17 luglio 2007 da una corte islamica. Centinaia di innocenti civili kurdi, studenti, attivisti di Diritti Umani e giornalisti impegnati sono detenuti nelle prigioni iraniane e brutalmente torturati senza ritegno e sottoposti a processi iniqui in violazione di ogni diritto umano internazionale a protezione di civili e minoranze etniche. Noi condanniamo l'ondata di esecuzioni barbare, persecuzioni, torture e ed oppressioni contro i diritti umani ed attivisti politici, oppositori iraniani e minoranze etniche come kurdi, balosh, ahwazi e azari da parte del governo islamico dell'Iran. Facciamo appello all'Alto commissario per i diritti umani dell'ONU, organizzazioni per i diritti umani, Comunità Equropea, ONG e la comunità internazionale per porre fine alle atrocità iraniane, alle violazioni delle leggi internazionali e ai massacri di civili innocenti. È ora che la comunità internazionale ponga fine agli atti criminali del regime iraniano e aiuti gli oppressi kurdi, minoranze etniche e popolazioni dell'Iran di essere liberi e vivere in pace. UIKI-ONLUS Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia Comunicato stampa Roma, 18 dicembre 2007, Il Governo e l'Esercito turco hanno messo nel loro mirino il popolo kurdo e i suoi rappresentanti. I fatti recentemente accaduti: sia il bombardamento del 16 dicembre, sia lo sconfinamento dell'esercito di oggi, dimostrano che l'esercito non ha intenzione di fermarsi contro il popolo kurdo e colpendo obiettivi civili. Condanniamo fermamente le azioni militari dell'Esercito e del Governo turco. Nel corso del bombardamenti che sono durato due ore e mezzo, il quale sono stati impiegati 50 aeri, ben 15 villaggi, dove viveva la popolazione civile, sul cui territorio di trovano due scuole e un ospedale, sono stati colpiti. Si tratta fra l'altro dei villaggi di Bokirîkan, Ênze, Lêwje, Kutel, Zargelî, Qelatûkan, Rezge, Maredû Silêyiyan (collegato al paese Xinêrew), Qebirî Zahîriyan e Sîdekan. Nel bombardamento sono morti due civili e 5 guerrieri, i feriti fra i civili sono 10. Per la prima volta dopo la guerra del golfo c'è stata nell'area un'incursione così vasta, che ha scaricato sul territorio kurdo oltre 100 tonnellate di bombe. Si tratta di una misura spropositata per essere un'operazione mirata, le dimensioni di questo attacco rientrano più in quelle di una vera guerra per annientare uno stato nemico. Ieri sera, Nurettin Demirtas, presidente del DTP (Partito della società democratica) al rientro dall'Europa, dove aveva incontrato varie personalità, è stato arrestato all'aeroporto da una squadra anti-terrorismo senza alcun motivo reale. Ricordiamo che è stato avviato un processo per la chiusura del DTP e la messa al bando dalla politica per 150 mila membri dello stesso DTP. Questo sommato alla pressione in atto su tutta la società civile, in cerca di una soluzione politica della questione, e ai processi contro i deputati kurdi della Grande assembla turca, sono la dimostrazione del fatto che la Turchia non ha intenzione di trovare una soluzione pacifica e politica. La stampa kurda da luglio ad oggi ha visto la chiusura di sei giornali: Yasamda Democrasi, Haftaya Bakis, Yedinci Gun, Gercek Democrasi, Guncel, Yasamda Gundem, Gundem. Queste azioni dimostrano la vera intenzione dello Stato turco, lasciando che ogni speranza per una nuova Costituzione turca, che avrebbe potuto aprire una strada politica alla soluzione della questione kurda, sia ormai infranta. La politica di guerra dello Stato turco contro il popolo kurdo, non fa altro che portare instabilità in Medioriente e nel Governo regionale autonomo del Kurdistan, oltre a violare il diritto internazionale. Ancora oggi, infatti, le autorità kurde della regione autonoma del Kurdistan hanno condannato l'incursione turca. Anche le Nazioni Unite hanno espresso la loro preoccupazione come dichiarato dal Segretario generale, e secondo le stime dell'UNHCR sarebbero già migliaia le persone che hanno perso la casa e sono in fuga. Chiediamo al Governo italiano di intervenire sia in sede bilaterale, che multi-laterale sul Governo turco per fermare le incursioni contro il popolo kurdo e mettere fine alla politica di persecuzione nei confronti dei rappresentanti politici e della società civile del popolo kurdo. Inoltre, chiediamo al Governo italiano di rivedere la sua attività di vendita delle armi italiane alla Turchia, usate contro il popolo kurdo. Facciamo appello al Governo italiano affinché la politica dell'Europa, fin troppo debole, che ha anche appoggiato l'avvio delle incursioni nel Kurdistan iracheno, si faccia più incisiva nei confronti del governo turco. E, chiediamo al Governo italiano di esigere dal Governo turco un progetto preciso su come intende affrontare la questione politicamente. Chiediamo, infine, all'opinione pubblica italiana ed internazionale di essere sensibile nei confronti dei massacri perpetrati dallo Stato turco, e di fare pressione sulle Istituzioni europee e turche, affinché si fermi la via militare alla soluzione della questione. TURCHIA, BOMBA A DIYARBAKIR. È STRAGE Un ordigno esplode al passaggio di un veicolo militare. Cinque morti nella capitale della regione kurda di Orsola Casagrande / Diyarbakir Almeno cinque morti - fra cui due bambini - e un'ottantina di feriti. È questo il bilancio della potente esplosione che ieri ha sconvolto Diyarbakir, capitale della regione kurda in Turchia. La bomba è esplosa nel centro di Diyarbakir. Stando alle prime ricostruzioni la bomba è esplosa mentre passava un veicolo militare. In queste ultime settimane la presenza militare si è fatta opprimente. È da Diyarbakir infatti che dal 22 dicembre partono gli F16 diretti in nord Iraq. L'esercito turco sta bombardando il Kurdistan iracheno per «finire», come ha più volte sottolineato il capo delle forze armate turche Buyukanit, «i terroristi del Pkk» che nella regione kurda del nord Iraq hanno trovato riparo. La bomba di ieri è purtroppo la conferma che la guerra contro i kurdi è destinata a farsi ancora più pesante. Non è chiaro, perché in serata ancora nessuno aveva rivendicato l'attentato, se l'esplosione possa essere attribuita ai guerriglieri del Pkk. Spesso in passato attacchi del genere, si è scoperto in seguito, sono stati organizzati dagli stessi militari turchi. Certo è che, se il Pkk rivendicherà l'attentato, la situazione nella già travagliata regione kurda è destinata ad inasprirsi ulteriormente. In città il clima, anche prima dell'attentato, era pesantissimo. La guerra, anche se è una realtà a cui la gente di questa regione è drammaticamente abituata, nelle ultime settimane ha riportato la città ai tempi bui degli anni '90. La prima vittima di queste nuove operazioni è stata proprio la popolazione. La repressione è costante. Gli arresti non si contano. Nelle parole di un coraggioso avvocato, «ormai basta aprire la bocca per finire sotto processo». A questo si aggiunge un ulteriore deteriorarsi della situazione economica. «La gente - dice lo stesso avvocato - non ha il pane da portare in tavola». Ieri, subito dopo l'attentato di Diyarbakir è stato lo stesso premier Recep Tayyip Erdogan a fornire il bilancio della deflagrazione. «Si tratta - ha detto Erdogan - di un atto indefinibile. La lotta al terrore - ha aggiunto - diventa ancora più importante in questo frangente». Che la guerra fosse destinata a continuare del resto lo si era capito anche dalle dichiarazioni del premier in parlamento. La settimana scorsa Erdogan aveva infatti duramente criticato il presidente della regione kurda irachena, Masud Barzani, che aveva parlato di vittime civili nei bombardamenti dell'esercito turco. «Chi parla di morti civili - aveva detto Erdogan - è un bugiardo che mente deliberatamente». L'esplosione secondo la ricostruzione fornita dal governatore della città di Diyarbakir è avvenuta al passaggio di un mezzo militare. Del resto non distante dal luogo della deflagrazione si trova una base dell'esercito. L'esplosione avrebbe investito anche almeno due automobili e per questo la televisione turca ha parlato di molti feriti anche tra i civili. In particolare si parla di feriti tra gli studenti che stavano uscendo da una scuola nei pressi della base militare. La città è stata subito messa sotto coprifuoco. Impossibile muoversi e difficile anche per le stesse ambulanze recarsi nel luogo dell'esplosione per portare soccorsi. Secondo la Cnn turca ci sarebbero state più esplosioni, una dopo l'altra e non una soltanto come invece riferito in un primo momento dalle autorità turche. Le forze di sicurezza turche erano in stato di allerta per il periodo delle festività temendo possibili attacchi del Pkk. Una donna è morta la scorsa settimana a Istanbul per l'esplosione di una bomba e mercoledì scorso tre persone sono rimaste ferite dallo scoppio di un ordigno in un cestino di rifiuti, sempre a Istanbul. Proprio martedì un nuovo attacco al partito che rappresenta i kurdi in parlamento, il Dtp, aveva ulteriormente inasprito il clima. Nel villaggio di una delle parlamentari kurde sono stati sequestrati chili di eroina e immediatamente la propaganda governativa ha parlato di traffico di stupefacenti condotto dal Pkk per autofinanziarsi. Proprio in quella zona da giorni è in corso una dura operazione militare che ha causato numerose vittime tra i guerriglieri. BASTA, LA SALUTE DI OCALAN È LA NOSTRA SALUTE. Dal 7 gennaio alcune centinaia di kurdi, provenienti dai diversi paesi europei, hanno organizzano un miting davanti al Palazzo dell' Europa. A seguire una decina di kurdi svolgeranno un'azione di potesta nei locali dell'Associazione culturale franco-kurda che si trova al 13 di Rue d'Obernai, a Strasbourg. Il fine di tale azione messa in atto dai kurdi è chiedere al Consiglio d'Europa e al Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) di fare una dichiarazione al riguardo della situazione del Presidente del popoli kurdo il Sig. Andullah Ocalan, che da nove anni si trova in prigione sull'Isola di Imrali in Turchia. Siamo in dovere di rendere noto che, secondo le dichiarazioni degli avvocati, il Sig. Abdullah Ocalan è vittima di avvelenamento dovuto all'ingerimento, già da lungo tempo, di metalli tossici. Ciò risulta dalle rivelezioni di un tossicologo francese, confermate da due laboratori di analisi di Oslo e di Roma, che hanno identificato, a partire da un prelievo capillare, valori relativi al cromo "sette volte superiori alla media", così come valori di stronzio estremamente elevate. ** Facciamo appello alla stampa e ai democratici di essere presenti insieme a noi davanti al Palazzo dell'Europa, dove verrà presentata le dichiarazione inerente tale azione. Per ulteriori informazioni potete contattare il numero telefonico: 0033 06 50 19 75 24 Associazione Culturale Franco-Kurda Lì, 07.01.2008 LA SOLIDARIETÀ NON SI FERMA! Il 29 febbraio, a Diyarbakir, continua il processo contro la lingua kurda: sul banco degli accusati i Sindaci di Diyarbakir e di Sur, insieme a tutti i 21 consiglieri. Organizziamo la presenza di osservatori della società civile italiana In una Diyarbakir sempre più sconvolta dalla guerra ai confini col Nord Iraq, caratterizzata da un clima pesantissimo fatto di repressione e di arresti, le autorità turche hanno deciso di portare avanti quell'assurdo processo contro il Sindaco di Sur, Abdullah Demirbas, insieme all'intero consiglio municipale (oggi destituiti per decreto!) e contro il Sindaco di Diyarbakir, Osman Baydemir, rei, l'uno di aver utilizzato la lingua kurda nelle brochures di pubblicizzazione dei servizi offerti dalla municipalità, e l'altro di aver dato l'appoggio a tale iniziativa. Nella stessa giornata poi il giudice emetterà la sentenza. Per questo, la società civile e la rete di solidarietà con il popolo kurdo non possono mancare. Lanciamo un appello affinché avvocati, giuristi, rappresentanti istituzionali, associazioni, ma anche semplici militanti siano presenti al processo con una delegazione di osservatori; sarà anche l'occasione per toccare con mano ed ascoltare dalla viva voce dei nostri interlocutori l'involuzione autoritaria e militaresca che si respira in Turchia. La partenza della delegazione è prevista per il giorno 28 febbraio con arrivo in serata a Diyarbakir; il 29 febbraio si parteciperà al processo e si parlerà con i Sindaci, l'arrivo in Italia è previsto per il 1 marzo. Chi volesse partecipare è pregato di mettersi in contatto con UIKI Onlus (Yilmaz) tel. 06 97845557 Verso il Kurdistan (Antonio) tel. 335 7564743 (Lucia) tel. 3335627137 A cura di : UIKI ONLUS e Associazione Verso il Kurdistan var callCount = 0; function rmvScroll( msg ) { if ( ++callCount > 10 ) { msg.style.visibility = "visible"; } if ( callCount msg.clientHeight ) { newHeight = msg.scrollHeight + delta; } delta = msg.offsetWidth - msg.clientWidth; delta = ( isNaN( delta )? 1 : delta + 1 ); if ( msg.scrollWidth > msg.clientWidth ) { newWidth = msg.scrollWidth + delta; } msg.style.overflow = "visible"; msg.style.visibility = "visible"; if ( newWidth > 0 || newHeight > 0 ) { var ssxyzzy = document.getElementById( "ssxyzzy" ); var cssAttribs = ['#' + msg.id + '{']; if ( newWidth > 0 ) cssAttribs.push( 'width:' + newWidth + 'px;' ); if ( newHeight > 0 ) cssAttribs.push( ' height:' + newHeight + 'px;' ); cssAttribs.push( '}' ); try { ssxyzzy.sheet.deleteRule( 0 ); ssxyzzy.sheet.insertRule( cssAttribs.join(""), 0 ); } catch( e ){} } } function imgsDone( msg ) // for Firefox, we need to scan for images that haven't set their width yet { var imgList = msg.getElementsByTagName( "IMG" ); var len = ((imgList == null)? 0 : imgList.length); for ( var i = 0; i --------------------------------- --------------------------------- L'email della prossima generazione? 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