E Álvaro Uribe ringrazia Hugo Chávez
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- Date: Fri, 11 Jan 2008 08:54:15 +0100
E
Álvaro Uribe ringrazia Hugo Chávez Deve
essere costato veramente molto ad Álvaro Uribe (nella foto) ammettere che
"si è potuta
ottenere la liberazione delle due compatriote grazie al lavoro svolto, che
ringraziamo infinitamente, del presidente Hugo Chávez". E'
questo il fatto politico sostanziale di una delle più belle giornate nella
storia dell'integrazione latinoamericana e che ha portato alla liberazione da
parte delle FARC di Clara Rojas e di Consuelo González de Perdomo. E' successo,
o meglio è iniziato a succedere, quello che le parti in campo in Colombia non
avevano mai voluto che succedesse: che un concerto regionale potesse mettere mano
all'inestricabile conflitto interno colombiano e cercare una soluzione
regionale. E' quello che da Washington, a partire dal Plan Colombia, avevano
sempre escluso che dovesse accadere ed oggi comincia ad accadere. L'America
(l'America latina) agli americani (latinoamericani). Uribe,
di nuovo a denti stretti, a dovuto permettere ed ammettere che la forza
dell'integrazione latinoamericana è più forte, le FARC hanno fatto l'unica cosa
che potessero fare per recuperare credito dopo il fallimento dell' "operazione
Emmanuel". Felicemente le FARC hanno preso l'ultimo treno che veniva
loro offerto e possono avere un ruolo positivo nel futuro del paese.
Se torneranno a capire che la guerriglia può avere valore solo come
mezzo politico e mai essere fine a se stessa le FARC potranno avere nella
pacificazione della Colombia è un ruolo che non potranno mai avere né
paramilitari né narcos che in una Colombia in pace non hanno alcun futuro. Se la
liberazione fosse avvenuta 10 giorni fa, con la partecipazione di otto governi
(sei latinoamericani più Francia e Svizzera) quel giorno sarebbe stato evidente
che anche la selva colombiana è parte della Patria grande latinoamericana, che
non è proprietà esclusiva dei signori della guerra, dei paramilitari, del
governo che li alimenta e da questi si alimenta. Come ha detto Hugo Chávez:
"il Venezuela
non è nulla senza la Colombia e la Colombia non è nulla senza il Venezuela".
Parole irrise spesso da molti, soprattutto dalla stampa
euroccidentale, parole che ieri si sono rivelate in tutta la loro
consistenza. Senza integrazione l'America, la Patria grande, non esiste e
continua ad essere periferia colonizzata e colonizzabile. Quel giorno avrebbero
partecipato fisicamente alla risoluzione del conflitto i popoli del Brasile, dell'Ecuador
e degli altri paesi della regione e sarebbe stato un trionfo ancora più grande
che Uribe e chi lo manovra ha voluto impedire. Ma questo giorno si è dimostrato
che l'America latina può decidersi, agire e risolvere (o iniziare a risolvere)
i propri conflitti e problemi. Che piaccia o no, e a molti in Occidente
non piace, lo ha fatto per la straordinaria tenacia di Hugo Chávez. Dev'essere
costato veramente molto ad Uribe riconoscere e ringraziare il governo cubano e
il presidente Fidel Castro, altra silenziosa potenza pacifica e
pacifista, per il ruolo svolto in tutti questi anni in Colombia, come deve
essere costato moltissimo riconoscere al governo statunitense la statura di
leader internazionale raggiunta da Hugo Chávez. Questo ha raggiunto questa
statura sulla base di pochi ma inviolabili principi che governano
dall'inizio la politica estera bolivariana: multilateralismo, integrazionismo, giustizia
sociale. Ci
sarà tempo per tornare a regredire in Colombia, e già la cortina dei media
mainstream sta mistificando e tergiversando su questi punti, ma oggi è sotto
gli occhi di tutti che la politica integrazionista non è una fantasia: è il
motore del futuro. Leggi anche: Caracas: la tenacia
della pace
E guarda le prime foto di Clara e Consuelo: Le
prime immagini di Clara Rojas e Consuelo González de Perdomo |
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