L'Ilva regala le centraline anti-diossina a Taranto?



Si riportano i comunicati di Legambiente e PeaceLink sugli "impegni"
assunti dall'Ilva nell'incontro tenutosi tra l'ing. Riva ed il Sindaco di
Taranto Ezio Stefano.



COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE

Gli impegni manifestati dall’ing. Riva nell’incontro avuto con il Sindaco
Stefano e l’Assessore all’Ambiente Pastore, presentano, come spesso
avviene, luci ed ombre.

Inutile dire che è ancora presto per “cantar vittoria”, ma che l’impegno
assunto a ridurre le emissioni di diossina entro il 2008, portandole
sostanzialmente a raggiungere i parametri previsti dalla normativa europea
e quelli indicati nelle BAT (laddove alla voce agglomerazione i valori di
emissione ottenibili in termini di diossina, una volta apportate le
innovazioni sull’impianto sono quantificati in 0,5 ng TEQ/Nmc.) è
indubbiamente un impegno importante e, se mantenuto, contribuirà in
maniera non trascurabile a migliorare la sostenibilità ambientale
dell’impianto.

La riduzione delle emissioni di diossina entro quei parametri è una
richiesta che abbiamo fatto in tutti i nostri interventi sulla questione e
che ci auguriamo preluda all’adozione di tecnologie che consentano
ulteriori abbattimenti, simili a quelli ottenuti in ben quattro impianti
siderurgici britannici.

Resta però in piedi, ancora, la partita dei controlli e dei monitoraggi.

In proposito il Circolo Legambiente di Taranto chiede da tempo e con forza
un monitoraggio costante e sistematico delle emissioni inquinanti in città
(non solo di quelle dell’ILVA), che consentirebbe la rilevazione dei
miglioramenti, nonché il rispetto della tempistica promessa.

La concessione al Comune di strumenti per la rilevazione della diossina
nell’ambiente da gestire in assoluta autonomia dall’azienda (ci auguriamo
che il Comune opti per affidarne la gestione a soggetti di
incontrovertibile caratura scientifica e che non abbiano rapporti di
committenza con l’ILVA) è pure un’apertura che sembra meritare credito.

In merito all’attuazione delle BAT per “una drastica riduzione degli
idrocarburi”, invece, dobbiamo rilevare la genericità del pur
apparentemente ambizioso impegno, che non si discosta da quelli, per lo
più dello stesso tenore, contenuti nell’Atto d’Intesa, laddove non sono
indicati né il punto di partenza in termini di dati certi sulle emissioni
degli IPA (idrocarburi policiclici aromatici), né gli obiettivi a breve,
medio e lungo termine.

Infine, anche a fronte dei recenti preoccupanti dati emersi sui media in
merito agli sforamenti nelle emissioni di polveri sottili, c’è da
rilevare, a meno di ulteriori aggiunte e precisazioni,  la totale assenza
di provvedimenti in merito al problema delle polveri sottili,
pericolosissime per la salute non solo in quanto tali, ma anche come
“veicolo” di altri agenti inquinanti che attraverso di esse si introducono
nell’organismo.


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COMUNICATO STAMPA DI PEACELINK

Oggetto: le "centraline anti-diossina" a Taranto


Apprendiamo dalla stampa che l'Ilva ha promesso di fornire al Comune di
Taranto alcune "centraline anti-diossina". Tali centraline verrebbero
sistemate nei rioni della città e consentirebbero una misurazione della
diossina nel raggio di 15 chilometri dall'impianto siderurgico.

Il tutto è il frutto di un incontro fra il sindaco Ippazio Stefano e il
presidente dell'Ilva Emilio Riva.

PeaceLink è l'associazione che ha fatto "esplorere" il problema con i
propri "dossier diossina a Taranto" fin dal 2005. Nel 2007 avevamo
denunciato che le emissioni Ilva di Taranto erano salite al 90% delle
emissioni nazionali totali inventariate nel registro Ines (Inventario
Nazionale Emissioni e loro Sorgenti).

Quindi ci sembra doveroso esprimere una valutazione nel merito di una
proposta che in apparenza va nella direzione che da tempo auspichiamo.

Che giudizio diamo su questo clamoroso annuncio?

LA PRIMA REAZIONE ISTINTIVA POSITIVA...

La prima reazione istintiva a questa notizia è stata inizialmente quella
di sincera soddisfazione. Volevamo fare i complimenti al Sindaco per aver
"strappato" questo risultato. Nell'immediato abbiamo ingenuamente pensato
che finalmente la mobilitazione dell'opinione pubblica sul fronte della
diossina avesse ottenuto un risultato positivo.

Perché non essere dunque soddisfatti che l'Ilva donasse al Comune degli
strumenti di misurazione più continuativi e capillari?

...MA QUALCOSA NON QUADRA

Stavamo quindi scrivendo un comunicato di entusiastico apprezzamento
quando - approfondendo la "notizia" - ci siamo accorti che qualcosa non
quadrava.

Apprendiamo infatti che il Comune dovrà provvedere direttamente alla
gestione di queste "centraline".

COSTO DEGLI STRUMENTI DI CAMPIONAMENTO E COSTO DELLE ANALISI DEI CAMPIONI

Occorre sapere che il costo maggiore delle analisi della diossina non
riguarda gli strumenti di campionamento ma le analisi. Un'analisi di
diossina ha un prezzo di mercato di circa 1.000 euro. Un campionatore di
diossina a terra costa 1.500 euro (è un deposimentro collocato un un palo
alto circa 4 metri). Un campionatore dell'aria, se si va sui modelli di
rilevazione mobile, può salire un po' di prezzo. Ma sostanzialmente il
costo dell'attrezzatura è di gran lunga inferiore rispetto ai costi delle
analisi.

Da quello che è emerso la "donazione" riguarderebbe strumenti di
rilevazione della diossina al suolo.

Occorre sapere anche che non vi è alcuno strumento di rilevazione
istantanea dei dati della diossina: i campioni vanno pertanto portati
sempre in laboratorio. E sono i costi del laboratorio che incidono in modo
preponderante in un campagna di monitoraggio della diossina.

Il Sindaco ha annunciato che farà un bando pubblico per la gestione delle
"centraline" e per l'analisi dei dati della diossina.

Ovviamente non si può escludere, in linea di principio, che si possa anche
trovare in qualche parte del mondo un laboratorio che "a prezzi
stracciati" analizzi campioni magari... senza trovare traccia di diossina.

FACCIAMO I CONTI

Facciamo quindi un po' di conti: se l'Ilva regalasse al Comune 4
deposimetri per misurare la diossina al suolo spenderebbe 6.000 euro. Se
il Comune li dovesse usare per fare 200 analisi dovrebbe spendere 200 mila
euro: da dove li prenderebbe questi soldi? Già oggi il Comune si fa
"aiutare" dall'Ilva persino per asfaltare le strade o mettere le
fontanelle nel cimitero: come è pensabile che trovi i soldi per far
eseguire tutte queste analisi?

Il Sindaco si vedrà scaricare i costi del controllo sulle esauste casse
comunali e le centraline saranno una scatola vuota quanto sono vuote le
casse del Comune. Non è certo indice di furbizia seguire Riva su questa
strada scivolosa.

Inoltre il difetto di fondo della proposta è che queste rilevazioni
verrebbero effettuate non nel punto di fuoriuscita della diossina, dove è
"concentrata", ma in punti di ricaduta dove è "diluita". I fattori di
dispersione sono fortemente influenzati dai venti e da altre variabili
meteoclimatiche. Occorre sapere che queste analisi sui punti di ricaduta
hanno un valore nullo da un punto di vista legale, mentre avrebbero un
valore altissimo e determinate se si facessero continuativamente sul
camino dell'impianto di agglomerazione.

LE VERE PRIORITA'

Il Sindaco avrebbe dovuto insistere per ottenere un sistema di
campionamento i continuo (24 ore su 24, 365 giorni all'anno) sul camino
dell'impianto di agglomerazione. E invece si è fatto "abbagliare" da una
proposta che non serve a verificare se l'Ilva scende o no sotto il limite
europeo di 0,4 nanogrammi a metro cubo al camino.

"Abbiamo ottenuto da Riva impegni precisi", ha detto il Sindaco. Ma fra
questi impegni c'è il campionamento in continuo sul camino? Sicuramente
no.

Inoltre il Sindaco si infila in un tunnel. Infatti Riva potrebbe
contestare il fatto che la diossina rilevata in alcune zone è emessa
dall'Ilva. Potrebbe argomentare che la diossina è emessa invece
dall'inceneritore che incautamente il Comune ha in animo di riaprire. E il
Sindaco si troverebbe nell'imbarazzante situazione di dover garantire
obiettivi di qualità dell'aria senza conoscere se la fonte della diossina
misurata è il traffico, l'inceneritore, l'Ilva o qualche rogo di plastica
selvaggio (si pensi agli assurdi incendi della spazzatura "per protesta"
contro i cumuli dei rifiuti). Il sindaco Ippazio Stefano avrebbe così in
mano un'arma a doppio taglio.

Non solo.

Il Sindaco rischia di farsi sviare dalla questione più importante, ossia
l'AIA (Autorizzazione Intergrata Ambientale). E' quella che ha valore
vincolante e che prescrive limiti, strumenti di misura e analisi dei
campioni, tutti a carico dell'Ilva. E' quella che stabilisce che i costi
di controllo devono essere a carico di Riva. E' in questa procedura che il
Comune deve intervenire per fissare limiti e strumenti di verifica dei
limiti. Le strette di mano con Riva con hanno alcun valore normativo, i
limiti e le prescrizioni dell'AIA sì: ma bisogna richiederli con una
raccomandata al Ministero dell'Ambiente. Lo ha fatto il Comune?

Inoltre apprendiamo che di questa proposta non c'è alcuna traccia scritta
e che  nessun accordo di intesa è stato firmato: che valore ha una
semplice stretta di mano fra il Sindaco e Riva, che di mani ne ha strette
tante continuando a inquinare?

Il Sindaco forse non sa neppure che "centraline" ha promesso Riva. 
Neppure noi lo sappiamo con precisione. Ciò che scriviamo si basa su
ipotesi. Il tutto è indicativo di quanto sia serio andare avanti in modo
così approssimativo agitando sulla stampa progetti che il "pubblico" non
può controllare: anzi il "pubblico" viene messo alla porta se prova anche
solo ad assistere ai tavoli tecnici.

Ma ciò che sappiamo sicuramente - da quello che ci è dato conoscere - è
che Riva non pagherà i costi salatissimi delle analisi di laboratorio.

Infine il Sindaco dovrebbe sapere che il 98% della diossina entra nel
corpo umano tramite l'alimentazione.

Infatti l'assunzione giornaliera media in individui adulti di diossine e
PCB "diossina simili"  è dovuta (1)



    * per il 26% a pesci e molluschi;

    * per il 25% a carni;

    * per il 21% a latticini;

    * per il 16% a latte;

    * per il 4% a uova;

    * per l'1,5% all'inalazione;

    * per il 6,5% ad altro.


Occorre quindi fare le analisi prioritariamente non tanto su ciò che
respiriamo nei quartieri ma su ciò che mangiamo perché è il fenomeno di
bioaccumulazione della diossina che costituisce il vero pericolo.

Occorre poi monitorare il sangue e il latte materno, oltre che il tessuto
adiposo, al fine di vedere quanta diossina c'è nel corpo dei tarantini.

Quindi la proposta di Riva è l'ennesimo colpo di scena e il sindaco -
spiace dirlo -  ha peccato di ingenuità.

Sarà opportuno che, prima di fare altri scivoloni, si senta con le
associazioni ambientaliste e con qualche bravo esperto.

Alessandro Marescotti - Presidente di PeaceLink


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PEACELINK
http://www.peacelink.it
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(TA)
causale: "lotta anti-inquinamento"