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OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE
- Subject: OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Tue, 11 Sep 2007 08:46:45 +0200
-------- Messaggio Originale -------- Oggetto: OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE Data: Fri, 31 Aug 2007 14:53:54 +0200 Da: OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista <ola at olambientalista.it> Agli organi di informazione con preghiera di diffusione. OLA, IL BOSCO PANTANO DI POLICORO NON DEVE MORIRE Dopo il clamore (giustamente) generato dai lavori di pulizia dei canali ed alcune lacrime di coccodrillo versate per i danni a flora e fauna del bosco di Policoro, detto “Pantano”, con vero rammarico facciamo questa ennesima constatazione! Il “Pantano” di Policoro sta letteralmente seccando e rischia di perdere irrimediabilmente le sue peculiarità di bosco umido costiero! Numerose specie di insetti - che hanno reso famoso il Bosco di Policoro, evidenziandone l’eccezionale biodiversità - stanno inesorabilmente scomparendo e con questo evidenziano il degrado o la trasformazione dell’ habitat naturale. Infatti negli ultimi anni il processo di inaridimento e la fortissima erosione costiera hanno determinato la modifica delle consociazioni vegetali ed animali e la scomparsa di alcuni tratti della duna costiera, anch’essa di eccezionale valenza naturalistica. Se per l’erosione costiera occorrerebbero interventi complessi, che interessano territori vasti, almeno quelli del bacino idrografico del Sinni, per resistere all’inaridimento basterebbe utilizzare i canali di bonifica per re-inumidire, se non proprio allagare, gli habitat così come erano in origine. E’ necessario conoscere lo stato di salute del bosco, della flora e della fauna di cui si componeva solamente alcuni anni fa e di quella di adesso. I sintomi, purtroppo, sono chiari! Come si può programmare qualsiasi intervento che non vada ad affrontare prioritariamente queste problematiche magari dopo aver definito in modo scientifico le vere cause dell’agonia del bosco? Perché si spendono tanti soldi pubblici se poi non si riesce a mantenere quello che la natura ci ha lasciato? Molti cittadini, non solo Policoresi, hanno combattuto anni addietro per sottrarlo alla privatizzazione ed alla speculazione agricolo-edilizia, esercitata anche su aree contestate dal Demanio Pubblico, che avrebbe voluto “valorizzarlo” trasformandolo in campi agricoli e case al mare! Vicino al bosco sul lato di Rotondella esiste ancora una discarica sospettata di contenere metalli pesanti e cromoesavalente, sequestrata dai Carabinieri di Policoro e dal Corpo Forestale in periodi diversi (che finirà nel mare a seguito dell'erosione della costa, vista la totale indifferenza delle istituzioni); nessuno ente si è degnato di interessarsi alla sua bonifica, nonostante le numerose denunce. Ci colpisce l’omertà istituzionale anche su questa vicenda. Tra gli interventi quello che potrebbe inferire il “colpo mortale” al bosco di Policoro ed all’intero sistema agro-forestale del metapontino c’è inoltre il progetto di “riuso delle acque basse del metapontino”. Concepito per contrastare l’emergenza idrica del Mezzogiorno, questo progetto è previsto dalla Legge Obiettivo quale opera strategica di interesse nazionale e di valenza interregionale per l’insediamento industriale dell’ILVA di Taranto che invece potrebbe riutilizzare le acque reflue attualmente scaricate in mare. Prevede l'utilizzo delle acque dei canali di bonifica a valle della S.S. n.106 - attualmente sollevate dalle idrovore per essere scaricate a mare da destinare ad usi industriali, in particolare per l'ILVA di Taranto, con il prosciugamento completo della falda superficiale della costa ionica già duramente provata a causa del mancato apporto di acqua dai fiumi lucani soprattutto nei mesi estivi. Il bosco di Policoro non può essere propagandato solo come “icona” nei depliants degli alberghi e dell’APT o , in futuro, anche nella propaganda del megavillaggio stile Marinagri che si vuole costruire sul lato destro della foce del fiume Sinni, nel Comune di Rotondella. Nessuno ci accusi di allarmismo, ma constati di persona quello che può essere definita l’agonia del Bosco Pantano di Policoro. Faccia una bella camminata nel bosco per vedere lo stato in cui versa il biotopo naturale. Tra qualche anno potrebbe essere solo un ammasso di sterpaglie tra gli scheletri dei componenti di una lussureggiante ex foresta planiziaria esposto a non augurabili possibili speculazioni, incuria e incendi. Allora sì potremo chiamarlo il “Pantano dell’indifferenza e dell’omertà”.
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