Giusva Fioravanti e
Francesca Mambro: chi sono
Circa tre anni, fa pubblicai questo curriculum di Francesca
Mambro e Giusva Fioravanti. Dovrebbe essere stato scritto da Mario Adinolfi. Da
allora, solo sul mio sito, è stato letto da circa 7000 persone. E' un numero
impressionante, ma non basta mai. Quelli che un tempo non avremmo esitato a
chiamare boia fascisti e che oggi per troppi sono una tenera
coppietta che ha diritto di rifarsi una vita e perfino avere un ruolo
pubblico nella storia di questo paese sono stati condannati in via definita per
avere ammazzato un centinaio di persone.
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Ricordo, per ubicarsi, che dal 1971 al 1988 il terrorismo rosso assassinò in
Italia 128 persone, 131 aggiungendo Emanuele Petri, Massimo D'Antona e Marco
Biagi. E' sconvolgente pensare che la romantica coppietta abbia da sola quasi
equiparato 20 anni di terrorismo rosso. E invece è così. Oggi che gli stessi
depistatori di sempre sono in azione e che i familiari delle vittime continuano
ad essere irrisi e trattati come fanatici, è necessario ricordare punto per
punto, omicidio per omicidio, chi davvero sono i boia fascisti Giusva
Fioravanti e Francesca Mambro. Sempre più oggi, per ignoranza o malafede, si
tende a considerare il terrorismo nero come una risposta (quasi un’autodifesa)
al terrorismo rosso, oppure come una necessaria risposta d’apparati alla
grande avanzata del movimento operaio e del PCI. Basta la sola lettura del
curriculum della coppietta di sicari per spazzare via tale interpretazione. Da
Piazza Fontana a Peteano a Bologna, il terrorismo nero, fu azione (criminale) ben
più che reazione, e contribuì col sangue a disegnare l’Italia odierna che
infatti coccola spregiudicatamente la tenera coppietta di killer.
"Proprio questa mattina mi è capitato di incrociare nella via parallela
alla mia Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, che giocavano con la loro
figliola di poco più di tre anni. Sono rimasto a fissarli e credo d'avere avuto
lo sguardo non privo di rancore. Poi torno a casa e leggo, guarda un po', che
domani proprio i due sposini ex Nar saranno celebrati dal movimento Onda
Azzurra del crocerossino Maurizio Scelli. Ci sarà anche Silvio Berlusconi. Nel
frattempo il ministro Maurizio Gasparri non dà il via libera all'emissione di
un francobollo che ricordi il venticinquesimo anniversario, il prossimo 2
agosto, della strage di Bologna. Strage per la quale Mambro e Fioravanti sono
stati condannati in via definitiva.
Per lo Stato italiano sono i responsabili del più grave eccidio di uomini,
donne, anziani e bambini inermi che sia mai avvenuto nella storia
repubblicana."
Mambro e Fioravanti sono stati condannati complessivamente a 17 ergastoli e la
sentenza sulla strage di Bologna è passata in giudicato. Però, visto che oggi
c'è chi santifica i due sposini che-sono-tanto-cambiati, mi va di ricordare
quello che Giusva Fioravanti e Francesca Mambro hanno fatto. Pur lasciando da
parte la strage di Bologna. Strage fascista, non dimentichiamolo mai.
28 febbraio 1978. Giusva Fioravanti ed altri notano due ragazzi seduti
su una panchina che dall'aspetto (capelli lunghi e giornali) identificano come
appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall'auto, si dirige verso il
gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a terra ferito e
Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza
che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla.
9 gennaio 1979. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana
di Radio città futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo
femminista. I terroristi fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno
fuoco ai locali.
L'incendio divampa e le impiegate tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi
di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente.
16 giugno 1979. Fioravanti guida l'assalto alla sezione comunista
dell'Esquilino, a Roma. All'interno si stanno svolgendo due assemblee
congiunte. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due
bombe a mano, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25
feriti. Dario Pedretti, componente del commando, verrà redarguito da Fioravanti
perché, nonostante il ricco armamentario "non c'era scappato il
morto". Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è accertato
dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all'azione, e da una
sentenza passata in giudicato.
Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente
stragista.
17 dicembre 1979. Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l'avvocato
Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli,
leader carismatico dell'eversione neofascista. Fioravanti non ha mai visto la
vittima designata, ne conosce solo una sommaria descrizione. L'agguato viene
teso sotto lo studio dell'avvocato, ma a perdere la vita è un inconsapevole
geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e
colpevole di essersi voltato al grido "avvocato!" lanciato da
Fioravanti.
6 febbraio 1980. Fioravanti uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che
ha solo 19 anni. Scopo dell'omicidio, impadronirsi del suo mitra M.12. Al
sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile 1981, Cristiano Fioravanti -
fratello di Valerio - dichiarerà: "La mattina dell'omicidio Arnesano,
Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io, incredulo,
chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: "gratuitamente"; fece un
sorriso ed io capii".
23 giugno 1980. Fioravanti e Francesca Mambro uccidono a Roma il
sostituto procuratore Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di
casa; da due anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di
destra. Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando
"alla visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più
gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi".
9 settembre 1980. Mambro e Fioravanti con Soderini e Cristiano
Fioravanti, uccidono Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in
Sicilia e testimone scomodo in merito alla strage di Bologna.
5 febbraio 1981. Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due
carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del
processo è emerso che durante l'imboscata Fioravanti ha fatto finta di
arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un'auto, "Spara,
spara!".
30 settembre 1981. Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari,
estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un
"infame delatore". Del commando omicida fa parte Mambro.
21 ottobre 1981. Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma,
al capitano della Digos Francesco Straullu e all'agente Ciriaco Di Roma. I due
vengono massacrati. L'efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del
medico legale: "La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento
del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell'encefalo; quello di Di
Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al
cervello". Il capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande
impegno per smascherare i soldati dell'eversione nera.
Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina dell'agguato non aveva la
solita auto blindata, in riparazione da due giorni.
5 marzo 1982. Durante una rapina a Roma, Mambro uccide Alessandro
Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava recandosi a scuola e passava di lì per
caso. La sua morte suscita scalpore anche perché il giovane viene colpito alla
testa con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo.
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