Ripubblicizzazione Acquedotto Pugliese: "Abbiamo scritto a Vendola ma non ci ha risposto"



Vivace dibattito in Puglia

Chi ha interesse a privatizzare l'Acquedotto pugliese?

Le dimissioni di Riccardo Petrella da presidente dell'Aqp mettono in luce
le contraddizioni fra promesse elettorali, linee di governo nazionale,
politiche internazionali e interessi locali. Una nota di Osservatorio Sud
e Comitato territoriale contratto mondiale sull'acqua

Mentre il dibattito sull'acqua è aperto per difendere l'accesso a tutti di
questo bene primario, e sono avviati i processi di ripubblicizzazione e il
decreto Lanzillotta ha escluso il servizio idrico dalle liberalizzazioni,
la Puglia, inspiegabilmente, va contro corrente.
Sintomatiche sono le dimissioni di Riccardo Petrella da presidente
dell'Acquedotto pugliese (Aqp), che hanno riaperto il dibattito «spa sì,
spa no».
Osservatorio Sud e Comitato territoriale contratto mondiale sull'acqua, in
un comunicato fanno notare che «la discussione sulla forma dell'ente
gestore dell'acqua è talmente centrale, al contrario di quanto sostenuto
dal Presidente Nichi Vendola, che ha portato alla rottura della
condivisione del percorso di ripubblicizzazione avviato un anno e mezzo fa
con la nomina da parte della Regione del prof. R. Petrella alla Presidenza
dell'Aqp e con le dichiarazioni rese in più occasioni dal Presidente
Vendola o altri rappresentanti regionali (come per esempio i «Cantieri per
la Democrazia» dell'autunno 2005, la Conferenza organizzata al Politecnico
nel dicembre 2005, e al Forum di «Sbilanciamoci» del settembre di
quest'anno) non solo sul riconoscimento dell'acqua bene comune ma sulla
necessità della gestione pubblica e partecipata».

Attualmente, l'Aqp è una società per azioni che gestisce il servizio
idrico con un affidamento cosiddetto «in house» (il cui capitale è
totalmente pubblico, detenuto dalla Regione). Per i cittadini pugliesi
conta indubbiamente l'efficienza nella gestione dei servizi idrici, la
riduzione delle perdite, il funzionamento reale del ciclo di depurazione,
ma tali esigenze non solo non debbono essere in contrasto con una gestione
effettuata da un ente di diritto pubblico, ma questo deve rimanere l'unico
che per sua natura giuridica possa garantire realmente un governo pubblico
dell'acqua e dei servizi idrici.
«Al contrario una spa a capitale interamente pubblico – sottolinea il
comunicato - resta, comunque, una società di diritto privato che, come
tale, risponde alle norme a garanzia dell'interesse dei privati e non del
rispetto dell'interesse della collettività nel suo insieme. La spa è una
società finalizzata per legge al conseguimento del profitto
(indipendentemente dalla natura dei suoi azionisti), mentre ai cittadini
interessa che l'acqua ed i servizi idrici siano governati da un ente che
garantisca gli interessi di tutti e non di pochi.
«Una spa può subire variazioni nella proprietà degli azionisti; per questo
l'attuale amministrazione Regionale deve rendere definitiva la chiusura ad
ogni processo di privatizzazione dell'Aqp, al di là del proprio mandato.
«A questo aggiungiamo che siamo preoccupati per i prestiti finanziari da
capitale privato a cui è ricorsa l'Aqp, perché chi finanzia gli
investimenti può condizionare la linea politica dell'azienda. A parte la
dimensione territoriale, vogliamo ancora una volta ricordare come il
principio secondo cui l'acqua è e deve rimanere pubblica nella proprietà e
nella gestione, è contenuto nel programma elettorale del Governo nazionale
ed ha trovato una conferma anche nel decreto Lanzillotta che ha escluso il
servizio idrico dalle liberalizzazioni.
«È incomprensibile che in Puglia il progetto di fare dell'Aqp il primo
modello di gestione pubblico e partecipato si è arrestato, mentre a
livello nazionale il Governo sta creando un nuovo quadro legislativo (che
vieta la gestione privata dei servizi idrici) ed i Movimenti lanciano una
legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione».

La nota sottolinea che un mese fa fu inviato un appello, sottoscritto da
decine di associazioni ed istituzioni, e centinaia di esponenti della
società civile e della cittadinanza, per chiedere al Presidente della
Regione Puglia Nichi Vendola, garante dell'impegno di ripubblicizzazione
dell'Aqp assunto verso i cittadini pugliesi, ed alla Giunta Regionale, di
ricreare le condizioni politiche per far ritornare pubblico l'Acquedotto.
«A tale appello non abbiamo avuto risposta. Ricordiamo ancora una volta al
Presidente Nichi Vendola gli impegni da lui assunti e la sollecitazione
che ci fece in occasione delle elezioni quando ci chiese di non essere
lasciato solo e di essere vigili sulla coerenza delle attività di governo
rispetto al programma. Il non aver messo il prof. Riccardo Petrella nelle
condizioni di portare a termine il suo compito è una drammatica resa alle
logiche della privatizzazione».

(10 Dicembre 2006)
Fonte: http://www.vglobale.it/NewsRoom/index.php?News=2846

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http://italy.peacelink.org/tarantosociale/articles/art_19656.html