Alcune necessarie obiezioni a un documento della Rete Lilliput



Ad alcuni mezzi d'informazione

Gentili signore e signori,

sperando di non essere importuni, vi inviamo come anticipazione un articolo
che apparira' nel notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in
cammino" di domani, di discussione di alcuni punti del documento della Rete
Lilliput "Ripudiare la guerra e agire la nonviolenza".

Cordiali saluti,

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac at tin.it

Viterbo, 18 luglio 2006

* * *

PEPPE SINI: ALCUNE NECESSARIE OBIEZIONI AL TESTO CHE PRECEDE

Il documento della Rete Lilliput - una delle maggiori e migliori esperienze
di accostamento alla nonviolenza oggi attive in Italia - che sopra
presentiamo [nel notiziario ovviamente si pubblica il testo integrale del
documento che questo articolo commenta e critica - ndr] contiene molte utili
riflessioni e proposte; contiene altresi' alcune gravi ambiguita', e
contiene infine alcune tesi decisamente non sufficientemente meditate e da
chi scrive queste righe ritenute del tutto inaccettabili. Le principali e
piu' flagranti di esse vorremmo qui segnalare.
*
E' del tutto inaccettabile l'idea - che in due luoghi de documento, seppur
in forme implicite, sembra tornare - che la lotta armata e il terrorismo
siano quasi una sorta di inevitabile conseguenza del bisogno dei popoli
oppressi di resistere all'oppressione. Nessuno puo' contestare il diritto
alla legitima difesa. Si puo' e si deve resistere all'oppressione, si puo' e
si deve lottare per la dignita' e per la liberazione: ma si puo' e si deve
farlo facendo la scelta della lotta nonviolenta.
*
E' del tutto inaccettabile la proposta di "avviare la trattativa interna
alla Nato per la graduale riduzione della presenza militare italiana in
Afghanistan", poiche' essa presuppone la prosecuzione della partecipazione
militare italiana alla illegale e criminale guerra afgana, partecipazione
che la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proibisce.
L'Italia deve cessare di partecipare alla guerra, solo dopo questo atto si
puo' discutere del resto.
*
Ed e' del tutto inaccettabile che mai una volta si ricordi che la
Costituzione della Repubblica Italiana proibisce la partecipazione italiana
a una guerra come quella afgana e come quella irachena. Tale inammissibile
reticenza e' gia' di fatto una forma di subalternita' - e quindi di
effettuale quantunque inconsapevole complicita' - con i governi italiani che
violando la Costituzione hanno deciso la partecipazione alla guerra e la
prosecuzione di tale partecipazione.
*
E' del tutto inaccettabile l'idea di formulare un invito a lavorare "perche'
l'Unione Europea sospenda il trattato commerciale con Israele": il governo
di Israele certo e' responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, dei
quali dovra' pur rispondere un giorno dinanzi a una corte di giustizia
internazionale, ma lo sono del pari molti altri governi, da quello degli Usa
a quello della Cina, fino a quello italiano che nel 1998 ha istituito dei
campi di concentramento per migranti, strutture che flagrantemente violano
sia la Dichiarazione universale dei diritti umani, sia la Costituzione della
Repubblica Italiana, sia le basi stesse di ogni ordinamento giuridico
democratico. Che in questo contesto si propongano atti di boicottaggio
economico solo nei confronti dello stato di Israele - ovvero della
popolazione israeliana - e' cosa inammissibile, cosi' come - mutatis
mtandis - era inammissibile il decennale embargo dell'Onu nei confronti
dell'Iraq con le conseguenze che tutti sappiamo (rafforzamento della
dittatura, stragi ed inenarrabili sofferenze per la popolazione); cosi' come
e' inammissibile il boicottaggio economico e la sospensione degli aiuti al
popolo palestinese (un crimine che va a danno non solo del popolo
palestinese e delle sue legittime istituzioni, ma anche del popolo e dello
stato di Israele, e dell'umanita' intera).
*
Proporrei agli amici della Rete Lilliput almeno su questi punti un
supplemento di riflessione e una conseguente piu' adeguata stesura di quel
testo.

* * *

"La nonviolenza e' in cammino"
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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