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Di poveri diavoli, cavalli e capriole
- Subject: Di poveri diavoli, cavalli e capriole
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 3 Jul 2006 16:20:07 +0200
DI POVERI DIAVOLI, CAVALLI E CAPRIOLE Ad alcuni mezzi d'informazione Gentili signore e signori, sperando di non essere importuni, vi inviamo come anticipazione i tre editoriali che appariranno nel notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" di domani. Cordiali saluti, Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo e-mail: nbawac at tin.it Viterbo, 3 luglio 2006 * * * 1. GIOBBE SANTABARBARA: L'ASTUZIA PIU' GRANDE DEL DIAVOLO Si sa, e' di far credere che non esiste. Cosi' certi assassini pretendendo di far credere che deliberano la guerra perche' vogliono la pace. Machiavellismo degli stenterelli, e vite umane stroncate per sempre. Congratulazioni. * In Afghanistan e' in corso una guerra. La Costituzione della Repubblica Italiana proibisce al nostro paese di prendervi parte. Benedetta Costituzione. L'attuale maggioranza parlamentare, frutto delle elezioni in cui e' stata sconfitta la coalizione golpista, non si omologhi ai golpisti, difenda la legalita' costituzionale, ripudi la guerra. Questo direbbe il grillo parlante. * Coloro che nel parlamento italiano ancora una volta si apprestano a violare la Costituzione, che ancora una volta voteranno i crediti di guerra, che ancora una volta macchieranno di sangue le mani loro e le nostre che abbiamo la colpa di averli votati, ebbene, ci risparmino le ipocrisie e i sofismi, ci risparmino gli argomenti meschini di chi non sa o non vuole guardare piu' in la' del proprio ombelico, di chi non sa riconoscere che una e' l'umanita'. Noi non ascoltiamo neppure piu' le loro parole, poiche' parla per essi il loro voto. E di fronte alla scelta di recar soccorso o uccidere, tra salvare le vite o sopprimerle, tra la pace e la guerra, e - last but not least - tra la Costituzione e l'anomia, tra la civile convivenza e l'esplosiva barbarie, sia il tuo dire si' si', no no, tutto il resto si sa di dove viene. 2. SEVERINO VARDACAMPI: CENTO CAVALLI BIGI "E os que leem o que escreve, Na dor lida sentem bem, Nao as duas que ele teve, Mas so' a que eles nao tem" (Fernando Pessoa, Autopsicografia) Tutto l'argomentare di coloro che in parlamento voteranno a favore del finanziamento per la prosecuzione della partecipazione militare italiana alla guerra in corso in Afghanistan, in violazione della Costituzione, in complicita' con un massacro che li' perdura senza soste da decenni, si riduce alla primazia delle miserabili beghe che scambiano i giochi di potere nella coalizione del cosiddetto centrosinistra per il cuore del mondo e l'albero della vita, cui tutto puo' essere sacrificato. E invece la vita di un solo bambino afghano vale infinitamente di piu' di tutti gli intrighi di palazzo e di tutte le carriere di corte di tutti i centrosinistra dell'universo mondo. Sorprende fino allo strazio che persone assai buone non se ne avvedano. * Amleto in camicia nera Ci sono cose su cui si puo' mediare. E ci sono cose su cui occorre restar fermi come torre. Nel nostro ordinamento giuridico non si puo' mediare sul rispetto della Costituzione, poiche' in questo ambito, come suonava quel motto sui muri di Parigi, cedere un poco e' capitolare del tutto. E non solo nel nostro ordinamento giuridico, ma in tutte le grandi tradizioni di pensiero come nel foro interiore di ogni essere umano, non si puo' mediare sull'unico principio che fonda la convivenza: tu non uccidere. Poiche' se si ammette il diritto all'uccisione, e la guerra ne e' la magnificazione tendenzialmente onnicida, ogni essere umano perde il primo e fondamentale dei diritti che allo statuto di essere umano ineriscono: il diritto a non essere ucciso, il diritto a vivere, senza del quale tutto finisce, non vi e' piu' civilta', non vi e' piu' umanita', vi e' solo il potere assassino, la generale paura e schiavitu', il bellum omnium contra omnes. Cosi' essere parlamentare in Italia implica il dovere di rispettare la Costituzione, di opporsi alle uccisioni, di ripudiare la guerra: sono tre espressioni, ma una cosa sola. Il parlamentare che viola questo triplice impegno e' tre volte fedifrago: sia verso la legge, verso l'ordinamento giuridico per la cui vigenza esercita il suo pubblico ufficio di legislatore; sia verso il popolo italiano di cui e' rappresentante; sia verso l'umanita': di appartenenti alla quale non e' suo diritto decretare l'uccisione. Chi vota si' ai crediti di guerra non cerchi scuse: scuse non ve ne sono. * Clarte' Questo foglio non ha alcuna simpatia per la cosiddetta "sinistra radicale", pseudonimo inventato in quest'ultimo decennio da chi si vergogna del suo passato, e se se ne vergogna ne avra' ben donde. Noi non abbiamo mai avuto bisogno di rovesciare la giacchetta. Questo foglio non ha alcuna simpatia per i cosiddetti pacifisti "senza se e senza ma", formula che disvela il totalitarismo di certe posizioni. Questo foglio non ha alcuna simpatia per la legione dei funzionari, consulenti, dirigenti e cosi' via delle burocrazie quasi sempre nepotiste e clientelari della cosiddetta societa' civile (onlus, ong e via siglando) perennemente all'assalto della diligenza dei soldi pubblici e delle carriere parastatali: quando si e' sul libro paga si e' poco credibili nei proclami, e chi sputa nel piatto in cui mangia non da' un bello spettacolo. Questo foglio non ha alcuna simpatia per chi a seconda delle giornate e' complice degli squadristi di piazza o dei bombardieri imperiali, chi un giorno delira che "siamo tutti sovversivi" e il giorno dopo e' governativo piu' del barone Scarpia. Questo foglio non ha alcuna simpatia per chi riduce la nonviolenza a ideologia di ricambio, cioe' al suo esatto contrario. Questo foglio propugna la nonviolenza come opposizione alla violenza, come potere di tutti, come libera aggiunta e afferramento alla verita', come rigorizzazione morale e intellettuale, come lotta, comunicazione e apertura, come scelta della pluralita', della relazione, del riconoscimento dei diritti dell'altra e dell'altro, come progetto e impegno di difesa del mondo che vive e di liberazione comune dell'umanita' intera incluse le generazioni future. Il contrario della vilta', il contrario dell'indifferenza, il contrario della rassegnazione, il contrario della complicita', il contrario dell'apatia, il contrario della subalternita', il contrario dell'omissione. * Che fare? Cosa occorre fare oggi nel parlamento italiano dal punto di vista della nonviolenza in relazione alla nostra responsabilita' per l'Afghanistan? Occorre fare due cose semplici (ma di quella semplicita' che, diceva il poeta di Augusta, e' difficile a farsi). La prima: cessare di partecipare alla guerra, opporsi alla prosecuzione della guerra, agire per far cessare uccisioni e violenze. La seconda: soccorrere le vittime e contribuire a costruire relazioni di pace e di giustizia, ovvero recare aiuti umanitari con interventi rigorosamente nonviolenti. Come e' noto vi sono gia' esperienze significative, anche italiane. Si tratta di passare dal volontariato nonviolento di pochi alla scelta della nonviolenza anche come politica internazionale degli stati, dalla nonviolenza testimoniale dei singoli alla nonviolenza giuriscostituente delle istituzioni, degli ordinamenti giuridici: cominci l'Italia. Cominci l'Italia sostituendo l'intervento militare con un primo esperimento di Corpi civili di pace. Cominci l'Italia con un vasto piano di aiuti sia per lo sminamento e il disarmo, sia per la ricostruzione delle infrastrutture civili, sia per la riconversione delle colture agricole (la questione cruciale della sostituzione delle immense coltivazioni di papavero da cui si ricava l'oppio che alimenta il mercato mondiale dell'eroina), sia di assistenza e cura delle persone, sia e soprattutto sostenendo particolarmente le esperienze democratiche e nonviolente animate dalle donne in Afghanistan: esperienze il cui valore educativo, sociale, civile, politico e' immenso. L'alternativa hic et nunc non e' tra restare o ritirarsi, ma tra la guerra e la pace: occorre cessare la partecipazione alla guerra, e promuovere un'azione umanitaria e di pace di lungo respiro, in cui l'Italia puo' fare la sua parte e insieme sollecitare gli organismi internazionali a un impegno condiviso. L'alternativa hic et nunc non e' tra intensificare le stragi o continuare le stragi col ritmo attuale, ma tra continuare ad essere complici della guerra o cessare di esserlo e cosi' avviare un'azione di politica internazionale nonviolenta che miri a salvare le vite anziche' a sopprimerle. I parlamentari italiani amici della nonviolenza, e ce ne fosse pure una sola - ma noi crediamo che ve ne siano di piu', forse decine -, non solo devono opporsi alla guerra, ma devono proporre un'iniziativa alternativa: contro la guerra, di pace, nonviolenta. 3. GLI STUPORI DI SCARPONE: CAPRIOLE Ripristiniamo, per favore, la logica. Il problema non sono otto parlamentari che votano contro la guerra. Il problema sono mille parlamentari che votano a favore della guerra. Il problema non sono otto parlamentari fedeli alla Costituzione. Il problema sono mille parlamentari che violano la Costituzione. * * * "La nonviolenza e' in cammino" Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere "La nonviolenza e' in cammino" e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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