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Lidia Menapace, Nonviolenza e politica
- Subject: Lidia Menapace, Nonviolenza e politica
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 17 May 2006 14:48:42 +0200
LIDIA MENAPACE: NONVIOLENZA E POLITICA Ad alcuni mezzi d'informazione ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani Gentili signore e signori, sperando di non essere importuni, vi inviamo come anticipazione la sintesi dell'intervento conclusivo di Lidia Menapace al convegno fiorentino del 6 maggio 2006 su "Nonviolenza e politica", sintesi che apparira' nel fascicolo di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 17 maggio 2006 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it * * * LIDIA MENAPACE: NONVIOLENZA E POLITICA [Ringraziamo di cuore Giovanna Providenti (per contatti: providen at uniroma3.it) per averci messo a disposizione questa ampia sintesi della trascrizione dell'intervento conclusivo di Lidia Menapace al convegno su "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze il 6 maggio 2006 su iniziativa del Movimento Nonviolento. (Trattandosi di un intervento orale e di una trascrizione non rivista dall'autrice si e' reso opportuno come di consueto in questi casi un minimo lavoro di editing per ricondurre - entro i limiti del possibile e del ragionevole, e cercando di mantenere almeno la fragranza del vivido e scintillante colloquiare di Lidia - al registro linguistico proprio della forma-scrittura le digressioni, i movimenti e le altre peculiarita' proprie della comunicazione a voce da volto a volto, che - ça va sans dire - sempre e' la forma comunicativa piu' vibrante di calore e luminosa venusta'. I titoli dei paragrafi sono naturalmente redazionali. Degli eventuali fraintendimenti si scusa qui chi sigla questa nota - p. s.). Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004] Contro il riduzionismo, la preziosa ricchezza della molteplicita' Sono d'accordo con chi ha detto che dobbiamo applicare il metodo del consenso per prendere le decisioni, ma questo non per raggiungere unita' forzate o sintesi omologatrici: io sono contrarissima a questi termini, che in ambito sociale e politico recano una pretesa per cosi' dire "monoteista", ed impongono una uniformizzazione da cui io resto sempre fuori. Naturalmente anche un generico pluralismo e' un'altra trappola: perche' non e' assolutamente detto, ad esempio, che un paese dove ci sono otto partiti sia piu' democratica di uno dove ce ne sono quattro. Il problema sta nel fatto di stabilire nel partito l'unica forma della politica, mentre invece bisogna avere a cuore una molteplicita' di forme. Ad esempio i movimenti non sono, come dice qualcuno, "pre-politica": bensi' sono altre forme della politica. In una societa' complessa come la nostra non e' piu' possibile avere una sola forma che interpreta la societa', ed e' necessario che i soggetti si organizzino secondo le proprie caratteristiche; la sfida, a mio parere, e' quella di riuscire a gestire la molteplicita' lasciandola molteplice, e non cedere al riduzionismo. * Breve un elogio della buona lentezza Io sento molto forte l'urgenza di fare qualcosa per cambiare le cose per come stanno andando, ma al tempo stesso so che quando c'e' un'urgenza bisogna essere lenti. Cio' di cui avremmo piu' bisogno sarebbe distendere in un tempo ristretto un ragionamento calmo. Per esempio, noi donne elette in parlamento, che siamo riunite in un comitato, siamo state gia' sorpassate dalle decisioni che sono state prese rapidamente da quelli che si sono subito insediati perche' sono attaccati al loro potere. Per non parlare della possibilita' di portare in parlamento le rivendicazioni come quelle ad esempio venute fuori in una giornata come quella di oggi. Arriva sempre tutto troppo tardi. E ci ritroviamo a fare i giochi di risulta. Mentre invece cio' che piu' servirebbe e' avere la forza di dire: "no, fermiamoci un momento, piu' che di andare veloce adesso serve mantenere una relazione molto fervida tra rappresentanze e rappresentati/e". Bisogna fermare il vorticoso moto della politica, rallentare i tempi per fare spazio alla democrazia, perche' altrimenti ci troviamo sempre di fronte al fatto che altri, che certo avevano la legittimita' di farlo, hanno preso le decisioni... * Movimenti, forma-partito e limpida un'apologia dell'infedelta' ad ogni atteggiamento omertoso Sulla necessita' che i movimenti si autosostengano io ho un atteggiamento per cosi' dire di dialettica, cio' che mi sembra piu' importante e' non rimanere sempre in una posizione marginale o peggio sacrificale, una nobile testimonianza che forse passera' alla storia, ma non la modifica... I movimenti dovrebbero chiedere un'interlocuzione alla pari con i partiti. Ad esempio, e' stato detto che il programma dell'Unione e' stato scritto con il metodo del consenso, ma e' necessario che i movimenti facciano chiarezza sulle proprie posizioni, anche facendo forza perche' emergano in maniera chiara. Soprattutto e' necessario superare un linguaggio troppo generico. Non basta dire "superamento di una determinata legge", e' necessario anche specificare che cosa si intende per "superamento", che per alcuni puo' essere andare avanti, per altri tornare indietro. Rispetto al partito nelle cui liste sono stata eletta come indipendente, ho intenzione di mantenere un atteggiamento che definirei "laico", e rispetto a scelte non nitide o non accettabili sono disposta a fare cose come spionaggi, infedelta'; non ho nessun problema da questo punto di vista dal momento che le infedelta' che si pongono a mio carico sono assolutamente senza numero. Del resto io non credo piu' di tanto a questa forma politica straordinariamente rispettabile-rispettata che ha finito la sua storia, e che comunque continua a mantenere un grande potere, che si chiama il partito. * Quel che e' mancato. Di Attila, del linguaggio della violenza, del nascere e del femminismo Se devo dire che cosa mi manca in questa giornata: si e' accennato al '68, all'ecologismo, a molte altre buone cose, ma il femminismo a molti non esce di bocca neanche sotto tortura, eppure qualsiasi discorso non puo' essere fatto senza anche questo elemento che e' stato, ed e', una cosa grandiosa; forse inquietante, perche' mette in gioco le certezze piu' profonde di chi ha gestito tutto al mondo fino a ieri mattina, e che ha dalla sua la gloria, la storia, il potere, tutto. Non per niente tutto quello che fa il padre si studia a scuola, mentre niente si sa di cio' che fa la madre. Anche solo come si mettono al mondo i bambini... eh, non si raccontano queste cose... Attila si', ma come si nasce no! Un modo di osservare il reale che fa gia' partire inosservate piu' di meta' delle persone che compongono la specie umana. Un pensiero politico che non includa cio' che e' il femminismo, e non si aggiorni (perche' il femminismo non e' mica lo stesso sempre, e inoltre i femminismi sono tanti), e' un discorso incompleto e sostanzialmente violento. Anche solo dal punto di vista del linguaggio non inclusivo, il fatto di dire uomo per intendere l'essere umano comporta un genocidio simbolico di natura violenta. * Ci sono piu' cose tra cielo e terra... Poi volevo dire qualcosa a proposito del lamentarsi. E' possibile lamentarsi della mancanza di movimenti e non accorgersi che c'e' stato "usciamo dal silenzio" e "144 parole di liberta'", entrambi confluiti nel "no vat"? C'e' un grande movimento laico, che e' nuovo: come hanno detto le donne di Napoli "la laicita' tradizionale non ci basta". Si puo' parlare della miserabilita' della politica siciliana e non fare il nome della novita' grande e luminosa di Rita Borsellino? E' importante accorgerci di cio' che c'e'. Io lamento questa cecita', questa frequente incapacita' di leggere il reale nella sua complessita': per questo vedo male l'unita' e la sintesi perche' sono sempre movimenti riduzionistici. Noi invece abbiamo bisogno di una straordinaria capacita' di leggere la complessita' e di non ridurla. * Vincere il referendum costituzionale per respingere il disegno golpista Luhmann ha scoperto la complessita', ma le ricette che Luhmann ha formulato, in quanto uomo del corporativismo tedesco, sono insufficienti: tutti i movimenti vanno bene, basta che non abbiano un disegno generale, poi sopra ci metti un bel governo con un esecutivo forte, il presidente eletto dal popolo... Come avviene con quell'assurda legge di riforma costituzionale contro cui andremo a votare al referendum di giugno in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana; una legge che se venisse ratificata distruggerebbe fondamentali elementi di democrazia del nostro ordinamento giuridico: ad esempio, ditemi voi quale parlamento voterebbe contro il presidente del consiglio - anzi "capo del governo", come recita il testo del progetto costituzionale berlusconiano - che lo potrebbe sciogliere? * Politica e cultura: la preziosa qualita' dei movimenti di base Sui movimenti di base come forma politica: i vari movimenti dovrebbero contaminarsi tra di loro utilizzando meno l'aspetto populista, l'unita' di popolo, e piu' i contenuti di cultura politica che recano, percha' la cosa nuova di questi movimenti (quelli contro la Tav in Val di Susa o simili) e' che hanno compiuto una crescita culturale straordinaria ed hanno elementi di conoscenza della realta', di collocazione nel tempo, di attualita': sono assolutamente movimenti presenti, e questo ha una grande importanza. * Dalle tessere musive all'ologramma: la parte, il tutto, la liberta', il rischio, i compiti dell'ora e sorridente una chiusa Mi premeva di trasmettere l'idea che siamo a uno dei tanti punti di svolta... I movimenti non hanno piu' la forma del mosaico, in cui qualcuno ha fatto il disegno e poi colloca gli altri nei posti delle varie tessere del mosaico. I movimenti oggi sono olistici, in un piccolo pezzo di realta' leggono tutto il reale e questo stabilisce un'altra forma della conoscenza politica e delle relazioni, naturalmente pero' ti priva del fatto che qualcuno abbia fatto prima il disegno generale. Risulta una cosa piu' affascinante, piu' avventurosa, piu' libera se si vuole, ma anche c'e' il rischio che cosi' ci si arrocchi, non si abbia piu' la capacita' di mettersi in comunicazione con gli altri. Io credo che all'interno del movimento ci si debba preoccupare di piu' di questo genere di problematiche. Ed occuparsi piu' del presente, questo presente cosi' complesso che ci sfugge sotto i piedi e che se non lo analizziamo per tempo, e non troviamo il modo di affrontarlo, ci travolgera'. A me forse no, perche' me ne andro' prima... * * * Per ricevere "La nonviolenza e' in cammino" e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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