Lidia Menapace, Nonviolenza e politica



LIDIA MENAPACE: NONVIOLENZA E POLITICA

Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

Gentili signore e signori,
sperando di non essere importuni, vi inviamo come anticipazione la sintesi
dell'intervento conclusivo di Lidia Menapace al convegno fiorentino del 6
maggio 2006 su "Nonviolenza e politica", sintesi che apparira' nel fascicolo
di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in
cammino".

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 17 maggio 2006

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

* * *

LIDIA MENAPACE: NONVIOLENZA E POLITICA

[Ringraziamo di cuore Giovanna Providenti (per contatti:
providen at uniroma3.it) per averci messo a disposizione questa ampia sintesi
della trascrizione dell'intervento conclusivo di Lidia Menapace al convegno
su "Nonviolenza e politica" svoltosi a Firenze il 6 maggio 2006 su
iniziativa del Movimento Nonviolento. (Trattandosi di un intervento orale e
di una trascrizione non rivista dall'autrice si e' reso opportuno come di
consueto in questi casi un minimo lavoro di editing per ricondurre - entro i
limiti del possibile e del ragionevole, e cercando di mantenere almeno la
fragranza del vivido e scintillante colloquiare di Lidia - al registro
linguistico proprio della forma-scrittura le digressioni, i movimenti e le
altre peculiarita' proprie della comunicazione a voce da volto a volto,
che - ça va sans dire - sempre e' la forma comunicativa piu' vibrante di
calore e luminosa venusta'. I titoli dei paragrafi sono naturalmente
redazionali. Degli eventuali fraintendimenti si scusa qui chi sigla questa
nota - p. s.). Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e'
nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel
movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria,
fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della
cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza
in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta
senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia
Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di
autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio,
Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968;
(a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani,
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia
politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in
collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi,
Roma 2004]

Contro il riduzionismo, la preziosa ricchezza della molteplicita'
Sono d'accordo con chi ha detto che dobbiamo applicare il metodo del
consenso per prendere le decisioni, ma questo non per raggiungere unita'
forzate o sintesi omologatrici: io sono contrarissima a questi termini, che
in ambito sociale e politico recano una pretesa per cosi' dire "monoteista",
ed impongono una uniformizzazione da cui io resto sempre fuori.
Naturalmente anche un generico pluralismo e' un'altra trappola: perche' non
e' assolutamente detto, ad esempio, che un paese dove ci sono otto partiti
sia piu' democratica di uno dove ce ne sono quattro. Il problema sta nel
fatto di stabilire nel partito l'unica forma della politica, mentre invece
bisogna avere a cuore una molteplicita' di forme.
Ad esempio i movimenti non sono, come dice qualcuno, "pre-politica": bensi'
sono altre forme della politica.
In una societa' complessa come la nostra non e' piu' possibile avere una
sola forma che interpreta la societa', ed e' necessario che i soggetti si
organizzino secondo le proprie caratteristiche; la sfida, a mio parere, e'
quella di riuscire a gestire la molteplicita' lasciandola molteplice, e non
cedere al riduzionismo.

*

Breve un elogio della buona lentezza
Io sento molto forte l'urgenza di fare qualcosa per cambiare le cose per
come stanno andando, ma al tempo stesso so che quando c'e' un'urgenza
bisogna essere lenti.
Cio' di cui avremmo piu' bisogno sarebbe distendere in un tempo ristretto un
ragionamento calmo. Per esempio, noi donne elette in parlamento, che siamo
riunite in un comitato, siamo state gia' sorpassate dalle decisioni che sono
state prese rapidamente da quelli che si sono subito insediati perche' sono
attaccati al loro potere.
Per non parlare della possibilita' di portare in parlamento le
rivendicazioni come quelle ad esempio venute fuori in una giornata come
quella di oggi. Arriva sempre tutto troppo tardi. E ci ritroviamo a fare i
giochi di risulta.
Mentre invece cio' che piu' servirebbe e' avere la forza di dire: "no,
fermiamoci un momento, piu' che di andare veloce adesso serve mantenere una
relazione molto fervida tra rappresentanze e rappresentati/e".
Bisogna fermare il vorticoso moto della politica, rallentare i tempi per
fare spazio alla democrazia, perche' altrimenti ci troviamo sempre di fronte
al fatto che altri, che certo avevano la legittimita' di farlo, hanno preso
le decisioni...

*

Movimenti, forma-partito e limpida un'apologia dell'infedelta' ad ogni
atteggiamento omertoso
Sulla necessita' che i movimenti si autosostengano io ho un atteggiamento
per cosi' dire di dialettica, cio' che mi sembra piu' importante e' non
rimanere sempre in una posizione marginale o peggio sacrificale, una nobile
testimonianza che forse passera' alla storia, ma non la modifica...
I movimenti dovrebbero chiedere un'interlocuzione alla pari con i partiti.
Ad esempio, e' stato detto che il programma dell'Unione e' stato scritto con
il metodo del consenso, ma e' necessario che i movimenti facciano chiarezza
sulle proprie posizioni, anche facendo forza perche' emergano in maniera
chiara.
Soprattutto e' necessario superare un linguaggio troppo generico. Non basta
dire "superamento di una determinata legge", e' necessario anche specificare
che cosa si intende per "superamento", che per alcuni puo' essere andare
avanti, per altri tornare indietro.
Rispetto al partito nelle cui liste sono stata eletta come indipendente, ho
intenzione di mantenere un atteggiamento che definirei "laico", e rispetto a
scelte non nitide o non accettabili sono disposta a fare cose come
spionaggi, infedelta'; non ho nessun problema da questo punto di vista dal
momento che le infedelta' che si pongono a mio carico sono assolutamente
senza numero. Del resto io non credo piu' di tanto a questa forma politica
straordinariamente rispettabile-rispettata che ha finito la sua storia, e
che comunque continua a mantenere un grande potere, che si chiama il
partito.

*

Quel che e' mancato. Di Attila, del linguaggio della violenza, del nascere e
del femminismo
Se devo dire che cosa mi manca in questa giornata: si e' accennato al '68,
all'ecologismo, a molte altre buone cose, ma il femminismo a molti non esce
di bocca neanche sotto tortura, eppure qualsiasi discorso non puo' essere
fatto senza anche questo elemento che e' stato, ed e', una cosa grandiosa;
forse inquietante, perche' mette in gioco le certezze piu' profonde di chi
ha gestito tutto al mondo fino a ieri mattina, e che ha dalla sua la gloria,
la storia, il potere, tutto.
Non per niente tutto quello che fa il padre si studia a scuola, mentre
niente si sa di cio' che fa la madre. Anche solo come si mettono al mondo i
bambini... eh, non si raccontano queste cose... Attila si', ma come si nasce
no!
Un modo di osservare il reale che fa gia' partire inosservate piu' di meta'
delle persone che compongono la specie umana. Un pensiero politico che non
includa cio' che e' il femminismo, e non si aggiorni (perche' il femminismo
non e' mica lo stesso sempre, e inoltre i femminismi sono tanti), e' un
discorso incompleto e sostanzialmente violento.
Anche solo dal punto di vista del linguaggio non inclusivo, il fatto di dire
uomo per intendere l'essere umano comporta un genocidio simbolico di natura
violenta.

*

Ci sono piu' cose tra cielo e terra...
Poi volevo dire qualcosa a proposito del lamentarsi.
E' possibile lamentarsi della mancanza di movimenti e non accorgersi che
c'e' stato "usciamo dal silenzio" e "144 parole di liberta'", entrambi
confluiti nel "no vat"? C'e' un grande movimento laico, che e' nuovo: come
hanno detto le donne di Napoli "la laicita' tradizionale non ci basta".
Si puo' parlare della miserabilita' della politica siciliana e non fare il
nome della novita' grande e luminosa di Rita Borsellino?
E' importante accorgerci di cio' che c'e'. Io lamento questa cecita', questa
frequente incapacita' di leggere il reale nella sua complessita': per questo
vedo male l'unita' e la sintesi perche' sono sempre movimenti
riduzionistici.
Noi invece abbiamo bisogno di una straordinaria capacita' di leggere la
complessita' e di non ridurla.

*

Vincere il referendum costituzionale per respingere il disegno golpista
Luhmann ha scoperto la complessita', ma le ricette che Luhmann ha formulato,
in quanto uomo del corporativismo tedesco, sono insufficienti: tutti i
movimenti vanno bene, basta che non abbiano un disegno generale, poi sopra
ci metti un bel governo con un esecutivo forte, il presidente eletto dal
popolo...
Come avviene con quell'assurda legge di riforma costituzionale contro cui
andremo a votare al referendum di giugno in difesa della Costituzione della
Repubblica Italiana; una legge che se venisse ratificata distruggerebbe
fondamentali elementi di democrazia del nostro ordinamento giuridico: ad
esempio, ditemi voi quale parlamento voterebbe contro il presidente del
consiglio - anzi "capo del governo", come recita il testo del progetto
costituzionale berlusconiano - che lo potrebbe sciogliere?

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Politica e cultura: la preziosa qualita' dei movimenti di base
Sui movimenti di base come forma politica: i vari movimenti dovrebbero
contaminarsi tra di loro utilizzando meno l'aspetto populista, l'unita' di
popolo, e piu' i contenuti di cultura politica che recano, percha' la cosa
nuova di questi movimenti (quelli contro la Tav in Val di Susa o simili) e'
che hanno compiuto una crescita culturale straordinaria ed hanno elementi di
conoscenza della realta', di collocazione nel tempo, di attualita': sono
assolutamente movimenti presenti, e questo ha una grande importanza.

*

Dalle tessere musive all'ologramma: la parte, il tutto, la liberta', il
rischio, i compiti dell'ora e sorridente una chiusa
Mi premeva di trasmettere l'idea che siamo a uno dei tanti punti di
svolta...
I movimenti non hanno piu' la forma del mosaico, in cui qualcuno ha fatto il
disegno e poi colloca gli altri nei posti delle varie tessere del mosaico. I
movimenti oggi sono olistici, in un  piccolo pezzo di realta' leggono tutto
il reale e questo stabilisce un'altra forma della conoscenza politica e
delle relazioni, naturalmente pero' ti priva del fatto che qualcuno abbia
fatto prima il disegno generale.
Risulta una cosa piu' affascinante, piu' avventurosa, piu' libera se si
vuole, ma anche c'e' il rischio che cosi' ci si arrocchi, non si abbia piu'
la capacita' di mettersi in comunicazione con gli altri.
Io credo che all'interno del movimento ci si debba preoccupare di piu' di
questo genere di problematiche.
Ed occuparsi piu' del presente, questo presente cosi' complesso che ci
sfugge sotto i piedi e che se non lo analizziamo per tempo, e non troviamo
il modo di affrontarlo, ci travolgera'.
A me forse no, perche' me ne andro' prima...

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