Comunicato Assemblea di Reggio 10/12 - No Ponte/Nuovo Municipio



NO TAV ­ NO PONTE
Per un futuro sostenibile e di giustizia,
per la sovranità degli abitanti nei luoghi della nostra vita.


La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa riguarda
tutti noi ed in particolare quanti in questi anni si oppongono alla
realizzazione di inutili quanto dannose grandi opere, dalla Tav al Ponte
sullo Stretto di Messina.

La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa pone al
centro del dibattito politico la questione della democrazia e della
giustizia nel nostro paese.

Da una parte la nonviolenza scelta dai valsusini per difendere la loro
valle e il loro futuro; dall'altra parte la violenza del potere che
vuole via libera per realizzare loschi affari. I valsusini vengono
accusati dal governo nazionale e regionale, e persino da gran parte dei
partiti di opposizione, di essere egoisti, di fare una lotta localista,
di opporsi al progresso solo per salvare la loro pace paesana. Chi
spinge per aprire il cantiere dell'alta velocità, parla invece di
sviluppo, di occasioni economiche, di modernità.

Quello che si definisce un interesse particolare ­ sia esso delle
comunità della Val Susa o di quelle dell’area dello Stretto - è invece
espressione della sovranità delle popolazioni che vivono il  loro
territorio, reclamano la legittimità di decidere il proprio futuro e
quello dei propri figli. Non è certo casuale che su questo terreno
numerose realtà, non solo di lotta ma anche istituzionali, del Nord e
del Sud d’Italia si trovino concordi, esprimendo concretamente un
federalismo solidale, che è l’opposto della devolution leghista e del
centralismo statalista. Nella lotta dei valsusini è l’affermazione di un
interesse generale che si coniuga con un principio di giustizia sociale.

Il metodo nonviolento degli abitanti della Valsusa prefigura già il fine
della decrescita e del rispetto del patrimonio naturale. Nel mezzo
violento delle forze militari e nella ostinazione della lobby pro-Tav,
invece, c'è già il fine della devastazione ambientale e di uno sviluppo
dissennato.

Dire no alle grandi opere devastatrici e progettare un futuro di
sostenibilità ambientale e di giustizia sociale significa oggi
resistere alle aggressioni che l’attuale governo perpetra con violenza
nei confronti del territorio e chiedere all’Unione, che prepara il
futuro governo, non soltanto di annullare la legge “obiettivo”, ma di
ridiscutere con le popolazioni interessate l’intera programmazione
infrastrutturale, il piano dei trasporti, il piano energetico, l’assetto
complessivo del territorio.

Non accettiamo che avvengano scambi e contrattazioni del tipo “se non
facciamo il ponte, facciamo però la TAV ed il Mose; se non facciamo il
nucleare, facciamo però le centrali a carbone…”

All’indomani dell’insediamento del nuovo governo dovranno partire i
nuovi piani territoriali, energetici e dei trasporti sostenibili
discussi con gli abitanti coinvolti secondo un principio di democrazia
partecipativa. Sin quando decisioni condivise non siano prese la scelta
più saggia dovrà essere la moratoria di lavori, interventi e progetti.

Ciò che oggi avviene in Val di Susa è un fatto che riguarda tutta la
nazione, perché è in gioco il modello di sviluppo che si vuole
perseguire. La lotta della Val di Susa è la stessa lotta contro il Ponte
di Messina, contro gli inceneritori, contro le centrali nucleari; è lo
stesso impegno di chi vuole rallentare, di chi ha iniziato a dare retta
ai segnali di crisi del pianeta, di chi propone un futuro sobrio, di chi
fa i conti con le risorse limitate e pensa che tutti gli uomini abbiano
diritto a godere di ciò che la terra offre.

La nostra solidarietà agli abitanti ed ai sindaci della Val Susa si
concretizza nell’impegno ad estendere e rafforzare sin da ora la lotta
contro il progetto del Ponte sullo Stretto in vista di una grande
manifestazione da tenersi a Messina  il 22 gennaio 2006.

NO PONTE ­ NO TAV

COORDINAMENTO NO PONTE
RETE MERIDIONALE DEL NUOVO MUNICIPIO.

Reggio Calabria, 10 dicembre 2005