L'Osservatore Romano cambia linea sulla guerra



Invio una notizia che ho scritto per Adista (http://www.adista.it) sul Vaticano, in particolare sul quotidiano della Santa Sede, e la guerra: se L'Osservatore Romano, soprattutto negli ultimi tempi del pontificato di Giovanni Paolo II, era stato netto sul no alla guerra senza se e senza ma, ora sembra aver cambiato radicalmente linea. Saranno gli effetti del nuovo papa?

IN IRAQ SI AFFACCIANO DEMOCRAZIA E LIBERTÀ. L'OSSERVATORE ROMANO CAMBIA LINEA SULLA GUERRA
ROMA-ADISTA. Cambia il papa e cambia anche la linea dell'Osservatore Romano 
sulla guerra: l'intransigenza mostrata più volte durante gli ultimi mesi 
del pontificato di Giovanni Paolo II è diventata, nelle ultime settimane, 
ambiguità, quando non timida approvazione.
In occasione del secondo anniversario dell'attentato di Nassiriya, lo 
scorso 12 novembre, in cui persero la vita 19 cittadini italiani (17 
militari e 2 civili) e decine di iracheni, il quotidiano della Santa Sede 
pubblica infatti un lungo articolo titolato "Dolorosa memoria e profonda 
riconoscenza per i caduti di Nassiriya". Se all'inizio c'è un breve 
passaggio sulla "disumana logica della guerra che fa scempio della vita 
umana e della sua dignità", in tutto il resto dell'articolo si celebra il 
"sacrificio" degli "operatori di pace" di Nassiriya, grazie al quale in 
Iraq oggi si può nuovamente assaporare - dopo la "spietata dittatura di 
Saddam Hussein" - la democrazia e la "libertà": "un sacrificio, dunque - 
scrive il quotidiano vaticano -, che con il tempo, in virtù degli sviluppi 
intervenuti sulla scena politica irachena, acquista rinnovato valore". Si 
ricordano le parole pronunciate dal card. Camillo Ruini durante l'omelia 
del funerale, a proposito della "grande e nobile missione dei caduti di 
Nassiriya, che hanno accettato di rischiare la vita per servire
la nostra Nazione e per portare nel mondo la pace". E si ribadisce che "le 
vittime innocenti di Nassiriya erano andate in missione in Iraq per 
ristabilire la pace, per aiutare la popolazione locale a voltare pagina, 
verso la prospettiva di una serena quotidianità". "Quel 12 novembre - 
prosegue l'Osservatore -, in quella tragica circostanza si è specchiato il 
sacrificio degli operatori di pace. Il loro sangue è stato versato 
nell'adempimento di un nobile servizio, diretto a promuovere la pace in un 
territorio segnato dalle piaghe della dittatura, sfregiato dalla logica 
della guerra e scosso, con inquietante costanza, dalle violenze del 
dopoguerra".
Parole e toni ben diversi dal "Mai più" con cui il quotidiano della Santa 
Sede, nel marzo 2003, titolava a tutta pagina, riprendendo le parole 
pronunciate da Giovanni Paolo II ("Mai più la guerra") durante un Angelus; 
o dalla prima pagina - "La follia della guerra" - del 21 marzo, 
all'indomani dell'inizio dei bombardamenti su Baghdad; o dal duro attacco 
al governo italiano, il 30 marzo, per aver concesso l'uso delle basi 
militari alle Forze armate Usai (v. Adista n. 29/03).
Del resto, la linea morbida dell'Osservatore Romano sembra rispecchiare 
quella di Benedetto XVI che pare ben lontano dal "no alla guerra senza se e 
senza ma" dell'ultima parte del pontificato di papa Wojtyla. Se Giovanni 
Paolo II nei suoi ultimi discorsi al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede 
aveva
sempre ribadito con fermezza la sua netta contrarietà alla guerra in Iraq 
(v. Adista nn. 7/2003, 5/2004), papa Ratzinger, lo scorso 12 novembre, in 
occasione della presentazione delle Lettere credenziali del nuovo 
ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Francis Rooney, ha 
confermato, nel suo
discorso, l'alleanza Vaticano-Usa, evitando accuratamente di parlare di 
guerra e di Iraq, nonostante fosse appena esploso il caso delle bombe al 
fosforo utilizzate dalle truppe statunitensi durante l'assedio di Falluja: 
"Il popolo americano si è sempre distinto per la sua generosa solidarietà a 
favore degli svantaggiati e dei bisognosi di ogni Continente", dice 
Benedetto XVI al neo-ambasciatore (nostra traduzione dal discorso originale 
in lingua inglese, ndr). "In un mondo sempre più globalizzato, confido che 
la vostra Nazione continuerà ad esercitare una leadership fondata su un 
inalterato impegno per i valori di libertà, integrità e 
autodeterminazione". Spero, conclude il papa, "che negli anni a venire le 
nostre relazioni verranno approfondite e consolidate".
Adista 21/11/05