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Newsletter Osservatorio Iraq n° 9/05
- Subject: Newsletter Osservatorio Iraq n° 9/05
- From: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa at unponteper.it>
- Date: Thu, 14 Jul 2005 16:09:05 +0200
Osservatorio Iraq - Newsletter 09/2005 Il 7 luglio 2005 quattro esplosioni scuotono Londra, proprio mentre Blair faceva gli onori di casa al vertice del G8 in Scozia, preparandosi a raccogliere i frutti di una ben orchestrata campagna di pubbliche relazioni sul tema degli aiuti all'Africa. Le numerose vittime riportano la morte nel cuore dell'Europa, ricordando a tutti che la guerra non E' poi così lontana, e che l'invasione dell'Iraq - che l'amministrazione Bush tenta di continuare a vendere come parte essenziale della «guerra al terrorismo» - non ha migliorato la situazione ma l'ha peggiorata. Se per molti questo E' il modo in cui l'Iraq entra nell'agenda dei «grandi» del mondo, c'E' da chiedersi se - in assenza di questi attentati - dell'Iraq al G8 sarebbe parlato. L'articolo di John Pilger (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid1190) sottolinea il contrasto fra l'enfasi data dai media al G8 e alla Campagna «Make Poverty History» e il silenzio sulla sessione finale del Tribunale Internazionale sull'Iraq (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1154) che si E' tenuta a Istanbul dal 23 al 27 giugno. Silenzio probabilmente dettato dalla reticenza ad ammettere che l'Iraq di oggi non E' quello che ci si aspettava. In Iraq, due anni dopo l'invasione, la vita quotidiana, a Baghdad (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1169) come a Falluja (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1187), come a Sadr City (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1168) E' tutt'altro che facile, e tutt'altro che cambiata in meglio: sotto alcuni aspetti, E' persino peggiorata, come testimonia la cronica assenza dei beni primari, e tra questi l'acqua (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1195). A un anno dalla riacquistata «sovranità», l'Iraq E' diventato quello che Patrick Cockburn definisce «un pasticcio sanguinoso» (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1170), un paese non più sull'orlo di una guerra civile ma forse già al suo primo stadio, come dichiara (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1193) l'ex premier (e alleato di lunga data degli Usa) Iyad Allawi. La situazione umanitaria peggiora ogni giorno, soprattutto a causa degli attacchi indiscriminati nelle città irachene, che colpiscono anche ospedali e personale medico, tanto da far scrivere ai medici dell'ovest dell'Iraq un appello (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1165) per la loro difesa e la difesa del diritto internazionale. Lo stesso Primo Ministro Ibrahim al Jaafari E' costretto a chiedere un'inchiesta (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1166) sull'operato delle forze della coalizione, ammettendo l'alto numero di morti civili e ingiustificate che si verificano nel corso delle operazioni di «controllo e sicurezza». Ma la polizia e l'esercito iracheni non sono certo immuni dalla violenza, mentre emergono prove (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1184) che mostrano che aiuti britannici (e americani) destinati alla polizia irachena sono finiti a unità paramilitari accusate di praticare violazioni dei diritti umani diffuse, fra cui la tortura. Se questo E' l'esercito solertemente addestrato dai militari della coalizione - tra cui anche gli italiani, che proprio pochi giorni fa hanno concluso il loro compito di addestramento di 5000 unità delle forze di sicurezza irachene - meglio non va con le milizie private, la seconda forza militare del paese per ampiezza numerica: ormai un esercito a parte, che spesso ingaggia conflitti a fuoco contro le stesse truppe della coalizione (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1176). La situazione della sicurezza, il cui miglioramento era tra gli obiettivi primari del vecchio e del nuovo governo (Allawi e Jafaari), E' lungi dall'essere risolta, e l'altro fronte, quello della ricostruzione e della ripresa economica, E' ancora più lontano da una soluzione. Alla situazione dei diritti civili si aggiunge così anche la situazione economica, con l'avvio della privatizzazione di industrie (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1163) finora statali, i nuovi contratti assegnati alla Halliburton (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1180)a dispetto di tutte le inchieste per corruzione, e gli attriti tra Iraq e Usa proprio sull'economia (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1200). Non E' quindi un caso che in Iraq sia sempre più forte la richiesta di ritiro, come mostrano diverse iniziative sulle quali il black-out dei media E' pressoché totale: un sit-in a Baghdad (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1147), nei giorni in cui a Bruxelles si teneva la conferenza internazionale sull'Iraq sponsorizzata da Stati Uniti e Unione Europea, e un appello (<>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1179) di parlamentari iracheni, che dalle 83 adesioni iniziali adesso E' arrivato a 120, cioE' quasi metà dell'intero parlamento. Contatti: www.osservatorioiraq.it info at osservatorioiraq.it telefono 0644702906 Per sottoscrizioni: Conto corrente postale 59927004 intestato ad "Associazione Un ponte per..." causale : osservatorio iraq Conto Bancario 100790 presso Banca Popolare Etica ABI 05018 CAB 12100 CIN: P
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