Commercio equo, modello di sviluppo nel Sud e nel Nord del Mondo - Anticipazioni su nuova ricerca nazionale /Agices comunica luglio 2005



Comunicato stampa Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale
- Agices comunica / luglio 2005
per info: Monica Di Sisto + 39 335 8426752

Commercio equo, modello di sviluppo nel Sud e nel Nord del Mondo
Prime anticipazioni sulla nuova ricerca nazionale sullo sviluppo
dell'equosolidale in Italia, curata dalle Università Cattolica e Bicocca di
Milano, in collaborazione con Agices

Roma, 2 luglio 2005 - Nonostante i suoi 20 anni, il commercio equo e
solidale in Italia è un settore ancora in evoluzione nel non profit
italiano. Una realtà che cresce piano ma costantemente, con associazioni
che rimangono di dimensioni medie ma gemmano gruppi che si inseriscono
capillarmente sul territorio, garantendo un forte radicamento alla base
associativa e sviluppo nella dimensione locale. Ma il commercio equo si
conferma, alla prova dei dati, soprattutto una sponda importantissima per
le piccole comunità nel Sud del mondo, alle quali garantiscono accesso al
mercato per i loro prodotti, accesso al credito, surrogano l'intervento
statale per finanziamenti, sviluppo locale e servizi, ma assicurano anche
uno scambio di competenze costante.

Sono queste alcune delle prime anticipazioni della nuova ricerca "Il
commercio equo e solidale: analisi e valutazione di un nuovo modello di
cooperazione internazionale", curata dal Centro di Ricerche sulla
Cooperazione dell'Università Cattolica di Milano e dal Dipartimento di
Economia Politica dell'Università di Milano Bicocca. Una ricerca che
quantificherà la dimensione economica del commercio equo italiano,
disegnerà la struttura di alcune filiere significative, l'impatto sui
produttori e alcuni suggerimenti su un possibile trattamento legislativo
premiante per il settore. L'analisi, sottolinea la presidente di Agices
Grazia Rita Pignatelli "dovrà intrecciare il percorso di confronto e di
proposta che, dal basso, le organizzazioni di commercio equo italiano
rappresentate in Agices, l'associazione italiana delle botteghe del mondo
Assobotteghe e il consorzio TransFair stanno elaborando insieme. Ogni
iniziativa legislativa non è neutra ed è importante che le organizzazioni
valutino direttamente quali siano le misure che ritengano urgenti e
coerenti con la propria mission".  Da meno di un anno oltre cento tra
deputati e senatori italiani di tutti gli schieramenti hanno dato vita ad
Aies, Associazione interparlamentare ''Equo e solidale'': "Sono nostri
interlocutori privilegiati - spiega Pignatelli - e siamo sicuri che
sapranno partecipare al percorso di approfondimento, ma anche rispettare
e valorizzare al meglio le indicazioni che arriveranno dagli operatori
dell'equosolidale italiano".

Dalla prima fase della ricerca, conclusasi nei giorni scorsi, i ricercatori
hanno tratto alcuni interessanti dati conoscitivi sulla rete delle botteghe
del mondo, i punti vendita del commercio equo e solidale. Alla fine del
2004 erano 347, ma si arriva a quasi 500 punti vendita considerando quelle
organizzazioni che ne gestiscono più di uno o reti. Il ruolo sociale delle
botteghe si conferma molto rilevante: sono 543 le persone giuridiche socie
delle botteghe del mondo in Italia, ma le persone fisiche che aderiscono al
progetto sono oltre 58mila 300. Prima del 1990 le organizzazioni che
gestivano botteghe erano 29, il picco di nuove costituzioni è stato
raggiunto dopo il 2000, anni nei quali si sono costituite 192 nuove realtà,
il 55% del totale. Il 52% di esse giuridicamente è un'associazione, il 24%
una cooperativa, il 16% una cooperativa sociale, configurando il commercio
equo come una realtà non profit sotto tutti gli aspetti, compreso quello
dei bilanci. I costi affrontati superano infatti di circa 121mila euro
gli oltre 54milioni di euro di ricavi che le botteghe hanno dichiarato
nell'anno di rilevamento. Oltre alle attività di vendita, il core business
delle botteghe, esse risultano fortemente impegnate nell'informazione e
l'educazione allo sviluppo dei cittadini, la formazione, la promozione di
progetti di cooperazione e il sostegno alle attività delle ong del
territorio. La vendita al dettaglio dei prodotti del Sud del mondo
rappresenta l'86% dei ricavi delle botteghe ma impegna ben l'82,9% dei
costi. Il margine positivo che si registra in questa voce di bilancio va
tutto nell'attività di sensibilizzazione che non dà utili e rappresenta
oltre il 5% dei costi sostenuti dalle botteghe.

Le botteghe, con i loro oltre 54 milioni di euro, assicurano dunque la
maggiore percentuale del fatturato, perché attraverso la distribuzione
tradizionale e i supermercati, in tutto 5100 punti vendita, vengono venduti
prodotti equosolidali per 46 milioni e 800mila euro. Altri 3 milioni
300mila euro di prodotti equosolidali raggiungono i consumatori italiani
attraverso i canali della ristorazione, delle mense aziendali e pubbliche.

Per i produttori del Sud del mondo il commercio equo garantisce uno scudo
dall'oscillazione dei prezzi di mercato, ma anche un modello di crescita
accompagnata, di assistenza tecnica e di crescita territoriale che si
auto-sostiene senza supporto pubblico. Gli studiosi procederanno nei
prossimi mesi ad approfondire e quantificare questo impatto positivo,
approfondendo le principali filiere del fair trade a partire dai casi
studio delle banane e del caffé. La ricerca dovrebbe essere ultimata entro
la fine del 2005.

Per ricevere l'abstract completo della prima fase della ricerca:
<mailto:segreteria at agices.org>segreteria at agices.org