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Lidia Menapace per Giuliana Sgrena
- Subject: Lidia Menapace per Giuliana Sgrena
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Feb 2005 15:29:39 +0100
LIDIA MENAPACE PER GIULIANA SGRENA Ad alcuni mezzi d'informazione ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani Gentili signori, sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione il testo che aprira' il fascicolo di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo Viterbo, 7 febbraio 2005 Mittente: Centro di ricerca per la pace strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it * * * 1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: GIULIANA [Ringraziamo di cuore Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) per questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Carissimo Peppe, ero a Cuba per un importante convegno alla facolta' di filosofia dell'Universita' dell'Avana (sul quale in seguito scrivero' perche' e' stato davvero una scoperta - erano presenti indiane, brasiliane, venezolane, indigene, afrodiscendenti - come dicono la' -, dalla Colombia, Cile, Bolivia, Messico, da tutto il continente sudamericano che a me sembra la primavera del mondo, tanto che suggeriro' a tutti e tutte di imparare come lingua straniera lo spagnolo, che ha buone probabilita' di sorpassare pacificamente l'egemonia dell'inglese). Ero dunque la' e stavo per tornare in Italia quando come dei pugni in faccia mi e' arrivata per agenzia la notizia di Giuliana: non mi sono ancora ripresa e sto male, sono dolente, amareggiata. Conosco Giuliana fin da piccola, da sempre in politica, conosco anche suo padre che e' mio coetaneo ed e' stato pure partigiano, e il fratello che dipinge cose molto belle, rappresentando un'Africa che non ha mai visto. Giuliana e' una persona di grandissime qualita', mai ostentate, non per "modestia" come dicono facendomi arrabbiare di brutto, ma perche' lei considera la competizione un atteggiamento sbagliato e di cui una persona di sinistra dovrebbe vergognarsi, e si comporta di conseguenza, cercando la verita' con rigore e umanita', con comprensione ed equilibrio, con passione e documenti. Mi ricordo l'impressione che mi fecero delle giovani alle quali una volta dissi che a Roma abitavo nella stessa casa di Giuliana, e in coro esplosero: "Tu conosci Giuliana Sgrena!", un mito per loro. Le raccontai poi la cosa e le dissi che ero stata quasi sorpresa di essere - per le ragazze - importante perche' la conoscevo: ci siamo fatte matte risate, e ripromesse che ci saremmo reciprocamente comportate da "promoter" (se non noi, chi altro?). Giuliana e' una donna molto colta e intelligente, ironica, coraggiosa e dolcissima. Abbiamo abitato per molti anni nella stessa casa che chiamiamo "un residuo di comune sessantottina". Infatti in un appartamento che ci era stato segnalato dalla mamma di Luciana Castellina (madre morta da poco centenaria e stata sempre un'altra donna vivacissima, attiva e assai simpatica) con altre persone (Rina Gagliardi, Ritanna Armeni, con i rispettivi compagni) eravamo setto-otto e ci siamo via via ridotti quando una coppia voleva un figlio e nella Comune era quasi impossibile anche perche' le condizioni di vita erano molto essenziali e difficili. Siamo rimasti alla fine solo noi tre: Giuliana, Pier - il suo compagno -, e io, che ancora oggi ho una stanza nella casa in cui abitano. Quando vado a Roma li' sto, e fruisco dell'ospitalita' generosa, allegra, calda di Giuliana e Pier senza problemi. Giuliana e' una donna molto dolce e forte e coraggiosa. Quando a Cuba ho saputo, ho subito scritto con le altre due italiane che erano con me un breve testo per chiedere la liberazione, testo che e' stato approvato all'unanimita' dall'assemblea plenaria del convegno, ora i e le compagne cubane vi stanno raccogliendo firme prestigiose, e poi lo pubblicheranno sul loro sito web. Mi sono fatta l'idea che Giuliana stia passando attraverso una esperienza drammatica affrontata con molta determinazione e freddezza: sembra strano dirlo perche' e' una donna molto appassionata e anche emotiva, ma di fronte alle vicende difficili e' determinatissima e addirittura fredda. Penso che sia stata rapita da predoni che ora cercano di venderla a qualche gruppo politico-criminale per avere soldi, e spero che sia cosi' e che il governo paghi. Intanto la richiesta del ritiro delle truppe di occupazione continua ad essere piu' necessaria e forte che mai, e per fortuna in molte citta' e attraverso molti messaggi lo si sta richiedendo. Mi aspetto Giuliana che torna leggera come una foglia (e' di corporatura molto minuta) col suo sorriso furbo dolce ironico, quello sguardo allusivo dei grandi occhi, con la sua zazzeretta scompigliata e i vestiti sempre eleganti solo per naturale capacita' di portarli e ci dica: "ma che cosa vi siete messi in testa? sono sempre stata padrona di me, sempre attenta a capire, insomma facevo la giornalista politica: non e' forse il mio amato mestiere? ed eccomi qui". Poi faremo tutte le analisi e le indagini: una guerra non diventa legittima a posteriori, resta incostituzionale sempre, elezioni sotto occupazione militare e senza alcun controllo internazionale non cancellano l'aggressione, la resistenza e' e resta un diritto, ma deve distinguere se stessa dal terrorismo, e il nostro compito e' per l'appunto di rendere possibile cio', non semplicemente inneggiando acriticamente a tutto, non semplicemente giustificando tutto. A Cuba al convegno ha preso parte anche il centro locale della rete "Martin Luther King", dunque si fa strada una ipotesi di azione nonviolenta, e una donna palestinese ha detto esplicitamente che la seconda Intifada, quella armata, e' stata una sciagura per il popolo palestinese e specialmente per le donne la cui condizione materiale e culturale e' precipitata all'indietro di decenni. Bisogna avere un buono e sano e critico culto della verita', come sempre cerca di avere Giuliana. * * *
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