Lidia Menapace per Giuliana Sgrena



LIDIA MENAPACE PER GIULIANA SGRENA

Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

Gentili signori,
sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione il
testo che aprira' il fascicolo di domani del notiziario telematico
quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 7 febbraio 2005

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: GIULIANA
[Ringraziamo di cuore Lidia Menapace (per contatti:
lidiamenapace at aliceposta.it) per questo intervento.
Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi
impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente
universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e
significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa'
civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli
interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di
convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004.
Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le
piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle
culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra
cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro
i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma);
e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase
piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata
rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto"
riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in
provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a
Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da
Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella
redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno
d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in
Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i
bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del
lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di
raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con
professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese.
Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le
fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a
parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"]

Carissimo Peppe,
ero a Cuba per un importante convegno alla facolta' di filosofia
dell'Universita' dell'Avana (sul quale in seguito scrivero' perche' e' stato
davvero una scoperta - erano presenti indiane, brasiliane, venezolane,
indigene, afrodiscendenti - come dicono la' -, dalla Colombia, Cile,
Bolivia, Messico, da tutto il continente sudamericano che a me sembra  la
primavera del mondo, tanto che suggeriro' a tutti e tutte di imparare come
lingua straniera lo spagnolo, che ha buone probabilita' di sorpassare
pacificamente l'egemonia dell'inglese).
Ero dunque la' e stavo per tornare in Italia quando come dei pugni in faccia
mi e' arrivata per agenzia la notizia di Giuliana: non mi sono ancora
ripresa e sto male, sono dolente, amareggiata.
Conosco Giuliana fin da piccola, da sempre in politica, conosco anche suo
padre che e'  mio coetaneo ed e' stato pure partigiano, e il fratello che
dipinge cose molto belle, rappresentando un'Africa che non ha mai visto.
Giuliana e' una persona di grandissime qualita', mai ostentate, non per
"modestia" come dicono facendomi arrabbiare di brutto, ma perche' lei
considera la competizione un atteggiamento sbagliato e di cui una persona di
sinistra dovrebbe vergognarsi, e si comporta di conseguenza, cercando la
verita' con rigore e umanita', con comprensione ed equilibrio, con passione
e documenti.
Mi ricordo l'impressione che mi fecero delle giovani alle quali una volta
dissi che a Roma abitavo nella stessa casa di Giuliana, e in coro esplosero:
"Tu conosci Giuliana Sgrena!", un mito per loro. Le raccontai poi la cosa e
le dissi che ero stata quasi sorpresa di essere - per le ragazze -
importante perche' la conoscevo: ci siamo fatte matte risate, e ripromesse
che ci saremmo reciprocamente comportate da "promoter" (se non noi, chi
altro?).
Giuliana e' una donna molto colta e intelligente, ironica, coraggiosa e
dolcissima. Abbiamo abitato per molti anni nella stessa casa che chiamiamo
"un residuo di comune sessantottina". Infatti in un appartamento che ci era
stato segnalato dalla mamma di Luciana Castellina (madre morta da poco
centenaria e stata sempre un'altra donna vivacissima, attiva  e assai
simpatica) con altre persone (Rina Gagliardi, Ritanna Armeni, con i
rispettivi compagni) eravamo setto-otto e ci siamo via via ridotti quando
una coppia voleva un figlio e nella Comune era quasi impossibile anche
perche' le condizioni di vita erano molto essenziali e difficili. Siamo
rimasti alla fine solo noi tre: Giuliana, Pier - il suo compagno -, e io,
che ancora oggi ho una stanza nella casa in cui abitano. Quando vado a Roma
li' sto, e fruisco dell'ospitalita' generosa, allegra, calda di Giuliana e
Pier senza problemi.
Giuliana e' una donna molto dolce e forte e coraggiosa. Quando a Cuba ho
saputo, ho subito scritto con le altre due italiane che erano con me un
breve testo per chiedere la liberazione, testo che e' stato approvato
all'unanimita' dall'assemblea plenaria del convegno, ora i e le compagne
cubane vi stanno raccogliendo firme prestigiose, e poi lo pubblicheranno sul
loro sito web.
Mi sono fatta l'idea che Giuliana stia passando attraverso una esperienza
drammatica affrontata con molta determinazione e freddezza: sembra strano
dirlo perche' e' una donna molto appassionata e anche emotiva, ma di fronte
alle vicende difficili e' determinatissima e addirittura fredda.
Penso che sia stata rapita da predoni che ora cercano di venderla a qualche
gruppo politico-criminale per avere soldi, e spero che sia cosi' e che il
governo paghi.
Intanto la richiesta del ritiro delle truppe di occupazione continua ad
essere piu' necessaria e forte che mai, e per fortuna in molte citta' e
attraverso molti messaggi lo si sta richiedendo.
Mi aspetto Giuliana che torna leggera come una foglia (e' di corporatura
molto minuta) col suo sorriso furbo dolce ironico, quello sguardo allusivo
dei grandi occhi, con la sua zazzeretta scompigliata e i vestiti sempre
eleganti solo per naturale capacita' di portarli e ci dica: "ma che cosa vi
siete messi in testa? sono sempre stata padrona di me, sempre attenta a
capire, insomma facevo la giornalista  politica: non e' forse il mio amato
mestiere? ed eccomi qui".
Poi faremo tutte le analisi e le indagini: una guerra non diventa legittima
a posteriori,  resta incostituzionale sempre, elezioni sotto occupazione
militare e senza alcun controllo internazionale non cancellano
l'aggressione, la resistenza e' e resta un diritto, ma deve distinguere se
stessa dal terrorismo, e il nostro compito e' per l'appunto di rendere
possibile cio', non semplicemente inneggiando acriticamente a tutto, non
semplicemente giustificando tutto.
A Cuba al convegno ha preso parte anche il centro locale della rete "Martin
Luther King", dunque si fa strada una ipotesi di azione nonviolenta, e una
donna palestinese ha detto esplicitamente che la seconda Intifada, quella
armata, e' stata una sciagura per il popolo palestinese e specialmente  per
le donne la cui condizione materiale e culturale e' precipitata all'indietro
di decenni. Bisogna avere un buono e sano e critico culto della verita',
come sempre cerca di avere Giuliana.

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