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Israele - Palestina: Tra due dolori contrapposti non vi e' che un cuore infranto.
- Subject: Israele - Palestina: Tra due dolori contrapposti non vi e' che un cuore infranto.
- From: "ibrizie" <ibrizie at libero.it>
- Date: Sun, 9 May 2004 12:42:25 +0200
Israele -Palestina Tra due dolori contrapposti non vi e' che un cuore infranto. 1)"L'aereo, l'aereo sì che porta lontano." ( F.Guccini, Argentina) E' curioso, vedere più volte al giorno diversi aerei di linea che ti volano sulla testa mentre atterrano. E' strano, perché sai che tu quell'aereo non lo prenderai. Se pensi che l'aeroporto è 8 km di distanza e a meta strada tra te il mare di Tel Aviv, dove fino a 4 anni fa era normale andare a fare il bagno. E' una lacrima, se ti ricordi che quell'aeroporto è sulla terra che era tua nel 1948, da cui sei stata cacciata con la forza, raccogliendo in fretta poche cose e vivendo per un periodo in tende sfamandosi di pane e poco altro. E' un offesa, quando ti ricordi che tu quella terra l'hai dimenticata da tempo, da tempo hai smesso di chiederne la restituzione, da tempo hai chiesto che ti lasciassero vivere in pace in quella poca che ti rimane, qua sulle colline, ma mai hanno smesso di prenderti ancora terra, lentamente. Prima con gli insediamenti che vedi a fianco alla collina, poi con il Muro che stanno costruendo. Il Muro che prende la terra e mangia gli ulivi. Il Muro che annette e separa, il recinto elettrico che ti gira tutt'intorno e ti chiude in una riserva. Ma questa persecuzione non finirà con il Muro. Infatti si sta costruendo una strada a 4 corsie per collegare le colonie al vicino Israele. Così altra terra scompare. Già si progetta una superstrada per arrivare all'aeroporto, cosi altra terra scomparirà. Per arrivare all'aeroporto in pochi minuti, per molti ma non per te. Perché a quel aeroporto che sorge sulla tua terra non andrai mai, neanche con la futura strada che sorgerà sulla terra in cui ti sei rifugiata, che ti porterebbe fuori dal Muro in cui ti avranno chiuso. Forse un giorno i tuoi nipoti potranno andare all'aeroporto, quelli che si saranno stancati di subire le umiliazioni dei check point e le difficili condizioni di vita nella piccola riserva. Quel giorno, forse potranno andare all'aeroporto, ma solo per partire e prendere la residenza da un'altra parte. Per andare lontano, lontano dal check point in cui devi passare ogni volta che devi uscire dal paese, dagli spari notturni dei soldati di guardia, dalle tortuose strade secondarie in cui sei obbligato a passare impiegando il doppio del tempo e della spesa per il trasporto. Lontano dal dolore del tuo passato, del tuo presente e del tuo futuro. 2)L altra faccia dell'occupazione e del dolore. Non ha alternative all'autobus. Non può permettersi di non rischiare, perché non ha i soldi per prendere un taxi o per mantenere un automobile. Ha un perenne ronzio all orecchio. Da allora. Da quando il bar in cui chiacchierava con gli amici è esploso. Doveva esserci sull'autobus che quel giorno è esploso, ma inaspettatamente l'ha salvata un passaggio in auto di un amica. Vive un forte disagio interiore tra servire lo Stato che l'ha cresciuta e che le chiede di fare il militare e la drammatica situazione attuale in cui muoiono i bambini sia da una parte che dall'altra. Si inquieta immediatamente se il familiare tarda nel tornare a casa la sera. Ti squadra dall'alto in basso attentamente, per vedere se abitualmente prendi quell'autobus come lui o no. Ti guarda più volte durante il viaggio, in pensiero, perché hai lo zainetto con te. L'altra faccia dell'occupazione di Israele è la paura di chi sa che potrebbe morire in un attentato, è il dolore di chi ha perso un amico o un parente. E' il desiderio di vivere la vita senza angoscia, ma senza aver ancora scoperto la strada giusta per arrivarci. 8 maggio 2004 Da alcune colline del Medio Oriente Salam Shalom Logan
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