nuovo rapporto Libia: i diritti umani devono diventare una realtà



   Gent.mi tutti,

   vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:

  LIBIA, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL: I DIRITTI UMANI DEVONO
DIVENTARE UNA REALTA'


   Grazie per la cortese attenzione

   Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
   Amnesty International Ufficio Stampa
   Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it

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COMUNICATO STAMPA
CS49-2004

LIBIA, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL: I DIRITTI UMANI DEVONO DIVENTARE
UNA REALTA'

Amnesty International ha diffuso oggi un rapporto dal titolo Libia: e' il
momento di rendere i diritti umani una realta', nel quale vengono descritte
le conclusioni della recente missione dell'organizzazione nel paese.

Il rapporto, lanciato in occasione della visita del leader libico Gheddafi
alla Commissione europea (la prima in Europa da 15 anni), rivela un
perdurante contesto di violazioni dei diritti umani, la prolungata assenza
di indagini e chiarimenti su casi del passato e un clima di paura, in cui
la maggior parte dei cittadini ha timore di sollevare questioni relative ad
abusi del passato e del presente.

Pur apprezzando alcuni positivi sviluppi, Amnesty International sottolinea
la necessita' di un programma complessivo di riforme per risolvere i
problemi riguardanti i diritti umani.

'La Libia e' a un bivio. Ha l'opportunita' di assicurare che i diritti
umani diventino una realta' all'interno del paese e di contribuire alla
loro promozione a livello internazionale' - ha dichiarato Amnesty
International. 'Ma occorre trasformare le promesse in azioni. Occorre
urgentemente stabilire la verita' sul passato e impegnarsi ad attuare
riforme per affrontare le violazioni del presente'.

La Libia sta attraversando un periodo di cambiamento, con la fine delle
sanzioni delle Nazioni Unite e il processo di normalizzazione delle
relazioni con gli Usa e con l'Unione europea. La visita del colonnello
Gheddafi e la sua manifestata intenzione di accedere alla partnership
euromediterranea devono costituire per l'Unione europea l'occasione per
inviare un segnale forte: come base della partnership, Bruxelles deve
chiedere che la Libia dia seguito alle promesse di rispettare i diritti
umani. Amnesty International chiede inoltre alle due parti di garantire che
la possibile cooperazione sul rientro degli 'immigranti illegali' rispetti
i diritti delle persone che sono in cerca di protezione.

Il 18 aprile, in un discorso alle autorita' giudiziarie e ad altri
funzionari statali, il colonnello Gheddafi ha sollecitato riforme in campo
legale e in altri settori e ha risposto a una serie di questioni sollevate
da Amnesty International, documentate nel rapporto presentato oggi.

'Apprezziamo il discorso del colonnello Gheddafi. Ci auguriamo che dia
vigore alle riforme, nei codici e nella prassi, e che queste assicurino un
cambiamento nelle istituzioni e facilitino l'individuazione dei
responsabili delle violazioni dei diritti umani del passato e il
risarcimento delle vittime' - ha proseguito Amnesty International.

Negli ultimi anni la Libia ha assunto una serie di misure positive in
materia di diritti umani come la scarcerazione, nel 2001 e 2002, di circa
300 prigionieri - diversi dei quali detenuti dal 1973 - e la recente
disponibilita' a un certo livello di verifica internazionale sul rispetto
dei diritti umani. Tuttavia, il contesto di violazioni dei diritti umani
prosegue, spesso giustificato con la nuova retorica della 'guerra al
terrore'.

Le conclusioni della missione di Amnesty International riguardano: leggi
che criminalizzano il pacifico esercizio della liberta' di espressione e di
associazione e che, conseguentemente, causano arresti di prigionieri di
coscienza; detenzioni prolungate, senza accesso al mondo esterno, che
favoriscono la tortura; processi iniqui, soprattutto quelli di natura
politica celebrati dal Tribunale popolare. La tortura e i maltrattamenti
continuano a essere un fenomeno diffuso, con la prevalente finalita' di
estorcere confessioni.

Sebbene ne sia stata promessa l'abolizione, la pena di morte rimane in
vigore per un vasto numero di reati, compreso lo svolgimento pacifico di
attivita' politiche. Analogamente legali, e praticate, sono le cosiddette
forme di 'punizione collettiva', come le demolizioni delle case.

Politiche ed episodi specifici del passato, concernenti gravi violazioni
dei diritti umani, continuano a gettare un'ombra sulla situazione attuale:
la politica di 'liquidazione fisica' di oppositori politici negli anni '80,
la 'sparizione' di prigionieri politici, specialmente dal 1996, e la
'sparizione' di cittadini nazionali all'estero e di stranieri in visita in
Libia.

Centinaia di famiglie ancora non sanno se i loro parenti sono vivi o morti,
o come siano stati uccisi. Nella maggior parte dei casi, hanno troppa paura
per chiedere informazioni. I libici residenti all'interno del paese e
all'estero non denunciano violazioni dei diritti umani per timore di subire
ritorsioni contro se stessi o i propri familiari. Chi vuole intraprendere
attivita' in favore dei diritti umani nel paese va incontro a forti
ostacoli, costituiti da leggi repressive e dalla possibilita' di ricevere
una condanna a morte.

Nel corso della loro ultima visita, nel febbraio di quest'anno, i delegati
di Amnesty International hanno riscontrato una disponibilita' senza
precedenti, riuscendo a incontrare prigionieri, autorita' di ogni grado,
organismi professionali e associazioni umanitarie. Il governo di Tripoli ha
promesso di prendere seriamente in considerazione le raccomandazioni di
Amnesty International.

FINE DEL COMUNICATO
Bruxelles/Roma, 27 aprile 2004

Il rapporto Libia: e' il momento di rendere i diritti umani una realta' e'
disponibile presso
il sito Internet www.amnesty-eu.org e l'Ufficio stampa di Amnesty
International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it



(See attached file: 040427_libia.rtf)

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Paola Nigrelli
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