Legge Gasparri, la maggioranza da' uno schiaffo a Ciampi



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21.01.2004
Legge Gasparri, la maggioranza da' uno schiaffo a Ciampi
di Natalia Lombardo

"La maggioranza non ha ascoltato il messaggio di Ciampi, ha ascoltato quello di Confalonieri". Lo slogan coniato dal diessino Giulietti da' il senso della decisione che il centrodestra, compatto, ha preso ieri in aula alla Camera sulla Legge Gasparri. Approvato con 105 voti di scarto quello che era stato deciso dalla Cdl nelle commissioni: rivedere solo sette articoli anziche' tutto il ddl, come ha chiesto tutta l'opposizione. E le telepromozioni restano fuori dal conteggio totale degli spot. "Decisione sconcertante", commentano gli editori della Fieg, "quello della pubblicita' e' una dei tre punti affrontati dal messaggio del Capo dello Stato", per evitare "l'inaridimento" di una risorsa vitale per la stampa. Ma per il relatore Paolo Romani, FI, Ciampi non parla di "affollamento pubblicitario, ma della raccolta degli spot", il Sic (il sistema integrato delle comunicazioni). E in serata e' andato a Palazzo Grazioli a portare il bel risultato al premier ricomparso.

L'aula ha votato alle 14,30, il testo ritorna in commissione, e subito Romani si e' detto sicuro di "chiudere anche domattina". Un "blitz" che l'opposizione ha fermato con l'ostruzionismo sulle tariffe postali sull'editoria, facendo slittare i tempi. Una capigruppo d'urgenza ha deciso il ritorno in aula della Gasparri giovedi' 29, anziche' lunedi' 26.

Pur essendo sempre sul filo della rottura, sulla legge piu' cara a Berlusconi insieme ai vari Lodi la maggioranza fa muro. E anche i "malumori" espressi tuttora dall'Udc, si sono dissolti. La seduta di ieri a Montecitorio e' stata concessa all'opposizione dal presidente della Camera, Pieferdinando Casini, perche' fosse l'aula, e non le commissioni, a limitare i punti da riesaminare. Casini pero' ha rimandato la scelta alla maggioranza. Una scelta che, secondo Monaco, della Margherita, "mortifica le prerogative del Parlamento". Tanto che il diessino Soda ha abbandonato la seduta per protesta.

In totale saranno ritoccati 11 articoli, fra questi il 2 e il 15 sul Sic (ma senza il comma 7 sulle telepromozioni); il 25 sulla transizione fra analogico e digitale, con i poteri dell'Authority; il 28, che abroga gli attuali limiti antitrust (rivisti nel Sic, paniere ancora troppo ampio, per l'opposizione); altri punti riguardano il decreto 198 dichiarato incostituzionale. Saranno riviste le date ormai superate, (rilievo fatto dall'opposizione), compresa quella della scadenza del Cda Rai il 28 febbraio. E il rischio di abolizione della Commissione di Vigilanza, che ha allarmato il presidente Petruccioli, sara' risolto a legge approvata, assicura Romani. La Cdl e' orientata ad approvare la Gasparri Bis prima di convertire in legge il decreto "salva Rete4", salvandola comunque dall'invio sul satellite con l'escamotage del digitale. Gasparri e' soddisfatto: "È una decisione della Camera, stiamo dando risposte chiare al messaggio di Ciampi, il Sic sara' ridotto del 20, 25%". Ma la sua legge "rischia di essere bocciata dalla Consulta", prevede Carra, della Margherita.

L'opposizione ha chiesto che venisse rivista tutta la legge, secondo le indicazioni del Quirinale. Persino Mancuso, ex FI si prende un applauso dal centrosinistra: non rivotare tutta la legge e' uno sgarbo verso Ciampi. Violante, capogruppo Ds, ne fa un problema politico: "L'idea che la maggioranza possa fare tutto, e che il sistema costituzionale sia elastico, piegabile agli interessi e ai desideri della maggioranza a seconda dei casi, sta crollando". Ma non ascoltare ne' l'opposizione, ne' le istituzioni di garanzia, "crea una instabilita' del sistema politico". E la legge "strozza la carta stampata".

"È un clamoroso aggiramento delle indicazioni di Ciampi", commenta Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione della Stampa, con le telepromozioni fuori dal tetto di spot "la ripartizione della torta sara' sempre piu' sbilanciata a favore di Mediaset, con danni agli altri media e alla carta stampata". I criteri di nomina del Cda Rai restano tali, quindi "sara' controllato dal governo". "La gentile concessione sulle telepromozioni, autorizzate per Mediaset e non per la Rai", nota Gentiloni (Dl), "vale circa 700 mliardi di vecchie lire al gruppo di proprieta' del premier", ma "un lifting non bastera' a rendere costituzionalmente accettabile la legge Gasparri". Gli editori protestano: "La maggioranza parlamentare, da un lato, ha dichiarato di volersi attenere alle indicazioni del Capo dello Stato, e dall'altro ha rifiutato che la norma sulle telepromozioni potesse essere inserita tra quelle delle quali si potra' discutere. La contraddizione e' evidente, come lo e' la negazione della affermata "logica di sistema" visto che l'unico sistema del quale ci si preoccupa e' quello televisivo". La Fieg confida nel dibattito in aula, ma Gasparri esclude cambiamenti: "Capisco gli editori, ma si rispettano le direttive europee "Tv senza Frontiere". Ma in Europa i "siparietti" dei divi che reclamizzano materassi non esistono... L'opposizione dara' battaglia dentro e fuori del Parlamento: il 30 all'Auditorium di Roma si terranno gli "Stati generali dell'informazione".