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La nonviolenza e' in cammino. 765
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 765
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 25 Dec 2003 03:44:22 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 765 del 25 dicembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Brunetto Salvarani: una lettera a don Tonino Bello, ovvero il natale della chiesa del grembiule 2. Luciana Rossi, Loredana Bilardo: Venezia e l'Europa neutrale 3. Francesco Comina ricorda Chico Mendes 4. Benito D'Ippolito: una sera di Chico Mendes 5. Giulio Vittorangeli: il mondo dei giocattoli 6. Lalla Romano: il fiume era esile e chiaro 7. Nanni Salio: aquiloni di pace 8. Maria Luisa Spaziani: su cio' che fummo 9. Enrico Peyretti presenta "La Resistenza taciuta" di Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina 10. Venti letture per una cultura della pace 11. Riletture: Fausta Garavini, La letteratura occitanica moderna 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. BRUNETTO SALVARANI: UNA LETTERA A DON TONINO BELLO, OVVERO IL NATALE DELLA CHIESA DEL GREMBIULE [Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani at carpi.nettuno.it) per questo intervento. Brunetto Salvarani, teologo ed educatore, da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con varie testate e fa parte del Comitato "Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline. Tonino Bello e' nato ad Alessano nel 1935, vescovo di Molfetta, presidente nazionale di Pax Christi, e' scomparso nel 1993; costantemente impegnato dalla parte degli ultimi, promotore di iniziative di solidarieta' con gli immigrati, per il disarmo, per i diritti dei popoli e la dignita' umana, ideatore ed animatore di grandi iniziative nonviolente, e' stato un grande costruttore di pace e profeta di nonviolenza. Opere di Tonino Bello: segnaliamo particolarmente, tra le molte sue pubblicazioni, I sentieri di Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989; Il vangelo del coraggio, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1996; e' in corso la pubblicazione di tutte le opere in Scritti di mons. Antonio Bello, Mezzina, Molfetta 1993 sgg., volumi vari. Opere su Tonino Bello: cfr. per un avvio Luigi Bettazzi, Don Tonino Bello. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001; la biografia di Claudio Ragaini, Don Tonino, fratello vescovo, Edizioni Paoline, Milano 1994; Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della pace in don Tonino Bello, La Meridiana, Molfetta (Ba) 2000. Nella rete telematica materiali utili di e su Tonino Bello sono nel sito di Pax Christi: www.peacelink.it/users/paxchristi, in quello de La Meridiana: www.lameridiana.it; un'ampia bibliografia e' nel sito www.asscasa.org; tra i siti di associazioni intitolate al suo nome cfr. ad esempio: www.dontonino.it ma l'elenco sarebbe lunghissimo] Caro don Tonino, posso domandarti come stai? A dire il vero sono certo che tu stia bene, ora che hai finalmente raggiunto quel posto meraviglioso in cui - immancabilmente - i sogni si traducono in realta' (questo, in fondo, e' la nuova Gerusalemme, sono i cieli e terra nuovi previsti dal libro dell'Apocalisse). E a te, lo ricordi senz'altro, piaceva sottolineare che una chiesa priva di sogni non e' una chiesa autentica, cioe' un raduno di gente convocata da Dio a narrarsi vicendevolmente la potenziali meraviglie della vita, ma solo un apparato. Dicevi anche che essere chiesa e' la capacita' di sognare tutti insieme. Che siamo chiamati a proiettarci verso il futuro, perche' non e' in grado di recare lieti annunzi chi non viene dal futuro. Ora tu vivi nel futuro, nel futuro che ognuno di noi spera per se' ma anche nel futuro del nostro pianeta blu: in quel futuro dove, come Gesu' assicuro' alla donna di Samaria, le citta' non saranno piu' affollate di chiese, ne' di moschee e neppure di sinagoghe, e di luoghi santi di ogni genere, bensi' adoreremo Dio, lasciandoci cullare dalle sue braccia dolci - con qualsiasi nome l'abbiamo definito in vita, o persino senza averlo mai conosciuto direttamente - "in Spirito e verita'". Dove nessuno potra' strumentalizzare il Suo nome, o bestemmiarlo gridando "Dio lo vuole!" mentre predica la violenza come unica realistica risoluzione dei conflitti. Noi, invece, quaggiu', siamo ancora costretti ad abitare il limite, a scontare la contraddizione di trovarci immersi in quella dimensione che la buona teologia chiama "gia' e non ancora": ma siamo anche invitati, grazie al fatto che ti abbiamo conosciuto da vicino, a prendere sul serio il tuo impegno e le tue parole, le tue lettere e la tua poesia, la tua passione per le chiese e la tua passione per il mondo. Quanta fatica, pero', in confidenza... * Tu, da dove ti trovi, vedi bene quanto la nostra chiesa sia povera e limitata, e come spesso tradisca le consegne lasciateci dal vangelo. E sai bene che noi, tue amiche e tuoi amici, quando diciamo "la chiesa" non alludiamo solo ai suoi pastori, al vescovo di Roma che definiamo "papa", agli altri vescovi e al magistero, ma anche e soprattutto a noi stessi, cristiani feriali e malandati, pieni di dubbi e troppo spesso incapaci di guardare al di la' del nostro naso. Di spaziare per orizzonti meno angusti, come dovremmo fare, senza per questo tradire la fondamentale "fedelta' alla terra" che i profeti autentici come te (ci permetti di chiamarti cosi'?) ci hanno insegnato a percorrere. Di fare nostre davvero, nel sudore del nostro vissuto, le parole d'ordine che lo stesso Giovanni Paolo II, fortunatamente, quasi ogni giorno ci invita ad adottare senza paura: mondialita', interdipendenza, dialogo ecumenico e dialogo interreligioso... Tu, che avevi lunga la vista del cuore, ti eri accorto per tempo che le cose stavano cambiando, per la nostra comunita' ecclesiale, e che a nulla sarebbe valso rimpiangere le cipolle d'Egitto nell'esodo che stiamo faticosamente attraversando: la fine del regime della cristianita' e il mosaico della fede che contrassegna anche il nostro paese dopo tanti altri, l'irruzione nel nostro paesaggio e nel nostro immaginario dell'altro col suo Dio e il suo modo di pregare, la conseguente necessita' di rinnovare alla fonte linguaggi e stili di vita... perche' tutto cio' puo' davvero risultare una benedizione per noi, e non una maledizione, come troppi, anche fra noi, purtroppo ritengono! * Tu, che fra i primi avevi intuito che cercare di salvare il salvabile illudendoci di recuperare spazi e onori con un improbabile ritorno di fiamma da religione civile non ha proprio senso, sapevi bene, perche' lo sperimentavi nella tua missione quotidiana, che solo il chicco di grano destinato a morire e' in grado di tradursi in frutto copioso. E l'hai tradotto nei tuoi giorni terreni, fino alla fine. Ti piaceva adoperarti (posso dire: "lottare"?), tu, pastore, per una chiesa povera, semplice, mite, che sperimenta l'umanissimo travaglio della perplessita' e condivide coi comuni mortali la piu' lancinante delle sofferenze, l'insicurezza (e oggi i sociologi che vanno per la maggiore parlano della nostra come dell'epoca dell'incertezza!): una chiesa sicura solo del suo Signore, e per il resto debole, fragile, bisognosa di tutto. Una chiesa che non medita rivincite, appunto, ma che accetta di mangiare il pane amaro del mondo, condividendone le vicende in chiaroscuro, e che - pur cosciente di essere il sale della terra - non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni o per l'esibizione delle sue raffinatezze. Che lava i piedi al mondo - scrivevi proprio cosi', attingendo a immagini dal sapore squisitamente poetico - senza chiedergli nulla in contraccambio, neppure il prezzo di credere in Dio, o il pedaggio di andare alla messa la domenica, o la quota, da pagare senza sconti e senza rateazioni, di una vita morale meno indegna e piu' in linea col vangelo. Che non si limita a sperare, ma organizza la speranza, e ne fa il segno distintivo della sua presenza quaggiu'. E che non ha timore che le possa toccare il destino della cisterna, come a Giuseppe figlio di Giacobbe, contro cui i fratelli tramarono dicendo proprio: "Ecco, arriva il sognatore. Uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna!", se tale e' il conto da versare affinche' i poveri sappiano riscattarsi da tutte le carestie della storia. * In questi mesi, nei mesi scorsi, per la verita', stiamo forse cominciando a sperimentare un simile destino, perche' abbiamo preso a parlare chiaro su quanto sta accadendo intorno a noi: a dire che gli immigrati non sono della merce o solo della forza lavoro ma delle persone, amate da Dio quanto lo siamo noi, con tanto di anima e individualita'; a proclamare il bisogno di una pace vera e la follia assoluta della guerra; a ripetere che il terrorismo lo si vince solo educandoci a vicenda al dialogo e coniugando il bisogno di pace al bisogno di giustizia sociale; a operare contro le simmetrici tragedie dell'islamofobia e dell'antisemitismo... Messaggi, nel complesso, probabilmente sgraditi ai "signori della guerra" e a chi spadroneggia indisturbato sui mercati planetari, non certo a quegli "ultimi" da cui continuamente ripetevi dobbiamo apprendere, come dai nostri migliori potenziali maestri. Personalmente, mi piace pensare che siano queste le tracce iniziali di quella "chiesa del grembiule" che tu prediligevi, una chiesa che sta finalmente cominciando a usare la "parresia", secondo lo stile cosi' caro a Gesu': sempre meno prigioniera del calcolo e vestale del buon senso, sempre piu' capace di farsi permeare dalla profezia e dalla passione per il nemico. Una chiesa che tu - sulle piste di quel Concilio Vaticano II che ci sembra oggi cosi' distante - ci hai convinto a sognare, a credere possibile. Grazie, don Tonino, grazie davvero di tutto, e buon Natale! Ti giunga in questi giorni di festa un forte abbraccio da parte di un povero cristiano qualunque, che si sente meno povero quando fa memoria di un testimonianza autenticamente evangelica e profondamente radicale come la tua. 2. INCONTRI. LUCIANA ROSSI, LOREDANA BILARDO: VENEZIA E L'EUROPA NEUTRALE [Ringraziamo Luciana Rossi e Loredana Bilardo (per contatti: lrossi at freemail.it) per questa riflessione successiva all'incontro di Venezia dell'8 dicembre sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. Luciana Rossi e Loredana Bilardo lavorano nella scuola e sono costruttrici di pace] Siamo state a Venezia, abbiamo seguito il convegno sull'Europa neutrale e stiamo cercando di trasmettere echi di tutto quel che abbiamo conosciuto, anche in termini di editoria sulla pace, nella valle della periferia ex operaia del ponente genovese dove operiamo da oltre trent'anni nelle scuole locali in stretta collaborazione con il territorio nel campo della prevenzione di disagi antichi e nuovi e, da almeno un decennio, in quello dell'accoglienza della differenza, a partire dall'inserimento di ragazzini del locale campo nomadi e, negli ultimi anni, dei ragazzini di altre culture. Operiamo in stretto rapporto con il Centro scuole e nuove culture del Comune di Genova (presente anch'esso a Venezia, insieme alle scriventi) e in reti con soggetti diversi, attivi e numerosi, presenti sul nostro territorio, la Valpolcevera. Stiamo lavorando sull'educazione alla pace e alla mondialita' e stiamo ora percorrendo queste strade: 1. lavorare coordinandoci tra diverse circoscrizioni della citta' e far crescere attorno alla proposta di Lidia Menapace il dibattito per giungere, in aprile, ad un incontro pubblico con la stessa. 2. formare noi stessi e un gruppo di quaranta persone (stiamo facendo gli inviti "mirati" qui sul nostro territorio) sul tema dalla gestione nonviolenta del conflitto nella relazione interpersonale e nel sociale secondo un programma che partira' a gennaio. Alcuni dei nostri autori di riferimento e molti materiali li abbiamo trovati su questo foglio. 3. porre le condizioni, attraverso il metodo della decisione partecipativa del gruppo dei quaranta, per definire identita' e percorso di un locale centro di documentazione e iniziativa sui temi della pace e della mondialita' che raccolga le voci e le esperienze di quanti vorranno mettersi in gioco. Venezia fa parte del nostro bisogno di confronto con realta' diverse e di rielaborazione delle stesse sul territorio dove viviamo e operiamo. Come molti siamo disorientati dai gravi fatti che stanno accadendo in Italia e nel mondo, e abbiamo accolto l'invito di raccontare la "nostra" Venezia forse con la speranza che possano nascere ulteriori sinergie con quanti hanno intenti e percorsi confrontabili con il nostro. Per questo mettiamo la mail a cui potrete eventualmente scrivere: lrossi at freemail.it 3. MEMORIA. FRANCESCO COMINA RICORDA CHICO MENDES [Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) per questo intervento. Francesco Comina, giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna. Chico Mendes, sindacalista, ecologista, amico della nonviolenza, martire; nato nel 1944, operaio nell'attivita' estrattiva del caucciu', sindacalista dei seringueiros, militante del Partito dei Lavoratori, difensore ecologico dell'Amazzonia, premiato dall'Onu per il suo impegno, per il suo impegno fu assassinato il 22 dicembre 1988. Opere di Chico Mendes: Con gli uomini della foresta, Sonda, Torino 1989. Opere su Chico Mendes: Andrew Revkin, La stagione del fuoco: l'assassinio di Chico Mendes e la lotta per salvare l'Amazzonia, Mondadori, Milano 1990; Vittorio Bonanni, Chico Mendes e la lotta dei seringueiros dell'Amazzonia, Datanews, Roma 1991; A. Schoumatoff, Il mondo sta bruciando. Chico Mendes e la tragedia dell'Amazzonia, Leonardo, Milano 1991] Il 22 dicembre del 1988 moriva assassinato Chico Mendes, grande difensore dei diritti dei seringueiros dell'Amazzonia. Sono passati quindici anni. In Brasile tutti i quotidiani lo ricordano. E qui? Nessuno ne parla. Eppure e' uno dei grandi profeti della nonviolenza, dei diritti, della salvaguardia dell'ambiente che dovrebbe dare vita ai contadini e che invece, soffocato dalle macchine del profitto occidentale, toglie vita ai popoli del mondo. Perche' l'Amazzonia, come sappiamo, e' il nostro polmone, il nostro ossigeno, il nostro corpo prolungato nel verde. Poco prima di morire Mendes disse: "Se venisse un inviato dal cielo e mi garantisse che la mia morte rafforzerebbe la nostra lotta, direi che ne varrebbe la pena. Ma l'esperienza ci dimostra il contrario. E dunque intendo vivere. Perche' voglio salvare l'Amazzonia e voglio farlo insieme ai molti che ci vivono e che la considerano come la loro Madre: la Madre Terra di tutti i popoli del mondo". Ricordiamo Chico Mendes, ricordiamo la sua lotta, la sua vita, il suo respiro, il suo coraggio. A Natale. Quindici anni dopo. 4. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: UNA SERA DI CHICO MENDES [Riproponiamo questo testo del nostro collaboratore Benito D'Ippolito gia' apparso su questo foglio circa un anno fa] "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la fede" (2 Tm 4, 7) La selva e nella selva l'altra selva quella nei laghi neri del cuore quella ove incontri lupe, leoni, lonze e i killer prezzolati dai padroni. La selva e nella selva vivi gli alberi e sotto la corteccia il sangue loro ed e' mestieri di cavarne stille, fratelli alberi, abbiamo fame anche noi. La selva e nella selva gli abitanti della selva. Ed ecco stabiliamo un patto nuovo tra noi della foresta, fratelli umani che dopo noi vivrete. La selva e noi, le donne antiche e gli uomini antichi e gli uomini e le donne che eccoci. Stringiamo un patto, sorelle piante, ci diciamo parole di rispetto e di dolore, fratelli alberi abbiamo fame anche noi, hanno fame anche altri, tutti vogliamo vivere. La selva e nella selva io Chico Mendes e tre proiettili che passo dopo passo di ramo in ramo di talento in talento dal portafogli e dalla scrivania fino alla tasca e alla cintura e alla fondina e' tanto che mi cercano, e cercano me Chico Mendes, il sindacalista l'amico della foresta, l'amico della nonviolenza. Ed e' gia' questo ventidue dicembre del mille novecento ottantotto questa e' la porta di casa mia, sono le cinque e tre quarti. E mi sotterreranno nel giorno di Natale antica festa. Piangono nella selva lente lacrime di caucciu' le piante, piange l'indio piange Ilzamar, Sandino ed Elenira piangono e piangono i compagni tutti, il sindacato piange e piange il cielo in questa sera senza luce e senza scampo. Menre mi accascio guardo ancora il mondo che possa vivere ho fatto la mia parte. 5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL MONDO DEI GIOCATTOLI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Tempi di festivita', di alberi di Natale e presepi. Ma non amiamo i presepi meccanici, con tutto l'agitarsi di personaggi i piu' inverosimili, quel continuo succedersi di notti e giorni. Siamo per il presepio di Francesco (anche noi non credenti), il presepio scarno, essenziale, che ci mostra lo squallore in cui Gesu' ha scelto di nascere, che ci dice subito la sua scelta di campo, i suoi compagni di viaggio. Siamo per il presepio che invita a pensare ed a contemplare, perche' solo nel silenzio si puo' udire la parola pace. Pace in Medio Oriente, pace in Africa, pace in America Latina, pace in tutti i luoghi della terra dove la pace sembra un sogno irrealizzabile. Pace, ricordando i "presepi" del nostro tempo tormentato, fatti di poverta', emarginazioni, ingiuste sofferenze ed ancora piu' ingiuste vittime. Citiamo, per tutti, i sei bambini afgani uccisi, il 10 dicembre, per errore in un raid statunitense vicino a Gardez, nell'est del paese. Altri nove bambini erano stati uccisi due giorni prima in un raid statunitense a Ghazni. Realta' lontanissime dal nostro scintillio da supermarket cui e' ridotto oggi il Natale. Puntualmente, imperversa un certo comportamento buonista, che specie durante le feste natalizie sentiamo strombazzare su tutte le piazze, proclamare da tutti i pulpiti, e rappresentare su tutti gli schermi: anche su quelli che proprio attraverso questi simboli e richiami accumulano fior di denaro sui conti correnti bancari. Cosi' molti, commossi alla vista di bambini sofferenti e affamati, fanno la loro offerta che li rende tranquilli di fronte alla responsabilita' storica di essere parte integrante e motore di quel sistema economico e politico che e' all'origine di quelle situazione ingiuste e disumane. Sembra smarrita l'etica del Natale. * Resta il rito dei regali per i bambini. Ma quanti di questi giocattoli sono fabbricati all'altro capo del mondo in sinistri laboratori dove operai, a volte poco piu' che bambini, svolgono un lavoro estenuante per stipendi da fame? Condizioni di sicurezza e diritto al lavoro inesistenti, flessibilita' totale e dittatura padronale regnano in mezzo mondo, diventato il paese di Babbo Natale per le grandi multinazionali del giocattolo e per i giganti della distribuzione: Disney, Hasbro, Mattel, ecc. Harry Potter, Barbie e gli hobbit non hanno gli occhi a mandorla, ma oggi sono tutti, o quasi, made in Cina; che sta diventato il maggior produttore al mondo di giocattoli e di decorazioni natalizie, con una quota del 70% del mercato globale ed esportazioni piu' che raddoppiate negli ultimi otto anni. Dietro questo business natalizio, c'e' piu' di un milione e mezzo di ragazzine sotto i vent'anni che lavorano in turni di 14 ore nelle oltre 6.000 fabbriche della Cina sudorientale, per pochi centesimi all'ora. Il riposo e' previsto in dormitori da 15 posti, allestiti all'interno delle stesse fabbriche. Infine, il sindacato di stato non esercita alcuna pressione sulle imprese finanziate da capitali stranieri per il rispetto delle convenzioni internazionali. E' stato calcolato che, del costo delle Barbie prodotte in Cina, vendute in Occidente a circa 10 dollari, la maggior parte dei ricavi (8 dollari) va in spese di marketing, trasporto, distribuzione e profitto per la Mattel. Dei due dollari che restano, uno e' per i dirigenti commerciali di Hong Kong e 65 centesimi per le materie prime, cioe' la plastica da Taiwan, Usa e Arabia Saudita. Alle fabbriche, e percio' ai lavoratori che costruiscono la bambola, restano solo 35 centesimi. Niente di nuovo sul fronte orientale; ma, almeno noi, nel fare acquisti non dimentichiamo tutto questo, orientandoci verso un'"etica del dono". 6. MAESTRE. LALLA ROMANO: IL FIUME ERA ESILE E CHIARO [Da Lalla Romano, Poesie, Einaudi, Torino 2001, p. 13. Lalla Romano (1906-2001), pittrice, poetessa, scrittrice, e' stata una delle voci piu' vive della cultura italiana del Novecento. Varie sue opere sono state recentemente ristampate nella collana dei Tascabili Einaudi; una edizione complessiva delle opere letterarie (a cura di Cesare Segre) e' Opere, due volumi, Mondadori, Milano 1991 e 1992. Su Lalla Romano cfr. Fiora Vincenti, Lalla Romano, La Nuova Italia, Firenze 1974; A. Catalucci, Invito alla lettura di Lalla Romano, Mursia, Milano 1980; A. Ria (a cura di), Intorno a Lalla Romano. Saggi critici e testimonianze, Mondadori, Milano 1996] Il fiume era esile e chiaro e' diventato enorme e fugge come un animale ferito. 7. RIFLESSIONE. NANNI SALIO: AQUILONI DI PACE [Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis at arpnet.it) per averci messo a disposizione come anticipazione questo suo articolo che uscira' sulla bella rivista pedagogica "Ecole". Nanni Salio, torinese, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da diversi anni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della nonviolenza in Italia. Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, Perugia; Scienza e guerra (con Antonino Drago), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1982; Ipri, Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Ipri, I movimenti per la pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Le guerre del Golfo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001. Per contatti: Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis] Durante la guerra della Nato contro la Serbia, qualcuno aveva provato a fermare gli aerei in partenza dalla base di Aviano, o quanto meno a intralciarne il lavoro, con le "mongolfiere di pace". Ora e' Ermanno Olmi asuggerire un'altra modalita', quella degli aquiloni. Nella bella fiaba raccontata con sapienza nel film "Cantando dietro i paraventi", il regista si ispira liberamente a una storia avvenuta nei mari della Cina, raccontata nell'antica favola "Il drago e la farfalla", e la interpreta lasciando trasparire un evidente riferimento ai giorni nostri. La bella e audace piratessa, la vedova Ching, semina il terrore sui mari, per vendicarsi della morte del giovane marito. L'incarico di sconfiggerla definitivamente viene assegnato al principe imperiale Think-Wei, che fa allestire una potentissima flotta, con una nuova e micidiale arma dotata di una potenza di fuoco dieci volte superiore a quelle sino allora esistenti. Le navi pirata vengono accerchiate di sorpresa da un tal numero di navi da guerra imperiali "che il mare non bastava a contenerle". Tuttavia, il giovane principe e' convinto che non basti la forza, ma occorra anche la saggezza: "Il primato del confronto tra le forze deve essere del pensiero". Ispirandosi a questa massima, invece di attaccare repentinamente i pirati e distruggerli, come avrebbe potuto fare senza incontrare resistenza, preferisce attendere pazientemente e silenziosamente per attuare un altro piano. Improvvisamente, il cielo e' solcato da centinaia di aquiloni coloratissimi recanti messaggi che compongono l'antica favola del drago e della farfalla. Gli aquiloni vengono raccolti dai pirati ai quali giunge il messaggio di pace veicolato dalla fiaba: "il perdono e' piu' forte della legge, perche' combattere?". La vedova Ching accetta l'invito di pace, depone la spada e si consegna al principe. * Due secoli dopo, il pirata si chiama Saddam Hussein, ma di fronte ha George Bush Jr, del quale tutto si puo' dire, tranne che sia saggio quanto il principe imperiale. La flotta dell'impero Usa ha circondato l'Iraq con una disparita' di potenza inimmaginabile, ma invece di inviare gli aquiloni con il loro messaggio di pace, scatena i bombardieri con il loro carico di morte. Non e' affatto retorico chiedersi che cosa sarebbe avvenuto se si fosse perseguita con saggezza una strada alternativa. Invece di una ennesima distruzione - con decine di migliaia di vittime, prevalentemente civili (donne, bambini/e, anziani), con una guerra dichiarata ultimata, ma che continua ogni giorno con uno stillicidio costante di morti, feriti, violenze e sofferenze - sarebbe stata impressa una straordinaria svolta alla storia umana. Chi deve compiere il primo passo? L'imperatore o il pirata? E se nessuno dei due desiste, cosa si deve fare? * L'altro messaggio contenuto nel film e' il ruolo insostituibile delle donne nel costruire una societa' e un futuro di pace e di nonviolenza. Esse non debbono soltanto ritornare a "cantare dietro i paraventi", quasi nascondendosi e fuggendo dalla vita sociale, ma, come afferma il regista: "le donne... hanno un ruolo fondamentale e sono caricate delle maggiori responsabilita'. Resistete donne, resistete", oggi come in passato, da Antigone a Rachel Corrie. Alle donne dunque, ma non solo, il compito "disarmante" (come recita il titolo del bel libro di Monica Lanfranco e Maria Di Rienzo, Donne disarmanti, Intramoenia, 2003) in questo terzo millennio che potra' continuare positivamente solo se riusciremo a cambiare il paradigma di riferimento dominante nella nostra cultura. Dal realismo politico, che si illude di poter controllare il demone della violenza con altra violenza, al paradigma della nonviolenza politica, capace di abbattere con il potere dal basso qualsiasi potere imperiale e dittatoriale, senza cadere nella trappola della guerra, come insegnano le lezioni di una storia spesso ignorata e sconosciuta. 8. POESIA E VERITA'. MARIA LUISA SPAZIANI: SU CIO' CHE FUMMO [Da Maria Luisa Spaziani, Poesie 1954-1996, Mondadori, Milano 2000, p. 24. Maria Luisa Spaziani e' nata a Torino nel 1942 e vive a Roma da molti anni; docente universitaria di letteratura francese, presidente del "Premio internazionale Eugenio Montale", e' una delle piu' intense voci poetiche italiane del secondo Novecento] Su cio' che fummo su cio' che amammo alta e straniera un'erba vigoreggia. 9. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "LA RESISTENZA TACIUTA" DI ANNA MARIA BRUZZONE E RACHELE FARINA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Anna Maria Bruzzone e' nata a Mondovi' e vive a Torino, dove insegna. Storica, impegnata per la pace e la dignita' umana. Opere di Anna Maria Bruzzone: (con Rachele Farina), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova edizione Bollati Boringhieri, Torino 2003; (con Lidia Beccaria Rolfi), Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; Ci chiamavano matti, Einaudi, Torino 1979; (con Anna Bravo), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995. Rachele Farina, storica e docente, presidente dell'Unione Femminile Nazionale nel 1985-1988, ha fondato nel 1986 il centro di studi storici "Esistere come donna"; promotrice di ricerche e organizzatrice di varie mostre di rilevanza internazionale. Tra le sue opere: (con Anna Maria Bruzzone), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova edizione Bollati Boringhieri, Torino 2003; Dizionario biografico delle donne lombarde, Baldini & Castoldi, Milano 1995; Simonetta: una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, Torino 2001] Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Prefazione di Anna Bravo, Bollati Boringhieri, Torino 2003. Questo libro e' la necessaria opportunissima riedizione aggiornata dell'indagine uscita dal 1976 in piu' edizioni, molto ricercata e ormai da tempo esaurita. Il lavoro individua e valorizza il contributo delle donne alla Resistenza, effettivo e determinante, ma in massima parte prestato senza uso di armi, un contributo prima di allora largamente taciuto, sottovalutato, disconosciuto, dimenticato. Riscoprendo il contributo delle donne alla lotta di Resistenza, il libro scopre e indica forme precise e molteplici di lotta non armata e nonviolenta, che sono fondamento storico, fattuale, non utopistico, della possibilita' di lottare per la giustizia coi mezzi della giustizia, per la pace coi mezzi della pace, cioe' coi mezzi della nonviolenza attiva. E' dunque possibile la sempre piu' necessaria alternativa, umana e degna, alla lotta armata, all'uso sempre piu' indegno delle armi omicide, anche e specialmente per le giuste battaglie di giustizia e liberazione. La liberazione della storia dalla guerra e' il "varco attuale" (Aldo Capitini) per un futuro umano possibile (l'imperativo categorico di Hans Jonas). Come il precedente di Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, questo libro contribuisce per la sua parte a individuare un'esperienza, un modello, delle tecniche di difesa che superano e si emancipano dal crimine vergognoso della guerra. Questi libri scoprono nei fatti una concezione della cittadinanza attiva, svincolata dalla vecchia figura del cittadino in armi. Questi due libri, e alcuni altri simili, entrano nella ormai ampia letteratura - di cui e' disponibile su richiesta una ricca bibliografia - sulle lotte nonviolente di tutti i tempi, e specialmente negli ultimi tempi. Pero' queste lotte sono ancora largamente non viste dall'ottica storica prevalente, ancora tributaria del "pensiero unico" della politica di potenza, che non sa pensare una gestione dei naturali conflitti umani che non sia la potenza, il dominio e la distruzione. Anche la politica "democratica" continua a giustificare la guerra, la cui massima potenza ormai si risolve nella distruttivita' universale, prima morale e poi fisica. Si veda su questo punto il pensiero fortemente critico e innovativo di Marco Revelli, in La politica perduta (Einaudi, Torino 2003), sul fallimento della politica dei moderni, hobbesiana e machiavellica, da rifondare totalmente sulla base della filosofia nonviolenta. Libri come questo di Bruzzone e Farina, hanno portato ad un significativo mutamento nella considerazione della resistenza civile, disarmata, da parte di uno storico autorevole quale Claudio Pavone. Egli, infatti, nell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata, tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva resistito e aveva combattuto il fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi. Inoltre, attraverso la citazione di una testimone, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e irresponsabile (cfr. ivi, p. 414). Ebbene, lo stesso Pavone, introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della Resistenza, si soffermava sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza. Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come criterio prevalente" (ivi, p. 12). E' quanto dice, nel libro che presentiamo, la partigiana Teresa Cirio: "Io trovo che nella scuola e' venuto fuori troppo solo l'aspetto militare" (p. 91, e anche XIV e 57). Pavone scrive ancora su "Il Ponte" citato: "La Resistenza civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella 'zona grigia' in cui si ritrovano coloro che i resistenti bollavano come 'attesisti'" (ivi, p. 13). Un libro come questo, dunque, per chi vuol vedere, va molto al di la' della memorialistica, perche' contribuisce ad un mutamento culturale verso l'emancipazione dalla violenza giustificata. Dalla storia delle donne emerge la storia delle lotte senza armi omicide, ma condotta con le piu' forti armi umane: l'unita', il coraggio, la buona coscienza, la causa giusta. Oggi - senza giudicare anacronisticamente le scelte del passato, in condizioni diverse di fatti e di consapevolezza - ogni causa giusta deve arrivare a ripudiare attivamente l'uso della morte, che restera' il contrassegno delle cause ingiuste, antiumane. 10. MATERIALI. VENTI LETTURE PER UNA CULTURA DELLA PACE [Questa proposta di un percorso di lettura e' apparsa sulla "Rivista del volontariato" n. 12, dicembre 2003 (per contatti: e-mail: edit.rivista at fivol.it; sito: www.rivistadelvolontariato.it)] Ovviamente non c'e' la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non ci sono ne' i dieci ne' i cento libri che occorre aver letto. Perche' ogni persona puo' accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza (ed e' opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte. E cosi' vi e' chi ha fatto la scelta della nonviolenza perche' ha letto Tolstoj e chi l'ha fatta perche' ha letto Dostoevskij; chi e' passato attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio. Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si potrebbero. * 1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta da Simone Petrement, sempre presso Adelphi). 2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi e' per fortuna un'edizione complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignita' umana. 3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, e' la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse piu' della stessa antologia, poiche' costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano disponibile in Italia. 4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa di decisivo. 5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini del totalitarismo (Comunita'), La banalita' del male (Feltrinelli), Vita activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri). 6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta teste' citata, anche almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore). 7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet). 8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi. 9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore - vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda). 10. Rosa Luxemburg e' figura imprescindibile; due buone antologie sono Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg (Mondadori). 11. Di Rigoberta Menchu' va letto il notissimo libro-intervista a cura di Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchu' (Giunti). 12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna senza sepoltura, Il Saggiatore. 13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la liberta' (Feltrinelli). 14. Tutto di Guenther Anders, ma almeno L'uomo e' antiquato (Il Saggiatore, Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere (Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima (Einaudi, Linea d'ombra). 15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilita', Einaudi. 16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia (Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal Rinascimento al XX secolo. 17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni Gruppo Abele. 18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio e' in voi (Publiprint-Manca), La vera vita (Manca). 19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini). 20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo (di Vecchiano, Pisa) che e' una delle eredita' feconde dell'esperienza della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiu' dalla Emi. 11. RILETTURE. FAUSTA GARAVINI: LA LETTERATURA OCCITANICA MODERNA Fausta Garavini, La letteratura occitanica moderna, Sansoni-Accademia, Firenze-Milano 1970, pp. 280. Una puntuale e penetrante storia della moderna letteratura in lingua d'oc, dalla rinascenza del XVI secolo, a quella del XIX, al Novecento. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it, angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 765 del 25 dicembre 2003
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