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La nonviolenza e' in cammino. 756
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 756
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 11 Dec 2003 01:44:35 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 756 dell'11 dicembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Prigionieri per la pace 2. Azioni nonviolente per la chiusura della Scuola delle Americhe - scuola degli assassini 3. Marina Forti: Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace 4. Fausto Concer: ideologie 5. Ida Dominijanni: il sovrano resuscitato 6. Ileana Montini: a Dachau 7. Elio Rindone: democrazia a rischio 8. Domenico Jervolino: presentazione di "Alternative" 9. Presentazione di "Women for women. Donne contro i fondamentalismi" 10. Riletture. Miguel Asin Palacios, Dante e l'islam 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. APPELLI. PRIGIONIERI PER LA PACE [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente elenco di prigionieri per la pace diffuso dalla War Resisters International] In occasione del primo dicembre 2003, Giornata mondiale dei prigionieri per la pace, la War Resisters' International (Internazionale dei resistenti alla guerra - di cui il Movimento Nonviolento e' la sezione italiana) ha diffuso l'elenco di obiettori di coscienza e di attivisti per la pace attualmente incarcerati in vari paesi del mondo. Invitiamo i lettori ad inviare cartoline o biglietti di sostegno a questi testimoni di pace, anche con lo scopo di far sapere alle autorita' di quei paesi che i prigionieri pacifisti non sono isolati. * Armenia Malgrado l'impegno ad introdurre una legislazione sul diritto all'obiezione di coscienza, l'Armenia continua a mandare in carcere Testimoni di Geova per il loro rifiuto di prestare servizio militare. Vahan Bayatyan, 2 anni e mezzo - 28/10/02-28/04/05. Artur Grigoryan, 2 anni e mezzo - 26/11/02-26/05/05. Karen Abadzhyan, 2 anni e mezzo - 05/12/02-12/06/05. Set Pogosyan, 2 anni - 29/12/02-29/12/04. Parkev Khachatryan, 1 anno - 29/01/03-29/01/04. Ashot Melikyan, 2 anni - 30/01/03-30/01/05. Anton Tigranyan, 2 anni - 10/02/03-10/02/05. Gor Mkhitaryan, 1 anno e mezzo - 26/02/03-26/08/04. Abraham Kuzelyan, 2 anni - 27/02/03-27/02/05. Grigor Oganesyan, 2 anni - 12/03/03-12/03/05. Edgar Oganesyan, 2 anni - 21/03/03-21/03/05. Ambartsum Odabashyan, 3 anni - 01/04/03-01/04/06. Ayk Bukharatyan, 2 anni - 02/04/03-02/04/05. Vahan Mosoyan, 2 anni - 15/04/03-15/04/05. Arsen Akopyan, 1 anno e mezzo - 30/04/03-30/10/04. Arkadii Avetyan, 1 anno - 02/05/03-02/05/04. Artur Stapanyan, 2 anni - 12/05/03-12/05/05. Ayk Gareginyan, 1 anno e mezzo - 11/06/03-11/12/04. Ashot Akopyan, 2 anni e mezzo - 12/06/03-12/12/05. Grikor Mkrtichyan, 2 anni - 13/06/03-13/06/05. Kosh Corrective Labour Colony, Kosh. Araik Bedzhanyan, 1 anno e mezzo - 02/07/03-02/01/05, Vanadzor Prison. Avetik Avakyan, 1 anno e mezzo - 25/03/03-25/09/04. Ashot Tsaturyan, 2 anni - 29/04/03-29/04/05. Aram Khechoyan, 1 anno - 06/07/03-06/07/04. Edgar Saroyan, in attesa di giudizio dal 15/05/03. Suren Akobyan, in attesa di giudizio dal 03/07/03. Artur Torosyan, in attesa di giudizio dal 03/07/03. Artjom Kazaryan, in attesa di giudizio dal 04/07/03. Nubarashen Prison * Bielorussia Yuri I Bendazhevsky, 01/06/01 - 01/06/09, Prison Minsk, ul Kavarijskaya 36, PO Box 36 K, Minsk. Investigatore e divulgatore dei fatti di Cernobyl, fraudolentemente accusato di corruzione. * Belgio Il 16 febbraio 2003, 11 attivisti per la pace hanno fermato un treno che trasportava equipaggiamenti militari per l'esercito degli Stati Uniti destinati al Golfo passando dal porto di Antwerp. La sentenza era prevista per il 27 ottobre. Ulteriori informazioni al sito www.vredesactie.be * Gran Bretagna Centinaia di attivisti sono stati arrestati durante azioni contro la guerra. Molti sono stati multati, altri hanno visto cadere le accuse. Alcuni sono in attesa di una sentenza. Ulla Roder ha disarmato un Tornado presso la base RAF di Leuchars il 10 marzo 2003; attualmente non e' piu' in carcere. Ulteriori informazioni al sito www.free-ulla.org Toby Olditch e Phil Pritchard sono stati arrestati presso la base Raf di Fairforf nel tentativo di disarmare un cacciabombardiere B52; entrambi non si trovano in prigione attualmente. Ulteriori informazioni contattando Inspiraction2003 at yahoo.co.uk Si attendono nuovi processi. Informazioni al sito http://scotland.motherearth.org/ulla/prisoners.shtml * Finlandia Il primo ottobre sono stati incarcerati insieme 19 obiettori totali in Finlandia. Si conoscono pero' solo i nomi di quattro di loro. Lasse Jansson, 25/08/03-12/03/04, Suomenlinnan tyosiirtola, Suomenlinna C 86, 00190 Helsinki. Pano Pietila, Helsingin tyosiirtola, PL 36, 01531 Vantaa. Johannes Lilja, 24/07/03-10/02/04, Satakunnan vankila, Koylion osasto, PL 42, 32701 Huittinen. Vaino Jarvela, 14/07/03-29/01/04, Ylitornion avovankilaosasto, Rajantie 2, 95600 Ylitornio. * Germania Piu' di 1.000 persone sono state arrestate durante azioni di disobbedienza civile contro la guerra all'Iraq; la maggior parte di loro e' stata arrestata presso la base aerea di Rhein-Main. Molte accuse sono state fatte cadere mentre altre sono ancora in attesa di giudizio, e saranno probabilmente commutate in multe. Jannes von Bestenbostel, Trukft Roland-Kaserne 313, Fohrder Landstrasse 33, 14772 Brandenburg. Simon Alexander Lieberg, Fallschirmjaegerbatallion, Frieslandkaserne, 26316 Varel. Entrambi sono obiettori totali chiamati a prestare servizio militare il primo ottobre 2003. Trascorreranno 63 0 84 giorni agli arresti militari, prima di essere inviati a giudizio presso una corte civile. * Irlanda Il 3 febbraio 2003 partecipando ad un'azione di resistenza presso l'aeroporto Shannon i Pitstop Ploughshares hanno disarmato un aereo da combattimento statunitense. Sono attualmente liberi su cauzione. Il loro processo e' stato spostato a Dublino e probabilmente avra' luogo all'inizio del 2004. Ulteriori informazioni al sito www.ploughsharesireland.org * Israele Mordechai Vanunu, 30/09/86-29/09/04, Ashkelon Prison, Ashkelon, Israel. Divulgatore di avvenimenti relativi alle questioni nucleari, accusato di spionaggio e tradimento - rapito il 30 settembre 1986 in Italia. In Israele gli obiettori di coscienza vengono regolarmente incarcerati. Molti di loro devono scontare periodi di prigionia di 28 giorni, alcuni anche piu' periodi uno dopo l'altro. Attualmente sei obiettori sono stati deferiti alla corte marziale: Haggai Matar, Matan Kaminer, Noam Bahat, Adam Maor, Shimri Tzamaret e Yonathan Ben-Artzi. I processi continuano. Controllate il sito della Wri: http://wri-irg.org/cgi/news.cgi per gli aggiornamenti. * Porto Rico Jose' Velez Acosta 23883-069. Jose' Perez Gonzales 21519-069. MDC Guaynabo, PO Box 2147, San Juan, PR 00922-2147. Condannati per cospirazione e per danni alle proprieta' federali, in attesa di giudizio il 4 dicembre 2003. * Corea del Sud In Corea del Sud piu' di 750 Testimoni di Geova sono stati incarcerati a causa della loro obiezione di coscienza al servizio militare. Solitamente sono condannati a periodi di detenzione che vanno da un anno e mezzo a tre anni. Di recente anche obiettori di coscienza laici hanno iniziato ad organizzarsi. Una lista di obiettori di coscienza incarcerati e' disponibile al sito della Wri: http://wri-irg.org/news/2003/pfp03-en.htm * Turkmenistan Nikolai Shelekhov, 07/02/02 - 01/01/04, Lebap velayat, g. Turkmenabad (Chardhev), Ispravitelnaya trudovaya koloniya, Zaklyuchennomu Shelekhovu Nikolayu, Turkmenistan. Kurban Zakirov, 23/04/99 - 22/04/08, Akhal velayat, g. Bezmein, Ispravitelnaya trudovaya koloniya, Zaklyuchennomu, Zakirovu Kurbanu, Turkmenistan. Entrambi sono Testimoni di Geova. E' giunta notizia che altri tre Testimoni di Geova sono stati recentemente incarcerati per la loro obiezione di coscienza, ma non sono ancora disponibili altre informazioni. * Usa Piu' di 7.500 persone sono state arrestate in tutti gli Stati Uniti durante azioni di disobbedienza civile contro la guerra all'Iraq. Molte accuse sono state fatte cadere, altre sono state commutate in ammende o in periodi di detenzione. Purtroppo non ci e' dato di sapere se attualmente ci siano ancora persone in carcere. Stephen Funk, sei mesi, verra' rilasciato nel marzo 2004, Building 1041, PSC 20140, Camp Lejeune NC 28542. Marine degli Stati Uniti che ha fatto richiesta di essere congedato come obiettore di coscienza. Il 6 settembre e' stato condannato a 6 mesi di carcere. Azioni di disobbedienza civile tenutesi alla "School of the Americas" a Fort Benning nel novembre del 2002 hanno portato a 86 arresti. Molte persone sono state rilasciate nel frattempo, ma alcune sono ancora in carcere. Nuove azioni sono state programmate a partire dal 21/23 novembre 2003. Controllate il sito web per gli aggiornamenti. Jeremiah Matthew John 91324-020, verra' rilasciato il 18 gennaio 2004. Federal Prison Camp, PO Box 33, Terre Haute, IN 47808. Patrick Lincoln 91400-020, verra' rilasciato l'8 dicembre 2003. FCI, Cumberland, P.O. Box 1000, Cumberland, Md. 21501-1000. Condannati a sei mesi di prigione e al pagamento di una multa di 500 dollari. http://www.soaw.org/new/article.php?id=598 Charity Ryerson 91335-020, sei mesi - verra' rilasciato il 18 gennaio 2004. Pekin FCI, PO Box 6000, Pekin, IL 61555-6000. Derrlyn Tom 91362-020, sei mesi - verra' rilasciato il 6 dicembre 2003. Federal Prison Camp, 5675 8th St. Camp Parks, Dublin, CA 94568. Jackie Hudson O.P. 08808-039, 31 mesi - verra' rilasciato a luglio del 2005. FCI Victorville, P.O. Box 5400, Adelanto, CA 92301. Carol Gilbert O.P. 10856-039, 33 mesi - verra' rilasciato a ottobre del 2005. FPC Alderson, Box A, Alderson, WV 24910. Ardeth Platte O.P. 10857-039, 41 mesi - verra' rilasciato a giugno del 2006. FCI Danbury, Route 37, Danbury, CT 06810. Condannati per aver disarmato la base sotterranea di lancio per missili nucleari nel nord-est del Colorado. 2. INIZIATIVE. AZIONI NONVIOLENTE PER LA CHIUSURA DELLA SCUOLA DELLE AMERICHE - SCUOLA DEGLI ASSASSINI [Dalla "Commissione Internazionale Giustizia e Pace" della Famiglia Domenicana (per contatti: Patrizia Morgante, tel. 0657940656, e-mail: jp at curia.op.org) riceviamo e diffondiamo - scusandoci per il ritardo - questo intervento] Consideriamo importante tenere alta l'attenzione e aggiornata l'informazione su cio' che avviene negli Stati Uniti per la chiusura della "Scuola delle Americhe", ribattezzata "Istituto dell'emisfero occidentale per la cooperazione alla sicurezza", che ha formato molti dei piu' sanguinari militari dell'America Latina, accusati di atroci violazioni dei diritti umani. In questi giorni ricorre l'anniversario (16 novembre 1989) dell'assassinio dei sei preti gesuiti, della loro collaboratrice e della figlia adolescente in El Salvador. Il gruppo di lavoro del Congresso americano ha stabilito che i responsabili dell'eccidio sono usciti dalla Scuola delle Americhe. Questo e' solo uno degli episodi scritti nella storia delle violazioni ai diritti umani in America Latina per mano dei "diplomati" alla "Scuola delle Americhe". Come tutti gli anni, anche in questi giorni molte realta', religiose e non, si incontreranno ai cancelli di Fort Benning in Georgia (Usa) per un'azione di protesta per la chiusura incondizionata della Scuola degli Assassini, come e' stata piu' volte definita. Queste azioni nonviolente portano annualmente in carcere diverse persone, ricordiamo suor Kathy Long che con altri attivisti dei diritti umani ha scontato diversi mesi di prigione. E' a disposizione un dossier con le sue lettere dal carcere. La Famiglia Domenicana e' molto coinvolta in questa lotta, come scrivono nel loro invito una parte delle congregazioni religiose e associazioni impegnate: "A migliaia si aggiungeranno nei giorni dal 21 al 23 novembre 2003 ai cancelli di Fort Benning per manifestare in solidarieta' con tanti fratelli e sorelle dell'America Latina. Vi preghiamo di accompagnarci con lo spirito e ricordarci nelle vostre preghiere". In parallelo a queste azioni si sta promuovendo una campagna di pressione sul Congresso americano per far approvare il Decreto HR 1258 per la chiusura definitiva della Scuola delle Americhe. Il decreto e' appoggiato da circa 110 congressisti di appartenenza partitica trasversale. Per maggiori informazioni potete visitare il sito: http://go.sojo.net/campaign/close_the_SOA/8udxii2ajn56dd 3. TESTIMONI. MARINA FORTI: SHIRIN EBADI, PREMIO NOBEL PER LA PACE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 dicembre 2003. Marina Forti, giornalista, particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, e' un'esperta di questioni ecologiche globali] Il suo capo scoperto e' stato subito notato, lunedi' sera all'arrivo a Oslo. Ma Shirin Ebadi lo ha sempre detto: "Porto il foulard in Iran perche' e' la legge. Voglio cambiare quella legge perche' penso che non sia affare dello stato dire alle donne se devono coprirsi la testa o no. Non porto il velo fuori dall'Iran perche' non c'e' tale legge", aveva dichiarato al giornale arabo "Al-Sharq Al-Awsat" il 30 ottobre scorso. Nessun gesto clamoroso, dunque, nel capo scoperto: casomai un'affermazione di principio e di liberta'. E questo e' consono a Shirin Ebadi, avvocata nota in Iran per aver difeso i diritti di bambini, donne, dissidenti e attivisti politici, che oggi nella capitale norvegese ricevera' il premio Nobel per la pace "per i suoi sforzi a favore della democrazia e dei diritti umani". Quando il comitato del Nobel ha annunciato la sua scelta, il 10 ottobre scorso, il riconoscimento a Ebadi ha suscitato ondate di simpatia in Iran, ma anche un'ondata di gesti ostili e minacce senza precedenti. L'avvocata si trovava in quel momento a Parigi e al suo ritorno a Tehran, il 13 ottobre, almeno diecimila persone si sono raccolte all'aereoporto per darle il benvenuto: una folla spontanea, membri del Majlis (il parlamento) e persone normali. Lei e' stata salutata con applausi ed evviva, qualcuno ha urlato appelli per la liberazione dei prigionieri politici o per un referendum sul futuro del paese. Giorni dopo le autorita' universitarie sono state spinte ad annullare una cerimonia in suo onore. E sono cominciati invece i commenti velenosi, e anche le minacce. Per i conservatori, il premio Nobel all'avvocata dei diritti umani e' un gesto ostile all'Iran, un complotto dei nemici della rivoluzione islamica. "Kayhan", giornale vicino alla Guida suprema (l'autorita' assoluta della repubblica islamica, benche' non eletta), ha ricordato che Ebadi e' stata condannata per "propaganda contro la repubblica Islamica". Come a dire: l'aspettiamo al varco. Un giornale molto militante e meno ufficiale, "Ya-Lessarat", ha pubblicato una "sentenza di morte" contro di lei; qualcuno l'ha paragonata a Salman Rushdie (contro cui l'ayatollah Khomeini decreto' una fatwa nell'88), lettere anonime hanno minacciato il rapimento della figlia. L'ultimo episodio allarmante e' di pochi giorni fa, il 3 dicembre, quando Ebadi e' stata invitata a tenere una conferenza all'universita' femminile Al-Zahra: decine di Hezbollah, una delle milizie parallele che rispondono ai settori piu' conservatori della repubblica Islamica, bloccavano l'ingresso all'aula magna urlando "A morte", "Agente occidentale". I colleghi l'hanno portata via per proteggerla, la polizia non e' intervenuta, la conferenza e' stata annullata. Giorni dopo il presidente della repubblica Mohamad Khatami ha chiesto che i responsabili di quelle intemperanze (e del pestaggio di un deputato riformista, avvenuto giorni prima) siano perseguiti, e sia garantita la liberta' d'espressione. Tutto questo e' lo specchio esatto dell'Iran oggi. Shirin Ebadi incarna il lento cammino delle donne iraniane per riprendersi lo spazio pubblico. Magistrata, dal 1975 giudice al tribunale di Tehran, Ebadi e' stata messa alla porta dopo la Rivoluzione islamica nel 1979, quando le autorita' religiose decretarono che le donne sono "troppo emotive" per il mestiere di giudice. E pero', come altre di quella generazione, non ha mollato. Ha fondato un'associazione per la protezione dei bambini, ha fatto battaglie contro il lavoro minorile e perche' lo stato pagasse l'istruzione dei bambini di strada. Dal 1993 esercita come avvocato. Ha difeso donne vittimizzate da un apparato di leggi discriminatorie, e attivisti o dissidenti vittima della violenza di istituzioni dello stato. Si e' battuta per trasformare le leggi che discriminano le donne in nome dell'islam. Ha piu' volte detto che la discriminazione delle donne non e' scritta nella religione ma nella cultura. Quest'anno ha fondato, con altri avvocati, il Centro per la difesa dei diritti umani. Dopo l'annuncio del Nobel ha accettato nuovi casi: come la difesa della famiglia di Zahra Kazemi, la giornalista iraniano-canadese uccisa in luglio in custodia di polizia a Tehran. Ha detto: "Ho la responsabilita' di dimostrare che ho meritato quest'onore". A Oslo, ieri, Shirin Ebadi si e' detta contraria al concetto di guerra preventiva e a un eventuale attacco al suo paese per "imporvi la democrazia". In quell'intervista al giornale arabo aveva aggiunto: "Vorrei che Saddam Hussein fosse stato rovesciato dal popolo iracheno", e "La democrazia non si impone con le armi". Soprattutto ha rifiutato la contrapposizione tra islam e diritti umani: "I diritti umani appartengono a tutti, e la pace e' possibile solo se questi diritti sono rispettati", e "La lotta per i diritti umani... rafforza la societa' civile senza di cui non si puo' costruire la democrazia". 4. RIFLESSIONE. FAUSTO CONCER: IDEOLOGIE [Ringraziamo Fausto Concer (per contatti: faustoconcer at libero.it) per questo intervento. Fausto Concer e' impegnato in varie esperienze, particolarmente a Bolzano e a Bologna, per la pace, i diritti dei popoli, la difesa della Costituzione, un'economia di giustizia e di solidarieta'] Qualcuno va affermando, tuttora, che le ideologie son morte e sepolte, che siamo in un'altra epoca, che finito cronologicamente il Novecento sono finite anche le ideologie, essenzialmente, assiologicamente e teleologicamente, con una acrobazia cabalistica, anzi millenaristica, questa si' ideologica. Anche la storia era finita, circa quindici anni fa, polverizzata assieme ad un infame muro, ma ora non osa piu' dirlo nessuno, soprattutto mentre plaude alla costruzione di altri muri e altre infamie. E' evidente che la guerra, la nuova costante indiscutibile della storia - nel senso che se la contesti sei un utopista o un traditore - ha bisogno, come ogni pratica diffusa e condivisa, d'un pensiero e di una ideologia diffusa e condivisa. E cosi', mentre morti e sepolti sono gli uomini qualunque d'ogni popolo e credo, l'ideologia ben prospera e si accasa, nutrendosi anche di quelli che speravamo fossero vecchi cascami, dimenticando che certi puntelli son difficili da svellere e che in certi momenti son piu' cari (e utili) che mai. Dio e Patria, ad esempio. Si usa Dio per tramutare disperati in martiri, si usa Patria per trasformare vittime in eroi. Poco importa se il Dio al quale ti riferisci e' un Dio dell'Amore, o se la patria che difendi e' un paese straniero martoriato ed invaso e tu per difenderlo stai dalla parte degli invasori. E il dolore, lo strazio della guerra terroristica in tutte le sue varianti e concatenazioni, appare piu' sopportabile se a morire non sono ragazze e ragazzi incolpevoli, ma eroi, semidei (come volevano i nostri Padri), nati con la vocazione di portare e difendere il Bene. E cosi' la grande ideologia del Migliore dei Mondi Possibile, anzi dell'Unico Mondo Possibile - unico in quanto migliore e migliore in quanto unico -, si serve delle ideologie gregarie e passate, ma eternamente ritornanti, di Dio, della Patria, dell'Eroe e di altri acconci surrogati ancora, Onore, Lealta', Sacrificio: tutti valori rispettabili, amabili, ma che nell'ideologia si negano e si capovolgono e si inverano nel mondo rovesciato delle guerre "giuste e umanitarie". 5. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: IL SOVRANO RESUSCITATO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 dicembre 2003. Ida Dominijanni (per contatti: idomini at ilmanifesto.it), giornalista e saggista, e' una prestigiosa intellettuale femminista] Quaranta cartelle divise in due parti, la prima sulla incostituzionalita' dell'art. 1, comma primo, del lodo Schifani, che definisce l'immunita' del presidente del consiglio dei ministri e, con lui, dei presidenti della repubblica, del senato, della camera e della corte costituzionale; la seconda sulla incostituzionalita' del provvedimento che fissa improrogabilmente al 4 gennaio 2004 il trasferimento del giudice Guido Brambilla dal collegio giudicante del processo Sme al tribunale di sorveglianza di Milano (questione che resta in campo anche se nel frattempo Brambilla e' gia' passato al nuovo incarico). La memoria della Cir versus Silvio Berlusconi, firmata e depositata da Giuliano Pisapia, avvocato della Cir al processo milanese, e dai professori Alessandro Pace e Roberto Mastroianni, spiega come e perche' il salvacondotto allestito su misura per Silvio Berlusconi e' in contrasto con il dettato costituzionale: per la precisione, con l'articolo 3, ovvero con il principio di uguaglianza, in relazione agli articoli 101, 112, 68, 90, 96, 24, 111, 117 della Costituzione stessa. E, sotto la forma impeccabile dell'argomentazione giuridica, non nasconde giudizi politici impietosi sul lodo - definito "un unicum nelle democrazie di stampo liberale culturalmente vicine alla nostra" - e sul suo destinatario. * Il giudizio di legittimita' costituzionale che la consulta e' chiamata a dare riguarda, spiegano gli estensori della memoria nelle "considerazioni preliminari", solo la disciplina dell'improcedibilita' concessa a Silvio Berlusconi in quanto imputato nel processo Sme, il che non toglie che l'auspicato giudizio di incostituzionalita' della corte dovrebbe essere esteso anche alle altre alte cariche "immunizzate" dal lodo. Tre premesse sostengono tutta la successiva argomentazione. La prima premessa riguarda la rigidita' della nostra Costituzione. "La nostra Costituzione - sottolinea la memoria - e' indiscutibilmente rigida. Ne consegue che essendo essa, per tale ragione, superiore a tutte le altre fonti che compongono il nostro ordinamento, nessuna di queste altre fonti puo' modificarla esplicitamente o surrettiziamente, qualora cosi' facendo pregiudichi una o piu' norme della Costituzione stessa". E siccome sia la responsabilita' giuridica dei titolari di funzioni pubbliche sia le deroghe ad essa sono fissate in Costituzione, una legge ordinaria non puo' modificarle. Ma non e' solo questo il punto, come si evince dal seguito. La seconda premessa concerne infatti il principio di uguaglianza: "La differenziazione delle discipline processuali con riferimento a fatti extrafunzionali (cioe' a reati commessi al di fuori dell'esercizio delle funzioni istituzionali, ndr) viola il principio costituzionale di eguaglianza davanti alla legge, laddove l'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge costituisce uno dei principi supremi del nostro ordinamento, come tale non sopprimibile nemmeno con una legge di revisione costituzionale". Il che significa che l'illegittimita' costituzionale del lodo Schifani resterebbe tale anche se esso fosse stato approvato con una legge non ordinaria ma costituzionale. La terza premessa riguarda il principio della sovranita' popolare, ed e' quella che piu' direttamente urta non solo con il lodo Schifani ma con tutta la filosofia di governo di Berlusconi. Nello stato costituzionale, sottolinea la memoria, "non esistono sovrani", giacche' la sovranita' appartiene si' al popolo, ma il popolo la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Ragion per cui "non vi e' piu' in Italia principe o suddito sciolto dalle leggi". Ne consegue, messo nero su bianco senza mezzi termini, che "il popolo non puo', col suo voto, rendere giudiziariamente immuni coloro che siano stati da esso eletti", e che "nessun organo costituzionale, collegiale o monocratico, puo' dirsi, per definizione, sovrano". * Ma con queste tre premesse i fendenti sono appena cominciati. La memoria prosegue dimostrando in punta di diritto che il lodo Schifani non tutela la funzione bensi' la persona del presidente del consiglio. Che e' in radicale contrasto con un sistema delle immunita' incardinato nell'esercizio della funzione. Che costituisce "una legge personale di favore", e pur riferendosi formalmente a cinque alte cariche dello stato e' "tagliata su misura per l'on. Berlusconi". Che si tratta di un provvedimento spiccatamente antigarantista, perche' paradossalmente priva del diritto di difesa chi vorrebbe tutelare, ingabbiandolo nella posizione di imputato, senza possibilita' di chiedere l'assunzione di prove a suo favore, per tutto il tempo della "ibernazione" del processo. E ancora, ibernando il processo lede i diritti della parte civile. Il lodo e' dunque in contrasto con la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, che garantisce il diritto di ognuno a a un processo equo "sotto il duplice profilo del diritto a un tribunale, nonche' del divieto di ingerenza del potere legislativo sulla definizione del processo in corso". * Nulla di simile a questa mostruosita' legislativa e' riscontrabile in altre legislazioni. La memoria di Pace, Mastroianni e Pisapia si diffonde nella comparazione con gli ordinamenti del Belgio, della Francia, della Germania, della Gran Bretagna, della Spagna, degli Stati Uniti, e non trova raffronti. Silvio Berlusconi, del resto, e' un prodotto esclusivamente italiano. Non e' solo italiana invece la delicatezza dell'ordinamento costituzionale. Dal laboratorio italiano, un tempo esemplare della capacita' espansiva della democrazia e oggi delle sue degenerazioni, per gli altri c'e' da imparare solo questo, che lo stato di diritto e' un oggetto fragile, da maneggiare con molta cura, e da non dare in mano a chi si ritiene l'ultimo titolare di quella sovranita' assoluta che le Costituzioni novecentesche hanno cancellato una volta per tutte dalla faccia dell'Occidente. 6. RIFLESSIONE. ILEANA MONTINI: A DACHAU [Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini at tin.it) per questo intervento. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia' insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per "L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain" di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle" insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne". Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa, scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani, Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani, Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha redatto il progetto e curato la supervisione delle operatrici: titolo: "... ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione, insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir". Su Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia Menapace e Rossana Rossanda] Recentemente un commentatore ha scritto su "La repubblica" un articolo sull'antisemitismo nella sinistra. Altri ne hanno ancora scritto e parlato. Dunque esiste e si va consolidando. Ma come si manifesta? Non intendo in questa sede indagare le forme piu' eclatanti del fenomeno. C'e' un modo pervasivo e sottile molto interessante da analizzare anche perche' e' tale da camuffarsi. Mi riferisco alle modalita' di espressione del conversare. L'antisemita "di sinistra" non dira' mai che lo e', cioe' non si riconosce neppure ai propri occhi. Comincera' con il descrivere le infinite cattiverie (vere) che i palestinesi subiscono sotto l'occupazione militare israeliana dei territori, fino ai bombardamenti indiscriminati. Tacera' invece sulle azioni terroristiche dei "martiri di Allah" altrimenti denominati kamikaze. Se glielo si fa notare obiettera' che e' contro, pero' vanno capiti e cosi' di seguito. Se gli si fa notare che i terroristi colpiscono indiscriminatamente donne, bambini e uomini, annuira', ma per opporre subito l'argomentazione successiva sulle cattiverie compiute dal governo dello stato di Israele. * Se si approfondisce, l'antisemita "di sinistra" e' generalmente manicheo, il vero e il bene stanno dalla parte della sinistra (estrema) e il male dall'altra (compresi i Ds). E' una psicologia primitiva, semplificata, ovvero intrisa di ideologia, ovvero falsa coscienza. Obbedisce al bisogno inconscio di sentirsi e sapersi buoni, puri, al contrario di tutti gli altri. Obbedisce al bisogno di sapersi nella Verita', cosa del resto comune anche ai credenti di tante religione, soprattutto di quelle monoteiste. Carl Gustav Jung scrisse che in ciascun individuo c'e' la luce e l'ombra. E quando, durante un viaggio negli Stati Uniti, gli chiesero quale poteva essere l'ombra di un noto personaggio molto stimati e amato, rispose che glielo avevano gia' detto raccontandogli che aveva un figlio ladro. Manca, spesso, nella gente "militante" di sinistra l'umilta' di individuare la propria ombra, il proprio lato magari inconscio, negativo. E cosi' nasce il bisogno di creare popoli negativi e popoli positivi, popoli vittime e popoli carnefici. * Sono stata a Dachau, il lager della Baviera. E' rimasto soltanto un blocco, con i legni dei letti a castello e le latrine. Gli altri bisogna immaginarli e non e' difficile avendo davanti i campi con i segni dove si trovavano, militarmente allineati. C'e' un museo, semplice perche' fatto di fotografie, qualche oggetto, alcuni filmati degli alleati appena dopo la liberazione, ma assolutamente significativo. I resti dei campi di sterminio spiegano con le immagini cosa e' stata la organizzazione perfetta dello sterminio. Quel giorno d'inizio dicembre faceva un gran freddo, le mani mi si congelavano. E' stato naturale immedesimarmi in quelle persone di sessant'anni fa coperte alla meno peggio. I water della "toilette" tutti allineati comunicavano gia' in modo eloquente la distruzione dell'umano dell'umanita' vivente. E allora, dopo questo orrore, resta un debito incancellabile verso un popolo; e cio' deve indurci anche a evitare i manicheismi. 7. RIFLESSIONE. ELIO RINDONE: DEMOCRAZIA A RISCHIO [Ringraziamo Elio Rindone (per contatti: e.rindo at infinito.it) per questo intervento. Elio Rindone e' docente di storia e filosofia a Roma, fa parte dell'Associazione nazionale docenti, tiene sovente appassionanti seminari; e' autore di perspicui libri e saggi di argomento teologico e filosofico] La democrazia italiana gode oggi di buona salute? Per rispondere a questa domanda, basta esaminare lo stato in cui versa la libera informazione. Infatti, uno dei caratteri che contraddistinguono il regime democratico, differenziandolo piu' nettamente da quello autoritario, e' proprio la liberta' di parola garantita a tutti i cittadini. Gradualmente nel corso degli ultimi secoli questa convinzione e' emersa sempre piu' chiaramente alla coscienza dei pensatori politici. Gia' alla fine del Cinquecento Jean Bodin, che pure e' un sostenitore della monarchia assoluta, nell'opera I sei libri sullo stato indica tra le caratteristiche del pessimo governante proprio il rifiuto della libera critica. Forse basta sostituire qualche termine (re e tiranno con governante democratico e autoritario e sudditi con cittadini) per cogliere l'attualita' del quadro delineato dall'autore: "La differenza piu' notevole fra un re e un tiranno e' che il re si conforma alle leggi di natura, mentre il tiranno le calpesta... L'uno fa tutto quello che ritiene utile in vista del pubblico bene e per la tutela dei sudditi, l'altro non agisce che in vista del suo particolare profitto, o per vendetta o per capriccio. L'uno si sforza di rendere piu' ricchi i suoi sudditi con tutti i mezzi che puo' trovare, l'altro edifica solo sulla loro rovina... L'uno si compiace di essere ammonito con liberta' e saggiamente rimproverato quando sia caduto in errore, l'altro non odia niente piu' dell'uomo libero, severo e virtuoso... L'uno cerca i migliori per impiegarli nelle cariche pubbliche, l'altro non si serve che di ladroni e di uomini malvagi, usandone come di sanguisughe... L'uno commisura i suoi costumi e il suo comportamento al metro della legge, l'altro adatta la legge ai suoi costumi". Circa un secolo dopo, Baruch Spinoza afferma, nel suo Trattato teologico-politico, che compito dello stato e' proprio quello di garantire la liberta' di pensiero: "E' certamente violento il regime che a ciascuno nega la liberta' di parlare e di insegnare cio' che pensa e, invece, moderato quello che a ciascuno concede questa stessa liberta'. Il fine dello stato, infatti, non e' quello di trasformare gli uomini da esseri razionali in bestie o automi ma quello di far si'... che usino liberamente la loro ragione... In una parola, il fine dell'organizzazione politica e' la liberta'... Per esempio, se qualcuno mette in luce l'irragionevolezza di una data legge, e ritiene percio' che vada abolita, se sottopone le proprie opinioni al giudizio dell'autorita' sovrana... e nel frattempo non compie atti contrari a cio' che quella legge prescrive, fa opera meritoria verso la comunita' politica e si qualifica come il migliore dei cittadini... Al contrario, quanto piu' ci si impegna nel togliere agli uomini la liberta' d'espressione, tanto piu' tenacemente essi resistono". Nel secolo dei lumi la liberta' di parola era ormai considerata dagli intellettuali europei un valore cose' rilevante da trovare la piu' efficace espressione nella celebre frase attribuita a Voltaire: "Detesto cio' che tu pensi, ma sono disposto a morire perche' tu possa pensarlo e dirlo". E nell'Ottocento, nei Paesi in cui si e' affermato un regime liberale, la liberta' di parola e' un diritto ormai scontato, tanto che John Stuart Mill puo' scrivere nel Saggio sulla liberta': "E' da sperare che sia trascorsa l'epoca in cui era necessario difendere la 'liberta' di stampa' come una delle garanzie contro un governo corrotto o tirannico. Possiamo supporre che non sia piu' necessario dimostrare che non si puo' consentire al potere legislativo o esecutivo... di imporre ai cittadini delle opinioni e di stabilire quali dottrine o argomentazioni essi possano ascoltare. Inoltre, questo aspetto della questione e' stato cosi' spesso e con tale successo fatto valere da autori precedenti che e' inutile insistervi particolarmente in questa sede". Nel novecento, la lotta contro i regimi totalitari e' stata condotta con particolare energia proprio in nome delle liberta' di pensiero, di parola e di stampa, sentite come presupposti indispensabili per perseguire ogni ulteriore obiettivo. Karl Popper, tra gli altri, sostiene in uno dei saggi raccolti in Congetture e confutazioni che una societa' aperta non ha nulla da temere dal libero confronto di idee e tradizioni differenti, che al contrario contribuiscono al suo progresso: "Io sostengo che una delle caratteristiche di una societa' aperta sia quella di tenere in gran conto, oltre alla forma democratica di governo, la liberta' di associazione, e di proteggere e anche incoraggiare la formazione di sotto-societa' libere, ciascuna delle quali possa sostenere differenti opinioni e credenze". Se le cose stanno cosi', non si puo' non essere preoccupati per quanto accade oggi in Italia. Infatti, il nostro paese non ha una consolidata tradizione liberale e, al contrario, ha conosciuto partiti politici decisamente illiberali ma dotati di largo consenso popolare. Un graduale passaggio da un regime democratico a uno autoritario e', quindi, da noi piu' facile che altrove e un indizio da non sottovalutare e' proprio l'insofferenza che l'attuale maggioranza (che si autodefinisce Casa delle liberta'!) mostra per tutte le voci critiche. Se un simile pericolo e' effettivo, chi vuol difendere la democrazia deve reagire senza indugi utilizzando tutti i mezzi legali. Si e' visto, infatti, che in mancanza di una reazione popolare si moltiplicano gli abusi, si allunga la lista dei giornalisti, degli attori e dei comici censurati, allontanati dal video o intimiditi con richieste di risarcimenti miliardari, e si arriva ad approvare una legge che garantisce, a chi detiene gia' un enorme potere, un assoluto controllo dei media. Ormai non e' piu' possibile illudersi che la situazione italiana sia nei limiti della norma: la legalita' costituzionale e' a rischio, e va difesa prima che sia troppo tardi. 8. RIVISTE. DOMENICO JERVOLINO: PRESENTAZIONE DI "ALTERNATIVE" [Ringraziamo Domenico Jervolino (per contatti: djervol at tin.it) per averci messo a disposizione il suo editoriale che apre il primo numero della nuova serie della rivista "Alternative" di cui e' direttore. Domenico Jervolino, nato a Sorrento nel 1946, discepolo di Pietro Piovani, studioso ed amico di Paul Ricoeur e Hans Georg Gadamer, due fra i maggiori filosofi del Novecento, insegna filosofia del linguaggio all'Universita' di Napoli Federico II. Fa parte degli organismi dirigenti dell'Associazione internazionale per la Filosofia della Liberazione (Afyl) e della International Gramsci Society (Igs). E' stato recentemente eletto membro della Consulta filosofica italiana (organismo rappresantivo della comunita' scientifica nel campo degli studi filosofici). Nell'ambito dell'impegno politico e nelle istituzioni e' stato consigliere regionale della Campania dal 1979 al 1987 e membro della presidenza del Consiglio regionale. E' stato anche nel corso degli anni tra i promotori del movimento dei Cristiani per il socialismo, dirigente delle Acli e della Cisl Universita', membro della direzione nazionale della Lega delle Autonomie Locali e della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria di cui e' stato a lungo responsabile nazionale cultura e scuola. In Rifondazione Comunista e' attualmente membro del Comitato politico nazionale e responsabile nazionale Universita'. Assessore all'educazione del Comune di Napoli dal marzo 2000 al marzo 2001, e' attualmente rappresentante dell'Associazione dei Comuni italiani nel Comitato nazionale per l'Educazione degli adulti. E' autore, nel campo degli studi filosofici, dei volumi: Il cogito e l'ermeneutica. La questione del soggetto in Ricoeur, Procaccini, Napoli 1984, Marietti, Genova 1993 (tradotto in inglese presso Kluwer nel 1990); Pierre Thevenaz e la filosofia senza assoluto, Athena, Napoli 1984; Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani, Morano, Napoli 1994; Ricoeur. L'amore difficile, Studium, Roma 1995; Le parole della prassi. Saggi di ermeneutica, Citta' del sole, Napoli 1996 (in una collana dell'Istituto italiano per gli studi filosofici). Ha curato e introdotto l'antologia ricoeuriana Filosofia e linguaggio, Guerini, Milano 1994, e una scelta di scritti di Ricoeur sulla traduzione: La traduzione. Una scelta etica, Morcelliana, Brescia 2001. Ha curato, inoltre, i volumi: Filosofia e liberazione, Capone, Lecce 1992 (con G. Cantillo); e Fenomenologia e filosofia del linguaggio, Loffredo, Napoli 1996 (con R. Pititto); L'eredita' filosofica di Jan Patocka, Cuen, Napoli 2000. Ha partecipato ai principali volumi collettivi pubblicati su Ricoeur negli ultimi anni in Francia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti e continua, attualmente, i suoi studi, lavorando in particolare sull'opera di Jan Patocka e sugli sviluppi della fenomenologia di lingua francese nonche' sul raporto ermeneutica-traduzione. E' in preparazione una Introduzione al pensiero di Ricoeur presso le edizioni Ellipses di Parigi. Complessivamente i suoi saggi e articoli di filosofia sono circa ottanta in italiano o tradotti in sette lingue straniere. Nel campo della saggistica politica e' autore dei volumi: Questione cattolica e politica di classe, Rosenberg & Sellier, Torino 1969; Neoconservatorismo e sinistra alternativa, Athena, Napoli 1985; e di una vasta produzione pubblicistica. Collabora a numerose riviste italiane e straniere, tra cui "Concordia" di Aachen, "Actuel Marx" di Parigi, "Filosofia e teologia" e "Studium" di Roma, "Segni e comprensione" di Lecce; dirige la rivista "Alternative" di Roma. E' condirettore della rivista "Il tetto" di Napoli, di cui fa parte da circa trent'anni] Con questa nuova serie "Alternative" si rende disponibile per una nuova storia. Viviamo tempi difficili, segnati dall'oscuro tradursi della logica della globalizzazione dei mercati in quella di una guerra senza fine, che sembra voler eternizzare la cultura del dominio e l'arroganza imperiale. A questo quadro internazionale desolante si aggiunge lo scadere della vita pubblica italiana a livelli che superano talora ogni immaginazione. Tale depressione della politica, che rientra in una piu' vasta e generalizzata crisi della democrazia rappresentativa, suscita indignazione e giuste proteste, ma l'esperienza ha finora mostrato che con la sola indignazione non si riesce a costruire delle alternative credibili, anche per la persistente crisi d'identita' e di strategie della sinistra italiana ed europea. La sfida che allora abbiamo di fronte e' quella di avviare delle controtendenze, di sviluppare l'opposizione, di costruire un'alternativa non solo a livello sociale, ma anche politico. E questo in un ambito che non puo' essere solo nazionale ma che richiede, come ha sottolineato Fausto Bertinotti, nelle 15 tesi pubblicate nel nostro primo numero di prova, la dimensione europea come terreno di lotta e di iniziativa: "All'interno della politica mondiale, l'Europa e', per noi, la dimensione minima necessaria per la rinascita della politica delle classi subalterne. Il loro destino e la possibilita' stessa di esercitare un protagonismo passano per la partecipazione alla costruzione della via d'uscita dalla crisi della politica. La conquista della pace e la trasformazione dell'attuale societa' capitalistica saranno i terreni, tra loro connessi, di questa impresa. L'Europa e' il suo teatro minimo, inseparabile dal mondo". Questi compiti superano ovviamente le forze di una rivista, nella quale operano oltretutto (anche se non da soli) compagne e compagni militanti in un partito politico, Rifondazione, di cui condividono la linea generale e le scelte dell'ultimo Congresso. Siamo dunque consapevoli dei limiti nostri e di qualsiasi rivista, ma come rivista vogliamo rivolgerci a coloro che si sentono interpellati dalle stesse sfide, diventare un luogo di ricerca e di dibattito che sappia produrre analisi dei problemi "globali" e individuare le forme di un agire politico sensato e possibile contro la nuova barbarie di un mondo lacerato in ricchi e poveri e di societa' industriali "avanzate" divise fra cittadini a pieno titolo e non cittadini condannati all'emarginazione e privi di diritti. La critica della globalizzazione capitalistica, l'universalismo della cittadinanza e dei diritti, la cultura della pace, una democrazia avanzata, una visione alternativa dell'Europa e dei suoi rapporti col resto del mondo, questi temi nel loro complesso danno forza e sostanza a un'altra sfida strategica che e' quella della rilettura critica della storia e della teoria del movimento operaio e comunista compiuta dal punto di vista degli oppressi e delle vittime, quindi non secondo la logica dei revisionismi alla moda ma secondo quella di una rifondazione orientata nel senso di una prassi di liberazione. Siamo in un'epoca non tanto di fondazioni del tutto nuove, ma di ri-fondazioni, come afferma uno dei massimi filosofi contemporanei, Paul Ricoeur, aggiungendo che rifondare significa mantenere le promesse non tenute del passato. In quest'ottica occorre sviluppare e aggiornare la nostra capacita' di analisi del capitalismo trasformato e sempre mutevole, che non puo' essere combattuto e superato solo con la nostalgia delle lotte del passato; devono diventare materia per la rivista l'apertura ai movimenti, il rifiuto del settarismo, la questione lavoro nelle suo forme attuali e le esperienze che vanno nella direzione di un nuovo movimento operaio, la ricerca dell'innovazione, il confronto e la contaminazione fra le diverse culture critiche e alternative. Alternative, quindi al plurale e non solo la pur necessaria alternativa al livello di sistema politico. Ogni numero della rivista prevede un dossier tematico, accanto ad esso ci saranno editoriali, commenti politici, studi e interviste, recensioni e note. Ai nostri lettori promettiamo un impegno scrupoloso di rispetto dei tempi, cio' ha comportato nel primo numero una distanza fra i tempi di chiusura e quelli di uscita della rivista, che si abbreviera' nei numeri successivi. La rivista si basa sul lavoro volontario di chi la produce e sul sostegno di abbonati e lettori; schierata in modo netto nel dibattito politico, non gode pero' di finanziamenti particolari che non siano quelli che si conquistera' fra coloro che ne condividano la linea o che comunque la considerino una voce utile da aiutare. A tutti loro percio' ci rivolgiamo, invitandoli a condividere la nostra avventura. 9. ESPERIENZE. PRESENTAZIONE DI "WOMEN FOR WOMEN. DONNE CONTRO I FONDAMENTALISMI" [Ringraziamo Elena Laurenzi (per contatti: laurenzi_elena at dada.it) per averci inviato questa scheda di presentazione del sito di "Women for women. Donne contro i fondamentalismi" (www.wforw.it)] Il sito, a cura di Elena Laurenzi, ricercatrice, Paola Tabet, antropologa, Pia Ranzato, fotografa e videomaker, webmister Elisabetta Lepore, e' il prodotto di un lavoro di ricerca e di documentazione intrapreso in collaborazione con studiose, giuriste, attiviste di paesi diversi (Algeria, Afghanistan, Francia, Spagna...). L'incremento inquietante in tutto il mondo di regimi, movimenti e correnti di pensiero ispirate all'integralismo religioso (con intrecci complessi con movimenti razzisti e nazionalisti), ci ha indotto a concepire un progetto di ricerca-azione sul tema dei diritti delle donne e la lotta ai fondamentalismi. Un progetto complesso che prevede la creazione di un laboratorio internazionale di ricerca, l'elaborazione di materiali informativi (libri, dispense, mostre, video, pagine web), l'intervento sul territorio (workshop nelle scuole, seminari nelle Universita', incontri e dibattiti pubblici). * Il precipitare degli eventi scatenato dagli attacchi dell'11 settembre e dalla guerra in Afghanistan ci ha convinte ad affrettare i tempi e a mettere in rete in questo sito i materiali raccolti e le riflessioni che il gruppo veniva elaborando, nonostante il loro carattere non esaustivo e non definitivo. La gravita' della situazione che si va delineando nel mondo e nel nostro paese, mostra infatti l'urgenza di una riflessione approfondita sull'uso della religione a fini politici, e nel contempo la necessita' di rilanciare con forza i temi della laicita' e dei diritti. Oltre all'inquietante diffondersi del fondamentalismo nei paesi islamici, testimoniato dall'adozione (anche nei paesi cosiddetti moderati) di politiche legislative liberticide e gravemente lesive dei diritti umani e dei diritti delle donne, ci allarma l'emergere e il diffondersi di altre forme di fondamentalismo, individuabili nella deriva integralista della politica del governo di Israele, nelle politiche in materia di salute e di procreazione ispirate al fondamentalismo protestante negli Usa, negli attacchi rivolti all'Onu e alle sue politiche di controllo della natalita' ad opera di gruppi integralisti cattolici e islamici, negli attacchi sferrati, anche nel nostro paese, agli ordinamenti laici, in particolare nel campo della istruzione pubblica e delle politiche della salute, con la reiterata messa in questione del diritto delle donne all'autodeterminazione. Al fine di contrastare la visione stereotipata e razzista di presunti scontri di civilta', e' necessario documentare inoltre la presenza diffusa, anche nei paesi soggetti a regimi totalitari e oscurantisti, di una societa' civile ricca di movimenti e gruppi democratici che lottano per la laicita' e i diritti. * Abbiamo concepito il sito come uno spazio di documentazione, informazione e denuncia dei fondamentalismi e dei loro effetti devastanti per i diritti e la vita stessa delle donne, e come uno strumento di diffusione delle analisi, le azioni, le strategie di resistenza elaborate dalle donne che in paesi diversi, da molti anni, li combattono. La nostra e' una scelta "di campo", dettata dall'impegno condiviso nella lotta per la liberazione e per i diritti che accomuna donne di culture, etnie, religioni diverse. Ma e' anche una scelta teorica. Siamo infatti convinte che il tema della violenza sulle donne, la negazione dei loro diritti e della loro liberta' di scelta, la soppressione della loro autonomia fisica, si presti in modo particolare a uno studio comparato dei fondamentalismi di diverse provenienze e appartenenze, perche' esso rappresenta un nodo che li accomuna tutti e che spesso li vede alleati. Il potere e il controllo sulle donne sono al centro di ogni fondamentalismo e dei fondamentalismi nel loro insieme. * Nel sito sono attualmente raccolti materiali, documenti, immagini e news concernenti diversi paesi (Algeria, Iran, Afghanistan, Marocco, Usa, Nigeria, Pakistan, Vaticano, Italia e altri stati europei). Nella sezione del "dibattito", affrontiamo alcuni dei nodi teorici e politici che riguardano il rapporto tra donne e fondamentalismi. Attualmente i temi a dibattito sono: - L'uso e l'abuso del multiculturalismo all'interno di posizioni che legittimano il fondamentalismo religioso. Sempre piu' spesso le pretese di autonomia delle culture e delle religioni collidono con il principio della uguaglianza tra uomini e donne e dei diritti umani fondamentali sanciti dalle convenzioni internazionali. Nel nome del multiculturalismo si rischia allora la capitolazione nei confronti degli autoritarismi politici e religiosi che si arrogano il diritto di rappresentare "l'identita' culturale" di presunti gruppi omogenei, occultando e delegittimando le voci e le posizioni dei soggetti oppressi, e in primis delle donne. In questo contesto ci sembra di vitale importanza rilanciare una riflessione sul multiculturalismo e i diritti, ponendo al centro il nesso tra cultura e genere, cioe' il rapporto complesso, contraddittorio e spesso conflittuale che intercorre tra le donne e le regole culturali e sociali delle comunita' cui appartengono. - Globalizzazione e fondamentalismi. Qual e' il nesso tra la globalizzazione economica e la rimonta dei fondamentalismi? Riportiamo materiali prodotti nel Forum Mondiale di Porto Alegre 2002. * Il sito ospita una sezione Giunti-Astrea: Astrea, reti di parole per sostenere la liberta' delle donne. Nelle pagine Astrea, curate da Roberta Mazzanti e Giulia Lemma, potrete trovare una selezione dei volumi tratti dai titoli della collana o da altre sezioni del catalogo Giunti, piu' adatti a trattare le questioni inerenti al tema dei diritti delle donne e alla lotta contro i fondamentalismi. Di volta in volta sara' messo in evidenza un volume che abbia una particolare attinenza con l'attualita' o con i temi trattati nell'aggiornamento del sito. La collaborazione con Astrea intende fornire contributi e suggerimenti di lettura per testimoniare le lotte per i diritti e per la liberta' intraprese dalle delle donne nelle diverse aree del mondo e per illuminare i costi e i guadagni, collettivi e individuali, segreti o palesi, che segnano tutte le esperienze di emancipazione e di rivolta. 10. RILETTURE. MIGUEL ASIN PALACIOS: DANTE E L'ISLAM Miguel Asin Palacios, Dante e l'islam, Pratiche, Parma 1994, Nuove Pratiche - Est, Milano 1997, pp. XXVIII + 692, lire 26.000. E' ancora di grande interesse questa monumentale opera del grande arabista spagnolo (1871-1944). 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it, angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 756 dell'11 dicembre 2003
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