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Una lettera dalla Procura
- Subject: Una lettera dalla Procura
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 1 Dec 2003 13:38:29 +0100
Ad alcuni mezzi d'informazione e ad alcuni altri interlocutori UNA LETTERA DALLA PROCURA Dalla Procura della Repubblica di Viterbo mi perviene, nella mia qualita' di "persona offesa" (e mai termine mi parve piu' adeguato), l'ennesimo avviso della richiesta di archiviazione da parte del pm al gip di un mio esposto in cui denunciavo l'illegalita' e la criminosita' della partecipazione italiana alla guerra in Iraq. Riconosco che la motivazione - il reato che denunciavo non si e' compiuto nel territorio viterbese, e il procuratore segnala che io stesso avevo gia' provveduto ad inviare quell'esposto anche ad altre sedi giurisdizionalmente competenti - ha una sua logica, e mi pare di intendere che il sostituto procuratore che ha redatto l'atto ritenga che ad altre procure da me interpellate possa incombere la responsabilita' dell'azione penale che ho sollecitato. Non mi e' invece ancora giunta alcuna notizia in ordine alla mia opposizione ad analoga richiesta di archiviazione da parte della Procura di Pisa (in relazione ai trasporti di armi destinate alla guerra cola' transitate). Ne' ho ricevuto risposta alcuna dalla magistratura romana cui pure mi sono ripetutamente rivolto. * Provo a riassumere i termini della questione, per l'ennesima volta: a) la Costituzione della Repubblica Italiana all'articolo 11 e' inequivocabile nello stabilire che l'Italia non puo' prendere parte a una guerra come quella in corso in Iraq; b) in flagrante violazione della Costituzione il governo, la maggioranza parlamentare e il capo dello stato hanno coinvolto l'Italia in una guerra illegale e criminale, violando la Costituzione cui pure avevano giurato fedelta' e commettendo il massimo dei crimini loro ascrivibili: appunto la violazione della Costituzione, scilicet un vero e proprio golpe per il quale dovrebbero essere arrestati e mandati dinanzi a una corte di giustizia per risponderne a termini di legge; c) in conseguenza della loro violazione della Costituzione costoro hanno altresi' provocato la morte di numerosi italiani inviati nell'Iraq in guerra come truppe occupanti al servizio del potere degli invasori terroristi e stragisti; d) che in Iraq sia in corso una guerra e' di una tale evidenza che solo degli idioti o dei mascalzoni possono continuare a negarlo; e) che l'Italia sia una potenza militare occupante, quindi una parte belligerante a tutti gli effetti - e schierata dalla parte degli invasori terroristi e stragisti -, e' altrettanto innegabile; f) che questo esponga anche il nostro paese e la nostra popolazione a divenire bersaglio di atti di guerra, cioe' di terrorismo (poiche' la guerra e' gia' terrorismo), cioe' di attentati stragisti, e' cosa talmente evidente che solo governanti e manutengoli scellerati, stolti e irresponsabili possono fingere di non capirlo; g) in tale contesto continuo a chiedere: il potere giudiziario puo' restare inerte? I responsabili primi della morte dei nostri connazionali a Nassiriya devono restare impuniti? Gli sciagurati che hanno violato la Costituzione e hanno precipitato il nostro paese in un crimine e in un pericolo immani potranno continuare nella loro azione criminosa? Quanto sangue ancora dovra' essere versato prima che la legge intervenga per fermare i golpisti, per ripristinare la vigenza della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, per imporre il ritiro immediato del nostro paese da una guerra illegale e criminale? * Possibile che dinanzi a tutto cio' ne' la magistratura ne' l'opinione pubblica abbiano nulla da fare e nulla da dire? Possibile che pubblici ufficiali, istituzioni democratiche, movimenti della societa' civile, intellettuali e mass-media pronti a insorgere come un sol uomo quando si tratti di piccinerie come le miserabili censure a spettacolini comici, non si rendano conto che col loro silenzio stanno avallando un effettuale colpo di stato che fa strame della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, una guerra terrorista che puo' aver esiti catastrofici per l'umanita' intera, ed anche - ineludibile conseguenza - il concreto pericolo di nuove stragi di nostri connazionali non solo in Iraq ma anche in territorio italiano? Mi guardo intorno, lancio nel buio una voce. Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, primo dicembre 2003
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