Pacifisti dilagano a Londra. "Bloccate i telefonini dei manifestanti!", chiedono le autorità



DAVANTI AL PALAZZO REALE
«Fuori dall’Iraq»
La protesta dilaga
nel centro di Londra

Londra. Cortei e manifestazioni erano previsti solo per oggi. Ma le proteste contro Bush dilagavano già ieri. Migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade della capitale contro la visita del presidente americano. Sit-in, cortei improvvisati, si sono tenuti un po’ ovunque, fino ad «assediare» Buckingham Palace. Nessun incidente di rilievo, anche se i dimostranti si sono fronteggiati per ore con un gigantesco spiegamento di polizia. «Bush, assassino», «Via dall’Iraq», «Bush e Blair macellai», erano alcuni degli slogan riservati al capo della Casa Bianca ed al suo più fedele alleato. I servizi di sicurezza hanno fatto cancellare l'uscita del presidente nei giardini di Grosvenor Square per visitare il memorial da poco inaugurato e dedicato ai caduti degli attentati terroristici dell'11 settembre. La posizione di Bush sarebbe stata troppo esposta e vicina ai manifestanti che percorrono da martedì le strade della capitale. Il loro numero per ora non sembra preoccupare le forze di polizia, che in modo massiccio controllano il centro della città ma che non hanno potuto evitare l'arrivo sul Mall, davanti a Buckingham Palace, di centinaia di manifestanti che lanciano slogan e che hanno preso a pugni e poi distrutte una serie di immagini del presidente Usa. Sotto un cielo prettamente londinese, la prima giornata della visita di stato di Bush e signora è trascorsa senza apparenti scossoni. La sveglia nelle stanze della «Belgian Suite» di Buckingham Palace è stata accompagnata dalla notizia di un giornalista del Daily Mirror infiltrato a palazzo; poi l'incontro formale con la Regina Elisabetta, il Duca di Edimburgo, il premier Tony Blair, ministri e dignitari. Un rapido passaggio alla Royal Collection e subito dopo l'incontro con i due leader dell'opposizione, il conservatore Michael Howard ed il liberal-democratico Charles Kennedy. Subito dopo l'importante intervento alla Banqueting House ha riportato la visita alle sue motivazioni essenziali, schiacciate in questi giorni dai problemi organizzativi sia sul fronte della sicurezza sia su quello delle manifestazioni degli anarchici e degli aderenti a «Stop the war». In realtà questi aspetti continuano a tenere banco su giornali e televisioni. Da un lato l'anello ferreo segnato dalle forze di sicurezza, che rende il centro politico della capitale come una cittadella assediata, dall'altro la massiccia presenza di polizia e altre forze di sicurezza è un dato che impressiona, sia per i numeri degli agenti impegnati sia per l'organizzazione che è stata allestita per questi tre giorni e mezzo di visita di stato. Le paure dei responsabili dei servizi americani permangono altissime. Dopo il cambiamento di programma per Bush è emerso anche che era stato chiesto ai gestori degli impianti di telefonia mobile di isolare le aree dove si trova il presidente Usa; la richiesta sarebbe mirata a rendere difficili i collegamenti tra i manifestanti in modo da impedire loro di avvertire altri gruppi e organizzare gli spostamenti. Scotland Yard, secondo il Times, avrebbe sperimentato con succeso questa tattica nelle sorse settimane in alcune zone fuori Londra. Ma qualunque sia la reale motivazione, i gestori dei sistemi avrebbero respinto l'ipotesi. Orange, il secondo gestore di telefonia mobile del Paese, ha parlato di «isteria», mentre sia Orange sia Vodaphone hanno ricordato che un provvedimento del genere è ipotizzabile solo in caso di emergenza nazionale. E non è questo il caso della visita di stato di George W Bush. Sul versante dei manifestanti la loro azione si è fatta più intensa nel pomeriggio e si è rafforzata mano a mano che sono passate le ore. In mattinata c'era stato un coreografico corteo che voleva prendere in giro le sfilate ufficiali, poi manifestanti provenienti dall'Università di Londra si erano congiunti a Trafalgar Square in un alternarsi di azioni di protesta e di svago, con rullare di tamburi e musiche latino americane.

Fonte: Il Mattino on line 20/11/03