La nonviolenza e' in cammino. 731



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 731 del 15 novembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Una strage annunciata e un dovere immediato
2. Anna Achmatova: e quel cuore
3. Marina Cvetaeva: una meta'
4. Emily Dickinson: non sapendo
5. Appello ecumenico al dialogo cristianoislamico
6. Sebastiano Dho: quali valori nella Costituzione europea
7. Giulio Vittorangeli: strane coincidenze
8. Andrea Colombo intervista Marco Revelli
9. Alcuni scritti di Enrico Peyretti pubblicati dal 1986 ad oggi
10. Letture: Ignazio Silone, Romanzi e saggi
11. Riletture: AA. VV., Olympe de Gouges, la tribuna, il patibolo
12. Riletture: Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx
13. Riletture: Lidia Menapace, Chiara Ingrao (a cura di), Ne' indifesa, ne'
in divisa
14. Riletture: Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UNA STRAGE ANNUNCIATA E UN DOVERE IMMEDIATO
Un immenso dolore e' il primo sentimento per la strage di cui sono restati
vittima a Nassiriya, in Iraq, molti italiani che poteri senza scrupoli, in
violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale,
avevano gettato nella fornace di quella guerra e di quell'occupazione
militare illegale e criminale.
Un immenso dolore e un'esigenza profonda ed urgente di pieta' e di verita':
un dolore ed un'esigenza che richiedono, necessario ed immediato, da parte
del nostro paese un atto di civilta', di umanita':
- l'Italia esca immediatamente da quell'occupazione militare che e'
prosecuzione di una guerra terrorista e stragista che nuovo terrorismo e
nuove stragi produce;
- l'Italia rientri immediatamente nella legalita' costituzionale che la
nostra partecipazione a quella guerra e a quell'occupazione militare
proibisce.
L'Italia faccia subito l'unico atto che puo' salvare le vite umane dei
superstiti che anch'essi sono in grave pericolo di morte: si ritiri dalla
guerra e dall'occupazione, e si adoperi nelle istituzioni della comunita'
internazionale e nelle relazioni bilaterali con gli altri stati in
quell'area presenti per far cessare guerra e occupazione militare.
Solo con un'azione di pace, immediata e limpida, si puo' fermare tanto
orrore.
Oggi noi italiani sentiamo anche nelle nostre carni, nella carneficina dei
nostri figli, dei nostri fratelli, il dolore immenso del popolo iracheno,
gia' oppresso da una feroce dittatura per tanti anni armata anche
dall'Italia, gia' oppresso da tre guerre senza soluzioni di continuita' (la
guerra con l'Iran, l'invasione del Kuwait, la prima guerra del Golfo) che
hanno devastato indicibilmente il paese e provocato infiniti lutti, poi
oppresso dal persistere della dittatura ed insieme - della dittatura
effettuale complice - da un embargo disumano, irrazionale e genocida voluto
da un'Onu dimentica delle sue finalita' istituzionali e asservita a poteri
assassini, infine nuovamente colpito da una guerra che tuttora si prolunga
in occupazione militare colonialista.
A tanto orrore si deve porre fine, e solo la pace puo' porvi fine, e solo la
cessazione dell'occupazione militare straniera puo' aprire una via alla
pace.
Ci sta a cuore la vita della popolazione irachena cosi' come ci sta a cuore
la vita dei giovani americani, inglesi, italiani e di altre nazionalita'
inviati li' da poteri disumani, vigliacchi e scellerati a rischiare di
uccidere e farsi uccidere, a correre il pericolo di divenire vittime o
assassini.
Per questo, mentre ci inchiniamo in lacrime dinanzi alle vittime di
quest'ultima strage, con piu' forza chiediamo:
- cessi la guerra e l'occupazione militare dell'Iraq;
- l'Italia ritiri immediatamente tutte le sue forze armate li' schierate;
- l'Italia si adoperi nelle sedi internazionali per la cessazione della
guerra;
- l'Italia invii subito aiuti umanitari al popolo di quel paese martoriato.
Date una possibilita' alla pace.

2. POESIA E VERITA'. ANNA ACHMATOVA: E QUEL CUORE
[Da Anna Achmatova, Poema senza eroe, Einaudi, Torino 1966, 1993, p. 127
(quella che riportiamo e' una poesia del 1956). Anna Achmatova, pseudonimo
di Anna Andreevna Gorenko (1889-1966), e' una delle grandi poetesse del
Novecento, e delle piu' alte voci contro la guerra e il totalitarismo. Opere
di Anna Achmatova: Poema senza eroe, Einaudi, Torino 1966, 1993; Io sono la
vostra voce, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1990, 1995; Lo stormo bianco,
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, Fabbri, Milano 1997. Opere su
Anna Achmatova: Lidija Cukovskaja, Incontri con Anna Achmatova. 1938-1941,
Adelphi, Milano 1990]

E quel cuore piu' non rispondera'
alla mia voce, esultante e afflitto.
Tutto e' finito... E il mio canto risuona
Nella notte vuota, ove piu' tu non sei.

3. POESIA E VERITA'. MARINA CVETAEVA: UNA META'
[Da Marina I. Cvetaeva, Poesie, Feltrinelli, Milano 1967, 1992, p. 93 (e'
una lirica del 25 maggio 1920). Marina Cvetaeva (Mosca 1892 - Elabug 1941)
e' una delle maggiori poetesse del Novecento, e una delle testimoni piu'
intense delle sue tragedie]

Una meta' della finestra s'e' spalancata.
Una meta' dell'anima s'e' mostrata.
Su, apriamo anche l'altra meta',
anche l'altra meta' della finestra!

4. POESIA E VERITA'. EMILY DICKINSON: NON SAPENDO
[Da Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1995, 2000, p. 417 (e' una
lirica scritta presumibilmente intorno al 1884). Emily Dickinson (Amherst,
Massachusetts, 1830-1886) e' una delle piu' grandi voci poetiche che
l'umanita' abbia avuto; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in
italiano con testo a fronte (tra cui una integrale, diretta da Marisa
Bulgheroni, apparsa nei Meridiani Mondadori alcuni anni fa); per un
accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily
Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa
Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori,
Milano 2002]

Non sapendo quando l'alba possa venire,
apro ogni porta,
che abbia piume, come un uccello,
o onde, come una spiaggia.

5. INIZIATIVE. APPELLO ECUMENICO AL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Dagli amici promotori dell'appello ecumenico al dialogo cristiano-islamico
(per contatti: redazione at ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo]

Cari amici, care amiche,
siamo oramai a due settimane dalla giornata del dialogo cristianoislamico
fissata per il 21 novembre prossimo, ultimo venerdi' del Ramadan dell'anno
islamico 1424, data scelta, come gia' lo scorso anno, per recuperare il
senso del gesto di Giovanni Paolo II che in occasione dell'ultimo venerdi'
di Ramadan del 2001 volle condividere con il mondo islamico una giornata di
digiuno.
Molte sono le iniziative che si svolgeranno o che si stanno svolgendo in
tutta Italia nell'ambito della giornata del dialogo cristianoislamico. In un
prossimo comunicato daremo conto di tutte le iniziative in corso e che
saranno man mano pubblicate sul sito www.ildialogo.org
Come lo scorso anno vogliamo dare alcune indicazioni, assolutamente non
vincolanti e che ognuno puo' liberamente adattare alla propria realta', su
che cosa fare il prossimo 21 novembre:
- organizzare incontri pubblici fra cristiani e musulmani;
- invitare esperti a parlare delle opportunita' e dei problemi delle
relazioni cristiano-musulmane;
- visitare una moschea e rompere insieme il digiuno di Ramadan;
- invitare nella propria chiesa, in parrocchia o nella comunita' un
musulmano, immigrato o no, a raccontare la propria esperienza ("spazio di
narrazione");
- pregare da soli, insieme, in comunita' per la pace nel mondo e il ruolo
delle religioni nel processo di pace. Nelle eucaristie, nelle Sante Cene e
nelle divine liturgie di quel giorno e dei giorni seguenti, pregare per il
dialogo ecumenico e interreligioso;
- affermare, con un comunicato stampa, un volantino, una dichiarazione
pubblica, il proprio rifiuto alla logica della guerra e dello "scontro di
civilta'", a favore del dialogo ecumenico e interreligioso;
- digiunare (come negli scorsi anni) e devolvere il risparmio ai poveri o ad
azioni di solidarieta'.
Vogliamo anche precisare che, come lo scorso anno, la data del 21 novembre
non e' tassativa, nel senso che l'importante e' che si tengano quante piu'
iniziative possibili di dialogo fra cristiani e musulmani.
Vi invitiamo a comunicare per tempo al sito de "Il dialogo" (e-mail:
redazione at ildialogo.org) le iniziative che organizzerete per la loro
pubblicizzazione sul sito www.ildialogo.org
Vi ricordiamo che quest'anno l'iniziativa per il 21 novembre si avvale del
sostegno di  diverse istituzioni del mondo cristiano italiano, sia cattolico
che protestante. Alcune riviste come "Confronti" (www.confronti.net), "Tempi
di Fraternita'" (www.tempidifraternita.it) e "Mosaico di pace"
(www.paxchristi.it) si sono rese disponibili a collaborare
all'organizzazione dei diversi incontri.
Per informazioni si puo' telefonare anche ai seguenti numeri: 3291213885
oppure 3337043384.

6. RIFLESSIONE. SEBASTIANO DHO: QUALI VALORI NELLA COSTITUZIONE EUROPEA
[Ringraziamo Alvise Alba (per contatti: a.alba at areacom.it) per averci
inviato questo articolo del vescovo di Alba, Sebastiano Dho, apparso su "La
gazzetta d'Alba" del 4 novembre 2003. Apprezzando molto questo intervento,
notiamo en passant che come e' noto la redazione di questo foglio condivide
l'opinione da molte autorevoli persone espressa che sia inopportuno che
nella Costituzione europea vi sia il riferimento ad una e una sola delle
molte tradizioni culturali europee; e' bene che le carte costituzionali non
rechino elementi di primazia di una parte e quindi di discriminazione di
altre, ma affermino i diritti di tutti, e la dignita' di ognuno]

E' noto ormai a tutti o quasi l'insistenza accorata con la quale Giovanni
Paolo II da tempo, ma particolarmente in questi ultimi mesi, abbia richiesto
con forza l'inserimento nella futura Costituzione europea di un riferimento
esplicito alle "radici cristiane" del nostro continente. Cosi' pure in
generale e' stato fatto dagli episcopati europei, compresa la Cei, e da
altre realta' ecclesiali di vario tipo, non escluse alcune rappresentanze
partitiche di varia estrazione, non si sa bene se veramente convinte della
bonta' della causa oppure semplicemente per opportunita' politica, visto che
quanto richiesto non le coinvolge o compromette piu' di tanto.
Ora, a scanso di equivoci, dev'essere chiaro che questa ripetuta domanda del
Papa e della Chiesa europea e' quanto mai giusta e motivata, fondata cioe'
su fatti incontrovertibili. Non vi e' infatti storico serio, anche se non
cattolico, che neghi questa realta' pura e semplice. Non si puo' ne' capire,
ne' spiegare la storia d'Europa prescindendo dal cristianesimo, senza
dimenticare ovviamente l'ebraismo e l'islam.
Altro discorso naturalmente sarebbe quello dell'oggi europeo in cui gli
alberi cresciuti da quelle radici non sempre dimostrano con evidenza
l'omogeneita' dei frutti alla loro origine. Ma non e' su questo aspetto,
peraltro interessante ed importante, anche se delicato e difficile, che ci
vogliamo soffermare, quanto piuttosto su alcuni dei valori in gioco nei
contenuti della Costituzione stessa, non sempre sufficientemente presi in
attenta considerazione da tutti noi, compresa la Chiesa ufficiale.
*
Ci riferiamo semplicemente, innanzitutto, alla grande opzione, si potrebbe
dire alla vera anima di tutta la Costituzione in fieri, e precisamente
l'economia di mercato aperta ed in libera concorrenza, tipica del
neoliberismo imperante sempre piu' senza freni e senza limiti.
Apparentemente questa scelta sembrerebbe toccare unicamente la realta'
materiale economica, ma in effetti non e' cosi', poiche' tale scelta viene
ad incidere direttamente sulla persona umana stessa.
Scrive infatti un esperto in materia: "Non c'e' evidenza che i valori
ripresi nell'attuale versione della Carta costituzionale siano compatibili
con quelli cristiani. Essa garantisce il rispetto della dignita' della
persona umana solo per alcuni degli aspetti da tempo vigenti nelle carte
costituzionali nazionali, mentre da quelle carte non riprende, se non in
modo generico, il rispetto pieno della dignita', ma solo la capacita'
dell'individuo di cogliere le opportunita' del sistema competitivo. Il
valore della liberta' su cui riposa tutto l'impianto costituzionale europeo
non e' la liberta' rispettosa dell'altro, bensi' quella dell'individuo di
competere e di affermarsi sugli altri. La solidarieta' sociale non e' al
centro del sistema, ma e' concepita come un rattoppo agli strappi troppo
vistosi che la competizione potrebbe provocare nel tessuto sociale. Il
diritto all'istruzione non e' concepito in funzione della crescita della
persona umana, ma piuttosto in funzione dell'utilita' che il sistema
produttivo potra' trarne a breve termine" (S. Vicari, in "Il Regno",
settembre 2003, p. 532).
Affermazioni forti che non possono non far riflettere seriamente, peraltro
suffragate ampiamente da fatti: ad esempio il programma (educativo?) della
nuova scuola italiana sintetizzato efficacemente da ben note forze politiche
al potere nello slogan delle tre "I" (inglese, impresa, internet).
L'analisi impietosa, ma realistica, delle carenze circa i valori in gioco
continua ancora rilevando come "se dopo vent'anni il principio del libero
mercato trova applicazione con il conseguente, progressivo smantellamento
dello Stato sociale, bisogna pur fermare il gioco e porre con forza la
questione della giustizia sociale e della solidarieta'. Il fatto che i mezzi
di informazione siano cosi' silenziosi e che la Chiesa non faccia sentire
abbastanza la sua voce fa temere che il deficit democratico della nostra
societa' sia arrivato al punto da attivare l'autocensura"; per concludere:
"Un'Europa che volesse affondare le proprie radici anche nel patrimonio
cristiano, non potrebbe ignorare tra i valori fondanti quelli della
giustizia sociale e della solidarieta', nel cui rispetto il libero mercato
dovrebbe svilupparsi" (ibidem).
*
Da parte nostra, sommessamente, vorremmo richiamare un confronto che
riteniamo pertinente al tema in discussione: quello con la Costituzione
italiana, fortunatamente (e speriamo ancora a lungo) in vigore.
Forse non tutti sanno che all'inizio dei lavori dell'Assemblea costituente
vi fu un dibattito analogo a quello attuale, piu' precisamente circa
l'invocazione esplicita del nome di Dio, da inserire o meno in capo al testo
della Costituzione stessa. La proposta era stata avanzata dall'illustre
giurista e cattolico schietto Giorgio La Pira. Dopo alcuni sondaggi
preliminari in merito all'accettazione unanime o meno da parte
dell'Assemblea, lo stesso proponente la ritiro', affermando saggiamente che
non era conveniente mettere Dio ai voti, magari finendo in minoranza.
Nella nostra Costituzione, dunque, la menzione esplicita di Dio non e'
entrata; sono pero' entrati, e come, molti valori autenticamente cristiani,
con buona pace di chi vorrebbe cambiarla, vedi tutti i diritti della
persona, della famiglia e della solidarieta' non solo nazionale (quanto vi
sarebbe da dire al riguardo rispetto alle derive disgreganti di una pretesa
autonomia locale intesa come espressione di vero egoismo), ma pure europea e
mondiale. Esattamente quelli, lo speriamo vivamente, che dovrebbero dare la
vera anima alla Carta della nuova Europa.

7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: STRANE COINCIDENZE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it)
per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali
collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre
1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e
alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una
lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il
responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso
numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in
rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche
un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento,
riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la
solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita'
pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti
di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni;
tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati
gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e
le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di
innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio
1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica
desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita'
umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione,
Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da
soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa
Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica,
Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali,
Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca
della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta'
internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente
insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di
politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale
viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997).
Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

La storia delle volte ci riserva delle strane coincidenze.
Quattordici anni fa (9 novembre 1989) cadeva il muro di Berlino, oggi si
costruisce un nuovo gigantesco "muro divisorio" in Cisgiordania. Davanti
all'anniversario della demolizione del primo muro giustamente si gioisce;
contemporaneamente vi e' chi plaude (ingiustamente) alla costruzione del
nuovo... come se potesse esistere un muro giusto.
Il nuovo sono 347 chilometri di cemento armato che vanno da nord a sud,
molti dei quali gia' in piedi. Il muro e' alto 8 metri e spesso 3,5; il suo
costo e' stimato sul milione e seicentomila dollari a chilometro. Il muro
non si limita a dividere Israele da un ipotetico stato palestinese in base
al tracciato dei confini del 1967: include anche nuove estensioni di terra
palestinese, a volte pari a 5 o 6 chilometri. E' circondato da trincee,
reticolati elettrificati e fossati, ed e' disseminato di torrette di guardia
a intervalli regolari.
Quasi dieci anni dopo la fine dell'apartheid in Sudafrica, questo spaventoso
muro razzista sta sorgendo nonostant el'opposizione della comunita'
internazioanle espressasi nell'assemblea generale delle Nazioni Unite.
Le case di quarantamila abitanti palestinesi della cittadina di Qalqilya si
trovano al di qua del muro, e la terra che coltivano (anzi di cui vivono)
sta dall'altra parte. Si calcola che quando la costruzione del muro sara'
ultimata quasi trecentomila palestinesi si ritroveranno divisi dalla loro
terra.
La questione e' e resta qui in Europa, non solo in Israele e in Palestina;
e' la memoria, e' la ferita della shoah. Memoria, come sentimento di
universalita' innestato sulla vicenda storica di un popolo in particolare.
Memoria che e' fondativa di un uguale rispetto e di un'uguale premura nei
confronti di altri popoli, specie se piccoli, specie se perseguitati. Come
per esempio i palestinesi.
Oggi, non sappiamo neanche piu' misurare l'enorme sproporzione tra i nostri
(melo)drammi esistenziali e le ondate di morte che percorrono il mondo. E'
prima di tutto nostra, la difficolta' di guardare con occhi limpidi alla
barbarie moderna e civilizzata; quella inaugurata con la prima guerra
mondiale.
Mai nel passato tecnologie cosi' moderne (carri armati, gas, aviazione
militare) erano state messe al servizio di una politica imperialista di
massacro e di aggressione su scala tanto immensa. Due autori, per primi, ne
colsero la novita' (dal punto di vista etico, ideologico, strutturale), nel
1914-1915: Rosa Luxemburg e Franz Kafka. Malgrado le evidenti differenze
hanno in comune l'intuizione (ciascuno a proprio modo) che qualcosa senza
precedenti si stava realizzando nel corso della guerra.
La difficolta' di dire no alla barbarie civilizzata, in maniera secca e
semplice, cosi' che poi si usino strumenti saggi, raffinati, equilibrati e
efficaci, politici, per chiudere ferite, sanare piaghe, dare pace a chi non
ce la fa piu' e sperare. Sperare nella specie umana e basta. Difficilissimo,
certo.
Ma al di fuori da questo resta solo una mentalita' "etnica" (non so come
definirla diversamente), una mentalita' che spazza via la storia e
l'esperienza per sostituirle con i miti fondatori di un'etnia, entita' che
si autogiustifica sempre e che per definizione e' contro le altre etnie, col
coltello tra i denti: Jugoslavia docet. Dove, di fronte alla caduta degli
ideali universalistici, si e' sostituita la noiosa e puntigliosa caccia a
un'identita' di qualunque tipo, meglio se garantita dalla nascita. Con
l'amara consapevolezza che la miseria della coscienza etnica e dei suoi miti
non contagia affatto solo qualche ignorantello, sa esercitare il fascino
della sua pigrizia e irresponsabilita' anche su fior di intellettuali dal
nobile passato.
Tutto questo mi sembra sia legato alla caduta del muro di Berlino di
quattordici anni fa, e non solo perche' gli sviluppi sono stati ben diversi
da quelli auspicati; quanto perche', quella caduta, sembra aver spazzato via
la possibilita' di discutere di socialismo o anche solo di ricordare che e'
storicamente esistito un movimento socialista, un movimento operaio anche
internazionale non come "associazione a delinquere planetaria", ma come
fattore di emancipazione collettiva, e che il fatto che esso si sia reso
responsabile di deviazioni, distorsioni e crimini non puo' tuttavia
cancellare la storia nel suo complesso ne' omologarla sui suoi aspetti
meramente negativi.
Su tutto questo sara' bene tornare a riflettere.

8. DOCUMENTAZIONE. ANDREA COLOMBO INTERVISTA MARCO REVELLI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 novembre 2003.
Andrea Colombo e' giornalista e saggista.
Marco Revelli e' docente alla facolta' di scienze politiche dell'Universita'
di Torino; tra le sue opere: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989; (con
Gabriele Polo), Fiat: i relegati di reparto, Erre emme, Roma 1992; Le due
destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale, Bollati
Boringhieri, Torino 1997;  (con Giovanni De Luna), Fascismo/antifascismo, La
Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Fuori luogo, Bollati Boringhieri, Torino
1999; Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001. Cfr. anche il libro
pubblicato per le sue cure e con una sua importante introduzione, T. Ohno,
Lo spirito Toyota, Einaudi, Torino 1993; un suo importante saggio e' in
Ingrao, Rossanda (et alii), Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri,
Roma 1995]

Nel dibattito sul rapporto tra movimento e violenza, Marco Revelli e' stato
citato tra quelli che avrebbero accusato il movimento di non prendere con
abbastanza fermezza le distanze dalla lotta armata. Revelli pero' non si
riconosce in questa posizione. "Per Rossana Rossanda - dice - nutro troppo
affetto e rispetto per arrabbiarmi. Capisco che il suo discorso risponde a
una vera passione, ma le passioni le provano anche gli altri, anche io. Sono
un po' addolorato per la raffica di giudizi che sono partiti dalla citazione
su 'Repubblica' di una sola riga della mia intervista ad 'Avvenire'.
Preferirei discutere su quel che ho veramente detto".
- Andrea Colombo: Non e' vero che hai accusato il movimento di non opporsi
con chiarezza terrorismo?
- Marco Revelli: Credo che tra il movimento no global e le nuove Br non ci
sia nessuna contiguita' e nessuna possibile compromissione culturale.
Rispetto al terrorismo il movimento e' totalmente altro per ragioni
culturali, antropologiche e anagrafiche ancora prima che politiche. Sono
pero' convinto che il discorso non finisca qui ma al contrario debba
iniziare da qui.
- A. C.: Perche'?
- M. R.: Perche' il problema non riguarda solo la violenza ma tutta una
concezione della politica e del suo rapporto conla violenza e con la forza.
Da questo punto di vista non e' vero che c'e' chiarezza. Le risposte che il
Novecento ha dato a questo problema sono perverse. Le nuove risposte vanno
trovate sulla base di una innovazione radicale.
- A. C.: Innovare rispetto a una tradizione che non respingeva la violenza,
in quanto "levatrice della storia"?
- M. R.: In quella tradizione i mezzi, e s'intendeva sempre mezzi di
potenza, erano considerati neutrali. Erano buoni se messi al servizio di una
buona causa, cattivi nel caso contrario. Restavano sempre qualcosa di
neutrale, che non retroagiva rispetto ai fini. Questo movimento si confronta
con una situazione qualitativamente nuova. In gioco c'e' la sopravvivenza
del pianeta e dell'umanita', non un interesse parziale come quello della
nazione o della classe. C'e' stata una cesura, che e' anche fondamento di
una nuova etica, ed e' la scoperta della fragilita' totale della specie
umana. Oggi dobbiamo impostare il rapporto tra mezzi e fini in modo diverso.
Non possiamo piu' praticare mezzi che negano le ragioni stesse per cui ci
battiamo.
- A. C.: Pero' il movimento non usa mezzi del genere...
- M. R.: Ma io non mi accontento di una condanna della violenza che
certamente c'e', anche se piu o meno rituale. Vorrei che invece si
discutesse della assunzione della nonviolenza come elemento discriminante,
l'unico congruente con gli obiettivi tragici e ambiziosi che ci siamo dati.
Questo e' un nuovo paradigma politico. Il paradigma della modernita', che
incorporava il male per raggiungere il bene, non funziona piu'.
- A. C.: Una nonviolenza integrale?
- M. R.: Una nonviolenza senza se e senza ma. Nell'epoca in cui diciamo un
no "senza se e senza ma" a qualsiasi guerra, anche a quelle che si ammantano
di fini umanitari, dobbiamo dire un simmetrico si' "senza se e senza ma" per
la nonviolenza. Credo che sia un problema di coerenza.
- A. C.: Questo prevederebbe il diritto di resistenza?
- M. R.: Guarda che la non violenza non e' una resa. Non e' la fine del
conflitto. Al contrario, bisogna ragionare sul contenuto radicale della
nonviolenza. Scontiamo un equivoco che proviene dalla nostra storia. Abbiamo
immaginato che la radicalita' fosse legata alle forme di lotta. Quanto piu'
erano visibilmente aggressive, tanto piu' erano radicali. Non e' cosi'. Non
si tratta di rinunciare al conflitto, ma di praticarlo con forme che, al
contrario, ne accentuano la radicalita'. Con la nonviolenza e' possibile
cercare mediazioni senza compromessi. I compromessi, quelli che mangiano
l'anima, li hanno sempre fatti proprio quelli che adoravano la forza: il
patto Stalin-Hitler, ma anche le Br che volevano trattare con Fanfani per
ottenere il riconoscimento politico. In cambio della vita di un uomo.
- A. C.: C'e' pero' uno scarto tra l'uso di mezzi illegali e la violenza.
Concordi?
- M. R.: Sono questioni assolutamente diverse. Gandhi ha commesso una serie
infinita di azioni illegali e nonviolente. Violenza e' coazione fisica sulle
persone. Dunque nella nonviolenza la pratica dell'obiettivo e' totale. E' la
sola strada che permetta di rimarcare un'alterita' totale rispetto a quelli
che combatti, cioe' oligarchie assassine dell'umanita'. Inoltre la
nonviolenza implica un principio di responsabilita' personale che e' piu'
duro e difficile che non il lanciare pietre in un corteo, ma che e' anche la
chiave per la salvezza del pianeta.
- A. C.: Come ci si difende da attacchi come quelli mossi al movimento?
- M. R.: La malafede di alcuni di questi attacchi e' senza limiti. Difficile
pensare di tagliare l'erba sotto i pieidi dei calunniatori. Ce l'hanno con
il movimento per gli obiettivi, non per i mezzi. Pero' alcune aree
importanti che si erano raggruppate intorno al movimento prima e dopo
Genova, e lo avevano trasformato in una aggregazione di diversita', vengono
allontanate quando si adopera un linguaggio che incorpora un alto tasso di
aggressivita', incompatibile con le finalita' stesse del movimento. Sia
chiaro: non voglio fare il processo a nessuno. E' una discussione che deve
procedere nel massimo rispetto personale reciproco, con tolleranza e
mitezza. E' un momento troppo importante per porsi limiti nella discussione,
che pero' deve avere come condizione e presupposto la massima tolleranza.

9. MATERIALI. ALCUNI SCRITTI DI ENRICO PEYRETTI PUBBLICATI DAL 1986 AD OGGI
[Ringraziamo di cuore Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it)
per aver ceduto alle nostre insistenze ed averci messo a disposizione questa
bibliografia (parziale ma rappresentativa) dei suoi scritti che amplia ed
aggiorna quella che pubblicammo nel gennaio scorso, e che costituisce a
nostro avviso un utile strumento di lavoro (ed e' per questo che ci
permettiamo di pubblicarla nonostante la sua riluttanza). Enrico Peyretti e'
uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu'
nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza]

a) Libri
(a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989.
Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998.
La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998.
Per perdere la guerra, Beppe Grande Editore, Torino 1999.
*
b) Alcuni saggi e articoli in volume e in rivista
Il primato della coscienza nella testimonianza di Primo Mazzolari, in AA.
VV. Don Primo Mazzolari. L'uomo, il cristiano, il prete, Cens,
Liscate-Milano 1986, pp. 79-116. Il volume e' stato ristampato (con tutti i
refusi!) nelle edizioni Servitium, Sotto il Monte 1999.
La pace e' una virtu' insegnabile? in AA. VV., Studiar per pace, a cura di
Giovanni Catti, Thema editore, Bologna-Torino 1988, pp. 147-157.
Una teoria della liberazione dopo la modernita' e dopo il marxismo,
(recensione di Claudio Napoleani, Cercate ancora, Introduzione e cura di
Raniero La Valle, Editori Riuniti, Roma 1990), in "Bozze 90", n. 3/4,
maggio-agosto 1990, pp. 57-72.
Premessa (pp. 7-8); Per una tipologia dell'omicidio (pp. 82-95); Non
uccidere. Perche'? Una domanda ai filosofi e alla Bibbia (pp. 99-117) in AA.
VV., Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate-Milano 1990.
Per una cultura di pace, nel fascicolo di AA. VV., I cristiani e la guerra,
Nuova Corsia, via Tadino 18, Milano, gennaio 1991, pp. 27-30.
Guerra, voce, in L'abecedario dell'obiettore, a cura di Diego Cipriani e
Guglielmo Minervini, La Meridiana, Molfetta 1991, pp. 55-64.
Teologia dell'eros: una discussione, prima parte in "Matrimonio, Ricerca
permanente di vita cristiana", Anno XVI, n. 4/1991; seconda parte ivi, Anno
XVII, n. 1/1992, pp. 26-32.
Abbiamo bisogno dei militari, in AA. VV., Una strategia di pace: la difesa
popolare nonviolenta, Fuorithema, Bologna 1993, pp. 261-266.
Alcuni elementi per una filosofia della pace. Una filosofia di pace nel
pensiero di Raimon Panikkar, Scuola di Pace, Citta' di Boves 1993.
Quale efficacia nelle lotte nonviolente?, in "Azione Nonviolenta", ottobre
1993, pp. 22-24.
La politica per Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Domenico Sereno Regis,
Satyagraha, Torino 1994, pp. 41-45.
La realta' e' pluralistica e percio' tale e' la pace (la filosofia di pace
di Raimon Panikkar), in "Bozze 94", n. 2, giugno 1994, pp. 85-102.
Possibilita' del pacifismo, in "Testimonianze", anno XXXVIII, n. 376,
giugno-luglio 1995, pp. 7-26.
Eremi nella vita comune, intervento al Simposio "Omaggio a padre Benedetto
Calati per l'ottantesimo compleanno", Camaldoli 27-30 ottobre 1994, in "Vita
Monastica", anno XLIX, n. 199, gennaio-marzo 1995, Edizioni Camaldoli, pp.
80-85.
Memorie di liberazione dall'uccidere, in La Resistenza nonarmata, a cura di
Giorgio Giannini, Atti del convegno di Roma 24-25 novembre 1994 (patrocinato
dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Cinquantennale della
Resistenza e della Guerra di Liberazione), Sinnos, Roma 1995, pp. 53-67.
Guerra di Bosnia. Cercando un'uscita (otto principi contro la guerra), in
AA. VV., Per un modello di difesa nonviolento, a cura di Antonino Drago e
Matteo Soccio, Editoria Universitaria, Venezia 1995, pp. 72-80.
Difendere e costruire la pace con mezzi civili, in "Testimonianze", Anno
XXXIX, n. 382, febbraio 1996, pp. 67-70.
I genitori nascono in te, in "Il Tetto", Anno XXXII, n. 193-194, Napoli,
gennaio-aprile 1996, pp. 29-34.
"Solo un dio ci puo' salvare", in "Esodo", Anno XVIII, n. 2, aprile-giugno
1996, pp. 19-22.
La Resistenza civile nelle ricerche storiche, lezione nel corso di
aggiornamento per insegnanti, marzo-aprile 1995, in
Fascismo-Resistenza-Letteratura. Quaderni del Museo Nazionale del
Risorgimento, n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
La Resistenza nonarmata al nazifascismo nelle ricerche storiche, in AA. VV.,
La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, a cura di Antonino
Drago, Qualevita, Torre dei Nolfi 1997.
La santita' come passione per l'uomo. La figura di monsignor Tonino Bello,
in AA. VV., Modelli di santita' oggi, Atti del convegno organizzato dalla
Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, Padova, 14-15 febbraio 1996;
a cura di Giuseppe Toffanello, Edizioni Messaggero, Padova 1997, pp. 73-102.
Gandhi, in Quaderni di S. Apollinare, Scuola della Pace del Centro S.
Apollinare, Fiesole, n. 17, novembre 1997, pp. 1-23.
Memoria civile, fondamento di identita' e appartenenza, in Quaderni di "fine
settimana", nuova serie, n. 28, Verbania-Pallanza 1998.
Nonviolenza, in "Effe, la rivista delle librerie Feltrinelli", estate 1998,
pp. 35, 37, 39.
Rassegnati alla guerra, in "Segno", Anno XXIV, n. 193, Palermo, marzo 1998,
pp. 89-93.
Dov'e', o guerra, la tua vittoria? (antologia di 44 testi sulla vanita'
della vittoria militare nell'ottantesimo anniversario del 4 novembre 1918),
supplemento ad "Azione Nonviolenta", novembre 1998.
Tollerare, cioe' farsi carico, in "Esodo", Anno XXI, n. 1, gennaio-marzo
1999, pp. 6-11.
Dal dovere di non uccidere al diritto di non uccidere, in La memoria e la
pace, Atti del primo e secondo Campo di educazione alla pace, S. Anna di
Stazzema, 1996-1997, a cura del Gruppo Franz Jaegerstaetter per la
nonviolenza, Pisa 1999, pp. 63-81.
La parola pace, in "Esodo", Anno XXI, n. 3, luglio-settembre 1999, pp.
19-21.
Lo stalinismo e' da rinnegare, non il comunismo, in "La rinascita della
sinistra", 3 dicembre 1999, p. 12.
Le contraddizioni sulla pena di morte, in Roberto L. Buttafava, Gesu' e i
suoi tristi ministri, Frontiera editore, Milano 1999, pp. 137-141.
Guido Plavan, in AA. VV., Le periferie della memoria, Profili di testimoni
di pace, a cura di Sergio Albesano, edito a Torino 1999, da Associazione
Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (Anppia) Federazione
di Torino, e da Movimento Nonviolento, Verona, pp. 133-136. (Il volume e'
stato ripubblicato col titolo improprio La nonviolenza in Italia da M&B
Publishing, Vignate, Milano 2000).
Cercatori di gioia, in "Presbyteri, rivista di spiritualita' pastorale",
Trento, n. 4/1999, pp. 251-260.
Cosa fanno i pacifisti?, in "La rinascita della sinistra", 7 gennaio 2000,
p. 2.
Giornalismo di pace, in AA. VV., Contro le nuove guerre, Scienziate e
scienziati contro la guerra; Atti del convegno "Cultura, scienza e
informazione di fronte alle nuove guerre", Politecnico di Torino, 22-23
giugno 2000; a cura di Massimo Zucchetti, Odradek edizioni, Roma 2000, pp.
65-72.
La nonviolenza cammina con l'uomo: altre testimonianze da scoprire, in AA.
VV., Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Iprase
Trentino (Istituto provinciale di ricerca aggiornamento sperimentazione
educativi), Franco Angeli, Milano 2000, pp. 235-256.
Spiritualita' nonviolenta, in Vivere la nonviolenza, opuscolo per i campi
estivi pubblicato da Mir-Movimento Nonviolento, estate 2000 (e ristampato
negli anni successivi), pp. 13-18.
Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte non armate e
nonviolente, in AA. VV., Annuario della Pace, Italia maggio 2000-giugno
2001; Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Asterios, Trieste 2001,
pp. 339-352. Di questa fondamentale ricerca bibliografica e' disponibile
nella rete telematica una versione aggiornata apparsa nei numeri 714-715 de
"La nonviolenza e' in cammino".
Enrico Peyretti legge Johan Galtung, in AA. VV., Annuario della Pace,
citato, pp. 368-377.
Introduzione al quaderno Vivere i conflitti di "Servitium"
(s.egidio at servitium.it), n. 138, nov.-dic. 2001, pp. 5-16.
Le religioni su veracita' e menzogna, nel quaderno Veracita' e menzogna di
"Servitium" (s.egidio at servitium.it), n. 140, marzo-aprile 2002,  pp.
107-112.
Il dinamismo della nonviolenza, (relazione fatta a Ferrara, 25-3-01,
convegno teologia della pace), in "Esodo" (esodo at libero.it), anno XXIV, n.
1, gennaio-marzo 2002, pp. 30-35.
La coscienza e' piu' forte di Hitler (recensione di Erna Putz, Franz
Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti, Piacenza  2000), in "Il
Margine", Trento  (redazione at il-margine.it), n. 6/2002, pp. 22-28 (edizione
ridotta in "Carta" n. 33, 5-11 settembre 2002, p. 56).
Capitini cristiano o no?, in "Azione nonviolenta", luglio 2002.
Introduzione al quaderno Liberta' dimenticata di "Servitium"
(s.egidio at servitium.it), n. 141-142, maggio-agosto 2002, pp. 5-19. Testi
sulla liberta' nelle religioni, ivi, pp. 148-152.
Il pianto dei sufi, nel quaderno Piangere di "Servitium", n. 143, sett.-ott.
2002, pp. 111-113.
La ragione delle ragioni contro la guerra, in AA. VV., Bisogna difendere la
societa', Beppe Grande Editore, Torino 2002, pp. 43-57 (esistono successive
versioni rivedute e accresciute).
Perduti e ritrovati, in Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, La terra non
sara' distrutta. L'uomo inedito la salvera', Gribaudi, Milano 2002, pp.
34-39; "Gli Ultimi", autobiografia infantile di David Maria Turoldo, nello
stesso volume, p. 163-164.
Tonino Bello e Aldo Capitini: la religione della pace, (conferenza
organizzata dal Segretariato Attivita' Ecumeniche, Gruppo di Genova, il 7
novembre 2002), pubblicata nel quotidiano telematico "La nonviolenza e' in
cammino" (nbawac at tin.it), n. 588, 20 giugno 2003.
Forza e violenza, perche' distinguere, in "La Voce del Popolo", Torino, 12
gennaio 2003, p. 1 e 6; col titolo La forza e' l'opposto della violenza, e
con alcune modifiche in "il foglio" di Torino, n. 298, gennaio 2003; in una
versione molto simile, col titolo La violenza e' debolezza, la nonviolenza
e' forza, in "Obiezione!", n. 48, Bellinzona, gennaio-marzo 2003.
Chiesa e citta' degli uomini (in realta': Fede e citta' degli uomini),
intervento nel colloquio di studio La Chiesa incontra gli uomini, tenutosi a
Genova, 25-26 gennaio 2002, nel XXV della morte di mons. Franco Costa;
pubblicato su "Studium", anno IC, n. 1, gennaio-febbraio 2003, pp. 77-87.
Una giustizia ricostruttiva: la Commissione Verita' e Riconciliazione in
Sudafrica, in "Minorigiustizia, rivista interdisciplinare di studi
giuridici, psicologici, pedagogici e sociali sulla relazione fra minorenni e
giustizia", (minorigi at dag.it), n. 1-2/2002, Pinerolo, febbraio 2003, pp.
214-222.
En caso de ataque sindicatos italianos inician huelga general, con questo
titolo compare su "La Juventud", quotidiano di Montevideo (Uruguay), una
intervista sulle opposizioni popolari in Italia alla imminente guerra di
Bush all'Iraq, rilasciata a Maurizio Campisi, giornalista italiano che vive
e lavora in Costa Rica, corrispondete di quel giornale per il Centro
America.
La storia e' un sismografo. Reagisce alla violenza, in "Carta" anno V, n.
15, 24-30 aprile  2003, pp. 74-75. Questo scritto riproduce alcune parti del
paragrafo 1 di Una storia per la pace, Intervento inedito nel convegno in
onore di Alberto L'Abate, per i suoi settant'anni, La nonviolenza nella
ricerca, nell'educazione, nell'azione, Torino, 12 febbraio 2001.
Nuova violenza religiosa?, in "L'altrapagina", Citta' di Castello, anno XX,
n. 4, aprile 2003, pp. 34-35.
I segni dei tempi (meditazione sulla Pacem in terris di Giovanni XXIII;
originale 5 novembre1993, nella Preghiera di Taize', Duomo di Torino), in
"Viator" (edizioni Agape, via Renato Fucini 3, 20133 Milano), n. 4/2003.
Non si puo' vivere in un mondo che uccide, editoriale di peacelik
(www.peacelink.it), 10 aprile 2003.
Prima che l'amore finisca, recensione del libro di Raniero La Valle con lo
stesso titolo, in "Koinonia", n. 8, Pistoia, agosto 2003, pp. 26-27
(koinoni at tin.it) e, in forma ridotta col titolo La gioia degli incontri, in
"il foglio" di Torino, n. 304, settembre 2003.
Dieci tesi su religioni, violenza, nonviolenza, in "Quaderni Satyagraha", n.
3, giugno 2003, pp. 93-96 ( via S. Cecilia 30, 56127 Pisa;
centrononviolenza at libero.it).
Il digiuno per la pace, in "Quaderni Satyagraha", n. 3, giugno 2003, pp.
137-140 ( via S. Cecilia 30, 56127 Pisa; centrononviolenza at libero.it).
Un Concilio Ecumenico per la pace, in "Mosaico di pace",
(mosaicodipace at paxchristi.it),  n. 7, luglio-agosto 2003, pp. 35-36 (forte
riduzione di un articolo con lo stesso titolo uscito in "il foglio" di
Torino, n. 303, luglio-agosto 2003).
Normandia: guerra pace giustizia, in "Notam, giornale telematico", primo
settembre 2003, anno XI, n. 203 (notam at sacam.it; notam15 at tin.it). Intervento
sulla non necessita' e non giustificabilita' della seconda guerra mondiale.
Un cammino nella nonviolenza, in "Notiziario della Rete Radie' Resch di
solidarieta' internazionale", anno XXI, n. 61, settembre 2003, pp. 44-52.
Resistere al male. Un viaggio in Austria e Germania nella memoria dei
martiri della resistenza al nazismo, in "Mosaico di pace",
(mosaicodipace at paxchristi.it),  n. 8, settembre 2003, p. 37; in forma piu'
ampia in "il foglio", n.305, ottobre 2003, p. 4, in forma simile in
"Obiettivo ambiente", Pro Natura torinese, ottobre 2003, p. 7.
Bibbia, violenza e nonviolenza. Colloquio con Antonio Vigilante, in "Il
Provinciale, giornale di opinione della provincia di Foggia",
edizionidelrosone at libero.it, settembre 2003, p. 10.
Quattro gradini da fare, riflessioni sulla nonviolenza dopo il cammino
Assisi-Gubbio, in "Azione nonviolenta", ottobre 2003, pp. 16-17; in forma
simile in "Obiettivo ambiente", Pro Natura torinese, ottobre 2003, p. 7.
Recensione del libro di AA. VV., Obiezione alla violenza. Servizio all'uomo,
Edizioni Gruppo Abele, in "Azione nonviolenta", ottobre 2003, p. 25.
Il seme della apce gettato oggi dentro i conflitti, intervento tenuto al
Primo colloquio del gruppo "Oggi la Parola", su "Apocalissi: non distruzioni
ma rivelazioni?" svoltosi dal primo al 3 novembre 2002 a Camaldoli, e
pubblicato in Giordano Remondi (a cura di), Apocalissi: non distruzioni ma
rivelazioni?, Edizioni Camaldoli, 2003.
*
c) Et coetera
All'elenco riportato vanno aggiunti numerosissimi articoli apparsi su "il
foglio. Mensile di alcuni cristiani torinesi", sul quindicinale della Pro
Civitate Christana di Assisi "Rocca", sul mensile del Movimento Nonviolento
"Azione nonviolenta", sul settimanale "Avvenimenti", su altre testate, e gli
scritti brevi occasionali.
Vanno aggiunti inoltre altri scritti apparsi su "Servitium", "Lettera End"
ed altrove.
E vanno aggiunti altresi' numerosi altri scritti precendenti al 1986, anno
da cui inizia la presente notizia bibliografica.
E infine numerosi interventi apparsi in questi ultimi anni in siti, mailing
list e testate telematiche.

10. LETTURE. IGNAZIO SILONE: ROMANZI E SAGGI
Ignazio Silone, Romanzi e saggi, Mondadori, Milano 1998-1999, due volumi
(vol. I: pp. CX + 1578; vol. II: pp. LXXXIV + 1.692), s. i. p. A cura di
Bruno Falcetto, con una testimonianza di Gustaw Herling, con ricchi apparati
critici, una ottima edizione di scritti siloniani, che oltre a quasi tutte
le opere gia' pubblicate in volume reca un'ampia raccolta di scritti
politici e morali, sulla letteratura e gli intellettuali, autobiografici,
precedentemente dispersi e di difficile reperibilita' (e alcuni inediti).

11. RILETTURE. AA. VV.: OLYMPE DE GOUGES, LA TRIBUNA, IL PATIBOLO
AA. VV., Olympe De Gouges, la tribuna, il patibolo, fascicolo monografico di
"Dall'interno", n. 101, aprile 1989, pp. 68. Le pp. 3-49 sono dedicate a
Olympe De Gouges, l'intellettuale rivoluzionaria autrice della Dichiarazione
dei diritti della donna e della cittadina nel 1791, che fu assassinata sulla
ghigliottina nel 1793; con alcuni saggi sulla sua figura e alcuni suoi testi
(in lingua originale e traduzione italiana a fronte).

12. RILETTURE. AGNES HELLER: LA TEORIA DEI BISOGNI IN MARX
Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978,
pp. 168. Un'opera che ebbe un ruolo rilevante nella riflessione della nuova
sinistra italiana negli anni '70.

13. RILETTURE. LIDIA MENAPACE, CHIARA INGRAO (A CURA DI), NE' INDIFESA, NE'
IN DIVISA
Lidia Menapace, Chiara Ingrao (a cura di), Ne' indifesa, ne' in divisa,
Gruppo misto sinistra indipendente Regione Lazio, Roma 1988, pp. 244. "Una
discussione fra donne" su pacifismo, sicurezza, ambiente, nonviolenza, forze
armate. Con molti materiali ancor oggi assai interessanti.

14. RILETTURE. SHEILA ROWBOTHAM: DONNE, RESISTENZA E RIVOLUZIONE
Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione, Einaudi, Torino 1976,
1977, pp. VIII + 320. Un libro che resta di grande interesse.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 731 del 15 novembre 2003