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Dichiarazioni assembleari della Chiesa Valdese
- Subject: Dichiarazioni assembleari della Chiesa Valdese
- From: "Francesco Carri" <francescocarri at libero.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Fri, 14 Nov 2003 21:32:21 +0100
Egregio Direttore,come tarantino ho partecipato ai lavori della XIII Assemblea della Federazione delle chiese Evangeliche in Italia,(Torre Pellice 30/10-2/11/03 ),cui aderiscono la chiesa Valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste),la chiesa Battista,la chiesa Luterana,l'Esercito della Salvezza ed altre chiese del protestantesimo italiano. Durante i lavori assembleari sono stati approvati degli atti che possono ritornare utile ai lettori del suo quotidiano e al dibattito in corso su alcuni temi che conservano la loro attualità.
Spero che possano trovare spazio nella rubrica corrispondenza lettori. la ringrazio fin da ora per l'attenzione che potrà attivare. Cordialmente Francesco Carri pastore della chiesa evangelica valdese di Taranto/Grottaglie Atto 33 (Rapporti con la società italiana)La XIII Assemblea della FCEI, riunita a Torre Pellice dal 30 ottobre al 2 novembre 2003 ha discusso i seguenti problemi che coinvolgono la presenza e l'azione delle chiese evangeliche in Italia: 1. il percorso contraddittorio e, in ultima istanza, nettamente deludente, del disegno di legge sulla libertà religiosa 2. la crescente ingerenza delle gerarchie della chiesa cattolica romana nella società e nelle istituzioni del nostro paese, in particolare nella scuola 3. l'accentuarsi delle diseguaglianze sociali, rispetto al godimento di servizi che la costituzione vuole garantiti a tutti i cittadini 4. il restringersi degli spazi di presenza e visibilità nel sistema delle comunicazioni per le minoranze religiose.
Di fronte a tali trasformazioni che mettono in discussione alcun principi fondanti della Carta Costituzionale, come protestanti italiani che fondano la loro fede nella sola grazia di Dio e non conoscono alcuna altra mediazione fra Dio e l'umanità al di fuori di quella di Gesù Cristo, dichiariamo che la laicità:
- non è una ideologia, un pensiero filosofico contrario alla religione- non è la religione di quelli che non hanno nessuna religione o nessuna chiesa; - non è neppure solo separazione fra chiese e stato, poiché le fedi non possono essere ridotte ad una espressione unicamente privata.
La laicità è un metodo: la paziente ricerca e definizione, attraverso il confronto e il dialogo fra i diversi soggetti, assunti nella loro integrità, di un quadro di regole - accettate da tutti e valide per ciascuno - per agire nello spazio pubblico senza privilegi. La vera laicità non coincide con il laicismo e non si esaurisce nel pluralismo, ma lo rende autentico.
Come protestanti italiani- Ci impegniamo perciò affinché la laicità diventi un comportamento diffuso in primo luogo nelle persone che occupano posti di responsabilità nelle istituzioni pubbliche. - Ribadiamo che la costruzione di una scuola laica, plurale e veramente di tutti e per tutti, costituisce un processo essenziale di formazione alla cittadinanza democratica. - Consapevoli della necessità che non soltanto le organizzazioni ecclesiastiche e/o di volontariato ma anche le pubbliche istituzioni perseguano l'obbiettivo della solidarietà sociale, esprimiamo viva preoccupazione per la progressiva diminuzione in atto delle risorse destinate alle politiche sociali, cui viene preferito il finanziamento di grandi opere (a volte non necessarie e spesso per lungo tempo .inutilizzate) o addirittura della guerra. - Reputiamo grave che la riduzione della pressione fiscale a vantaggio di alcune categorie di cittadini, si accompagni ad un generale aumento del costo della vita che colpisce allo stesso modo tutta la popolazione, danneggiando soprattutto le categorie economicamente più deboli. - Ricordiamo che come credenti siamo chiamati a fare ogni sforzo affinché "nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri" (I Corinzi 10,24) e che il Signore in cui crediamo ci ha riassunto la legge e i profeti con questa indicazione: "Tutte le cose che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro" (Matteo 7,12)
L'Assemblea FCEI, inoltre, considerato che la conoscenza dei fatti e dei soggetti religiosi è un elemento fondamentale dei diritti di tutti e che è in corso nel nostro paese un processo di omologazione ai contenuti e ai valori della religione maggioritaria, in contrasto da un lato con la realtà di secolarizzazione, dall'altro con la crescente presenza di confessioni di fede cristiane, varie e diverse tra loro, nonché di altre religioni;
afferma che il servizio pubblico deve garantire il pluralismo dell'informazione e una visione corretta delle realtà religiose del nostro paese, non confinata in ore di ascolto ridotto.
Preso atto, infine, che il disegno di legge sulla libertà religiosa presentato originariamente in Parlamento nel 1997, teso a sostituire la legislazione del '29-30 sui Culti ammessi, nella presente legislatura ha subito, nel corso del dibattito parlamentare, profonde modificazioni di carattere restrittivo che hanno snaturato il progetto originario al punto da rendere possibili forme di censura preventiva sulle attività religiose; - ritiene che il suddetto progetto di legge debba essere definitivamente ritirato; - chiede che l'art. 8 della Costituzione trovi sempre puntuale attuazione, a partire dalle Intese per le quali le trattative sono già state avviate; ove venga riproposto il progetto di una normativa generale sul tema della libertà religiosa, questo sia ispirato unicamente ai principi della libertà di coscienza e di religione.
Atto 21 (Messaggio a quanti hanno responsabilità politiche)Messaggio della XIII Assemblea della Federazione Chiese Evangeliche in Italia a quanti hanno responsabilità politiche
"Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri" (I Corinzi 10,24)
Questo versetto della prima lettera dell' apostolo Paolo ai cristiani di Corinto ha orientato i lavori della XIII Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Si tratta di un appello importante per tutti coloro che, a prescindere dalla loro identità confessionale o culturale, hanno responsabilità politiche, di governo o di amministrazione della cosa pubblica. Per questo, senza alcuna intenzione di interferire nella vostra azione politica che riconosciamo e rispettiamo nella sua autonomia, vogliamo condividere alcune considerazioni e preoccupazioni sull'etica politica nel nostro paese.
Il vantaggio di tutti si esprime in una società democratica capace di tutelare le minoranze e i diritti dei più deboli e di garantire piena libertà di espressione alle diverse componenti culturali e religiose del paese. La nostra Assemblea esprime viva preoccupazione per la scarsa attenzione di ampi settori della classe politica riguardo a questi temi di grande valore civile. In particolare auspica che in tempi rapidi possano riprendere iniziative politiche e parlamentari che, nello spirito della Costituzione, possano garantire un compiuto pluralismo religioso.
Il vantaggio di tutti si esprime in una politica di accoglienza nei confronti di chi bussa alle nostre porte, spinto dalla situazione di estrema difficoltà in cui versa la maggior parte dei paesi del sud del mondo. Siamo ben consapevoli della complessità di questo problema e della necessità di cercare soluzioni adeguate, in una cornice europea. Tuttavia, siamo profondamente convinti che il nostro benessere non possa coincidere con la sofferenza di altri e che una politica di accoglienza e di riconoscimento dei diritti degli immigrati che vivono in mezzo a noi costituisca un dovere: oltre che per le ragioni della nostra fede, anche per quelle politiche della stabilità, della sicurezza, della cooperazione e della condivisione delle risorse tra paesi ricchi e paesi poveri.
Il vantaggio di tutti, infine, si esprime in una convinta iniziativa di pace. Nell'ultimo decennio l'area mediterranea, nella quale tanta parte ha la politica estera italiana, è stata segnata da gravissimi conflitti che hanno avuto radice anche nello scontro etnico e religioso. Come cristiani siamo chiamati ad essere attivi e creativi facitori di pace: per questo gli evangelici italiani hanno cercato di essere attivi nel campo dell'educazione alla pace, della mediazione dei conflitti, della partecipazione a iniziative di riconciliazione. Ma questo non basta. Alla classe politica, anche a quella italiana, chiediamo infatti un impegno più diretto ed esplicito a salvaguardia della pace: si tratta di investire di più nel campo educativo, nella cooperazione allo sviluppo, nella mediazione diplomatica, nel sostegno alle Nazioni Unite, affinché non prevalga l'idea che la guerra possa servire alla democrazia, alla giustizia e perfino alla pace.
Vi affidiamo queste osservazioni e preoccupazioni perché siete uomini e donne chiamati ad operare per il vantaggio "degli altri": alcuni di voi sono "ministri", servono cioè come governanti della cosa pubblica, di una società sempre più complessa ed articolata. Su di voi pesa una grande responsabilità per la quale non dimentichiamo di pregare il Signore. Le chiese evangeliche italiane, radicate nella storia spirituale, culturale e civile del nostro paese, auspicano fortemente che l'etica pubblica, in uno spirito di laicità (cioè di rispetto e di dialogo fra tutte le culture), possa ispirarsi all'idea guida del "vantaggio non per sé ma per gli altri".
Atto 22 (Esposizione del crocefisso) L'assemblearitiene necessario intervenire nel dibattito culturale e politico relativo all'esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici contribuendo ad affrontare la questione in termini meno emotivi e teologicamente più ponderati, osserva che il crocifisso e la croce richiamando il sacrificio di Cristo e la sua resurrezione, sono simboli che esprimono indiscutibilmente la fede cristiana, rileva che l'esposizione nelle sedi istituzionali e nei luoghi pubblici di simboli che richiamano ideologie politiche o fedi religiose, confligge con il principio di laicità dello Stato, cui è informato l'ordinamento giuridico italiano. L'uso di tali simboli introduce, peraltro, sia in una parte di coloro che vi si riconoscono, sia in quelli che si sentono esclusi, sentimenti di estraneità che contrastano con la costruzione di una collettività solidale, tesa ad includere tutti coloro che rispettano i fondamentali principi posti alla base della civile convivenza. Addolora profondamente che, per legittimare l'uso pubblico del crocefisso, strumentalizzandolo a fini di parte, organizzazioni politiche o religiose lo abbiano definito come oggetto di semplice arredamento che richiama meri valori culturali, o addirittura civili.
L'Assembleaosserva che, allorché la croce o il crocefisso sono stati usati come strumenti di identificazione nazionale, sociale o politica, ne sono derivati sanguinosi conflitti nei quali, anche in nome di Dio, sono state perpetrate incredibili nefandezze. In tale contesto, circa la valutazione delle forme appropriate perché la croce o il crocefisso costituiscano effettivo riferimento all'amore di Dio, alla fraternità, all'eguaglianza ed alla dignità delle creature umane, l'Assemblea rivolge vivo appello alla Conferenza Episcopale Italiana ed alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia perché si valuti congiuntamente l'opportunità di affrontare la materia nell'ambito di un aperto confronto ecumenico fondato sull' Evangelo.
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