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La nonviolenza e' in cammino. 726
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 726
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 7 Nov 2003 23:15:05 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 726 dell'8 novembre 2003 Sommario di questo numero: 1. "In fair Verona, where we lay our scene" 2. Assemblea europea delle donne per un'altra Europa in un altro mondo 3. Maria Chiara e Alvise Alba: ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche'... 4. Andrea Cozzo: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 5. Michele Meomartino: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 6. Beppe Pavan: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 7. Giovanni Sarubbi: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 8. Chiediamo a tutti gli enti locali, le biblioteche, le scuole, di abbonarsi alle riviste per la pace e la nonviolenza 9. Maria G. Di Rienzo: il questore e i "disobbedienti". La banalita' della barbarie 10. Enrico Peyretti: un partito per la pace? 11. Stephanie Hiller: guarire le ferite della guerra. Un incontro di donne per la pace 12. Nando Dalla Chiesa: per fatto personale 13. Piercarlo Racca: un 4 novembre di pace a Torino 14. Oggi a Verona 15. Oggi a Viterbo 16. Contro il muro della segregazione, il terrorismo, il razzismo 17. Riletture: Adriana Cavarero, Nonostante Platone 18. Rletture: Diotima, Mettere al mondo il mondo 19. Riletture: Raniero La Valle, Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli 20. Riletture: Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. "IN FAIR VERONA, WHERE WE LAY OUR SCENE" Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena" (certo: Shakespeare, Romeo e Giulietta, il secondo verso del prologo), non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'invocazione che dalla notte dei tempi la coscienza umana lacerata grida: mai piu' guerre, mai piu' omicidi, scelga l'umanita' la convivenza e la solidarieta'. La nonviolenza e' questa radicale interrogazione, questo cammino, questa risposta che e' un cammino, appunto un'assunzione di responsabilita', la verita' in marcia: la nostra comune verita', la verita' che nell'intimo di ogni essere umano geme o ruggisce: anch'io ho diritto a esistere. Quella verita' che suscita quindi per necessaria conseguenza logica ed assiologica l'interdetto che fonda ogni civilta': tu non uccidere. * Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'appello che Lidia Menapace ha avuto la saggezza, la concentrazione e la tenacia di formulare, e argomentare, e sostenere (e lungamente da molti inascoltata, e da molti sovente fraintesa), raccogliendo la riflessione ed elaborando la prassi del movimento delle donne. Il movimento delle donne: la piu' grande luminosa esperienza storica della nonviolenza in cammino, la prova vivente che la nonviolenza puo' cambiare il mondo, farci uscire tutte e tutti da questa preistoria nella luce della nascita e del giorno. La nonviolenza e' questa voce e questo volto, e questo movimento storico esatto ed urgente, che oggi convoca tutte e tutti a un impegno grande di riconoscimento, di inveramento, che alla violenza si opponga, che edifichi la pace, che adempia la speranza e il programma della Ginestra, e del discorso della montagna, e della poetessa di Mitilene. * Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'appello di Erasmo e di Voltaire, di Rosa Luxemburg e Simone Weil, di Bertrand Russell e Martin Buber, di Virginia Woolf e di Hannah Arendt, di Aldo Capitini e Marianella Garcia e Chico Mendes, di Primo Levi e Alex Langer, di Tomaso Serra, di Luce Fabbri, di Clara Bolognani. La nonviolenza che e' persuasione, che e' compresenza, la nonviolenza che e' infinita apertura. * Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: l'appello "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", l'appello di Lidia Menapace che puo' e deve diventare punto di coagulo di tante diverse esperienze e riflessioni, che puo' e deve contribuire alla costruzione di una proposta politica nonviolenta per l'Europa, e di un'Europa che inveri la politica della nonviolenza. Poiche' e' necessaria un'Europa nonviolenta, essa e' anche possibile; poiche' noi fermamente lo crediamo, con cio' stesso noi gia' la facciamo iniziare ad esistere. Certo, il tempo e' poco ed il cammino lungo: e' un buon motivo per non attardarci; certo, moltissimo e' da fare, ma non poco e' gia' stato pensato e fatto. * Possano, le persone che oggi si incontreranno "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", e che siano tante, e diverse, e parimenti disposte all'ascolto e al parlare - cio' di cui consiste l'amicizia, in corale colloquio proporci un passo ulteriore sulla buona via. Di lungi, ma vicino, vicino a voi col cuor (ci sia concessa qui questa stoccata da recitativo secco, che attenui un po' in sorriso la solennita' della presente concione), chi scrive queste righe vi ringrazia e vi saluta. "O brother Montague! give me thy hand" (ibidem, V, III, 296). 2. INCONTRI. ASSEMBLEA EUROPEA DELLE DONNE PER UN'ALTRA EUROPA IN UN ALTRO MONDO [Da Valeria Savoca (per contatti: v.savoca at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo] Quest'anno, all'avvio del forum sociale europeo, il 12 novembre 2003 al Parc de la Bergere, di Bobigny, Parigi, si effettuera' l'assemblea europea per i diritti delle donne. Per la prima volta in Europa piu' di 130 gruppi femministi e altre organizzazioni da 37 paesi s'incontreranno, scambieranno idee e dibatteranno sui diritti e la vita delle donne. A fronte delle politiche neoliberiste e patriarcali che discriminano in primo luogo le donne, lo scopo di questa giornata e' dare un insieme d'informazioni sulla situazione delle donne in Europa; creare networks europei per continuare a lavorare sui temi discussi nell'assemblea; programmare campagne europee coordinate; costruire una piattaforma di istanze; e portare le nostre riflessioni e istanze nel forum sociale europeo. * Programma: - ore 8: registrazione (si consiglia di essere puntuali per evitare code); - ore 9,30: apertura dell'assemblea; - ore 10-13: workshops sui seguenti temi: Donne e guerra; Donne migranti: agenti di trasformazione per un'altra Europa; Lavoro, precarieta', poverta'; Violenza contro le donne; Diriti sociali e riproduttivi; Donne e potere. Un'altra Europa ha bisogno di noi; - Pausa pranzo (possibili pasti poco costosi in loco); - ore 14,30-16: assemble plenaria con restituzione di workshops (15 minuti per workshop su lotte nei divesi paesi, domande, campagne...); - ore 16,15-17,30: dibattito; - 17,30: conclusioni. - ore 18: riunione per il corteo attraverso le strade di Bobigny, con soste in punti simbolici, come il Tribunale in cui 31 anni fa, Marie-Laire Chevalier fu processata per aver fatto un aborto, la Prefettura per le migranti, con canzoni e slogan. La manifestazione raggiungera' il luogo dell'apertura formale del forum sociale europeo a Bobigny. 3. MEMORIA E PROPOSTA. MARIA CHIARA E ALVISE ALBA: CI ABBONIAMO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... ["Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e' di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta". Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Rispondono Maria Chiara e Alvise Alba (per contatti: a.alba at areacom.it). Maria Chiara e Alvise Alba sono impegnati nel Movimento Nonviolento e nel Mir, ed in varie altre esperienze di pace e di solidarieta'; assicurano un importante servizio di segretariato, informazione, formazione e collegamento tra persone amiche della nonviolenza] Ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche' e' la rivista che ci ha introdotto, con il Movimento Nonviolento e il Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir), alla conoscenza della nonviolenza, quando quasi nessuno allora (il nostro primo abbonamento risale a circa venti anni fa) parlava di nonviolenza attiva. Perche' ci ricorda ancor oggi il rigore della nonviolenza, quando questa parola ci pare un po' inflazionata. Perche' mantiene vivo lo spirito alternativo al militare, quando c'e' chi riesce a mettere insieme nonviolenza e accettazione degli eserciti. Perche' e' una rivista laica aperta a tutti i contributi. Perche' e' la rivista fondata da Aldo Capitini che per primo ha introdotto in Italia la nonviolenza. 4. MEMORIA E PROPOSTA. ANDREA COZZO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it). Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano] Per dire la verita', mi sono abbonato ad "Azione nonviolenta" con lo stesso spirito con cui mi sono "abbonato" poi anche a "La nonviolenza e' in cammino" e quindi alla rivista "Satyagraha": perche' la nonviolenza e' conosciuta poco e male e abbisogna di essere sostenuta nel suo sforzo di diffusione, e perche' gli stessi amici della nonviolenza hanno da coltivarsi nella formazione, acquisire informazioni altrimenti negate e costruire canali di comunicazione immediati che permettano di lanciare e raccordare iniziative quotidiane. Giusto per fare una divisione di massima, direi che tra il primo aspetto, che piu' particolarmente e' curato da "Satyagraha", e l'ultimo, al quale, mi pare, e' maggiormente attento il foglio telematico su cui in questo momento sto scrivendo, "Azione nonviolenta" si colloca ad un livello intermedio, cercando di offrirci informazioni relative non solo ad avvenimenti nonviolenti occasionali, ma anche a congiunture e a fatti di incidenza strutturale che possono costituire elementi utili alla riflessione e all'azione - nonche', spesso, incoraggiamento e motivo di speranza in quanto finalmente veniamo a toccare con mano che esperimenti di nonviolenza nel pianeta ce ne sono e non siamo cosi' soli come a volte magari puo' sembrare. Trovo che "Azione nonviolenta" abbia davvero un'importante funzione di collegamento spirituale all'interno del movimento che si ispira al pensiero dei grandi protagonisti della nonviolenza: riesce a farci guardare il mondo attraverso una finestra che solitamente resta chiusa nei nostri mass-media e ci invita ad entrare concretamente e direttamente in gioco. Col suo ritmo lento e cadenzato (ma continuo) che consente, per cosi' dire, sereno distacco e partecipazione ragionata, "Azione nonviolenta" ci fa prendere coscienza, insomma, della "forza della verita'" e delle capacita' che abbiamo noi stessi, sia da soli sia insieme ad altri, di realizzare piccoli atti e pensieri che sconvolgano innanzitutto la nostra vita - e con la nostra quella del mondo. 5. MEMORIA E PROPOSTA. MICHELE MEOMARTINO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Michele Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it). Michele Meomartino e' uno degli infaticabili animatori della Rete nonviolenta dell'Abruzzo] Non solo rinnovero' il mio personale abbonamento alla rivista "Azione nonviolenta", ma aggiungo la notizia di una bella iniziativa della nostra Rete Nonviolenta dell'Abruzzo che finora mi sono astenuto dal pubblicizzare per timore di cadere nell'autoreferenzialita', un male che affligge non poco le nostre realta' associative nel movimento. Per quest'anno, l'amministrazione comunale di Spoltore, una cittadina alle porte di Pescara, su nostra richiesta ha sottoscritto 18 abbonamenti a riviste di pace per la propria biblioteca e ci ha promesso che, per il futuro, acquisteranno per la biblioteca anche libri sulla pace e la nonviolenza, sempre da noi segnalati. Ovviamente, stiamo aspettando buone notizie anche da altre amministrazioni locali... 6. MEMORIA E PROPOSTA. BEPPE PAVAN: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it). Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta del "gruppo uomini" di Pinerolo ed in tante altre esperienze di pace e di solidarieta'] Ho incontrato Gandhi negli anni del liceo: avevo 18 anni nel '65. La sua biografia e "Antiche come le montagne" mi hanno aperto cuore e mente verso un'orizzonte fino ad allora sconosciuto, nonostante fossi in seminario da 8 anni, a studiare da prete. Ne ciclostilai una sintesi di una decina di pagine, che feci circolare tra i miei compagni di studi; senza reazioni apprezzabili, tranne quella di un "superiore" che mi frastorno' con la dottrina teologico-morale del "male minore": che cosa fa un nonviolento di fronte alla minaccia di un'aggressione violenta? Non avevo le risposte e quella teologia non me le offriva. Mi sentivo isolato in quella ricerca: avevo bisogno di compagni di strada, non di maestri polemici e saccenti. Ho lasciato il seminario. Fabbrica, caserma e sindacato hanno poi contribuito, in modi diversi, ad irrobustire il mio desiderio di cercare quelle risposte. Ma piu' avanzavo negli anni, piu' mi rendevo conto che non di risposte avevo bisogno, ma di compagni e compagne di ricerca. Dovevamo trovare le domande giuste e doveva essere un numero via via crescente di uomini e di donne a cercarle e formularle. Questa mi sembrava, e mi sembra ancora oggi, la strada migliore per trovare quelle risposte. Che non possono venire che da noi, tutti e tutte insieme, a mano a mano che avanziamo nella ricerca. Negli anni '70 ho incontrato il femminismo, grazie alla mia compagna e ad alcune donne del sindacato, e negli anni '90 il pensiero della differenza. Mi sembra di aver capito il ruolo del patriarcato: cultura e prassi della dominanza maschile nel mondo, causa originaria della guerra tra i sessi, delle guerre economiche e di potere, delle guerre tout court. Quando il maschio si e' proclamato superiore a chi maschio non e', anche la lotta per la sopravvivenza e' diventata violenza, perche' si e' trasformata in voglia di dominio, di possesso, di accumulo. Ho cominciato a capire che seminario, fabbrica, caserma e sindacato erano stati per me, e continuano ad essere, luoghi di formazione alla maschilita' imperante. La consapevolezza mi ha aiutato a scegliere un percorso diverso per il resto della mia vita, facendomi incontrare nuovi compagni e nuove compagne di ricerca. Cosi' e' nato il Gruppo Uomini: per imparare, collettivamente, a stare nelle relazioni in modo noviolento, cioe' accogliente, rispettoso, compassionevole, verso ogni essere "altro" da me: persone, animali, risorse e ambiente. Per questo la mia gioia e' grande quando incontro altri gruppi di uomini che camminano, ognuno a modo suo, sugli stessi sentieri. Verso quel mondo "altro" che crediamo possibile e che sara' la risposta collettiva alla nostra collettiva domanda. Che c'entra "Azione nonviolenta"? C'entra, c'entra! E' una delle riviste che accompagnano e nutrono questa mia ricerca. Per questo mi abbono ogni anno. 7. MEMORIA E PROPOSTA. GIOVANNI SARUBBI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a tutti i lettori del nostro notiziario - a rinnovare (o sottoscrivere per la prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Giovanni Sarubbi (per contatti: gsarubb at tin.it.). Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)] Mi abbono ad "Azione nonviolenta", la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini. Lo faccio perche' la nonviolenza e' come una pianta delicata, va coltivata con cura, non bisogna farle mancare mai il nutrimento e la necessaria potatura. La nonviolenza e' una pianta che va amata e con l'amore e' capace di dare molti frutti che a loro volta daranno vita ad altre piante altrettanto belle e vitali. La nonviolenza e' una pianta che quando ha messo le sue radici nel cuore delle persone, le mette in profondita', ne permea tutta l'azione ed i comportamenti quotidiani. E "Azione nonviolenta" rappresenta per la nonviolenza il concime e gli strumenti necessari per la sua coltivazione, affinche' la pianta non inaridisca e sappia resistere ai pesticidi e alle piogge acide. Rappresenta un momento per approfondire come si fa non solo a diventare nonviolenti ma anche a continuare ad esserlo per tutta la vita. Nonviolenti non si nasce ma si diventa. La violenza sembra essere la norma della vita pur essendo essa molto piu' difficile da praticare della nonviolenza. Per me la nonviolenza e' stato un punto di arrivo attraverso un percorso molto travagliato. Un punto di arrivo ma anche un nuovo inizio per una vita ed un mondo senza piu' guerre, odio, violenza. Riviste come quella fondata da Aldo Capitini hanno rappresentato un punto di svolta a cui mi e' oggi difficile rinunciare. Ed e' per questo che mi abbono ad "Azione nonviolenta": per continuare ad essere nonviolento con sempre maggior convinzione e passione. 8. INIZIATIVE. CHIEDIAMO A TUTTI GLI ENTI LOCALI, LE BIBLIOTECHE, LE SCUOLE, DI ABBONARSI ALLE RIVISTE PER LA PACE E LA NONVIOLENZA L'iniziativa degli amici della Rete nonviolenta dell'Abruzzo merita di essere estesa in tutta Italia: chiediamo a tutti gli enti locali, a tutte le biblioteche pubbliche, a tutti gli istituti scolastici e le universita', di abbonarsi alle riviste che promuovono la pace e la nonviolenza: da "Azione nonviolenta", a "Qualevita", a "Mosaico di pace", a "Quaderni satyagraha", a numerose altre. Organizziamo comune per comune, provincia per provincia, regione per regione, iniziative in tal senso: scrivendo ai responsabili delle istituzioni, incontrandoli, sollecitandoli a contribuire anche in questo modo a diffondere la cultura della pace ed a migliorare cosi' il servizio pubblico. 9. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: IL QUESTORE E I "DISOBBEDIENTI". LA BANALITA' DELLA BARBARIE [Ringraziamo di cuore Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento, che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] Leggo su "L'Unita'" del 6 novembre, a pagina 9, un'intervista al questore Serra di Anna Tarquini. Giornalista: "Il 4 ottobre qualcuno parlo' di accordi violati. Si disse che le azioni di disturbo erano state concordate e poi invece la polizia e' intervenuta". Questore: "Nei tantissimi colloqui che sono sempre stati vincenti per quel che mi riguarda loro hanno detto: 'Beh noi andiamo avanti e se tutto va bene arriviamo fino alla piazza accanto al palazzo della Conferenza'. E noi abbiamo risposto: 'Si', dopo pero' se voi girate a destra scordatevi di poter passare'. E loro: 'No, ma noi facciamo folklore. Ci servira' per evitare che i nostri facciano azioni piu' violente'. Ma di quel folklore chi se ne importa. E' il folklore successivo, quando le ragazze si levano e arrivano quelli che invece vogliono la violenza. Ecco, con quelli non solo non c'e' accordo, ma chi li conosce. Anzi qualcuno lo si conosce perche' e' andato in galera...". * Ci sono due cose che mi colpiscono come pugni allo stomaco. La prima e' che questore e "disobbedienti" si "conoscono" e "riconoscono" come attori della stessa commedia. Cosa puo' pensare chi legge il brano che ho riportato? Quanta serieta' puo' attribuire alla manifestazione del 4 ottobre a Roma? Secondo queste dichiarazioni essa veniva presentata da rappresentanti degli organizzatori in quei colloqui preliminari come una sceneggiata, come "folklore". * La seconda cosa mi provoca anche la nausea: tale "folklore" servirebbe ad "evitare che i nostri facciano azioni piu' violente". Cioe' dovremmo ringraziarli, perche' se non si mima lo scontro violento poi questo accade sul serio! A quando, allora, le sceneggiate di stupro, di molestia ai bambini ed alle bambine, di caccia all'immigrato? Santo cielo, dovremmo mandarli nelle scuole, ad insegnare questa tecnica meravigliosa! "Lasciati mettere le mani addosso, perche' altrimenti i ragazzi diventano nervosi, capisci, e poi magari ti violentano". * E avrei solo una domanda da fare, umilmente s'intende, a questi geni del folklore. Com'e che dopo aver fatto la sceneggiata gli scontri accadono lo stesso, sul serio? E le persone vengono ferite e umiliate non sul palcoscenico ma nella loro carne e nel loro spirito, che per me sono sacri? 10. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: UN PARTITO PER LA PACE? [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 477 del 15 gennaio 2003 di questo notiziario] Un partito "per" la pace? (Si precisa "per", e non "della" pace). Questa idea e' comparsa in alcuni interventi durante un recentissimo (31 ottobre - 2 novembre) bel convegno, a Camaldoli, sulla "Pacem in terris" di papa Giovanni, del 1963. Si tratta di una pura ipotesi di lavoro (anche se il monastero di Camaldoli e' stato, nella storia del Novecento, luogo creativo di grandi linee di civilta' politica costituzionale). Non e' un'ipotesi da assumere ingenuamente, ne' da trascurare. La pace non e' un settore della politica, ma la sua qualita' generale e il suo criterio principe, che determina tutti i settori della politica. Determina la politica estera, i diritti umani, la democrazia mondiale, la cooperazione tra i popoli, i modelli di difesa dei diritti, ma anche l'economia interna, la scuola, tutte le spese sociali, il lavoro, le amministrazioni locali, tutto il senso della convivenza politica nazionale e planetaria. La pace e' il cuore di una costituzione e di una prassi politica (interna e internazionale) umanamente degna. La pace e' vincolo e prospettiva costituzionale, oppure e' nulla. La pace e' la condizione politica e civile della dignita' umana. La politica, se non e' di pace, non e' politica, non e' l'arte della convivenza umana, ma delitto di potenza. Avere la pace come criterio significa adottare la cultura, l'etica, il metodo della nonviolenza positiva e attiva, in lotta per il superamento storico di tutte le violenze collettive istituite: quella bellica, quella economica, quella culturale. La politica di pace non e' il pacifismo negativo e astensionista, non e' l'insorgere contro le piu' arroganti delle guerre, ma la scelta costitutiva e l'organizzazione politica e giuridica dei mezzi pacifici e nonviolenti positivi nella gestione dei conflitti. "Non e' solo agire per la pace, ma secondo la pace. La traduzione politica non deve diminuire l'ideale, ma arricchirlo di prassi" (ha detto a Camaldoli il filosofo Roberto Mancini). Dal momento che tutti i partiti italiani attuali non assumono la pace come tale, ma come ipotesi periferica, intaccata da eccezioni, senza fedelta' all'assoluto ripudio attivo della guerra, e alla sua sostituzione con i mezzi di lotta nonviolenta, sorge quella ipotesi, di cui e' tutta da valutare la possibilita' e l'opportunita'. Un mio amico intelligente, sicuramente pacifico, di tendenza un poco scettica, a sentire il termine "partito per la pace", mormora quasi tra se': "Finira' per fare la guerra". Ha forse ragione? E' vero che, proprio perche' criterio generale, dovrebbe essere di tutti i partiti davvero civili e democratici. Ma oggi accade il contrario: poiche' nessun partito ha pienamente la pace-nonviolenza come criterio primario e generale, occorrerebbe, forse, proporre l'introduzione programmatica esplicita del criterio. Discutiamone, pro e contro. C'e' una cultura di pace, c'e' un movimento popolare per la pace, benche' discontinuo, non c'e' una politica di pace. Qualche ricercatore sta pensando a stendere un manifesto politico della pace-nonviolenza. La proposta di cui Lidia Menapace e' portavoce, di un'Europa costituzionalmente dotata di neutralita' attiva e disarmata, e' in questa linea. Una proposta diffusa e fermentante ovunque sia capita? oppure una specifica formazione politica? La domanda e' aperta. I partiti verdi hanno in parte deluso, ma, interpretando la sensibilita' sociale al rischio ecologico, hanno tuttavia imposto alla politica e al senso comune (persino nella pubblicita'...) per ora, un'attenzione almeno formale ai problemi dalla natura in pericolo, da salvaguardare. In una ventina d'anni, il movimento ecologista, partito dal niente, ha immesso l'ecologia nell'ordine del giorno politico. Non risolve il problema, ma lo pone definitivamente. Oggi, senza la primaria scelta politica e costituente della pace nonviolenta positiva, cio' che e' da salvaguardare sta diventando, ancor piu' della natura, la sopravvivenza di tutta l'umanita', e la dignita' di ciascuno di noi. 11. INCONTRI. STEPHANIE HILLER: GUARIRE LE FERITE DELLA GUERRA. UN INCONTRO DI DONNE PER LA PACE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione la traduzione di questo articolo di Stephanie Hiller, direttora di "Awakened Woman"] Ci siamo incontrate a S. Francisco, il 22 ottobre, trenta donne messe insieme dalla "Fondazione per la guarigione fra le nazioni". Nel gruppo vi erano, tra le altre, Katrine Michael dall'Iraq, Ada Aharoni da Israele, Rahima Haya dell'Associazione vedove afgane, Rona Popal e Taiba Hosseini della Coalizione donne afgane. La mia amica Elaine Holz ed io abbiamo partecipato come membri del Consiglio delle donne della contea di Sonoma. Bonnie Mansdorf ha introdotto l'incontro, che era stato pensato come un seminario sulla costruzione di pace, dicendo: "Siamo qui per portare un nuovo livello alla costruzione di pace nel mondo, un livello che non e' 'contro' qualcosa, siamo qui per chiamare a noi il potere dell'amore nel guarire il mondo". Abbiamo quindi effettuato la Preghiera mondiale per la pace, momento condotto da due donne della World Peace Society. La Preghiera mondiale per la pace ha avuto origine in Giappone nel 1955 e ricorda le 194 nazioni della Terra in una semplice invocazione: "Possa la pace prevalere sulla Terra". Le nazioni vengono rappresentate dalle loro bandiere; la preghiera ha l'effetto di centrare l'attenzione sull'intera comunita' globale, ed e' molto coinvolgente. Dopo di che, in cerchio, ci siamo presentate ed abbiamo condiviso le ragioni che ci avevano portate all'incontro. * Ada Aharoni, che e' nata in Egitto, ha parlato di quel giorno nel 1948 in cui a tutti gli ebrei egiziani fu detto di lasciare l'Egitto. La sua migliore amica non voleva lasciarla partire, e si stringeva a lei piangendo, convinta che tutto si sarebbe risolto, ma il padre di Ada sapeva che era meglio prendere la minaccia sul serio. Piu' tardi, quando viveva in Israele, durante la guerra dei sei giorni Ada penso' che il proprio figlio avrebbe potuto uccidere il figlio della sua migliore amica. Allora le scrisse una poesia, ma non aveva modo di spedirgliela, perche' non c'era servizio postale per l'Egitto. Ada spedi' la lettera alla propria madre, che viveva a Parigi, e quest'ultima la giro' alla moglie del primo ministro egiziano, la quale riusci' a farla arrivare nelle mani giuste. A questo punto, Ada comincio' a scrivere numerose lettere all'Egitto, formando un'organizzazione chiamata "Ponte". Quando Sadat negozio' la pace con Israele, riconobbe pubblicamente che le lettere di Ada e delle altre donne del "Ponte" erano state una delle ragioni per negoziare. Rona Popal ha detto che capisce bene la sofferenza in Palestina ed Israele, perche' e' lo stesso dolore che da tre generazioni affligge l'Afghanistan: "Il mio sogno e' mobilitare tutte le donne per la pace". Katrine Michael ha narrato degli anni che ha speso come attivista per la liberta', a partire dal Nord Africa nel 1982. Torno' in Iraq per protestare contro la guerra al Kuwait, incitando i giovani a disertare dall'esercito. E' stata una vittima delle armi chimiche: rimase cieca per tre giorni e ancora oggi ha problemi di vista. "Io spero che un giorno avremo milioni di incontri come questo, con la liberta' di tenerli. La pace non comincia dai governi, ma da noi". Quindi ci ha cantato una canzone in aramaico, una canzone che parlava di una madre che aspetta il ritorno del figlio, e si chiede se e' ancora vivo. Rahima Haya ci ha raccontato delle "coperte della pace" che ha consegnato a Kabul (si tratta di "quilt", coperte formate da quadretti diversi tessuti e/o dipinti e ricamati da donne statunitensi che hanno aderito al progetto "Peaceroots Alliance" - ndt). "La gente era cosi' felice di riceverle! Ed io ero piena di gioia nel poter raccontare loro delle nostre amiche statunitensi che vogliono la pace". Ilana Berger, che lavora al Centro Pace di San Jose', ha parlato piangendo. Sembrava che la stanza si fosse riempita dai nostri sentimenti condivisi sulla sofferenza del mondo. Taiba Hosseini ha narrato di quel giorno nella sua casa a Kabul, mentre stringeva a se' le figlie bambine per proteggerle e le pallottole fischiavano dappertutto, entrando dalle finestre. "In quel momento decisi di andarmene. Ci dirigemmo ad un campo profughi, e poi siamo venute qui. Abbiamo sofferto molto. Non e' facile perdere la propria casa. Voi ci date conforto, quando condividete i nostri sentimenti. Io credo che dovremmo creare un network mondiale di donne per la pace". Taiba e' diventata assistente per la salute mentale della comunita' afgana residente a Freemont (California). Infine, Bonnie Mansdorf ci ha parlato del potere della narrazione, e dell'importanza di incontrarsi viso a viso: "C'e' un tremendo ammontare di dolore, in questa stanza, e di vergogna per il fatto di provare dolore. Come maneggiamo questo grande paradosso, il provare amore e dolore simultaneamente?". Il padre di Bonnie era un sopravvissuto alla Shoah. Bonnie fu concepita in Germania, ma nacque a New York dove la sua famiglia era fuggita. La sofferenza, lei ha detto, e' un seme che puo' diventare un dono: "Possiamo usare il nostro dolore per creare qualcosa di nuovo". Dorothy Gray, scrittrice ed organizzatrice dell'incontro, ci ha letto un suo bellissimo pezzo sulla pace, e poi ha detto: "Quando parliamo di pace, stiamo parlando della nostra sopravvivenza". * Nel pomeriggio abbiamo parlato della violenza contro le donne, un tema ricorrente nei racconti delle donne afgane, e delle potenzialita' delle donne nel creare la pace. Katrine ha detto: "Abbiamo bisogno di leggi a sostegno delle donne, e di prevenzione della violenza domestica. Abbiamo bisogno di piu' ong formate da donne che si occupino delle donne. E abbiamo bisogno di educare i nostri bambini alla pace, perche' vedono e sperimentano violenza ovunque". Ada ci ha rese partecipi del progetto di una tv satellitare delle donne, e Rona ci ha spiegato quanto si sentiva benedetta per aver avuto la possibilita' di condividere con noi le esperienze del popolo afgano. Al termine abbiamo celebrato la profonda solidarieta' nata fra noi. * Per maggiori informazioni sulla Preghiera mondiale per la pace: www.worldpeace.org Per maggiori informazioni sull'organizzazione "Fondazione per la guarigione fra le nazioni: www.healingamongnations.org 12. RIFLESSIONE. NANDO DALLA CHIESA: PER FATTO PERSONALE [Ringraziamo gli amici di "Italia Democratica" (per contatti: italiademocratica at virgilio.it) per averci trasmesso questo intervento di di Nando Dalla Chiesa apparso su "L'Unita'" del 7 novembre 2003. Nando Dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando Dalla Chiesa segnaliamo particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto, Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie, Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini & Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando Dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli] Per fatto personale. Per fatto personale il parlamento ha fatto la discussione piu' politica dell'intera legislatura. In ventiquattro ore ha dibattuto della mafia e dello Stato, della politica e dei processi, delle impunita' e delle persecuzioni, di tangentopoli e dell'onore dei partiti. Il teatro della democrazia che manda in scena tanto spesso interrogazioni di quartiere e leggine di favore si e' come sollevato, facendo uscire dalle sue viscere terrene la storia e la memoria. E ha provato a riscrivere la prima e la seconda. Con le cose vere e con le cose false. Con gli applausi e i silenzi, le facce contrite e le risate beffarde (stampate su qualche viso, ci credereste?, anche al termine dell'elenco dei morti ammazzati di mafia). Fatto personale di Luciano Violante. Fatto personale di Giulio Andreotti. E fatti personali di tanti deputati e senatori per i quali anche la vita in un partito e' - giustamente - un fatto personale, anche la rivincita sui censori di tempi lontani lo e'; e anche quell'ossessionante rapporto di potere tra partiti e giudici, cambiato in un amen nei vortici dei primi anni novanta. * Forse per questo ieri la rappresentazione che al Senato dava di se' una intera classe di governo (antica e nuova) sembrava quella di una signora o di un signore assai sformati che incontrino, per miracolo, lo specchio dei loro sogni; lo specchio magico che restituisce a tutti snellezza e armonie. Come si guardavano - e con quale compiacimento - in quello specchio magico, ossia nella assoluzione di Giulio Andreotti, i tanti titolari dei corpi sformati di partito. Lo applaudivano e intanto "si" applaudivano. Sempre piu' forte, passando dallo specchio a se medesimi. Per dire che la mafia non ha rapporti con la politica, che la vendemmia tangentizia non c'e' mai stata, che e' finita la stagione delle colpe e delle vergogne. Non perche' esse siano state abiurate. Semplicemente perche' non ci sono mai state. Solo favole raccontate da pifferai malvagi scesi un di' dai boschi e messi finalmente in fuga. Assolto, assoluzione, lo avevamo sempre detto, l'uso politico della magistratura, la cultura giacobina dello Stato. Fatto personale. Ha parlato, Giulio Andreotti. E ha raccontato la sua versione. Gerardo Chiaromonte piu' signore e corretto di Violante, come presidente dell'Antimafia, benche' pure lui comunista. Falcone, Ayala e la diffidenza per certi pentiti, come quel Pellegriti che aveva cercato di mettere di mezzo lui e Salvo Lima e che venne incriminato subito per falsa testimonianza. Salvo Lima, certo: non una parola su di lui, se non che la sua amicizia, testualmente, non gli "sconsiglio'" a cavallo degli anni novanta di produrre una legislazione assai severa verso i mafiosi; anzi, tanto severa che a una parte di essa anche Violante si oppose per ragione di lese garanzie. * Esemplare, recitavano in molti. Lei e' un esempio, si complimentavano compunti con Andreotti. L'Italia che si guardava in quello specchio si trovava perfetta. Perfetta perche' assolta in tribunale. Anzi., piu' che perfetta: esemplare. Certo: Andreotti esempio di senatore a vita che, a differenza dell'amico Cossiga, sta in aula, ascolta, prende appunti e interviene. Andreotti esempio di imputato che, a differenza di Berlusconi e Previti, non si fa le leggi a sua misura, non si sottrae ai processi e si difende in tribunale. * Pero', come cambia il senso delle parole. Ricordo l'esempio di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato scelto dalla Banca d'Italia a difendere gli interessi dei risparmiatori di fronte alla potenza mafiosa finanziaria e piduista di Michele Sindona, l'uomo che lo avrebbe fatto assassinare. Si', proprio quel Sindona definito da Andreotti "salvatore della lira" e poi rimasto in contatto con il suo protettore, presidente del consiglio, mentre era latitante in America, inseguito dalla giustizia italiana. Ebbe la medaglia d'oro al valor civile, Giorgio Ambrosoli. Oggi sono esemplari tutti e due. L'amico di Sindona e la vittima di Sindona. Pari opportunita', please. Medaglie d'oro e anche funerali: una fila sconvolgente, perche' magistrati e forze dell'ordine (non tutti, ma molti si') il loro dovere lo hanno veramente fatto. Per uno scherzo del destino, una coincidenza inaspettata anzi, ieri mattina il dibattito sul terrorismo era piu' volte sfociato proprio nell'invito appassionato a non dimenticare le vittime del dovere dopo qualche tempo. Ecco fatto. Tre ore, quattro ore erano trascorse in quella stessa aula e gia' l'esempio non erano piu' loro che si erano battuti - i donchisciotte, i guasconi, i protagonisti - contro la mafia. Esempio era diventato il referente politico di chi prendeva per certo, ossia stando alle sentenze, i voti della mafia. Colui che per certo, ossia secondo sentenza, aveva avuto rapporti diretti con gli uomini di Cosa nostra. Non basta dire che non era reato. Bisogna dire di piu' ormai: esemplare. Perche' sia specchio di un paese senza piu' debiti con la sua coscienza. * Per fatto personale. L'ho sentita, l'ho sentita anch'io, la voce di Andreotti incrinarsi quando, parlando infine del "doppio macigno di infamanti accuse", ha ringraziato i colleghi deputati e senatori che "non mi hanno mai fatto sentire solo". E poiche' in ciascuno di noi vi e' (per fortuna, direi) una irriducibile riserva di amore verso il prossimo, di pietas che mai si inaridisce, ho avvertito in me (non mi vergogno a dirlo) un inizio di compassione. Poi e' stato come se la memoria mi tirasse in pieno viso uno schiaffo da far male. Mi sono rivisto ventun anni fa inginocchiato accanto a un telefono alla notizia che avevano ucciso il prefetto di Palermo. E ho pensato ad altro, ho riavuto altra compassione. Mi sono rivisto mentre ascoltavo e mentre leggevo, prima e dopo la morte. Ho rivisto le frasi, la grafia minuta, il diario. "Gli andreottiani ci sono dentro fino al collo". "La famiglia politica piu' inquinata del luogo", scritto su tanto di carta intestata al presidente del Consiglio Spadolini, con riferimento proprio a quella corrente andreottiana che lo andava pubblicamente ostacolando. Una lettera disperata. E il passo sconvolgente del suo diario sul suo incontro (primi di aprile dell'82) con il leader democristiano, che al processo ribattera', irridente, "Mi avra' confuso con qualcun altro". E poi lo scrupolo politico e morale, etico e civile, del leader massimo della corrente di Salvo Lima e dei cugini Nino e Ignazio Salvo (mai conosciuti, per carita') dopo l'assassinio del prefetto. Se e' vero, come si e' detto ieri parlando di terrorismo, che le parole sono pietre e addirittura, a volte, possono essere pallottole, ecco le parole di Andreotti ai suoi uomini in Sicilia dopo il delitto: "Voi democristiani siciliani siete forti e per questo dicono male di voi. Se foste deboli nessuno si curerebbe di voi. Respingiamo il falso moralismo di chi ha la bava alla bocca mentre rafforzate le vostre posizioni ad ogni elezione". Applausi, un uragano di applausi. Durante il quale il leader venuto da Roma invito' anche i presenti a "smitizzare" Dalla Chiesa. * Per fatto personale. Parlava ieri, Andreotti, e citava il delitto e il processo Dalla Chiesa. Ma tutto questo - immagini, parole, ambienti, dolore - in cio' che lui diceva non c'entrava neanche di striscio. Questi erano ricordi esclusivamente miei, di me che mi stavo anche commuovendo per lui sotto l'incalzare della buriana che tutto rovescia, tutto travolge, pretendendo di riscrivere la storia. Avrei voluto allora parlare anch'io per fatto personale. Mai, venti anni fa, quando accusai Andreotti - politicamente, culturalmente, si intende, e un decennio prima delle procure -, mai avrei immaginato di vivere questi momenti in parlamento. Non io che gridavo le mie ragioni, ma lui che rivendicava la sua innocenza, anche politica, nel mio assoluto silenzio regolamentare. Gia', formalmente nessuno mi aveva offeso, quale fatto personale potevo invocare? Ne' potevo parlare a nome della Margherita, trattandosi per l'appunto... di un fatto personale. Esemplare, il vecchio leader. Lo so, lo so: almeno da un certo punto in poi, non ha commesso reati. Eppure io ricordo quell'intervista fattagli alla festa dell'Amicizia da Giampaolo Pansa pochi giorni dopo il delitto. Ma lei, gli chiese Pansa, non prova come dirigente storico di un partito di governo, "anche un senso di colpa" (non di piu', badate!) di fronte all'Italia di Sindona e delle morti di Pecorelli, di Ambrosoli, di Calvi, di Moro, di Dalla Chiesa? Andreotti, l'Andreotti che (giustamente) ci ha chiesto di distinguere responsabilita' penale da responsabilita' politica, rispose brutalmente: "Nemmeno un poco". E quando Pansa gli accenno' ai troppi funerali di morti ammazzati in Sicilia, non rammento ora se chiedendogli anche perche' lui non fosse andato ai funerali del prefetto di Palermo, il leader democristiano rispose cosi': "Preferisco andare ai battesimi". Il pubblico rideva e applaudiva. Applaudiva lo specchio di un'Italia senza colpe e senza vergogne dove pero' gli uomini dello Stato cadevano come birilli. Scusatemi, scusatemi davvero se ve l'ho raccontato. Anch'io, lo ammetto, per fatto personale. 13. INIZIATIVE. PIERCARLO RACCA: UN 4 NOVEMBRE DI PACE A TORINO [Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca at libero.it) per questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace] Dalle 17,30 alle 18,30 a Torino in piazza castello si e' svolta una piccola manifestazione per ricordare che il 4 novembre non e' festa ma lutto. E' stato creato un ampio cerchio con dei lumini rossi, una trentina di persone si sono disposte a cerchio con svariati cartelli tendenti a ricordare che il 4 novembre non e' festa ma lutto, che gli eserciti sono gli strumenti delle guerre, che ci furono oltre 10 milioni di morti nella prima guerra mondiale, e poi fu anche anche peggio. Un mazzo di fiori e' stato posto al centro del cerchio dove e' anche stata issata una bandiera della pace. Centinaia di volantini sono stati distribuiti ai passanti. La manifestazione e' stata molto visibile, intensa, partecipata. Questa manifestazione organizzata dal Movimento Internazionale della Riconciliazione e dal Movimento Nonviolento con l'adesione di Pax Christi e' la testimonianza vivente che non siamo tutti omologati al pensiero unico del nostro presidente della Repubblica, del nostro attuale presidente del consiglio e di chi l'ha preceduto, tutti allineati ad aumentare le spese militari e glorificare le forze armate. 14. INIZIATIVE. OGGI A VERONA Si svolge oggi, sabato 8 novembre, a Verona l'incontro sulla proposta promossa da Lidia Menapace e dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", per tradurla in un appello e un'iniziativa. Il luogo dell'incontro dell'8 novembre a Verona e' la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno); l'orario dell'incontro e' dalle ore 11 alle ore 16. Lidia Menapace sara' li' fin dalle ore 10, per poterci parlare insieme anche di altro. Per arrivare alla Casa per la nonviolenza: dalla stazione ferroviaria prendere l'autobus n. 61, direzione centro, scendere alla fermata di via Da Vico, subito dopo il Ponte Risorgimento; chi arriva in macchina deve uscire al casello di Verona Sud, seguire la direzione centro fino a Porta Nuova, poi a sinistra lungo la circonvallazione interna fino a Porta San Zeno. Per ulteriori informazioni e contatti: Casa per la nonviolenza, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org 15. INIZIATIVE. OGGI A VITERBO Si conclude oggi, sabato 8 novembre, a Viterbo la serie di iniziative "La pace e il dialogo non sono un'utopia", con la partecipazione di mons. Lorenzo Chiarinelli, don Alberto Canuzzi, Miguel Alvarez, don Maurizio Boa, padre Alex Zanotelli, rappresentanti di Christian Peacemaker Teams, don Lush Gjergji, Alberto Capannini, mons. Giorgio Biguzzi, mons. Samuel Ruiz Garcia, don Oreste Benzi, don Albino Bizzotto, Ettore Masina, padre Angelo Cavagna, Daniele Aronne. Per informazioni: segreteria organizzativa presso l'associazione "Viterbo con amore", via Cavour 97, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761220168, cell. 349.4419638, e-mail: viterboconamore at libero.it 16. INIZIATIVE. CONTRO IL MURO DELLA SEGREGAZIONE, IL TERRORISMO, IL RAZZISMO Nell'anniversario della caduta del muro di Berlino su invito delle associazioni umanitarie palestinesi si svolgono in questi giorni in varie parti del mondo e anche d'Italia iniziative contro il muro della segregazione voluto dal governo Sharon; iniziative che per essere rigorose, persuasive e adeguate devono essere altresi' contro il terrorismo e contro il razzismo, devono essere per la pace e il dialogo, devono affermare i diritti inalienabili tanto del popolo palestinese quanto di quello israeliano, devono sostenere un processo di pace che passa oggi attraverso il riconoscimento dell'esistenza di due popoli in due stati, entrambi sovrani, entrambi sicuri. 17. RILETTURE. ADRIANA CAVARERO: NONOSTANTE PLATONE Adriana Cavarero, Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma 1990, 1991, pp. 142, lire 22.000. Una fine meditazione svolta attraverso l'acuta analisi di alcune figure femminili nella filosofia antica. 18. RILETTURE. DIOTIMA: METTERE AL MONDO IL MONDO Diotima, Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 216, lire 20.000. Una stupenda raccolta di saggi di pensatrici della, o vicine alla, comunita' filosofica femminile di Diotima. 19. RILETTURE. RANIERO LA VALLE, LINDA BIMBI: MARIANELLA E I SUOI FRATELLI Raniero La Valle, Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983, pp. 224. La storia di Marianella Garcia Villas, martire nonviolenta assassinata in Salvador nel 1983. Un libro che continuiamo a raccomandare. 20. RILETTURE. ELEONORA MISSANA: L'ETICA NEL PENSIERO CONTEMPORANEO Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo, Paravia, Torino 2000, pp. 212, lire 19.000. Un'agile e puntuale introduzione con un'utile antologia delle autrici e degli autori piu' rilevanti. 21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 726 dell'8 novembre 2003
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