La nonviolenza e' in cammino. 726



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 726 dell'8 novembre 2003

Sommario di questo numero:
1. "In fair Verona, where we lay our scene"
2. Assemblea europea delle donne per un'altra Europa in un altro mondo
3. Maria Chiara e Alvise Alba: ci abboniamo ad "Azione nonviolenta"
perche'...
4. Andrea Cozzo: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
5. Michele Meomartino: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
6. Beppe Pavan: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
7. Giovanni Sarubbi: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
8. Chiediamo a tutti gli enti locali, le biblioteche, le scuole, di
abbonarsi alle riviste per la pace e la nonviolenza
9. Maria G. Di Rienzo: il questore e i "disobbedienti". La banalita' della
barbarie
10. Enrico Peyretti: un partito per la pace?
11. Stephanie Hiller: guarire le ferite della guerra. Un incontro di donne
per la pace
12. Nando Dalla Chiesa: per fatto personale
13. Piercarlo Racca: un 4 novembre di pace a Torino
14. Oggi a Verona
15. Oggi a Viterbo
16. Contro il muro della segregazione, il terrorismo, il razzismo
17. Riletture: Adriana Cavarero, Nonostante Platone
18. Rletture: Diotima, Mettere al mondo il mondo
19. Riletture: Raniero La Valle, Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli
20. Riletture: Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo
21. La "Carta" del Movimento Nonviolento
22. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. "IN FAIR VERONA, WHERE WE LAY OUR SCENE"
Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma
fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di
entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza,
in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena" (certo:
Shakespeare, Romeo e Giulietta, il secondo verso del prologo), non soltanto
promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'invocazione che dalla
notte dei tempi la coscienza umana lacerata grida: mai piu' guerre, mai piu'
omicidi, scelga l'umanita' la convivenza e la solidarieta'.
La nonviolenza e' questa radicale interrogazione, questo cammino, questa
risposta che e' un cammino, appunto un'assunzione di responsabilita', la
verita' in marcia: la nostra comune verita', la verita' che nell'intimo di
ogni essere umano geme o ruggisce: anch'io ho diritto a esistere. Quella
verita' che suscita quindi per necessaria conseguenza logica ed assiologica
l'interdetto che fonda ogni civilta': tu non uccidere.
*
Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma
fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di
entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza,
in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non
soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'appello che
Lidia Menapace ha avuto la saggezza, la concentrazione e la tenacia di
formulare, e argomentare, e sostenere (e lungamente da molti inascoltata, e
da molti sovente fraintesa), raccogliendo la riflessione ed elaborando la
prassi del movimento delle donne. Il movimento delle donne: la piu' grande
luminosa esperienza storica della nonviolenza in cammino, la prova vivente
che la nonviolenza puo' cambiare il mondo, farci uscire tutte e tutti da
questa preistoria nella luce della nascita e del giorno.
La nonviolenza e' questa voce e questo volto, e questo movimento storico
esatto ed urgente, che oggi convoca tutte e tutti a un impegno grande di
riconoscimento, di inveramento, che alla violenza si opponga, che edifichi
la pace, che adempia la speranza e il programma della Ginestra, e del
discorso della montagna, e della poetessa di Mitilene.
*
Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno presso la Casa
per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la
nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello
rispondono: all'appello di Erasmo e di Voltaire, di Rosa Luxemburg e Simone
Weil, di Bertrand Russell e Martin Buber, di Virginia Woolf e di Hannah
Arendt, di Aldo Capitini e Marianella Garcia e Chico Mendes, di Primo Levi e
Alex Langer, di Tomaso Serra, di Luce Fabbri, di Clara Bolognani.
La nonviolenza che e' persuasione, che e' compresenza, la nonviolenza che e'
infinita apertura.
*
Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno "nella bella
Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello,
ma a un appello rispondono: l'appello "per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", l'appello di Lidia
Menapace che puo' e deve diventare punto di coagulo di tante diverse
esperienze e riflessioni, che puo' e deve contribuire alla costruzione di
una proposta politica nonviolenta per l'Europa, e di un'Europa che inveri la
politica della nonviolenza.
Poiche' e' necessaria un'Europa nonviolenta, essa e' anche possibile;
poiche' noi fermamente lo crediamo, con cio' stesso noi gia' la facciamo
iniziare ad esistere. Certo, il tempo e' poco ed il cammino lungo: e' un
buon motivo per non attardarci; certo, moltissimo e' da fare, ma non poco e'
gia' stato pensato e fatto.
*
Possano, le persone che oggi si incontreranno "nella bella Verona, dove
poniamo la nostra scena", e che siano tante, e diverse, e parimenti disposte
all'ascolto e al parlare - cio' di cui consiste l'amicizia, in corale
colloquio proporci un passo ulteriore sulla buona via.
Di lungi, ma vicino, vicino a voi col cuor (ci sia concessa qui questa
stoccata da recitativo secco, che attenui un po' in sorriso la solennita'
della presente concione), chi scrive queste righe vi ringrazia e vi saluta.
"O brother Montague! give me thy hand" (ibidem, V, III, 296).

2. INCONTRI. ASSEMBLEA EUROPEA DELLE DONNE PER UN'ALTRA EUROPA IN UN ALTRO
MONDO
[Da Valeria Savoca (per contatti: v.savoca at tiscali.it) riceviamo e
diffondiamo]

Quest'anno, all'avvio del forum sociale europeo, il 12 novembre 2003 al Parc
de la Bergere, di Bobigny, Parigi, si effettuera' l'assemblea europea per i
diritti delle donne.
Per la prima volta in Europa piu' di 130 gruppi femministi e altre
organizzazioni da 37 paesi s'incontreranno, scambieranno idee e dibatteranno
sui diritti e la vita delle donne.
A fronte delle politiche neoliberiste e patriarcali che discriminano in
primo luogo le donne, lo scopo di questa giornata e' dare un insieme
d'informazioni sulla situazione delle  donne in Europa; creare  networks
europei per continuare a lavorare sui temi discussi nell'assemblea;
programmare campagne europee coordinate; costruire una piattaforma di
istanze; e portare le nostre riflessioni e istanze nel forum sociale
europeo.
*
Programma:
- ore 8: registrazione (si consiglia di essere puntuali per evitare code);
- ore 9,30: apertura dell'assemblea;
- ore 10-13: workshops sui seguenti temi: Donne e guerra; Donne migranti:
agenti di trasformazione per un'altra Europa; Lavoro, precarieta', poverta';
Violenza contro le donne; Diriti sociali e riproduttivi; Donne e potere.
Un'altra Europa ha bisogno di noi;
- Pausa pranzo (possibili pasti poco costosi in loco);
- ore 14,30-16: assemble plenaria con restituzione di workshops (15 minuti
per workshop su lotte nei divesi paesi, domande, campagne...);
- ore 16,15-17,30: dibattito;
- 17,30: conclusioni.
- ore 18: riunione per il corteo attraverso le strade di Bobigny, con soste
in punti simbolici, come il Tribunale in cui 31 anni fa, Marie-Laire
Chevalier fu processata per aver fatto un aborto, la Prefettura per le
migranti, con canzoni e slogan. La manifestazione raggiungera' il luogo
dell'apertura formale del forum sociale europeo a Bobigny.

3. MEMORIA E PROPOSTA. MARIA CHIARA E ALVISE ALBA: CI ABBONIAMO AD "AZIONE
NONVIOLENTA" PERCHE'...
["Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento
fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per
tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e'
di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite
bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso
BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB
11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona,
specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta".
Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Rispondono Maria Chiara
e Alvise Alba (per contatti: a.alba at areacom.it). Maria Chiara e Alvise Alba
sono impegnati nel Movimento Nonviolento e nel Mir, ed in varie altre
esperienze di pace e di solidarieta'; assicurano un importante servizio di
segretariato, informazione, formazione e  collegamento tra persone amiche
della nonviolenza]

Ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche' e' la rivista che ci ha
introdotto, con il Movimento Nonviolento e il Movimento Internazionale della
Riconciliazione (Mir), alla conoscenza della nonviolenza, quando quasi
nessuno allora (il nostro primo abbonamento risale a circa venti anni fa)
parlava di nonviolenza attiva.
Perche' ci ricorda ancor oggi il rigore della nonviolenza, quando questa
parola ci pare un po' inflazionata.
Perche' mantiene vivo lo spirito alternativo al militare, quando c'e' chi
riesce a mettere insieme nonviolenza e accettazione degli eserciti.
Perche' e' una rivista laica aperta a tutti i contributi.
Perche' e' la rivista fondata da Aldo Capitini che per primo ha introdotto
in Italia la nonviolenza.

4. MEMORIA E PROPOSTA. ANDREA COZZO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Andrea Cozzo
(per contatti: acozzo at unipa.it). Andrea Cozzo e' docente universitario di
cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita'
didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano]

Per dire la verita', mi sono abbonato ad "Azione nonviolenta" con lo stesso
spirito con cui mi sono "abbonato" poi anche a "La nonviolenza e' in
cammino" e quindi alla rivista "Satyagraha": perche' la nonviolenza e'
conosciuta poco e male e abbisogna di essere sostenuta nel suo sforzo di
diffusione, e perche' gli stessi amici della nonviolenza hanno da coltivarsi
nella formazione, acquisire informazioni altrimenti negate e costruire
canali di comunicazione immediati che permettano di lanciare e raccordare
iniziative quotidiane.
Giusto per fare una divisione di massima, direi che tra il primo aspetto,
che piu' particolarmente e' curato da "Satyagraha", e l'ultimo, al quale, mi
pare, e' maggiormente attento il foglio telematico su cui in questo momento
sto scrivendo, "Azione nonviolenta" si colloca ad un livello intermedio,
cercando di offrirci informazioni relative non solo ad avvenimenti
nonviolenti occasionali, ma anche a congiunture e a fatti di incidenza
strutturale che possono costituire elementi utili alla riflessione e
all'azione - nonche', spesso, incoraggiamento e motivo di speranza in quanto
finalmente veniamo a toccare con mano che esperimenti di nonviolenza nel
pianeta ce ne sono e non siamo cosi' soli come a volte magari puo' sembrare.
Trovo che "Azione nonviolenta" abbia davvero un'importante funzione di
collegamento spirituale all'interno del movimento che si ispira al pensiero
dei grandi protagonisti della nonviolenza: riesce a farci guardare il mondo
attraverso una finestra che solitamente resta chiusa nei nostri mass-media e
ci invita ad entrare concretamente e direttamente in gioco.
Col suo ritmo lento e cadenzato (ma continuo) che consente, per cosi' dire,
sereno distacco e partecipazione ragionata, "Azione nonviolenta" ci fa
prendere coscienza, insomma, della "forza della verita'" e delle capacita'
che abbiamo noi stessi, sia da soli sia insieme ad altri, di realizzare
piccoli atti e pensieri che sconvolgano innanzitutto la nostra vita - e con
la nostra quella del mondo.

5. MEMORIA E PROPOSTA. MICHELE MEOMARTINO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Michele
Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it). Michele Meomartino
e' uno degli infaticabili animatori della Rete nonviolenta dell'Abruzzo]

Non solo rinnovero' il mio personale abbonamento alla rivista "Azione
nonviolenta", ma aggiungo la notizia di una bella iniziativa della nostra
Rete Nonviolenta dell'Abruzzo che finora mi sono astenuto dal pubblicizzare
per timore di cadere nell'autoreferenzialita', un male che affligge non poco
le nostre realta' associative nel movimento. Per quest'anno,
l'amministrazione comunale di Spoltore, una cittadina alle porte di Pescara,
su nostra richiesta ha sottoscritto 18 abbonamenti a riviste di pace per la
propria biblioteca e ci ha promesso che, per il futuro, acquisteranno per la
biblioteca anche libri sulla pace e la nonviolenza, sempre da noi segnalati.
Ovviamente, stiamo aspettando buone notizie anche da altre amministrazioni
locali...

6. MEMORIA E PROPOSTA. BEPPE PAVAN: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Beppe Pavan
(per contatti: carlaebeppe at libero.it). Beppe Pavan e' impegnato nella
bellissima esperienza nonviolenta del "gruppo uomini" di Pinerolo ed in
tante altre esperienze di pace e di solidarieta']

Ho incontrato Gandhi negli anni del liceo: avevo 18 anni nel '65. La sua
biografia e "Antiche come le montagne" mi hanno aperto cuore e mente verso
un'orizzonte fino ad allora sconosciuto, nonostante fossi in seminario da 8
anni, a studiare da prete. Ne ciclostilai una sintesi di una decina di
pagine, che feci circolare tra i miei compagni di studi; senza reazioni
apprezzabili, tranne quella di un "superiore" che mi frastorno' con la
dottrina teologico-morale del "male minore": che cosa fa un nonviolento di
fronte alla minaccia di un'aggressione violenta? Non avevo le risposte e
quella teologia non me le offriva. Mi sentivo isolato in quella ricerca:
avevo bisogno di compagni di strada, non di maestri polemici e saccenti. Ho
lasciato il seminario.
Fabbrica, caserma e sindacato hanno poi contribuito, in modi diversi, ad
irrobustire il mio desiderio di cercare quelle risposte. Ma piu' avanzavo
negli anni, piu' mi rendevo conto che non di risposte avevo bisogno, ma di
compagni e compagne di ricerca.
Dovevamo trovare le domande giuste e doveva essere un numero via via
crescente di uomini e di donne a cercarle e formularle. Questa mi sembrava,
e mi sembra ancora oggi, la strada migliore per trovare quelle risposte. Che
non possono venire che da noi, tutti e tutte insieme, a mano a mano che
avanziamo nella ricerca.
Negli anni '70 ho incontrato il femminismo, grazie alla mia compagna e ad
alcune donne del sindacato, e negli anni '90 il pensiero della differenza.
Mi sembra di aver capito il ruolo del patriarcato: cultura e prassi della
dominanza maschile nel mondo, causa originaria della guerra tra i sessi,
delle guerre economiche e di potere, delle guerre tout court. Quando il
maschio si e' proclamato superiore a chi maschio non e', anche la lotta per
la sopravvivenza e' diventata violenza, perche' si e' trasformata in voglia
di dominio, di possesso, di accumulo.
Ho cominciato a capire che seminario, fabbrica, caserma e sindacato erano
stati per me, e continuano ad essere, luoghi di formazione alla maschilita'
imperante. La consapevolezza mi ha aiutato a scegliere un percorso diverso
per il resto della mia vita, facendomi incontrare nuovi compagni e nuove
compagne di ricerca.
Cosi' e' nato il Gruppo Uomini: per imparare, collettivamente, a stare nelle
relazioni in modo noviolento, cioe' accogliente, rispettoso,
compassionevole, verso ogni essere "altro" da me: persone, animali, risorse
e ambiente. Per questo la mia gioia e' grande quando incontro altri gruppi
di uomini che camminano, ognuno a modo suo, sugli stessi sentieri. Verso
quel mondo "altro" che crediamo possibile e che sara' la risposta collettiva
alla nostra collettiva domanda.
Che c'entra "Azione nonviolenta"? C'entra, c'entra! E' una delle riviste che
accompagnano e nutrono questa mia ricerca. Per questo mi abbono ogni anno.

7. MEMORIA E PROPOSTA. GIOVANNI SARUBBI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Risponde Giovanni
Sarubbi (per contatti: gsarubb at tin.it.). Giovanni Sarubbi, amico della
nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, dirige l'eccellente
rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)]

Mi abbono ad "Azione nonviolenta", la rivista mensile del Movimento
Nonviolento fondata da Aldo Capitini.
Lo faccio perche' la nonviolenza e' come una pianta delicata, va coltivata
con cura, non bisogna farle mancare mai il nutrimento e la necessaria
potatura.
La nonviolenza e' una pianta che va amata e con l'amore e' capace di dare
molti frutti che a loro volta daranno vita ad altre piante altrettanto belle
e vitali.
La nonviolenza e' una pianta che quando ha messo le sue radici nel cuore
delle persone, le mette in profondita', ne permea tutta l'azione ed i
comportamenti quotidiani.
E "Azione nonviolenta" rappresenta per la nonviolenza il concime e gli
strumenti necessari per la sua coltivazione, affinche' la pianta non
inaridisca e sappia resistere ai pesticidi e alle piogge acide. Rappresenta
un momento per approfondire come si fa non solo a diventare nonviolenti ma
anche a continuare ad esserlo per tutta la vita.
Nonviolenti non si nasce ma si diventa. La violenza sembra essere la norma
della vita pur essendo essa molto piu' difficile da praticare della
nonviolenza. Per me la nonviolenza e' stato un punto di arrivo attraverso un
percorso molto travagliato. Un punto di arrivo ma anche un nuovo inizio per
una vita ed un mondo senza piu' guerre, odio, violenza.
Riviste come quella fondata da Aldo Capitini hanno rappresentato un punto di
svolta a cui mi e' oggi difficile rinunciare. Ed e' per questo che mi abbono
ad "Azione nonviolenta": per continuare ad essere nonviolento con sempre
maggior convinzione e passione.

8. INIZIATIVE. CHIEDIAMO A TUTTI GLI ENTI LOCALI, LE BIBLIOTECHE, LE SCUOLE,
DI ABBONARSI ALLE RIVISTE PER LA PACE E LA NONVIOLENZA
L'iniziativa degli amici della Rete nonviolenta dell'Abruzzo merita di
essere estesa in tutta Italia: chiediamo a tutti gli enti locali, a tutte le
biblioteche pubbliche, a tutti gli istituti scolastici e le universita', di
abbonarsi alle riviste che promuovono la pace e la nonviolenza: da "Azione
nonviolenta", a "Qualevita", a "Mosaico di pace", a "Quaderni satyagraha", a
numerose altre.
Organizziamo comune per comune, provincia per provincia, regione per
regione, iniziative in tal senso: scrivendo ai responsabili delle
istituzioni, incontrandoli, sollecitandoli a contribuire anche in questo
modo a diffondere la cultura della pace ed a migliorare cosi' il servizio
pubblico.

9. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: IL QUESTORE E I "DISOBBEDIENTI". LA
BANALITA' DELLA BARBARIE
[Ringraziamo di cuore Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it)
per questo intervento, che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista
teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche
sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza]

Leggo su "L'Unita'" del 6 novembre, a pagina 9, un'intervista al questore
Serra di Anna Tarquini.
Giornalista: "Il 4 ottobre qualcuno parlo' di accordi violati. Si disse che
le azioni di disturbo erano state concordate e poi invece la polizia e'
intervenuta".
Questore: "Nei tantissimi colloqui che sono sempre stati vincenti per quel
che mi riguarda loro hanno detto: 'Beh noi andiamo avanti e se tutto va bene
arriviamo fino alla piazza accanto al palazzo della Conferenza'. E noi
abbiamo risposto: 'Si', dopo pero' se voi girate a destra scordatevi di
poter passare'. E loro: 'No, ma noi facciamo folklore. Ci servira' per
evitare che i nostri facciano azioni piu' violente'. Ma di quel folklore chi
se ne importa. E' il folklore successivo, quando le ragazze si levano e
arrivano quelli che invece vogliono la violenza. Ecco, con quelli non solo
non c'e' accordo, ma chi li conosce. Anzi qualcuno lo si conosce perche' e'
andato in galera...".
*
Ci sono due cose che mi colpiscono come pugni allo stomaco.
La prima e' che questore e "disobbedienti" si "conoscono" e "riconoscono"
come attori della stessa commedia.
Cosa puo' pensare chi legge il brano che ho riportato? Quanta serieta' puo'
attribuire alla manifestazione del 4 ottobre a Roma? Secondo queste
dichiarazioni essa veniva presentata da rappresentanti degli organizzatori
in quei colloqui preliminari come una sceneggiata, come "folklore".
*
La seconda cosa mi provoca anche la nausea: tale "folklore" servirebbe ad
"evitare che i nostri facciano azioni piu' violente".
Cioe' dovremmo ringraziarli, perche' se non si mima lo scontro violento poi
questo accade sul serio!
A quando, allora, le sceneggiate di stupro, di molestia ai bambini ed alle
bambine, di caccia all'immigrato? Santo cielo, dovremmo mandarli nelle
scuole, ad insegnare questa tecnica meravigliosa! "Lasciati mettere le mani
addosso, perche' altrimenti i ragazzi diventano nervosi, capisci, e poi
magari ti violentano".
*
E avrei solo una domanda da fare, umilmente s'intende, a questi geni del
folklore.
Com'e che dopo aver fatto la sceneggiata gli scontri accadono lo stesso, sul
serio? E le persone vengono ferite e umiliate non sul palcoscenico ma nella
loro carne e nel loro spirito, che per me sono sacri?

10. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: UN PARTITO PER LA PACE?
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo
foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace
e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il
piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una
cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente
aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario
della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001. Una
piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n.
477 del 15 gennaio 2003 di questo notiziario]

Un partito "per" la pace? (Si precisa "per", e non "della" pace).
Questa idea e' comparsa in alcuni interventi durante un recentissimo (31
ottobre - 2 novembre) bel convegno, a Camaldoli, sulla "Pacem in terris" di
papa Giovanni, del 1963.
Si tratta di una pura ipotesi di lavoro (anche se il monastero di Camaldoli
e' stato, nella storia del Novecento, luogo creativo di grandi linee di
civilta' politica costituzionale). Non e' un'ipotesi da assumere
ingenuamente, ne' da trascurare.
La pace non e' un settore della politica, ma la sua qualita' generale e il
suo criterio principe, che determina tutti i settori della politica.
Determina la politica estera, i diritti umani, la democrazia mondiale, la
cooperazione tra i popoli, i modelli di difesa dei diritti, ma anche
l'economia interna, la scuola, tutte le spese sociali, il lavoro, le
amministrazioni locali, tutto il senso della convivenza politica nazionale e
planetaria.
La pace e' il cuore di una costituzione e di una prassi politica (interna e
internazionale) umanamente degna.
La pace e' vincolo e prospettiva costituzionale, oppure e' nulla.
La pace e' la condizione politica e civile della dignita' umana.
La politica, se non e' di pace, non e' politica, non e' l'arte della
convivenza umana, ma delitto di potenza.
Avere la pace come criterio significa adottare la cultura, l'etica, il
metodo della nonviolenza positiva e attiva, in lotta per il superamento
storico di tutte le violenze collettive istituite: quella bellica, quella
economica, quella culturale.
La politica di pace non e' il pacifismo negativo e astensionista, non e'
l'insorgere contro le piu' arroganti delle guerre, ma la scelta costitutiva
e l'organizzazione politica e giuridica dei mezzi pacifici e nonviolenti
positivi nella gestione dei conflitti. "Non e' solo agire per la pace, ma
secondo la pace. La traduzione politica non deve diminuire l'ideale, ma
arricchirlo di prassi" (ha detto a Camaldoli il filosofo Roberto Mancini).
Dal momento che tutti i partiti italiani attuali non assumono la pace come
tale, ma come ipotesi periferica, intaccata da eccezioni, senza fedelta'
all'assoluto ripudio attivo della guerra, e alla sua sostituzione con i
mezzi di lotta nonviolenta, sorge quella ipotesi, di cui e' tutta da
valutare la possibilita' e l'opportunita'.
Un mio amico intelligente, sicuramente pacifico, di tendenza un poco
scettica, a sentire il termine "partito per la pace", mormora quasi tra se':
"Finira' per fare la guerra". Ha forse ragione?
E' vero che, proprio perche' criterio generale, dovrebbe essere di tutti i
partiti davvero civili e democratici. Ma oggi accade il contrario: poiche'
nessun partito ha pienamente la pace-nonviolenza come criterio primario e
generale, occorrerebbe, forse, proporre l'introduzione programmatica
esplicita del criterio. Discutiamone, pro e contro.
C'e' una cultura di pace, c'e' un movimento popolare per la pace, benche'
discontinuo, non c'e' una politica di pace.
Qualche ricercatore sta pensando a stendere un manifesto politico della
pace-nonviolenza.
La proposta di cui Lidia Menapace e' portavoce, di un'Europa
costituzionalmente dotata di neutralita' attiva e disarmata, e' in questa
linea. Una proposta diffusa e fermentante ovunque sia capita? oppure una
specifica formazione politica? La domanda e' aperta.
I partiti verdi hanno in parte deluso, ma, interpretando la sensibilita'
sociale al rischio ecologico, hanno tuttavia imposto alla politica e al
senso comune (persino nella pubblicita'...) per ora, un'attenzione almeno
formale ai problemi dalla natura in pericolo, da salvaguardare. In una
ventina d'anni, il movimento ecologista, partito dal niente, ha immesso
l'ecologia nell'ordine del giorno politico. Non risolve il problema, ma lo
pone definitivamente.
Oggi, senza la primaria scelta politica e costituente della pace nonviolenta
positiva, cio' che e' da salvaguardare sta diventando, ancor piu' della
natura, la sopravvivenza di tutta l'umanita', e la dignita' di ciascuno di
noi.

11. INCONTRI. STEPHANIE HILLER: GUARIRE LE FERITE DELLA GUERRA. UN INCONTRO
DI DONNE PER LA PACE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a  disposizione la traduzione di questo articolo di Stephanie
Hiller, direttora di "Awakened Woman"]

Ci siamo incontrate a S. Francisco, il 22 ottobre, trenta donne messe
insieme dalla "Fondazione per la guarigione fra le nazioni". Nel gruppo vi
erano, tra le altre,  Katrine Michael dall'Iraq, Ada Aharoni da Israele,
Rahima Haya dell'Associazione vedove afgane, Rona Popal e Taiba Hosseini
della Coalizione donne afgane. La mia amica Elaine Holz ed io abbiamo
partecipato come membri del Consiglio delle donne della contea di Sonoma.
Bonnie Mansdorf ha introdotto l'incontro, che era stato pensato come un
seminario sulla costruzione di pace, dicendo: "Siamo qui per portare un
nuovo livello alla costruzione di pace nel mondo, un livello che non e'
'contro' qualcosa, siamo qui per chiamare a noi il potere dell'amore nel
guarire il mondo". Abbiamo quindi effettuato la Preghiera mondiale per la
pace, momento condotto da due donne della World Peace Society. La Preghiera
mondiale per la pace ha avuto origine in Giappone nel 1955 e ricorda le 194
nazioni della Terra in una semplice invocazione: "Possa la pace prevalere
sulla Terra". Le nazioni vengono rappresentate dalle loro bandiere; la
preghiera ha l'effetto di centrare l'attenzione sull'intera comunita'
globale, ed e' molto coinvolgente.
Dopo di che, in cerchio, ci siamo presentate ed abbiamo condiviso le ragioni
che ci avevano portate all'incontro.
*
Ada Aharoni, che e' nata in Egitto, ha parlato di quel giorno nel 1948 in
cui a tutti gli ebrei egiziani fu detto di lasciare l'Egitto. La sua
migliore amica non voleva lasciarla partire, e si stringeva a lei piangendo,
convinta che tutto si sarebbe risolto, ma il padre di Ada sapeva che era
meglio prendere la minaccia sul serio. Piu' tardi, quando viveva in Israele,
durante la guerra dei sei giorni Ada penso' che il proprio figlio avrebbe
potuto uccidere il figlio della sua migliore amica. Allora le scrisse una
poesia, ma non aveva modo di spedirgliela, perche' non c'era servizio
postale per l'Egitto. Ada spedi' la lettera alla propria madre, che viveva a
Parigi, e quest'ultima la giro' alla moglie del primo ministro egiziano, la
quale riusci' a farla arrivare nelle mani giuste. A questo punto, Ada
comincio' a scrivere numerose lettere all'Egitto, formando un'organizzazione
chiamata "Ponte". Quando Sadat negozio' la pace con Israele, riconobbe
pubblicamente che le lettere di Ada e delle altre donne del "Ponte" erano
state una delle ragioni per negoziare.
Rona Popal ha detto che capisce bene la sofferenza in Palestina ed Israele,
perche' e' lo stesso dolore che da tre generazioni affligge l'Afghanistan:
"Il mio sogno e' mobilitare tutte le donne per la pace".
Katrine Michael ha narrato degli anni che ha speso come attivista per la
liberta', a partire dal Nord Africa nel 1982. Torno' in Iraq per protestare
contro la guerra al Kuwait, incitando i giovani a disertare dall'esercito.
E' stata una vittima delle armi chimiche: rimase cieca per tre giorni e
ancora oggi ha problemi di vista. "Io spero che un giorno avremo milioni di
incontri come questo, con la liberta' di tenerli. La pace non comincia dai
governi, ma da noi". Quindi ci ha cantato una canzone in aramaico, una
canzone che parlava di una madre che aspetta il ritorno del figlio, e si
chiede se e' ancora vivo.
Rahima Haya ci ha raccontato delle "coperte della pace" che ha consegnato a
Kabul (si tratta di "quilt", coperte formate da quadretti diversi tessuti
e/o dipinti e ricamati da donne statunitensi che hanno aderito al progetto
"Peaceroots Alliance" - ndt). "La gente era cosi' felice di riceverle! Ed io
ero piena di gioia nel poter raccontare loro delle nostre amiche
statunitensi che vogliono la pace".
Ilana Berger, che lavora al Centro Pace di San Jose', ha parlato piangendo.
Sembrava che la stanza si fosse riempita dai nostri sentimenti condivisi
sulla sofferenza del mondo.
Taiba Hosseini ha narrato di quel giorno nella sua casa a Kabul, mentre
stringeva a se' le figlie bambine per proteggerle e le pallottole
fischiavano dappertutto, entrando dalle finestre. "In quel momento decisi di
andarmene. Ci dirigemmo ad un campo profughi, e poi siamo venute qui.
Abbiamo sofferto molto. Non e' facile perdere la propria casa. Voi ci date
conforto, quando condividete i nostri sentimenti. Io credo che dovremmo
creare un network mondiale di donne per la pace". Taiba e' diventata
assistente per la salute mentale della comunita' afgana residente a Freemont
(California).
Infine, Bonnie Mansdorf ci ha parlato del potere della narrazione, e
dell'importanza di incontrarsi viso a viso: "C'e' un tremendo ammontare di
dolore, in questa stanza, e di vergogna per il fatto di provare dolore. Come
maneggiamo questo grande paradosso, il provare amore e dolore
simultaneamente?". Il padre di Bonnie era un sopravvissuto alla Shoah.
Bonnie fu concepita in Germania, ma nacque a New York dove la sua famiglia
era fuggita. La sofferenza, lei ha detto, e' un seme che puo' diventare un
dono: "Possiamo usare il nostro dolore per creare qualcosa di nuovo".
Dorothy Gray, scrittrice ed organizzatrice dell'incontro, ci ha letto un suo
bellissimo pezzo sulla pace, e poi ha detto: "Quando parliamo di pace,
stiamo parlando della nostra sopravvivenza".
*
Nel pomeriggio abbiamo parlato della violenza contro le donne, un tema
ricorrente nei racconti delle donne afgane, e delle potenzialita' delle
donne nel creare la pace. Katrine ha detto: "Abbiamo bisogno di leggi a
sostegno delle donne, e di prevenzione della violenza domestica. Abbiamo
bisogno di piu' ong formate da donne che si occupino delle donne. E abbiamo
bisogno di educare i nostri bambini alla pace, perche' vedono e sperimentano
violenza ovunque". Ada ci ha rese partecipi del progetto di una tv
satellitare delle donne, e Rona ci ha spiegato quanto si sentiva benedetta
per aver avuto la possibilita' di condividere con noi le esperienze del
popolo afgano. Al termine abbiamo celebrato la profonda solidarieta' nata
fra noi.
*
Per maggiori informazioni sulla Preghiera mondiale per la pace:
www.worldpeace.org
Per maggiori informazioni sull'organizzazione "Fondazione per la guarigione
fra le nazioni: www.healingamongnations.org

12. RIFLESSIONE. NANDO DALLA CHIESA: PER FATTO PERSONALE
[Ringraziamo gli amici di "Italia Democratica" (per contatti:
italiademocratica at virgilio.it) per averci trasmesso questo intervento di di
Nando Dalla Chiesa apparso su "L'Unita'" del 7 novembre 2003. Nando Dalla
Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario,
parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di riferimento del
movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di straordinaria
limpidezza morale. Tra le opere di Nando Dalla Chiesa segnaliamo
particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto, Mondadori;
La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie, Einaudi; Il
giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza (a cura di
Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini & Castoldi;
La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini perbene,
Einaudi; La legge sono io, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in
forma di autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una
raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del
popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando Dalla Chiesa: suoi ritratti sono in
alcuni libri di carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda
anche l'intervista contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria,
Rizzoli]

Per fatto personale.
Per fatto personale il parlamento ha fatto la discussione piu' politica
dell'intera legislatura. In ventiquattro ore ha dibattuto della mafia e
dello Stato, della politica e dei processi, delle impunita' e delle
persecuzioni, di tangentopoli e dell'onore dei partiti. Il teatro della
democrazia che manda in scena tanto spesso interrogazioni di quartiere e
leggine di favore si e' come sollevato, facendo uscire dalle sue viscere
terrene la storia e la memoria. E ha provato a riscrivere la prima e la
seconda. Con le cose vere e con le cose false. Con gli applausi e i silenzi,
le facce contrite e le risate beffarde (stampate su qualche viso, ci
credereste?, anche al termine dell'elenco dei morti ammazzati di mafia).
Fatto personale di Luciano Violante. Fatto personale di Giulio Andreotti. E
fatti personali di tanti deputati e senatori per i quali anche la vita in un
partito e' - giustamente -  un fatto personale, anche la rivincita sui
censori di tempi lontani lo e'; e anche quell'ossessionante rapporto di
potere tra partiti e giudici, cambiato in un amen  nei vortici dei primi
anni novanta.
*
Forse per questo ieri la rappresentazione che al Senato dava di se' una
intera classe di governo (antica e nuova) sembrava quella di una signora o
di un signore assai sformati che incontrino, per miracolo, lo specchio dei
loro sogni; lo specchio magico che restituisce a tutti snellezza e armonie.
Come si guardavano - e con quale compiacimento - in quello specchio magico,
ossia nella assoluzione di Giulio Andreotti, i tanti titolari dei corpi
sformati di partito. Lo applaudivano e intanto "si" applaudivano. Sempre
piu' forte, passando dallo specchio a se medesimi. Per dire che la mafia non
ha rapporti con la politica, che la vendemmia tangentizia non c'e' mai
stata, che e' finita la stagione delle colpe e delle vergogne. Non perche'
esse siano state abiurate. Semplicemente perche' non ci sono mai state. Solo
favole raccontate da pifferai malvagi scesi un di' dai boschi e messi
finalmente in fuga. Assolto, assoluzione, lo avevamo sempre detto, l'uso
politico della magistratura, la cultura giacobina dello Stato.
Fatto personale. Ha parlato, Giulio Andreotti. E ha raccontato la sua
versione. Gerardo Chiaromonte piu' signore e corretto di Violante, come
presidente dell'Antimafia, benche' pure lui comunista. Falcone, Ayala e la
diffidenza per certi pentiti, come quel Pellegriti che aveva cercato di
mettere di mezzo lui e Salvo Lima e che venne incriminato subito per falsa
testimonianza. Salvo Lima, certo: non una parola su di lui, se non che la
sua amicizia, testualmente, non gli "sconsiglio'" a cavallo degli anni
novanta di produrre una legislazione assai severa verso i mafiosi; anzi,
tanto severa che a una parte di essa anche Violante si oppose per ragione di
lese garanzie.
*
Esemplare, recitavano in molti. Lei e' un esempio, si complimentavano
compunti con Andreotti. L'Italia che si guardava in quello specchio si
trovava perfetta. Perfetta perche' assolta in tribunale. Anzi., piu' che
perfetta: esemplare.
Certo: Andreotti esempio di senatore a vita che, a differenza dell'amico
Cossiga, sta in aula, ascolta, prende appunti e interviene. Andreotti
esempio di imputato che, a differenza di Berlusconi e Previti, non si fa le
leggi a sua misura, non si sottrae ai processi e si difende in tribunale.
*
Pero', come cambia il senso delle parole.
Ricordo l'esempio di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato scelto dalla Banca
d'Italia a difendere gli interessi dei risparmiatori di fronte alla potenza
mafiosa finanziaria e piduista di Michele Sindona, l'uomo che lo avrebbe
fatto assassinare. Si', proprio quel Sindona definito da Andreotti
"salvatore della lira" e poi rimasto in contatto con il suo protettore,
presidente del consiglio, mentre era latitante in America, inseguito dalla
giustizia italiana. Ebbe la medaglia d'oro al valor civile, Giorgio
Ambrosoli. Oggi sono esemplari tutti e due. L'amico di Sindona e la vittima
di Sindona. Pari opportunita', please.
Medaglie d'oro e anche funerali: una fila sconvolgente, perche' magistrati e
forze dell'ordine (non tutti, ma molti si') il loro dovere lo hanno
veramente fatto. Per uno scherzo del destino, una coincidenza inaspettata
anzi, ieri mattina il dibattito sul terrorismo era piu' volte sfociato
proprio nell'invito appassionato a non dimenticare le vittime del dovere
dopo qualche tempo.
Ecco fatto. Tre ore, quattro ore erano trascorse in quella stessa aula e
gia' l'esempio non erano piu' loro che si erano battuti - i donchisciotte, i
guasconi,  i protagonisti - contro la mafia. Esempio era diventato il
referente politico di chi prendeva per certo, ossia stando alle sentenze, i
voti della mafia. Colui che per certo, ossia secondo sentenza, aveva avuto
rapporti diretti con gli uomini di Cosa nostra. Non basta dire che non era
reato. Bisogna dire di piu' ormai: esemplare. Perche' sia specchio di un
paese senza piu' debiti con la sua coscienza.
*
Per fatto personale. L'ho sentita, l'ho sentita anch'io, la voce di
Andreotti incrinarsi quando, parlando infine del "doppio macigno di
infamanti accuse", ha ringraziato i colleghi deputati e senatori che "non mi
hanno mai fatto sentire solo". E poiche' in ciascuno di noi vi e' (per
fortuna, direi) una irriducibile riserva di amore verso il prossimo, di
pietas che mai si inaridisce, ho avvertito in me (non mi vergogno a dirlo)
un inizio di compassione.
Poi e' stato come se la memoria mi tirasse in pieno viso  uno schiaffo da
far male. Mi sono rivisto ventun anni fa inginocchiato accanto a un telefono
alla notizia che avevano ucciso il prefetto di Palermo. E ho pensato ad
altro, ho riavuto altra compassione. Mi sono rivisto mentre ascoltavo e
mentre leggevo, prima e dopo la morte. Ho rivisto le frasi, la grafia
minuta, il diario. "Gli andreottiani ci sono dentro fino al collo". "La
famiglia politica piu' inquinata del luogo", scritto su tanto di carta
intestata al presidente del Consiglio Spadolini, con riferimento proprio a
quella corrente andreottiana che lo andava pubblicamente ostacolando. Una
lettera disperata. E il passo sconvolgente del suo diario sul suo incontro
(primi di aprile dell'82) con il leader democristiano, che al processo
ribattera', irridente, "Mi avra' confuso con qualcun altro". E poi lo
scrupolo politico e morale, etico e civile, del leader massimo della
corrente di Salvo Lima e dei cugini Nino e Ignazio Salvo (mai conosciuti,
per carita') dopo l'assassinio del prefetto. Se e' vero, come si e' detto
ieri parlando di terrorismo, che le parole sono pietre e addirittura, a
volte, possono essere pallottole, ecco le parole di Andreotti ai suoi uomini
in Sicilia dopo il delitto: "Voi democristiani siciliani siete forti e per
questo dicono male di voi. Se foste deboli nessuno si curerebbe di voi.
Respingiamo il falso moralismo di chi ha la bava alla bocca mentre
rafforzate le vostre posizioni ad ogni elezione". Applausi, un uragano di
applausi. Durante il quale il leader venuto da Roma invito' anche i presenti
a "smitizzare" Dalla Chiesa.
*
Per fatto personale. Parlava ieri, Andreotti, e citava il delitto e il
processo Dalla Chiesa. Ma tutto questo - immagini, parole, ambienti,
dolore - in cio' che lui diceva non c'entrava neanche di striscio. Questi
erano ricordi esclusivamente miei, di me che mi stavo anche commuovendo per
lui sotto l'incalzare della buriana che tutto rovescia, tutto travolge,
pretendendo di riscrivere la storia. Avrei voluto allora parlare anch'io per
fatto personale.
Mai, venti anni fa, quando accusai Andreotti - politicamente, culturalmente,
si intende, e un decennio prima delle procure -, mai avrei immaginato di
vivere questi momenti in parlamento. Non io che gridavo le mie ragioni, ma
lui che rivendicava la sua innocenza, anche politica, nel mio assoluto
silenzio regolamentare.
Gia', formalmente nessuno mi aveva offeso, quale fatto personale potevo
invocare? Ne' potevo parlare a nome della Margherita, trattandosi per
l'appunto... di un fatto personale.
Esemplare, il vecchio leader. Lo so, lo so: almeno da un certo punto in poi,
non ha commesso reati. Eppure io ricordo quell'intervista fattagli alla
festa dell'Amicizia da Giampaolo Pansa pochi giorni dopo il delitto. Ma lei,
gli chiese Pansa, non prova come dirigente storico di un partito di governo,
"anche un senso di colpa" (non di piu', badate!) di fronte all'Italia di
Sindona e delle morti di Pecorelli, di Ambrosoli, di Calvi, di Moro, di
Dalla Chiesa? Andreotti, l'Andreotti che (giustamente) ci ha chiesto di
distinguere responsabilita' penale da responsabilita' politica, rispose
brutalmente: "Nemmeno un poco". E quando Pansa gli accenno' ai troppi
funerali di morti ammazzati in Sicilia, non rammento ora se chiedendogli
anche perche' lui non fosse andato ai funerali del prefetto di Palermo, il
leader democristiano rispose cosi': "Preferisco andare ai battesimi". Il
pubblico rideva e applaudiva. Applaudiva lo specchio di un'Italia senza
colpe e senza vergogne dove pero' gli uomini dello Stato cadevano come
birilli.
Scusatemi, scusatemi davvero se ve l'ho raccontato.
Anch'io, lo ammetto, per fatto personale.

13. INIZIATIVE. PIERCARLO RACCA: UN 4 NOVEMBRE DI PACE A TORINO
[Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca at libero.it) per
questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei
movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le
esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace]

Dalle 17,30 alle 18,30 a Torino in piazza castello si e' svolta una piccola
manifestazione per ricordare che il 4 novembre non e' festa ma lutto.
E' stato creato un ampio cerchio con dei lumini rossi, una trentina di
persone si sono disposte a cerchio con svariati cartelli tendenti a
ricordare che il 4 novembre non e' festa ma lutto, che gli eserciti sono gli
strumenti delle guerre, che ci furono oltre 10 milioni di morti nella prima
guerra mondiale, e poi fu anche anche peggio.
Un mazzo di fiori e' stato posto al centro del cerchio dove e' anche stata
issata una bandiera della pace. Centinaia di volantini sono stati
distribuiti ai passanti.
La manifestazione e' stata molto visibile, intensa, partecipata. Questa
manifestazione organizzata dal Movimento Internazionale della
Riconciliazione e dal Movimento Nonviolento con l'adesione di Pax Christi e'
la testimonianza vivente che non siamo tutti omologati al pensiero unico del
nostro presidente della Repubblica, del nostro attuale presidente del
consiglio e di chi l'ha preceduto, tutti allineati ad aumentare le spese
militari e glorificare le forze armate.

14. INIZIATIVE. OGGI A VERONA
Si svolge oggi, sabato 8 novembre, a Verona l'incontro sulla proposta
promossa da Lidia Menapace e dalla Convenzione permanente di donne contro le
guerre "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata,
solidale e nonviolenta", per tradurla in un appello e un'iniziativa. Il
luogo dell'incontro dell'8 novembre a Verona e' la Casa per la nonviolenza,
in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno); l'orario dell'incontro
e' dalle ore 11 alle ore 16. Lidia Menapace sara' li' fin dalle ore 10, per
poterci parlare insieme anche di altro. Per arrivare alla Casa per la
nonviolenza: dalla stazione ferroviaria prendere l'autobus n. 61, direzione
centro, scendere alla fermata di via Da Vico, subito dopo il Ponte
Risorgimento; chi arriva in macchina deve uscire al casello di Verona Sud,
seguire la direzione centro fino a Porta Nuova, poi a sinistra lungo la
circonvallazione interna fino a Porta San Zeno. Per ulteriori informazioni e
contatti: Casa per la nonviolenza, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org

15. INIZIATIVE. OGGI A VITERBO
Si conclude oggi, sabato 8 novembre, a Viterbo la serie di iniziative "La
pace e il dialogo non sono un'utopia", con la partecipazione di mons.
Lorenzo Chiarinelli, don Alberto Canuzzi, Miguel Alvarez, don Maurizio Boa,
padre Alex Zanotelli, rappresentanti di Christian Peacemaker Teams, don Lush
Gjergji, Alberto Capannini, mons. Giorgio Biguzzi, mons. Samuel Ruiz Garcia,
don Oreste Benzi, don Albino Bizzotto, Ettore Masina, padre Angelo Cavagna,
Daniele Aronne. Per informazioni: segreteria organizzativa presso
l'associazione "Viterbo con amore", via Cavour 97, 01100 Viterbo, tel. e
fax: 0761220168, cell. 349.4419638, e-mail: viterboconamore at libero.it

16. INIZIATIVE. CONTRO IL MURO DELLA SEGREGAZIONE, IL TERRORISMO, IL
RAZZISMO
Nell'anniversario della caduta del muro di Berlino su invito delle
associazioni umanitarie palestinesi si svolgono in questi giorni in varie
parti del mondo e anche d'Italia iniziative contro il muro della
segregazione voluto dal governo Sharon; iniziative che per essere rigorose,
persuasive e adeguate devono essere altresi' contro il terrorismo e contro
il razzismo, devono essere per la pace e il dialogo, devono affermare i
diritti inalienabili tanto del popolo palestinese quanto di quello
israeliano, devono sostenere un processo di pace che passa oggi attraverso
il riconoscimento dell'esistenza di due popoli in due stati, entrambi
sovrani, entrambi sicuri.

17. RILETTURE. ADRIANA CAVARERO: NONOSTANTE PLATONE
Adriana Cavarero, Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma 1990, 1991, pp.
142, lire 22.000. Una fine meditazione svolta attraverso l'acuta analisi di
alcune figure femminili nella filosofia antica.

18. RILETTURE. DIOTIMA: METTERE AL MONDO IL MONDO
Diotima, Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 216, lire
20.000. Una stupenda raccolta di saggi di pensatrici della, o vicine alla,
comunita' filosofica femminile di Diotima.

19. RILETTURE. RANIERO LA VALLE, LINDA BIMBI: MARIANELLA E I SUOI FRATELLI
Raniero La Valle, Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli,
Milano 1983, pp. 224. La storia di Marianella Garcia Villas, martire
nonviolenta assassinata in Salvador nel 1983. Un libro che continuiamo a
raccomandare.

20. RILETTURE. ELEONORA MISSANA: L'ETICA NEL PENSIERO CONTEMPORANEO
Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo, Paravia, Torino 2000,
pp. 212, lire 19.000. Un'agile e puntuale introduzione con un'utile
antologia delle autrici e degli autori piu' rilevanti.

21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

22. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 726 dell'8 novembre 2003