Israele / Territori Occupati: Amnesty, Arci, Ics, Movimondo, Save the Children, Uisp chiedono di fermare la costruzione del mur



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:




Israele / Territori Occupati: Amnesty, Arci, Ics, Movimondo, Save the
Children, Uisp chiedono di fermare la costruzione del muro o barriera di
sicurezza





Grazie per la cortese attenzione

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it




COMUNICATO STAMPA

ISRAELE / TERRITORI OCCUPATI:
AMNESTY, ARCI, ICS, MOVIMONDO, SAVE THE CHILDREN E UISP CHIEDONO
DI FERMARE LA COSTRUZIONE DEL MURO O BARRIERA DI SICUREZZA

Sei associazioni italiane impegnate nei settori della difesa dei diritti
umani, della cooperazione, della solidarietà internazionale e
dell'intervento umanitario (Amnesty International, Arci, Ics-Consorzio
italiano di solidarietà, Movimondo, Save the Children e Uisp-Unione
italiana sport per tutti) sollecitano la presidenza italiana dell'Unione
Europea a chiedere al governo israeliano di fermare la costruzione del muro
o barriera di sicurezza, avviata il 14 giugno 2002.

L'appello giunge alla vigilia della "Giornata internazionale di azione
contro il muro", indetta per il 9 novembre dalla Stop the Wall campaign.

"Chiediamo al governo israeliano" - affermano le sei associazioni in una
dichiarazione congiunta - "di interrompere la costruzione del muro o
barriera di sicurezza e di altre strutture permanenti all'interno dei
Territori Occupati, che sono causa diretta di restrizioni della libertà di
movimento dei palestinesi all'interno degli stessi Territori, della
distruzione o confisca illegale delle loro proprietà e di ulteriori
violazioni dei loro diritti sociali ed economici".

Le sei associazioni ribadiscono la loro piena condanna nei confronti degli
attacchi dei gruppi armati palestinesi contro la popolazione civile
israeliana e convengono sul diritto inalienabile dello Stato di Israele di
assumere misure "ragionevoli, necessarie e proporzionate" per proteggere la
sicurezza dei suoi cittadini e dei suoi confini.

Il muro o barriera di sicurezza tuttavia - sottolineano le sei associazioni
- non corre lungo la Linea Verde dell'armistizio del 1949 che determina i
confini tra Israele e i Territori occupati nel 1967: la struttura penetra,
in alcuni punti anche per venti chilometri, all'interno dei Territori
Occupati, allo scopo di comprendere numerosi insediamenti di coloni
israeliani. Tali insediamenti sono illegali, sulla base del diritto
internazionale, e dovrebbero essere smantellati.

La prima parte del muro o barriera di sicurezza, da Jenin a Qalqiliya, ha
contribuito significativamente al peggioramento delle condizioni di vita di
almeno 200.000 palestinesi, che devono oltrepassare questa struttura in
determinati posti di blocco, spesso chiusi, per muoversi all'interno dei
Territori Occupati, andare al lavoro, coltivare i campi, vendere i
prodotti, andare a scuola e ricevere cure mediche.

Il muro o barriera di sicurezza ha anche chiuso all'interno di enclave
circa 13.000 palestinesi di una quindicina di villaggi, che ora sono
intrappolati tra la Linea verde e il muro o barriera di sicurezza. La
costruzione del muro o barriera di sicurezza ha significato la distruzione
o la confisca, "per necessità militari", di ampie porzioni di terreni
agricoli. Inoltre, decine di migliaia di palestinesi sono stati separati da
circa 100.000 dunam di terra (1 dunam = 1000 mq), che ora si trovano a
ovest del muro o barriera di sicurezza.

Amnesty, Arci, Ics, Movimondo, Save the Children e Uisp chiedono inoltre
alla presidenza italiana dell'Unione Europea di premere sulle autorità
israeliane affinché sia garantito pieno accesso nei Territori Occupati alle
organizzazioni non governative che da anni sono impegnate, accanto alla
società civile israeliana e palestinese, in azioni destinate a promuovere
un futuro di pace, tolleranza, sviluppo e rispetto dei diritti umani.
FINE DEL COMUNICATO
	Roma, 7 novembre 2003

Per ulteriori informazioni, contattare gli uffici stampa di:
Amnesty International, 06 4490224, press at amnesty.it; Arci, 06 416091,
albano at arci.it; Ics, 06 85355081, c.dickehage at icsitalia.org; Movimondo, 06
7844211, tarabusi at movimondo.org; Save the Children, 06 48070023,
antonello at savethechildren.it; Uisp, 06 439841, peacegames.roma at uisp.it