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Attentati e omerta'
- Subject: Attentati e omerta'
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 5 Nov 2003 18:06:20 +0100
Ad alcune persone amiche ad alcune associazioni impegnate per la pace e i diritti umani ad alcuni mezzi d'informazione Sperando di far cosa gradita, vi inviamo come anticipazione l'editoriale del prossimo numero del notiziario "La nonviolenza e' in cammino". Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Viterbo, 5 novembre 2003 * * * PEPPE SINI: DI ATTENTATI E DI OMERTA'. ED ALTRE COSE DI CUI NON SI AMA PARLARE Sappiamo che scrivendo queste parole qualche lettore storcera' il naso: ma cosi' come siamo stati nitidi nel denunciare le violenze compiute da alcuni sciagurati alle forze dell'ordine appartenenti, ed alle loro vittime abbiamo espresso solidarieta' - non solo a chiacchiere, ma talvolta riuscendo a intervenire di persona per impedire che si dessero o si protraessero umiliazioni e violenze (chi conosce la nostra attivita' da trent'anni a questa parte sa di cosa parliamo) -, ugualmente vogliamo essere nitidi nel denunciare le violenze compiute non solo dai criminali come tali riconosciuti, ma anche da quei criminali che ai loro delitti aggiungono l'aggettivo "politico", come se il dichiararsi "politici" (e tutti gli esseri umani lo sono, come spiegava Aristotele) esimesse dal dovere di rispettare la vita, l'integrita' e la dignita' degli altri esseri umani. * Alle persone delle forze dell'ordine vittime in questi giorni di gravi attentati va tutta la nostra solidarieta'. Noi sappiamo che i nostri concittadini in divisa tutti rischiano tutti i giorni la propria vita per difendere la nostra. E chi dimentica questo fatto elementare ha smarrito il ben dell'intelletto. Poi, certo, possiamo e dobbiamo discutere di stato e potere, di istituzioni e societa', di controllo sociale e di repressione, e di tante altre cose: ma nessuno dimentichi che c'e' gente che ogni giorno rischia la vita per permettere proprio a te di vivere sicuro, ed a queste persone in primo luogo dobbiamo gratitudine, e solidarieta'. "Senza se e senza ma", come si usa dire oggi. * Queste cose vanno dette perche' purtroppo anche nel cosiddetto movimento per la pace ci sono persone (e spesso sono persone ricche e privilegiate, di buoni studi e facile eloquio) che ad esempio dimenticano che un tentativo di linciaggio e' un tentativo di linciaggio anche quando a realizzarlo sono alcuni dei manifestanti di Genova; che ad esempio dimenticano che un'aggressione squadrista e' un'aggressione squadrista anche quando a commetterla sono alcuni dei manifestanti di Roma; che ad esempio dimenticano che colpire la testa delle persone significa rischiare di uccidere quelle persone, anche quando a scagliare "i nostri sassolini" - come ebbe a dire ineffabile una angelicata fanciulla intervistata qualche anno fa in televisione - sono i ragazzi del movimento che afferma che "un altro mondo e' possibile" (e lugubre viene un dubbio su quale sia l'"altro mondo" di cui si parla). * Vi e' in questi giorni una discussione che personalmente trovo per certi versi banale e per altri peggio che ipocrita, sulla contiguita' tra aree estremiste del "movimento dei movimenti" e persone legate a quella pratica estrema della violenza che e' il terrorismo. Che le contiguita' (ideologiche e di prossimita' personale) vi siano e' un fatto dimostrato, sul quale solo degli ingenui irresponsabili o dei furbi mascalzoni possono cercare di cavillare. E che sia necessario ed urgente che il movimento che si vuole impegnare per la pace e la giustizia faccia la scelta della nonviolenza, e quindi si opponga esplicitamente e nitidamente all'uso della violenza come strumento di lotta politica, e' cosa che chiunque non abbia perduto il lume della ragione dovrebbe aver capito da un pezzo; e per quanto personalmente mi riguarda e' la premessa muovendo dalla quale ho piu' volte trovato spregevoli - chiedo venia per il termine, ma e' proprio cosi' che sento - certe dichiarazioni e certi atteggiamenti ambigui di persone anche egregie che fanno da complici agli stolti e ai mascalzoni che la violenza predicano e praticano senza rendersi conto che i mezzi pregiudicano i fini, e che la vita umana e' cosi' fragile e cosi' preziosa. * Trovo scandaloso ad esempio che molti illustri amici pacifisti che pure amano dirsi amici della nonviolenza continuino ad essere subalterni, a far da spalla e fin a reggere il sacco a personaggi ignobili, autentici irresponsabili provocatori, come taluni militaristici leader di gruppuscoli non solo irrazionalisti ed estremisti ma piu' volte esibitisi in grottesche parate paramilitari e in effettuali aggressioni squadriste, personaggi che gia' hanno provocato catastrofi inenarrabili col loro dire e col loro agire, personaggi di pressoche' nulla rappresentativi se non della tracotanza e della barbarie, ma naturalmente molto visibili perche' i mass-media dominanti della societa' dello spettacolo proprio costoro cercano per farne degli aberranti eroi e dei grotteschi facitori d'opinione alla stregua di calciapalloni, spogliarellisti e manutengoli d'ogni sorta. Trovo scandaloso che tante persone del movimento per la pace letteralmente pendano dalle labbra e reggano la coda a siffatti individui, invece di prendere nettamente le distanze dalle loro proclamazioni, dai loro atteggiamenti, dalle loro intraprese. Una volta di piu' voglio scriverlo chiaro: non sono nostri compagni di lotta, sono nostri avversari, e col loro agire sono i complici piu' utili del regime della corruzione, dell'ideologia della guerra, della prassi del dominio. Sono parole gravi, ma occorre dirle, ed occorre dirle oggi prima che sia troppo tardi. * In questa discussione le biografie contano: personalmente sono trent'anni che dedico la mia vita alla lotta contro lo sfruttamento, l'ingiustizia, la violenza; sono stato un militante (e un dirigente, ed un funzionario e segretario di federazione di partito) della nuova sinistra negli anni '70, e le cose che penso e dico e faccio oggi sono - forse con maggior chiarezza e precisione anche linguistica, e liberate di tante scorie e fantasmi - le stesse essenziali di allora (chi cerca di far credere che allora a sinistra si fosse tutti degli imbecilli e degli assassini o e' uno sciocco o e' un malandrino; la grandissima parte di noi eravamo ben altro); non ho fatto carriere, per le scelte di verita' e giustizia compiute ho pagato, come molti, prezzi che per tanti pontificatori odierni sarebbero inimmaginabili. Mi era chiaro gia' allora che quando si fanno pessime chiacchiere sulla "violenza giusta" poi c'e' sempre quello piu' rozzo degli altri che passa dalle parole ai fatti: ogni Ivan Karamazov trova prima o poi il suo Smerdjakov. E mi e' chiaro ancora oggi. Ed e' per questo che credo necessario ed urgente che quelli che se non altro per ragioni anagrafiche non hanno dimenticato cosa accadde trenta, venticinque anni fa, si impegnino nel promuovere maggior consapevolezza e maggior rigore nel movimento per la pace e contro le ingiustizie globali; si impegnino a promuovere la scelta della nonviolenza come passaggio teorico e pratico semplicemente indispensabile. Si sono gia' dette da parte di troppi fin troppe idiozie, si e' gia' stati da parte di troppi fin troppo corrivi a posizioni e atteggiamenti che sappiamo gia' dove portano: sono inferni che abbiamo gia' conosciuto e quindi sappiamo riconoscere anche i piani inclinati che ad essi precipitano. * Gli amici che in relativa buona fede si sbracciano a negare l'esistenza di zone d'ombra nei movimenti contro la guerra e lo sfruttamento, farebbero meglio ad essere meno ingenui o meno ipocriti, e ad impegnarsi di piu' affinche' quei movimenti maturassero la scelta - che, lo ripeto ancora una volta, a me sembra indispensabile per uscire dall'ambiguita' e dalla subalternita' - della nonviolenza. Finche' continueranno a chiudere un occhio, o tutti e due, non rendono un buon servizio alla lotta dell'umanita' per uscire da questa tregenda di guerre e torture ed infamie. E fa parte di questo dovere di rigore intellettuale e morale che chiamiamo nonviolenza anche, ad esempio, l'impegno ad opporsi all'antisemitismo che cerca di infiltrarsi nell'impegno doveroso e necessario di solidarieta' con il popolo palestinese, solidarieta' che per essere autentica e concreta ed efficace deve essere anche solidarieta' con il popolo di Israele, ed opposizione a tutti i terrorismi. Fa parte di questo dovere di rigore intellettuale e morale che chiamiamo nonviolenza anche, ad esempio, l'impegno ad opporsi al maschilismo autoritario e militarista che ancora e' egemone nelle ideologie e negli atteggiamenti delle autoproclamate e non di rado ipocrite e irresponsabili leadership dei movimenti che in Europa affermano si battersi contro le ingiustizie globali. Fa parte di questo dovere di rigore intellettuale e morale che chiamiamo nonviolenza anche, ad esempio, l'impegno ad opporsi al totalitarismo e all'integralismo che ancora sono presenti, e virulenti, nelle scelte ideologiche e pratiche di tanti settori del movimento per la pace e la giustizia. Fa parte di questo dovere di rigore intellettuale e morale che chiamiamo nonviolenza anche, ad esempio, l'impegno ad opporsi alla menzogna e all'omerta' che ancora sono atteggiamenti condivisi da tanti, da troppi di quelli che dicono di impegnarsi per la giustizia e per la liberta'. * Non riusciremo ad aiutare gli oppressi del sud del mondo se la nostra condotta di pace, di solidarieta' e di condivisione non diventera' limpida e rigorosa. Non riusciremo a sconfiggere guerre e terrorismi se la nostra condotta non sara' pienamente costruttrice di pace. Non riusciremo a fronteggiare e sconfiggere i poteri violenti che dominano sul mondo se non faremo la scelta della nonviolenza, che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente per affermare integralmente la dignita' umana di tutti gli esseri umani. Non riusciremo a costruire una societa' socialista e libertaria, di persone libere ed eguali, fraterne e sororali, diverse e solidali, se non faremo qui e adesso la scelta della nonviolenza. * * *
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