Iraq: Lo abbiamo demolito. Ora lo ricostruiamo.




Lo abbiamo demolito. Ora lo ricostruiamo.

Articolo di Santi Greco per www.peacelink.it

Il 24 ottobre si e' conclusa la "Conferenza Internazionale dei Donatori per la ricostruzione dell'Iraq" di Madrid, col risultato di 33 miliardi di dollari racimolati per la ricostruzione. L'Italia ha promesso di contribuire con 200 milioni di euro da erogare nel corso dei prossimi tre anni, mentre l'Europa interverra' con 900 milioni di euro. Molti Stati hanno voluto dare il loro contributo compreso l'Iran. Il piu' consistente e' stato quello degli Stati Uniti, di 20,3 miliardi di dollari, che a differenza della donazione europea, che andra' su un fondo comune, hanno deciso di amministrare da se la loro donazione. In realta' quello degli Stati Uniti e' solo un prestito, mentre il contributo dell'Europa e' a fondo perduto. Comunque, al di la' dei problemi di gestione, il denaro sara' usato per ridare vita all'economia irachena. Per questo molte societa' si sono gia' fatte avanti per mettere la loro esperienza a disposizione della ricostruzione. Tutto bene, quindi: finalmente anche l'Iraq si trasformera' in uno stato civile. Ma possiamo far finta di non ricordare che la distruzione della societa' irachena e' anche nostra responsabilita'? La mancanza di cibo, di medicinali, di materie prime per l'industria, non e' stata causata dal lungo embargo cui abbiamo costretto l'Iraq? Questo aiuto mi pare che assuma un sapore amaro. Non e' l'aiuto di persone che considerano gli iracheni esseri umani loro pari, verso i quali nutrono pieta' per la situazione in cui si sono trovati, ma quello di esseri superiori che hanno deciso prima di demolire ogni cosa e poi di riedificare il tutto secondo i propri criteri. Per di piu' la nostra superiorita' e' stata quella delle armi e della violenza. Dovremmo provarne un po' di vergogna. Un modo per salvare la faccia ci sarebbe: donare i soldi per la ricostruzione e nel contempo richiamare in dietro tutti i soldati che stanno occupando il territorio iracheno. Invece si parla di prolungare l'azione militare. Anche l'Italia sta pensando bene di rendersi disponibile per un'ulteriore permanenza dei nostri soldati in terra irachena. Il mantenimento del contingente italiano richiede una spesa di circa 460 milioni di euro l'anno. Ritirando i nostri soldati potremmo incrementare il nostro contributo alla ricostruzione. Pero' questo e' un ragionamento troppo semplicistico, tipico di noi cittadini poco esperti di politica. Mentre chi ci governa sa fare meglio i conti: contribuire si', ma stando dalla parte dei vincitori e non dei vinti.