[AI] Le quattro nuove campagne dell'acqua per la pace



Più di 5 milioni di persone, la maggior parte dei quali bambini, muoiono ogni
anno per le malattie legate alla carenza e all'inquinamento dell'acqua: una
persona ogni 14 secondi. Il Comitato mondiale per il Contratto dell'acqua e la
federazione di oltre 30 ong italiane Cipsi, insieme a tutti i movimenti, i
comitati e le associazioni impegnati in difesa dell'acqua come bene comune
dell'umanità e presenti a Perugia all'Onu dei Popoli, nel seminario Acqua bene
comune di tutti sulla terra organizzato in collaborazione con l'associazione
dei consumatori Coop, chiedono all'Europa un impegno concreto, a partire da
quattro nuove campagne:

- BRASILE - Sete Zero,Un milione di cisterne: lanciato da Valquiria Alves Smith
Lima, coordinamento ASA
- INDIA - Gange is not for sale: lanciato da Vandana Shiva, Movimento Navdanya
- AFRICA - Acqua per tutti in Senegal: lanciato da Mamadou Cissoko, network
ROPPA
- MEDITERRANEO - Turchia, salviamo la culla dell'umanità, lanciato da Zulkuf
Karatekin, Associazione ingegneri di Diyarbakir

BRASILE - Sete Zero,Un milione di cisterne
Il Brasile concentra nelle sue falde circa il 14% dell'acqua del mondo, eppure
nelle zone semi-aride del Paese è disponibile appena il 3% di tutta l'acqua del
Paese. Ma c'è un altro problema per il diritto all'acqua il queste regioni: il
70% delle falde nel semi-arido è ormai inquinato e l'unica strada percorribile
è lo sfruttamento dell'acqua piovana. Per questo, nell'ambito del progetto Fame
Zero, il Governo Lula ha sviluppato l'asse Sete Zero che però, a differenza del
progetto complessivo, ha assunto una mobilitazione e una progettualità già
avviata a livello locale dalle organizzazioni della società civile.
Il programma "un milhao de cisterna rurais" è coordinato infatti dalla rete ASA
(Articulacao no Semi-Arido) di cui fanno parte oltre 700 associazioni,
istituzioni della Chiesa Cattolica e delle Chiede Evangeliche, ongs di
sviluppo, comitati e gruppi di appoggio degli stati federali di Alagoas, Bahia,
Cearà, Espirito Santo, Maranhao, Mina Gerais, Paraiba, Pernambuco, Piauì, Rio
Grande do Norte e Sergipe. Il programma prevede la costruzione in questi Stati
di un milione di cisterne completamente affidate alle famiglie e gestite dalle
comunità rurali.
Ogni cisterna viene costruita in muratura accanto alla casa dei contadini, dura
circa 40 anni e garantisce una disponibilità media di 16mila litri d'acqua
piovana, convogliata dai tetti e filtrata. 
"La sfida e il valore aggiunto di questo progetto - spiega Valquiria Alves Smith
Lima, presidente dell'associazione brasiliana "Un milione di Cisterne" e
coordinatrice dell'ASA - è il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità
alla costruzione e alle gestione delle cisterne. Le tecnologie sofisticate non
sono gestibili a livello locale, perché spesso danneggiano l'ambiente,
richiedono manutenzione e finanziamenti ingenti, mentre le cisterne, una volta
costruite, costituiscono anche un terreno di crescita per le famiglie che
possono confrontarsi e gestire insieme solidarmente questo patrimonio, secondo
le necessità di ciascuno".
Il progetto viene rilanciato in Italia, in occasione della V Assemblea dell'Onu
dei popoli, dalla federazione di ong italiane Cipsi che, insieme al Comitato
internazionale per il Contratto mondiale dell'acqua presieduto da Mario Soares
e coordinato da Riccardo Petrella, chiama alla mobilitazione solidale tutte le
persone, ma anche enti locali, associazioni, movimenti, comitati e tutte le
realtà della società civile italiana che vogliono partecipare a questa grande
campagna di solidarietà, coerentemente con i principi del Contratto mondiale
dell'acqua. "E' possibile grazie a questo progetto - spiega Riccardo Petrella -
sperimentare e sostenere modelli innovativi di solidarietà internazionale e di
cooperazione decentrata, in sintonia con i principi della gestione partecipata,
democratica e responsabile e del finanziamento pubblico dell'acqua come bene
comune e patrimonio dell'umanità, strumento di relazioni pacifiche tra
cittadini e comunità locali".
L'obiettivo è sostenere la costruzione e la gestione comunitaria di cisterne da
parte di un milione di famiglie negli 11 stati interessati, per un totale di 5
milioni di persone al quale verrà garantito l'accesso all'acqua potabile. Il
programma non si limita alla costruzione di infrastrutture, ma anche a
sostenere programmi locali di esucazione popolare per la gestione solidale
della risorsa idrica. Il bilancio complessivo del programma è di E
320.725.301,53 dei quali 249.878.426,53 in contanti e 70.846.875,00 come
contributo valorizzato delle comunità locali.
Il costo medio di una cisterna è di 793,58 reais, pari a circa 250 euro.
Associazioni, Enti Locali, Fondazioni, Gruppi di base o singoli cittadini
italiani potranno finanziare una parte del progetto, una singola cisterna,
parte di essa, richiedere il gemellaggio diretto con un comune o una comunità
brasiliana oppure entrare a far parte del Consorzio che gestisce l'intera
operazione, stanziando un fondo dedicato.

INDIA - Gange is not for sale
In India ogni capofamiglia spende circa il 25% del proprio reddito ogni giorno
per l'acqua, eppure la disponibilità pro-capite è sempre più ridotta. 
Il 9 agosto 2002 5mila contadini hanno marciato sul villaggio Bhanera per
protestare contro l'istallazione della conduttura-mostro di 3,25 metri di
diametro che sottrarrà acqua al fiume Gange per incanalarla verso l'impianto di
trattamento e distribuzione Sonia Vihar di Delhi. Il progetto, co-promosso
dalla società francese Suez-Ondeo e dal Governo di Delhi, sottrarrà 635 milioni
di litri d'acqua al giorno ai villaggi e alle coltivazioni dei villaggi per
un'area di 30 kilometri da Muradnagar fino a Sonia Vihar, per distribuirla a
circa 3 milioni di abitanti della capitale. L'impianto è stato pagato dal
governo Indiano all Ondeo-Suez 50 milioni di dollari statunitensi, ed ora si
rischia un aumento diretto delle tariffe, o della tassazione indiretta. 
"L'acqua non è denaro, ma è un patrimonio dell'umanità - ha dichiarato Vandana
Shiva, economista e leader dei movimenti indiani - Per questo dobbiamo chiedere
ai Governi del Nord del mondo di investire sui diritti dei cittadini del Sud
del mondo. Possiamo essere noi cittadini a coinvolgerci in una gestione
solidale dei servizi, per renderli accessibili a tutti, rispettando la
biodiversità e il nostro patrimonio culturale secondo i principi del Contratto
Mondiale dell'acqua".
I cittadini e le associazioni europee sono chiamati a difendere le acque del
Gange insieme ai gruppi e ai comitati indiani: "Il Gange non è solo un fonte
d'acqua: è un vibrante universo, dà significato ai popoli che lo abitano perché
è la culla dove, dall'incontro dei diversi elementi, nasce la vita per oltre 30
milioni di esseri umani. Per questo come movimenti indiani in difesa dei beni
comuni abbiamo bloccato parte del nuovo impianto per la fornitura d'acqua a
Delhi - ha spiegato Vandana Shiva a Perugia - e rilanceremo l'appello al Forum
sociale mondiale che si terrà a gennaio a Bombay. Chiediamo alla società civile
europea di farci sentire il proprio appoggio attraverso la spedizione di
cartoline al primo ministro indiano. Il testo è semplice: Gange is not for
sale". 

AFRICA - Acqua per tutti in Senegal
Una persona di medie condizioni sociali negli Stati Uniti utilizza per le
diverse attività personali tra 250 e 300 litri d'acqua al giorno. Un cittadino
di medie condizioni in Somalia ne consuma meno di 9 litri. Non è soltanto un
problema di disponibilità della risorsa, che varia molto in questo continente
da Paese a Paese, ma più spesso è frutto di scelte politiche sbagliate sia a
livello internazionale sia nazionale. 
La risorsa in Senegal non è scarsa, ma la gestione dell'acqua è diversificata.
L'area rurale ha una gestione popolare della risorsa: ogni comunità elegge un
gruppo che si occupa della gestione e della distribuzione e se si considera che
il 70% della popolazione del Senegal è composta da piccoli agricoltori una
forma partecipata è forse quella che meglio può accogliere le necessità e le
richieste di questo vasto settore della popolazione.
Mamadou Cissoko, contadino senegalese, è presidente onorario del ROPPA, network
di movimenti contadini di 6 Paesi del Sahel. Cissoko è all'Onu dei Popoli per
denunciare i primi tentativi di privatizzazione dell'acqua in Senegal e per
chiamare alla mobilitazione le realtà europee. 
"Oggi si comincia a parlare di affidamento ai privati della rete idrica rurale
del Senegal - denuncia il leader contadino - e di sottrarre la rete dalla
gestione popolare. ROPPA sta riflettendo su come difendere il modello elettivo
della gestione delle comunità rurali - spiega Cissoko - e come eventualmente
estenderlo alle città, perché, mentre lo Stato ha sempre dichiarato di non
avere risorse sufficienti per mantenere la rete, come comunità abbiamo
dimostrato di saperlo fare, e anzi di essere riusciti a rendere la manutenzione
e l'allargamento della rete compatibile con una gestione solidale".

MEDITERRANEO - Turchia, salviamo la culla dell'umanità
In Medio Oriente l'acqua è sufficiente per il fabbisogno dei suoi abitanti, ma
il rischio di conflitti armati per il monopolio della risorsa è altissimo, in
particolare a seguito della politica del Governo turco nella gestione delle
acque del Tigri e dell'Eufrate. Dal Tigri e dall'Eufrate la Turchia riceve
appena il 29% di tutta la sua acqua potabile, mentre la Siria e la Turchia ne
dipendono quasi interamente. Gap, (Güney Anadolu Projesi, GAP) il gigantesco
progetto idroelettrico del Sud-Est Anatolia destinato ad irrigare milioni di
ettari per monocolture intensive, funzionali alle imprese turche e americane:
22 dighe, 19 centrali idro-elettriche e un numero sterminato di gallerie,
canali ed altre opere d'irrigazione. Il complesso renderà minuscola la diga di
Ataturk (1990), che pure è una delle più grandi del mondo (48 milioni dimetri
cubi). Nell'ambito del Gap il governo turco ha deciso la costruzione della diga
di Ilisu sul Tigri, nella regione del Kurdistan turco. Sia la Siria sia l'Iraq
temono il controllo turco sull'acqua, che rischia di lasciare entrambi in paesi
"al secco". Nell'ambito del progetto per l'Anatolia del Sudest sarà realizzata
la diga di Ilisu e sarà terminata al più presto: un muro lungo 1.820 metri ed
alto 135 metri che permetterà di mettere sotto acqua un territorio di 313 km2,
nel quale si trovano tra l'altro importanti parti del patrimonio archeologico e
storico-culturale della città kurda di Hasankeyf. 
"L'umanità intera ha protestato contro la distruzione da parte dei talebani dei
Budda monumentali - denuncia Zulkuf Karatekin - presidente dell'Associazione
Camera degli ingegneri Turchi impegnata nella lotta contro le nuove dighe -. Se
il progetto di Ilisu verrà realizzato, 101 città e villaggi saranno
parzialmente sommersi dall'acqua, altri 82 spariranno definitivamente. 88
villaggi e città, nelle quali vivevano 15.581 persone sono già stati
sgomberati: i piccoli contadini kurdi, cui è stata espropriata la terra, stanno
ancora aspettando un risarcimento adeguato. Nei 95 insediamenti che ancora non
sono stati distrutti vivono 43.733 persone". 
Zulkuf, intervenendo all'Onu dei Popoli, ha chiesto alla società civile italiana
ed europea di mobilitarsi per impedire che il progetto vada avanti: "Sotto la
pressione della società civile internazionale tutti i co-finanziatori stranieri
del progetto, imprese inglesi, svizzere e la Impregilo italiana si sono
ritirate. Oggi il Governo turco sta tentando di coinvolgere la Germania: vi
chiediamo di continuare a tenere alta l'attenzione e la pressione sui vostri
Governi e sui media perché continuino a denunciare i rischi connessi con la
realizzazione della diga di Ilisù e di tutto il progetto GAP".

Fonte: Tavola della Pace


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