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La nonviolenza e' in cammino. 679
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 679
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 19 Sep 2003 22:10:02 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 679 del 20 settembre 2003 Sommario di questo numero: 1. Lidia Menapace: tre note 2. Dai balconi alle strade 3. Elisabetta Caravati: l'undicesimo incontro internazionale delle Donne in nero 4. La ferita non si cura cosi' 5. Una campagna per "l'acqua nella Costituzione europea" 6. Marcello Cini: chi ha ucciso le mezze stagioni? 7. Alcune note per una bibliografia essenziale per un accostamento alla nonviolenza (parte nona) 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: TRE NOTE [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) per questo intervento. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001] Ringrazio moltissimo per l'attenzione alla proposta di "neutralita' attiva" per l'Europa e mi auguro che si sviluppi un dibattito dal quale non ho che da apprendere idee e ricevere regali: anche a me, per cio' che ha finito per significare, "neutralita'" e' termine non entusiasmante: tuttavia non trovo per il momento altro. Intanto grazie. * Aggiungo una breve riflessione. Tra le proposte che avanzo fa sempre un po' ridere la mia idea di passare il diritto di veto da privilegio dei "vincitori" a diritto dei deboli (com'era del resto nel senato romano donde prese il via) a diritto dei popoli impoveriti: molti la credono una battuta. Eppure che cosa e' successo a Cancun se non che popoli impoveriti d'Africa abbiano fatto fallire una conferenza mondiale sul Wto? Se avessero avuto un diritto di veto avrebbero addirittura fatto economizzare i molti soldi spesi per organizzarla e mutato prima l'ordine del giorno dei lavori. Ma quel che voglio sottolineare e' che governi di paesi poveri e popoli impoveriti non sono la stessa cosa e la conferenza di Cancun ha fatto vedere chiaro che governi comprati e venduti dai paesi ricchi possono essere scavalcati e messi in angolo dal sostegno reciproco (sinergia) che si danno i popoli resi poveri e i movimenti alternativi dei paesi ricchi: ecco un modo di essere "neutrali", cioe' di non schierarsi militarmente, che mi piace molto. * Aggiungo, anche se non c'entra: sono lieta che il diplomatico italiano preso di mira dal "fuoco amico" in Iraq sia scampato, e mi spiace che il suo interprete invece sia morto: annoto che il diplomatico italiano di cui sopra e' all'incirca ministro della cultura nel governo d'occupazione in Iraq, e che conosce tanto bene la cultura di quel paese da aver bisogno di un interprete, cosa da andar sotto il tavolo dal ridere se non la venissimo a sapere a causa di uno sciagurato caso di guerra; e anche e' da scandalo venire a sapere che facciamo parte del governo di occupazione in Iraq: chi lo sapeva? e a che servono i parlamentari se non fanno nemmeno uno strillo su una cosa tanto sbagliata e senza alcuna base costituzionale? 2. INIZIATIVE. DAI BALCONI ALLE STRADE [Dagli amici della campagna "Pace da tutti i balconi" (per contatti: sito at bandieredipace.org) riceviamo e diffondiamo] Portiamo la bandiera della pace alla marcia Perugia-Assisi "per un'Europa di pace" il 12 ottobre 2003. La voglia di pace sventola ancora dai nostri balconi contro tutte le guerre e le ingiustizie nel mondo. Un segno importante di una coscienza che si diffonde. La bandiera della pace sventolo' per la prima volta in Italia il 24 settembre 1961 alla prima marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza tra i popoli organizzata da Aldo Capitini per promuovere i valori della nonviolenza e della solidarieta'. Da allora la bandiera arcobaleno e' diventata il simbolo della volonta' di pace e la marcia Perugia-Assisi ne e' diventata l'evento piu' importante e significativo. Il 12 ottobre 2003 portiamo la nostra bandiera della pace alla marcia per dire al mondo e a chi ci governa: basta con la violenza, mettiamo al bando la guerra e la poverta', costruiamo insieme un'Europa e un mondo di pace. * Aiutateci a diffondere l'invito tramite i vostri contatti e-mail e la distribuzione dei volantini che vi inviamo gratuitamente. Vi chiediamo di far conoscere il piu' possibile l'evento tramite i contatti di posta elettronica dei quali disponete. La pubblicizzazione dell'evento via internet e' fondamentale. Tuttavia i contatti internet non riescono a raggiungere tutte le persone che sarebbero interessate a partecipare alla marcia. Per questo vi invitiamo ad aiutarci per la distribuzione nella vostra zona dei volantini a colori che abbiamo preparato. Per riceverli, gratuitamente e senza spese di spedizione, e' sufficiente inviare all'indirizzo della segreteria della Tavola della pace (segreteria at perlapace.it) una e-mail indicante in oggetto: "richiesta volantini" e riportante l'indirizzo al quale vanno spediti e il numero di volantini richiesti. Per informazioni: tel. 0755723047. La versione elettronica del volantino e' scaricabile dai siti www.bandieredipace.org e www.tavoladellapace.it Potete affiggere i volantini in bacheche pubbliche, private, in bacheche condominiali e soprattutto metterli nelle buche delle lettere, almeno di coloro che espongono o hanno esposto nei periodi scorsi la bandiera della pace al loro balcone. Per una piu' efficace e diffusa distribuzione, se vi e' possibile contattate e coordinatevi con i gruppi di volontariato, le botteghe del commercio equo e solidale o i coordinamenti per la pace nella vostra zona. Grazie anticipatamente della collaborazione. Per informazioni e aggiornamenti sull'evento: www.bandieredipace.org, www.tavoladellapace.it, www.peacelink.it 3. INCONTRI. ELISABETTA CARAVATI: L'UNDICESIMO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLE DONNE IN NERO [Dalla mailing list "Peacelink news" (sito: www.peacelink.it) riprendiamo questo intervento di Elisabetta Caravati (per contatti: elisabettacaravati at libero.it), impegnata nell'esperienza delle Donne in nero a Varese] Si e' svolto a Marina di Massa, dal 27 al 31 agosto, l'undicesimo convegno internazionale delle Donne in Nero, a cui hanno partecipato circa 400 donne, provenienti da ogni parte del mondo. I temi emersi hanno tenuto conto delle diverse situazioni in cui ogni gruppo lavora, e si sono intessute relazioni con: le donne dei luoghi e nel tempo del conflitto; le donne nei luoghi del conflitto dopo che la guerra guerreggiata e' terminata; le donne, e non solo, dei luoghi in cui viviamo; cercando di stabilire relazioni con altri gruppi di donne e con i movimenti misti, mantenendo la nostra specificita' e riconoscendo e rispettando le differenze. I luoghi difficili che hanno costellato i nostri percorsi degli ultimi anni sono tasselli emblematici di un quadro globale che cambia e che vogliamo conoscere e comprendere, per non restare intrappolate in una visione parziale e "miope", per quanto tragica, del mondo in cui viviamo; questi i principali argomenti che sono stati dibattuti: la guerra "preventiva" permanente, come elemento necessario di dominio del mondo, entro l'orizzonte del liberismo capitalista, modello economico imperante su scala planetaria; il riarmo che ne consegue, l'aumento evidente delle spese militari, tendenza rintracciabile nei diversi paesi del mondo, unitamente al forte ridimensionamento dello stato sociale, delle tutele e delle garanzie in materia di salute, previdenza, istruzione; lo smantellamento del diritto internazionale, la crisi profonda dell'Onu e la definizione di nuovi rapporti tra gli stati, segnati pesantemente dall'unilateralismo statunitense. Il "dopoguerra": come cambia la situazione quando il senso di emergenza che ci muove nei periodi di guerra combattuta diminuisce, o si sposta su altri luoghi difficili; come cambia per noi, che nell'emergenza puntiamo sugli aiuti materiali, e per chi continua ad abitare i luoghi e le societa' sconvolti dal conflitto (si veda, ad esempio, i casi dell'Afghanistan e dei Balcani). Gli integralismi operanti nelle diverse aree del mondo: religiosi e culturali; militari e nazionali, nelle varie forme in cui si esplicitano; quello dominante occidentale che in nome della sicurezza impone la guerra, la chiusura dei propri confini verso l'esterno, nega accesso e accoglienza ai migranti, spinti verso l'Europa da ingiustizie, miseria e conflitti; determina, al proprio interno, la cancellazione dei diritti, la diminuzione degli spazi democratici, il controllo repressivo della devianza e del dissenso in una logica di militarizzazione, materiale ma soprattutto mentale, di carattere sempre piu' maschile e maschilista. 4. APPELLI. LA FERITA NON SI CURA COSI' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2003 riportiamo il seguente appello] La ferita non si cura cosi'. Dopo le affermazioni benevole su Mussolini e la dittatura fascista, l'incontro del Presidente del Consiglio con il Presidente dell'Unione delle Comunita' Ebraiche Italiane ed il Rabbino Capo di Roma suona come una iniziativa strumentale. I valori generali della democrazia sono alla base dei principi costituzionali e riguardano la totalita' dei cittadini. La lesione ad essi inferta dalle frasi del Presidente del Consiglio non puo' essere cancellata da un incontro solamente con gli ebrei e da una eventuale concessione di sanatoria da parte delle Comunita' Ebraiche. Le persecuzioni razziali hanno rappresentato uno degli aspetti piu' ripugnanti della dittatura ma non il solo. La repressione violenta dell'opposizione, l'abolizione delle liberta' individuali e collettive, la distruzione di ogni forma di democrazia, l'alleanza con Hitler e la catastrofe di una folle guerra di aggressione, colpirono tutto il popolo italiano. In questo quadro l'uso strumentale dell'ebraismo per ottenerne l'indulgenza appare offensivo sia per la verita' storica che per le sofferenze degli ebrei e di tutti gli italiani negli anni della dittatura fascista. * Tra le oltre cinquecento adesioni raccolte figurano: Aned, Vittorio Foa, Pietro Scoppola, Mario Pirani, Anna Rossi Doria, Claudio Pavone,Victor Magiar, Gad Lerner, Corrado Augias, Claudia Fellus, David Bidussa, Marina Astrologo, Marina Morpurgo, Daniel Vogelmann, Massimo Salvadori, Stefano Levi Della Torre, Simon Levis Sullam, Adachiara Zevi, Siegmund Ginzberg, Ugo Caffaz, Emanuele Fiano, Anna Foa, Mario Isneghi, Raffaele Ladu, Bruno Segre, Elvira Sellerio, Aldo Torchiaro, Sandro Temin, Pietro Temin, Franca Long, Alberta Levi,Giorgio Gomel, Gadi Luzzatto Voghera, Raffaele Mantegazza,Laura Pecchioli, Massimo Raffaeli,Luigi Sandri, Maria Laura Bufano, Andrea Malusardi, Barbara Di Porto, Guido Fubini, Sveva Haertter. 5. INIZIATIVE. UNA CAMPAGNA PER "L'ACQUA NELLA COSTITUZIONE EUROPEA" [Dalla mailing list "Peacelink news" (sito: www.peacelink.it) riprendiamo questo comunicato che, al di la' di alcune espressioni discutibili ed alcuni punti deboli, pone una giusta esigenza] Per gli autori della proposta della Costituzione Europea l'acqua non esiste. L'acqua non e' considerata come bene inalienabile e come diritto per tutti, ma come prodotto da vendere e comprare e, comunque, da non tutelare. Lo stesso fallimento del vertice di Cancun conferma che l'acqua, bene comune dell'umanita', e' diventato simbolo di conflitto, elemento centrale delle politiche di mercificazione e privatizzazione dei governi e dei tentativi di difesa da parte delle organizzazioni della societa' civile. Per questi motivi Riccardo Petrella, coordinatore internazionale del Contratto mondiale dell'acqua, Rosario Lembo, presidente del coordinamento di ong Cipsi, e Alberto Zoratti della cooperativa per lo sviluppo del commercio equo "Roba dell'altro mondo" lanciano una campagna di e-mail. Chiediamo a tutti i cittadini, alle associazioni, alle ong, di inviare una e-mail a Pat Cox, presidente del Parlamento Europeo, istituzione che rappresenta tutto il popolo europeo, e a Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, istituzione incaricata di promuovere e difendere l'interesse comune del popolo europeo, chiedendo loro di intervenire presso la Conferenza intergovernativa per introdurre nella Costituzione Europea il seguente passaggio (articolo I-16): "la gestione integrata, solidale e sostenibile, dell'acqua, bene comune". In questo momento cosi' importante, che ha visto il fallimento del Wto a Cancun, grazie alla virtuosa interazione tra societa' civile del nord e i governi del sud del mondo, che hanno fatto valere le ragioni dei diritti su quelle del profitto, chiediamo di porre attenzione sull'Unione Europea, e non solo per le posizioni inaccettabili tenute in sede Wto, ma soprattutto per il progetto di Costituzione Europea che l'Unione si accinge a varare. L'Europa, che e' il continente all'avanguardia dei processi di privatizzazione dei servizi d'acqua, il piu' accanito sostenitore della liberalizzazione dei servizi idrici su scala mondiale e della mercificazione dell'acqua, tace sull'acqua. Il testo proposto dalla Convenzione menziona molteplici competenze sia esclusive dell'Unione Europea, sia condivise con gli Stati membri, sia di sostegno, di coordinamento, e di complemento: ma non una parola sull'acqua. Per gli autori della proposta della Costituzione Europea l'acqua non esiste. Crediamo a questo punto che sia giunto il momento che i beni comuni diventino parte integrante dell'agenda politica del nuovo millennio, crediamo che sia necessario che un elemento fondamentale come l'acqua venga considerato anche dalla Costituente come diritto e bene inalienabile dell'umanita'. No alla mercificazione e alla privatizzazione dell'acqua. Il diritto alla vita per tutti, generazioni future comprese, non dev'essere fonte di profitto. Per informazioni:www.contrattoacqua.it; www.cipsi.it; www.roba.coop 6. RIFLESSIONE. MARCELLO CINI: CHI HA UCCISO LE MEZZE STAGIONI? [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2003. Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica, e autorevole ricercatore; ha partecipato attivamente alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'; collabora al quotidiano "Il manifesto". Opere di Marcello Cini: L'ape e l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976 (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio); Il gioco delle regole, Feltrinelli, Milano 1982 (con D. Mazzonis); Un paradiso perduto. Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi, Feltrinelli, Milano 1994] Poco piu' di un anno fa abbiamo assistito nel nostro continente alle maggiori inondazioni che si ricordino. Abbiamo visto in televisione Dresda e Praga sommerse da metri d'acqua. Per contro, questa estate il termometro e' rimasto fisso oltre i trenta gradi in tutta Europa per due mesi. Ai primi di settembre, in compenso, sono gia' arrivate le prime alluvioni autunnali. Non e' difficile prevedere che ne arriveranno di piu' intense e distruttive. Questa estate i giornali ci hanno detto tutto sui ghiacciai che si sciolgono, sulla siccita' che inaridisce i campi e sui fiumi che si riducono a rigagnoli. Tra non molto ci spiegheranno con dovizia di particolari gli effetti devastanti delle acque che tutto travolgono. Che il clima stia rapidamente cambiando, dunque, nessuno puo' piu' negarlo. La discussione invece si accende sulle origini del fenomeno. Quanta parte di questo cambiamento e' dovuta all'attivita' umana e quanta invece puu' essere spiegata da variazioni di carattere naturale? E se fosse vera la prima spiegazione che dobbiamo fare? Molti miei colleghi (ma in genere non sono quelli che si occupano professionalmente di clima) si danno da fare per negare l'origine "antropica" della faccenda. Non piu' tardi di tre settimane fa, ad esempio, l'ineffabile Zichichi - che sa quel che dice perche, come e' noto, ha una linea diretta con Colui che, letteralmente e metaforicamente, fa il bello e il brutto tempo a casa nostra - li ha opportunamente riuniti nel suo feudo di Erice per far loro proclamare solennemente che di questo casino gli uomini non hanno alcuna colpa, e dunque che possono continuare a bruciare allegramente tutto quello che vogliono. Ma, al di la' del folklore mediatico di cui questo personaggio e' maestro (chi volesse saperne di piu' su di lui non dovrebbe perdersi il recente delizioso volume di Piergiorgio Odifreddi pubblicato dalle edizioni Dedalo intitolato Zichicche), l'argomento dell'origine antropica del mutamento climatico deve essere affrontato tenendo conto di una molteplicita' di fattori. Molte cose sono state dette in proposito anche sul "Manifesto" questa estate, e non e' il caso di ripeterle. Voglio solo aggiungere qualche ulteriore considerazione in proposito. * La prima e' soltanto una battuta sul facile ottimismo di chi, ricordando che il pianeta Terra ha una lunga storia di mutamenti climatici anche estremi, interpreta i recenti fenomeni come dovuti unicamente all'inizio di una fase di riscaldamento naturale. C'e' stata, ad esempio, negli ultimi due o tre secoli una fase di riscaldamento dopo il periodo di freddo particolarmente intenso che l'Europa attraverso' tra il '600 e il '700, come testimoniano, oltre alle cronache, i quadri di Bruegel e del Canaletto che mostrano frotte di uomini e donne che camminano su fiumi, laghi e lagune ghiacciati. Non dovrebbe sfuggire tuttavia a chi e' abituato a maneggiare strumenti di misura accurati e categorie concettuali sottili, la differenza che c'e' fra le lente variazioni di questi fenomeni naturali e i tempi sempre piu' accelerati dei mutamenti intervenuti in questi ultimi dieci o venti anni, in concomitanza, guarda caso, con il vorticoso incremento dell'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera. Chi si richiama continuamente all'autorita' di Galileo non dovrebbe confondere la velocita' con l'accelerazione. La seconda considerazione riguarda la tesi di gran moda, sostenuta, ad esempio da Bjorn Lomborg, autore del libro L'ambientalista scettico (che e' diventato la bandiera dei neoconservatori antiecologisti) secondo la quale la crisi ambientale e' colpa dei poveri, non dei ricchi. Come sottolinea Duccio Bianchi nell'edizione 2003 di Ambiente Italia, Lomborg basa le sue ottimistiche previsioni su una affermazione propagandistica priva di fondamento, e cioe' "che nei prossimi decenni vi sara' una riduzione dei consumi energetici, un maggior ricorso alle fonti rinnovabili e una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra". In altre parole, che il mondo migliorera' da solo. "Questo nuovo senso comune - continua Bianchi - dice che l'attuale sistema economico e' gia' sostenibile, che la spontanea innovazione tecnologica riduce gli effetti ambientali e che la diffusione della ricchezza (e dell'american way of life?) comportera' un contenimento dei danni ambientali e un miglioramento della salute e della tutela dell'ambiente... Anzi, ci dicono, estendendo la ricchezza e lo sviluppo economico, aumentera' l'efficienza tecnologica, crescera' nei consumatori il desiderio di aria e acqua pulita, si libereranno risorse economiche da destinare alla protezione dell'ambiente come e' gia' avvenuto nei paesi sviluppati. Da qui ne deriva che 'basta' lo sviluppo economico a favorire la protezione dell'ambiente. Percio' non bisogna introdurre 'esagerati' vincoli normativi o imporre 'eccessivi' costi di protezione scoraggiando lo sviluppo produttivo". * La terza considerazione riguarda la conclusione che questo new look comporta: affidiamoci al mercato, che ci pensera' lui ad aggiustare tutto. In che modo? L'esempio piu' lampante di cio' che fa il mercato lasciato a se stesso e' il boom delle vendite dei climatizzatori in questa torrida estate. Secondo gli economisti che ne hanno scritto sui giornali importanti e' un buon segno. Anzi, hanno detto, bisognerebbe subito por mano alla costruzione di nuove centrali, meglio se nucleari, per soddisfare la crescente domanda. Ma piu' climatizzatori significa piu' consumo di energia, e piu' consumo di energia, con le fonti tradizionali, significa piu' effetto serra, cioe' ulteriore aggravamento della crisi climatica. Alla fine del giro tutto e' peggiorato. E' un tipico esempio di feedback positivo, che tende a destabilizzzare il sistema. Ma e' un fenomeno che gli economisti non sanno trattare, e per questo lo ignorano. Per loro le forze del mercato tendono sempre a ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta turbato da eventi imprevisti esterni al sistema economico. Si tratta pero' di un equilibrio statico, non dinamico, e questo fa una bella differenza. Questa semplificazione cosi' drastica della realta' somiglia molto alla nota storiella dell'ubriaco che cercava sotto un lampione la chiave di casa perduta al buio altrove, perche' almeno, diceva, li' poteva vederci. Essa e' doppiamente sbagliata. In primo luogo perche', essendo appunto il feedback un fenomeno dinamico, la sua eventuale natura destabilizzante non appare mai. In secondo luogo perche', per applicare la teoria, bisogna ridurre il futuro al presente, cioe' confrontare costi e benefici di possibili eventi futuri con quelli delle differenti scelte che potrebbero produrli. E' un confronto che non solo comporta valutazioni ampiamente soggettive, influenzate da una quantita' di fattori diversi, ma rischia di diventare puro gioco d'azzardo, come dimostra, per l'appunto, il cosiddetto mercato dei futures. Per di piu', ridurre l'intero ecosistema terrestre ai modelli di economia ideale all'equilibrio di Pareto o di Nash e' pura follia (senza allusioni per la storia personale di quest'ultimo) soprattutto per ragioni piu' generali. E' infatti insensato ridurre a quantita' - attribuendo un prezzo ad ognuna di esse - la infinita varieta' qualitativa delle diverse sue componenti materiali e immateriali, inerti o viventi; ma, peggio ancora, e' pericoloso, oltre che eticamente ingiustificabile, ridurre a merci appropriabili privatamente i beni comuni che costituiscono la base indispensabile per la sopravvivenza della nostra specie. Si tratta della ben nota "tragedia dei beni comuni", che sorge quando i vincoli di solidarieta' che tengono unita una comunita' e ne assicurano la stabilita' futura, si allentano a tal punto da far prevalere l'interesse immediato di ogni individuo su quello della collettivita'. I piu' furbi, i piu' forti, i piu' spregiudicati si appropriano di cio' che era di tutti, lasciando che gli altri si arrangino. Cio' che e' avvenuto nell'ex Unione Sovietica dopo il collasso delle sue istituzioni insegna. Non e' vero - sottolinea a questo proposito il Nobel dell'economia Amartya Sen nel suo libro La ricchezza della ragione - che la mano invisibile del mercato e' sufficiente per provvedere al bene comune a partire dagli interessi individuali dei singoli cittadini. Sono necessarie anche quelle cose che lo stesso Adam Smith, padre riconosciuto di quella mano invisibile, chiamava "simpatia", "generosita'" e "senso della collettivita'". * Che fare dunque per contrastare l'ideologia neoliberista, centrata sulla parola d'ordine "Tutto il potere al mercato", che sta conducendo al deterioramento irreversibile dell'ecosistema terrestre, e con esso all'imbarbarimento della civilta' umana e dei suoi valori fondamentali sanciti dalle Costituzioni di tutti gli stati democratici e recepiti nella Carta dell'Onu? E' questo il tema che Peter Singer - un filosofo australiano che insegna bioetica a Princeton - affronta nel suo libro One World che porta il sottotitolo L'etica della globalizzazione. Esso si apre con un confronto che puo' apparire provocatorio. Da un lato, il crollo delle Torri gemelle del World Trade Center causato dai terroristi, e dall'altro l'emissione di anidride carbonica dai tubi di scarico delle auto sportive che divorano benzina. Il primo ha causato la morte tragica e istantanea di tremila persone. La seconda contribuisce a un cambiamento climatico che quasi certamente uccidera' in modo lento e impercettibile un numero di persone assai superiore a quello causato dall'episodio piu' impressionante. Dal punto di vista di un'etica che ponga sullo stesso piano il valore di ogni vita umana questi eventi sono dunque ugualmente condannabili. Non lo sono tuttavia per l'opinione pubblica mondiale, soltanto perche' nel secondo caso il legame tra causa ed effetto viene accuratamente nascosto dai padroni del mondo. Eppure - argomenta Singer - quando Bush figlio afferma: "non faremo nulla che danneggi la nostra economia, perche' prima di ogni altra cosa vengono le persone che vivono in America" (ribadendo il concetto espresso da Bush padre al summit sulla Terra di Rio de Janeiro del 1992 con le parole "lo stile di vita americano non e' negoziabile"), dice semplicemente che questo obiettivo sara' perseguito "anche se mantenerlo provochera' la morte di milioni di persone soggette a un clima sempre piu' imprevedibile e alla perdita della terra usata da altre decine di milioni di persone a causa dell'aumento del livello degli oceani e di inondazioni locali". Non e' forse questa la risposta piu' ovvia alla domanda "Perche' ci odiano tanto?" che gli americani si ponevano angosciati e sbigottiti nei giorni successivi all'undici settembre? Singer non e', tuttavia, un pericoloso estremista. Dice solo pane al pane e vino al vino. In particolare, per quanto riguarda l'effetto serra (ma non soltanto di questo argomento il libro si occupa), le sue proposte sono assolutamente ragionevoli, graduali e persino moderate. Non e' il caso qui di entrare in dettagli. Mi limito a riferire che la regola suggerita da Singer, dopo aver discusso esaurientemente quattro diversi principi possibili e le loro ripercussioni sulle economie dei paesi piu' o meno industrializzati del mondo, e' semplicemente: "ciascuno puo' accampare sulle quote del bacino atmosferico lo stesso diritto di qualunque altro", eventualmente temperata all'inizio dalla possibilita' di consentire la compravendita dei diritti di emissione tra paesi che superano la quota consentita e paesi che non la raggiungono. Questo scambio permetterebbe infatti sia ai paesi industrializzati che a quelli "in via di sviluppo" di affrontare la transizione con reciproco vantaggio. Ci si puo' domandare a questo punto se le analisi e le proposte di Singer siano soltanto un intelligente esercizio di fantasia di un filosofo impegnato, o se possano anche in qualche modo contribuire concretamente a far crescere l'opposizione sociale al processo in atto di privatizzazione del mondo descritto con straordinaria efficacia nel recente libro con questo titolo dello studioso e uomo politico svizzero Jean Ziegler. Il futuro ci dara' la risposta. * Piu' semplicemente e concretamente, limitandoci ai nostri problemi immediati, sarebbe gia' una buona cosa se riuscissimo ad ottenere che i temi discussi da Singer entrassero a far parte della cultura delle forze politiche del centrosinistra. Purtroppo il loro silenzio sullo scempio di tutta la legislazione vigente di protezione ambientale che l'attuale ministro dell'ambiente Matteoli ha iniziato a fare e si appresta a compiere non e' un buon segnale. Sarebbe il caso che l'Ulivo - che continua ad affermare la necessita' dell'elaborazione di un programma concreto da presentare agli elettori come alternativa alla sfrontata demagogia populista di Berlusconi e dei suoi "ragazzi" - cogliesse l'occasione per dire la sua su questi temi. Perche' non cominciare, tanto per fare un esempio, a proporsi di seguire l'esempio della Germania, che e' gia' vicina a raggiungere l'obbiettivo di Kyoto, accogliendo l'invito di Schroeder a ridurre entro il 2020 le emissioni di anidride carbonica di un ulteriore 20%? 7. MATERIALI. ALCUNE NOTE PER UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER UN ACCOSTAMENTO ALLA NONVIOLENZA (PARTE NONA) [Le seguenti schede abbiamo estratto da un nostro piu' ampio e in gran parte inedito work in progress dal titolo "Donne e uomini di pace. Schede biobibliografiche su donne e uomini del Novecento che hanno contribuito alla cultura della pace". E' nella natura di questi lavori essere sempre inevitabilmente assai carenti, ogni segnalazione sara' naturalmente assai gradita] HELENE CIXOUS Profilo: nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi, fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga, critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare. Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990) disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita' di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo' guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel 1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel 1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita' letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite' inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita' inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme" come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine". Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta' del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970 partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista "Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud, Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil, 1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements (Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972), Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile. Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie, istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta' soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975) e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973. Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu' recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale, Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che, partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale, mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977 e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento. All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel 1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara' L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge, messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia. Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989), film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes (1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish), alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione 1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica. Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989), e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge, 1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka, Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence (1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea (Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret (1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995), Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e' uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu' brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e' invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e' uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle, Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001 l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo, infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro, Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981 (in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo, trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini, M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000; Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University, ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini, Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti, Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario. RENE' CLAIR Profilo: regista cinematografico francese (1898-1981), ma anche autore di romanzi, testi teatrali e radiofonici, saggi; e' uno dei simboli dl cinema francese (della sua inventiva, liberta' ed eleganza), con una fase hollywoodiana quando fu costretto all'emigrazione per sfuggire al nazismo; e' stato il primo cineasta eletto accademico di Francia. Opere di Rene' Clair: tra i suoi film segnaliamo almeno Paris qui dort (1923); Entr'acte (1924); Sous les toits de Paris (1930); Le million (1931); A nous la liberte' (1931); Quatorze juillet (1932); Le silence est d'or (1947); Les grandes manoeuvres (1955). Opere su Rene' Clair: Giovanna Grignaffini, Rene' Clair, Il castoro cinema, Milano. EDOUARD CLAPAREDE Profilo: medico, psicologo, pedagogista (Ginevra 1873-1940), fondatore della rivista "Archives de psychologie" nel 1901, e dell'Istituto di scienze dell'educazione J. J. Rousseau nel 1912, una delle figure piu' rilevanti del pensiero psicologico e pedagogico del Novecento. Opere di Edouard Claparede: oltre i vari volumi editi in vita, tra cui: Psicologia del fanciullo e pedagogia sperimentale (1905); Scuola su misura (1920); L'educazione funzionale (1930); La genesi dell'ipotesi (1933); segnaliamo i sei volumi degli Inediti psicologici, editi da Bulzoni, Roma 1982. PIERRE CLASTRES Profilo: (1934-1977), antropologo, soggiorno' a lungo presso le tribu' indiane del Paraguay e del Brasile. Opere di Pierre Clastres: La societa' contro lo stato, Feltrinelli; Archeologia della violenza e altri scritti di antropologia, La Salamandra. Opere su Pierre Clastres: cfr. il fascicolo monografico della rivista anarchica trimestrale "Volonta'", n. 1 del 1986, dal titolo L'anarchico e il selvaggio. CAMILLE CLAUDEL Profilo: scultrice francese (1864-1943), gia' collaboratrice di Auguste Rodin, a quarantanove anni i familiari la fanno internare in manicomio, dove morira' trent'anni dopo. MAURICE CLAVEL Profilo: pensatore e scrittore francese (1920-1979), prese parte alla Resistenza. ELENA CLEMENTELLI Profilo: poetessa, ispanista, americanista, traduttrice e saggista. Opere di Elena Clementelli: a) poesie: Il mare dentro (1957); Le ore mute (1959); Questa voce su noi (1962); La breve luce (1969); Cosi' parlando onesto (1977); L'educazione (1980); Vasi a Samo (1983); b) studi: Invito alla lettura di Natalia Ginzburg, Mursia, Milano; Garcia Marquez, La Nuova Italia, Firenze; c) antologie: Antologia del canto flamenco, Guanda, Parma; Fados, Guanda, Parma; (con Walter Mauro), Antologia del blues, Guanda, Parma, poi Bompiani, Milano, poi Newton Compton, Roma; (con Walter Mauro), Antologia degli spirituals, Guanda, Parma, poi Bompiani, Milano, poi Newton Compton, Roma; (con Walter Mauro), Il fiore della liberta', Newton Compton, Roma (ristampato nel 2003 col titolo Poesie di pace e liberta' presso lo stesso editore). NATALIE CLIFFORD-BARNEY Profilo: Natalie Clifford-Barney (1877-1972), scrittrice francese di nazionalita' americana, animo' nella Parigi del primo Novecento un salotto che faceva incontrare l'elite artistica ed intellettuale internazionale. HENRI-GEORGES CLOUZOT Profilo: regista cinematografico francese (1907-1977), aspro, discusso e controverso; ma i suoi film, alcuni di grande bellezza, recano materia a meditazioni ineludibili. Opere di Henri-Georges Clouzot: tra i suoi film segnaliamo almeno Il corvo (1943), che girato sotto l'occupazione nazista gli costera' sei mesi di radiazione dall'attivita' dopo la Liberazione (e del film stesso fu proibita la visione per due anni), ma che resta una meditazione memorabile; Legittima difesa (1947); Vite vendute (1952). EMANUELA COCEVER Profilo: pedagogista, si occupa anche di formazione del personale educativo. Opere di Emanuela Cocever: Bambini attivi e autonomi, Firenze 1990; Psicoterapia e prospettive educative, Roma 1993; ha contribuito a vari volumi collettanei. JEAN COCTEAU Profilo: intellettuale ed artista francese (1889-1963), poeta, romanziere, drammaturgo, critico, memorialista, pittore, illustratore, regista cinematografico; una delle figure piu' vive della cultura europea del Novecento. PIERO CODA Profilo: teologo cattolico impegnato nel dialogo interreligioso; e' nato a Torino nel 1955, si laurea in filosofia presso l'universita' di Torino e consegue il dottorato in teologia presso la pontificia universita' lateranense, dove inizia a insegnare nel 1985; dal 1993 e' docente di teologia sistematica; e' membro della rivista "Lateranum" e collabora alle riviste "Filosofia e teologia" e "Nuova umanita'"; e' consultore del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e membro della Pontificia accademia teologica. ERNESTO CODIGNOLA Profilo: filosofo e pedagogista illustre (Genova 1885 - Firenze 1965), propugnatore della scuola attiva, nel 1945 ha fondato a Firenze la scuola-citta' Pestalozzi; direttore di collane e riviste, docente universitario, tra i fondatori della casa editrice La Nuova Italia. TRISTANOCODIGNOLA Profilo: dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo il seguente profilo: "Tristano Codignola e' nato a Firenze nel 1913, figlio di Ernesto, l'ex gentiliano passato all'opposizione. Seguace di Carlo Rosselli e di Benedetto Croce, dirigente - insieme a Enriques Agnoletti - della casa editrice La Nuova Italia, e' uno dei fondatori del movimento liberalsocialista di Capitini e Calogero in Toscana. Il 27 gennaio 1942 la polizia politica arresta a Firenze Calogero, Enriques Agnoletti, Codignola, Francovich e altri, insieme a Capitini a Perugia e a Ragghianti a Bologna, trasferiti tutti presso le carceri fiorentine delle Murate. Le indagini, molto accurate, durano quattro mesi. Gli imputati resistono con fermezza, negando ogni addebito e trasferendo ogni contatto con gli altri accusati sul piano culturale (Capitini porta come elemento di difesa il suo libro, che passa, dato il titolo, per un'innocua pubblicazione religiosa). In tal modo, la polizia non puo' attribuire con certezza agli arrestati i documenti sequestrati e li condanna a pene minime. Capitini e' rilasciato dopo aver ricevuto una diffida. Le pene piu' gravi sono comminate ad Enriques Agnoletti e al tipografo Bruno Niccoli, condannati a cinque anni di confino perche' in contatto anche con i giellisti. Codignola e' condannato a tre anni di confino, Calogero a due, gli altri se la cavano con diffide e ammonizioni. Nell'agosto del '43, quando viene fondato il Partito d'Azione, Codignola e' uno dei primi ad aderire. Dopo l'armistizio, partecipa alle attivita' clandestine e alla Resistenza. Nel dopoguerra, dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, insieme a Calamandrei e a Leo Valiani sceglie di aderire al partito socialdemocratico di Saragat. "Il Ponte", la rivista fondata da Calamandrei, al suo fianco Enzo Enriques Agnoletti, con Codignola editore, e' la sola rivista italiana di cultura politica che ha respiro europeo, che si sottrae alla egemonia comunista e la contrasta con successo, che non fa dell'anticomunismo una ideologia, che difende, con armi manovrate da un maestro del diritto dell'altezza di Piero Calamandrei, tutte le liberta' dall'offensiva preannunciata da Mario Scelba contro il "culturame" democratico, laico e protestante, in nome di un clericalismo rozzo e provinciale, esaltato dal voto del 18 aprile. Nel '53 la pattuglia che aveva trovato ospitalita' nella socialdemocrazia ne esce per ingaggiar dura battaglia contro la legge elettorale passata alla storia come "legge-truffa". Intorno a Tristano Codignola che promuove l'iniziativa e a Ferruccio Parri si raduna, col concorso di molti giovani, la diaspora azionista, ne nasce il movimento di "Unita' Popolare" col preciso e dichiarato intento di impedire lo scatto della legge, in obbedienza a una questione di principio: il rispetto della volonta' popolare quale espressa dalle urne, e una ragione politica opposta a quella della maggioranza: evitare che si approfondisse il solco che aveva diviso il paese nel 1948 e che si rinsaldasse la catena dell'assedio intorno alla sinistra frontista. E quel gruppo dette un contributo quantitativamente modesto ma elettoralmente determinante ai fini del rigetto della legge, stimola la svolta autonomista del Partito Socialista nel quale il movimento confluisce nel 1957, dopo il congresso di Venezia. La sinistra del Psi di Riccardo Lombardi ha al suo fianco Codignola nel corso del dibattito politico e nel lavoro di elaborazione programmatica che sfocia nel centro-sinistra. Nel giugno del 1963, "la notte di San Gregorio", insieme a loro e ad altri blocca il governo, per motivate riserve sul programma concordato tra i partiti della coalizione di centrosinistra. L'unita' della sinistra e quella del movimento operaio nel segno del riformismo socialista sono gli obiettivi che egli propone e per i quali si batte. La sua attivita' parlamentare e' rivolta in special modo ai problemi della scuola. Particolarmente rilevante e' il suo impegno per l'affermazione della laicita' della scuola statale, per la riforma della scuola media in funzione del completamento dell'obbligo scolastico, per l'istituzione della scuola materna statale e per l'istituzione degli organi collegiali di governo della scuola. Non dimentica mai la Resistenza, e infatti e' anche vicepresidente della Fiap. Quando nel 1976 Bettino Craxi diventa segretario del Psi, in breve tempo isola in un vigilato ghetto De Martino e Lombardi, espelle dal partito Codignola e Enriques Agnoletti, e provoca il distacco di Gaetano Arfe'. Tristano Codignola muore nel 1981. Di Tristano Codignola sono stati pubblicati presso La Nuova Italia Editrice: Nascita e morte di un piano (1962), Il distretto scolastico (1977), Scritti politici (1943-1981), a cura di N. Tranfaglia e T. Borgogni (1987), e Per una scuola di liberta'. Scritti di politica educativa (1947-1981), a cura di M. Corda Costa, R. Laporta, G. Luzzatto, G. Martinez, G. Rescalli, A. Santoni Rugiu e A. Visalberghi". VICTOR CODINA Profilo: nato in Spagna, gesuita, teologo della liberazione, da molti anni vive tra i piu' poveri dell'America Latina. Opere di Victor Codina: Cos'e' la teologia della liberazione, La Piccola, Celleno. GIANCARLA CODRIGNANI Profilo: Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 679 del 20 settembre 2003
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