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Sulla proposta di Lidia Menapace per "un'Europa neutrale"
- Subject: Sulla proposta di Lidia Menapace per "un'Europa neutrale"
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 16 Sep 2003 17:17:24 +0200
Ad alcuni mezzi d'informazione con preghiera di pubblicazione SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE PER "UN'EUROPA NEUTRALE" Da tempo Lidia Menapace, una delle piu' autorevoli figure della cultura e della vita civile del nostro paese, propone una riflessione e un'azione "per un'Europa neutrale", ovvero perche' il processo di unificazione politica europea si caratterizzi per la scelta dell'opposizione alla guerra come modalita' di gestione delle relazioni internazionali, perche' la cosiddetta "Costituzione europea" contenga un articolo che esplicitamente riprenda il concetto espresso nell'articolo 11 della Costituzione italiana, ovvero l'enunciazione del ripudio della guerra; ed insomma affinche' si realizzi un'Europa che faccia la scelta - naturalmente in progress - del disarmo, della smilitarizzazione, della difesa popolare nonviolenta, dei corpi civili di pace, e della nonviolenza come principio giuriscostituente; un'Europa che svolga nelle sue implicite ma necessarie, cogenti conseguenze la scelta dei diritti umani, l'opposizione alla pena di morte, la cutura dello stato di diritto, il progetto politico della democrazia. * Su questa proposta che Lidia Menapace ha formulato con piu' chiarezza e rigore di altri, da tempo vari altri soggetti hanno iniziato a riflettere e a lavorare: alcuni network pacifisti, alcune ong, alcune aree intellettuali e militanti; ma ci sembra che non sempre venga colta la peculiarita' e la crucialita' di essa, cosicche' in alcuni casi viene assunta come una delle tante parole d'ordine di un gia' logorroico elenco di cose da dire e da fare che quanto piu' si allunga tanto piu' sbiadisce e si fa vano; in altri casi essa viene indebolita per successive sussunzioni o complementarita' fino al punto che la sua nitida radicalita' ne resta vulnerata; in altri casi ancora si fa questione di terminologia ove invece occorre intendersi sulla sostanza. Proviamo ad allineare qualche considerazione nella speranza che altre persone vogliano intervenire. * Innanzitutto sull'aggettivo "neutrale": esso richiama la tradizione storico-politica del neutralismo, ed il concetto giuridico, filosofico e politologico della neutralita'; ed e' in questa luce che va considerato. Tuttavia un margine di inadeguatezza pare anche a me che resti anche ove lo si prenda nell'accezione che Lidia propone; poiche' non solo nel linguaggio comune, ma anche nella tradizione e nel campo semantico citati, la nozione di neutralita' ha un che di insufficiente, che si presta ad essere confusa con una sorta di avalutativita' che se puo' essere utile principio metodologico-epistemologico (Weber, certo) non e' certo possibile collocazione morale e politica; ovvero, detto in altri termini, si presta ad essere confusa con un atteggiamento e una condotta che potrebbero dar luogo al rischio di una decontestualizzazione e adialetticita' che nell'ambito storico-concreto e politico-istituzionale puo' degenerare in una specie di ignavia o fin solipsismo che naturalmente e' peggio che meschinamente adiaforico e atarassico, e' complice delle violenza da altri compiute. Dal punto di vista che e' di Lidia e mio s'intende che cio' che si propone e' non il ritrarsi, ma l'attivo intervento per cosi' dire "produttore di pace con mezzi di pace"; non so se "Europa neutrale" sia formula sufficientemente inequivoca, ma in mancanza di una migliore mi pare che questo sia il senso da attribuirle (poi, se Lidia o altri escogitassero una formula piu' efficace ne sarei invero ben lieto). * Che l'idea di Lidia sia una proposta di azione, e che quindi necessariamente preveda un programma chiaro e un obiettivo definito, ma anche un percorso non velleitario ed insieme non subalterno, a me sembra evidente. Ma in questo ambito di riflessione occorrera' allora uscire dal generico ripetere uno slogan ed entrare nel vivo del come questa strada si avvia. Su questo mi pare che ben pochi contributi siano fin qui pervenuti: vi hanno lavorato i movimenti nonviolenti (e talvolta anch'essi con un approccio parziale e insufficiente, quasi "di nicchia"); vi hanno ragionato alcune giuriste ed alcuni giuristi impegnati nel movimento per la pace; si sono fatte alcune raccolte di firme piuttosto affrettate ed estemporanee, e dall'esito fin qui a me ignoto; e ben poco di piu'. Ed invece occorre definire una intera strategia che si organizzi in campagna, che trovi interlocutori, che si espanda a livello europeo, che convochi tutte le culture e le rappresentanze politiche ed istituzionali democratiche al confronto e all'impegno. * Infine e' necessario fare un ragionamento di priorita': questa proposta ha rispetto a molte altre alcune caratteristiche sue peculiari che molto ci persuadono: - la sua chiarezza nell'obiettivo: muovere verso una politica europea di pace che faccia a tal fine scelte coerenti e impegnative (disarmo, smilitarizzazione, difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace, nonviolenza giuriscostituente); - la sua tempestivita' in una fase in cui si gioca una partita decisiva su quale Europa e sulla base di quale corpus giuridico ed istituzionale; - la possibilita' che essa reca di incidere praticamente se riesce a convocare al confronto, all'elaborazione comune e al pronunciamento esplicito e leale le diverse aree democratiche della politica organizzata, delle istituzioni e delle societa' del continente. Invece di perdere tempo con gli sproloqui (e talora con i deliri) anti o filo-americani, e con modalita' di ragionamento e di azione subalterne e talora persino irresponsabili (che non a caso danno spazio a provocatori e goliardi ed invece di aiutare la crescita della coscienza e la partecipazione popolare aiutano i poteri violenti e menzogneri a mistificare e corrompere), sarebbe bene che il movimento per la pace e la giustizia europeo intensamente lavorasse su questo, anche in considerazione del fatto che e' adesso che si discute la cosiddetta "Costituzione europea" e che tra qualche mese si andra' alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo. Porre al centro della discussione pubblica la proposta che nella Costituzione europea vi sia l'equivalente dell'articolo 11 della Costituzione italiana, e che la, diciamo cosi', politica internazionale e la politica della difesa e della sicurezza europea si caratterizzi come scelta di pace con mezzi di pace, con l'avvio di processi di disarmo, smilitarizzazione, difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace, ebbene, tutto cio', che Lidia Menapace compendia nella formula dell'"Europa neutrale", ci pare che sia l'urgenza delle urgenze e il cuore dell'azione da condurre qui e adesso. * Vorremmo che se ne discutesse, vorremmo che ci si lavorasse con maggior chiarezza e intensita' e partecipazione di quanto non si sia fatto finora. Peppe Sini responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 16 settembre 2003 Mittente: Peppe Sini c/o "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
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