Sulla proposta di Lidia Menapace per "un'Europa neutrale"



Ad alcuni mezzi d'informazione
con preghiera di pubblicazione


SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE PER "UN'EUROPA NEUTRALE"


Da tempo Lidia Menapace, una delle piu' autorevoli figure della cultura e
della vita civile del nostro paese, propone una riflessione e un'azione "per
un'Europa neutrale", ovvero perche' il processo di unificazione politica
europea si caratterizzi per la scelta dell'opposizione alla guerra come
modalita' di gestione delle relazioni internazionali, perche' la cosiddetta
"Costituzione europea" contenga un articolo che esplicitamente riprenda il
concetto espresso nell'articolo 11 della Costituzione italiana, ovvero
l'enunciazione del ripudio della guerra; ed insomma affinche' si realizzi
un'Europa che faccia la scelta - naturalmente in progress - del disarmo,
della smilitarizzazione, della difesa popolare nonviolenta, dei corpi civili
di pace, e della nonviolenza come principio giuriscostituente; un'Europa che
svolga nelle sue implicite ma necessarie, cogenti conseguenze la scelta dei
diritti umani, l'opposizione alla pena di morte, la cutura dello stato di
diritto, il progetto politico della democrazia.
*
Su questa proposta che Lidia Menapace ha formulato con piu' chiarezza e
rigore di altri, da tempo vari altri soggetti hanno iniziato a riflettere e
a lavorare: alcuni network pacifisti, alcune ong, alcune aree intellettuali
e militanti; ma ci sembra che non sempre venga colta la peculiarita' e la
crucialita' di essa, cosicche' in alcuni casi viene assunta come una delle
tante parole d'ordine di un gia' logorroico elenco di cose da dire e da fare
che quanto piu' si allunga tanto piu' sbiadisce e si fa vano; in altri casi
essa viene indebolita per successive sussunzioni o complementarita' fino al
punto che la sua nitida radicalita' ne resta vulnerata; in altri casi ancora
si fa questione di terminologia ove invece occorre intendersi sulla
sostanza.
Proviamo ad allineare qualche considerazione nella speranza che altre
persone vogliano intervenire.
*
Innanzitutto sull'aggettivo "neutrale": esso richiama la tradizione
storico-politica del neutralismo, ed il concetto giuridico, filosofico e
politologico della neutralita'; ed e' in questa luce che va considerato.
Tuttavia un margine di inadeguatezza pare anche a me che resti anche ove lo
si prenda nell'accezione che Lidia propone; poiche' non solo nel linguaggio
comune, ma anche nella tradizione e nel campo semantico citati, la nozione
di neutralita' ha un che di insufficiente, che si presta ad essere confusa
con una sorta di avalutativita' che se puo' essere utile principio
metodologico-epistemologico (Weber, certo) non e' certo possibile
collocazione morale e politica; ovvero, detto in altri termini, si presta ad
essere confusa con un atteggiamento e una condotta che potrebbero dar luogo
al rischio di una decontestualizzazione e adialetticita' che nell'ambito
storico-concreto e politico-istituzionale puo' degenerare in una specie di
ignavia o fin solipsismo che naturalmente e' peggio che meschinamente
adiaforico e atarassico, e' complice delle violenza da altri compiute.
Dal punto di vista che e' di Lidia e mio s'intende che cio' che si propone
e' non il ritrarsi, ma l'attivo intervento per cosi' dire "produttore di
pace con mezzi di pace"; non so se "Europa neutrale" sia formula
sufficientemente inequivoca, ma in mancanza di una migliore mi pare che
questo sia il senso da attribuirle (poi, se Lidia o altri escogitassero una
formula piu' efficace ne sarei invero ben lieto).
*
Che l'idea di Lidia sia una proposta di azione, e che quindi necessariamente
preveda un programma chiaro e un obiettivo definito, ma anche un percorso
non velleitario ed insieme non subalterno, a me sembra evidente.
Ma in questo ambito di riflessione occorrera' allora uscire dal generico
ripetere uno slogan ed entrare nel vivo del come questa strada si avvia.
Su questo mi pare che ben pochi contributi siano fin qui pervenuti: vi hanno
lavorato i movimenti nonviolenti (e talvolta anch'essi con un approccio
parziale e insufficiente, quasi "di nicchia"); vi hanno ragionato alcune
giuriste ed alcuni giuristi impegnati nel movimento per la pace; si sono
fatte alcune raccolte di firme piuttosto affrettate ed estemporanee, e
dall'esito fin qui a me ignoto; e ben poco di piu'.
Ed invece occorre definire una intera strategia che si organizzi in
campagna, che trovi interlocutori, che si espanda a livello europeo, che
convochi tutte le culture e le rappresentanze politiche ed istituzionali
democratiche al confronto e all'impegno.
*
Infine e' necessario fare un ragionamento di priorita': questa proposta ha
rispetto a molte altre alcune caratteristiche sue peculiari che molto ci
persuadono:
- la sua chiarezza nell'obiettivo: muovere verso una politica europea di
pace che faccia a tal fine scelte coerenti e impegnative (disarmo,
smilitarizzazione, difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace,
nonviolenza giuriscostituente);
- la sua tempestivita' in una fase in cui si gioca una partita decisiva su
quale Europa e sulla base di quale corpus giuridico ed istituzionale;
- la possibilita' che essa reca di incidere praticamente se riesce a
convocare al confronto, all'elaborazione comune e al pronunciamento
esplicito e leale le diverse aree democratiche della politica organizzata,
delle istituzioni e delle societa' del continente.
Invece di perdere tempo con gli sproloqui (e talora con i deliri) anti o
filo-americani, e con modalita' di ragionamento e di azione subalterne e
talora persino irresponsabili (che non a caso danno spazio a provocatori e
goliardi ed invece di aiutare la crescita della coscienza e la
partecipazione popolare aiutano i poteri violenti e menzogneri a mistificare
e corrompere), sarebbe bene che il movimento per la pace e la giustizia
europeo intensamente lavorasse su questo, anche in considerazione del fatto
che e' adesso che si discute la cosiddetta "Costituzione europea" e che tra
qualche mese si andra' alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo.
Porre al centro della discussione pubblica la proposta che nella
Costituzione europea vi sia l'equivalente dell'articolo 11 della
Costituzione italiana, e che la, diciamo cosi', politica internazionale e la
politica della difesa e della sicurezza europea si caratterizzi come scelta
di pace con mezzi di pace, con l'avvio di processi di disarmo,
smilitarizzazione, difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace,
ebbene, tutto cio', che Lidia Menapace compendia nella formula dell'"Europa
neutrale", ci pare che sia l'urgenza delle urgenze e il cuore dell'azione da
condurre qui e adesso.
*
Vorremmo che se ne discutesse, vorremmo che ci si lavorasse con maggior
chiarezza e intensita' e partecipazione di quanto non si sia fatto finora.


Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo


Viterbo, 16 settembre 2003


Mittente: Peppe Sini
c/o "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it