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Repubblica Democratica del Congo: rapporto di Amnesty International sui "bambini in guerra"
- Subject: Repubblica Democratica del Congo: rapporto di Amnesty International sui "bambini in guerra"
- From: "Ufficio Stampa Amnesty " <press at amnesty.it>
- Date: Tue, 9 Sep 2003 13:00:47 +0200
Gent.mi tutti, vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di Amnesty International: Repubblica Democratica del Congo: rapporto di Amnesty International sui "bambini in guerra" Grazie per la cortese attenzione Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: Amnesty International Ufficio Stampa Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press at amnesty.it COMUNICATO STAMPA CS126-2003 REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUI "BAMBINI IN GUERRA" Nonostante la recente istituzione del governo transitorio di unità nazionale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), migliaia di bambini e bambine continuano a vedersi costretti a sacrificare la propria infanzia in nome degli interessi politici e militari dei capi delle varie fazioni in guerra nel paese. Questi bambini soldato subiscono un vasto campionario di abusi: molti vengono uccisi, altri conservano a lungo le conseguenze fisiche e psicologiche della propria esperienza. "L'arruolamento e l'impiego di persone al di sotto dei 18 anni nei conflitti armati costituiscono un crimine di guerra, dunque un crimine contro l'umanità intera e non solo nei confronti dei bambini congolesi" - si legge in un nuovo rapporto di Amnesty International, "Bambini in guerra", che denuncia il dramma di migliaia di bambini soldato nella regione dei Grandi laghi. "Il brutale sfruttamento dei bambini della Rdc da parte delle formazioni armate per perseguire i propri obiettivi militari e politici è uno degli esempi più eclatanti degli abusi dei diritti umani commessi nel conflitto in corso nel paese" - prosegue il rapporto. "La comunità internazionale deve premere su tutte le parti coinvolte, compresi i capi dei gruppi armati, per sottoporre alla giustizia nazionale e internazionale i responsabili dell'arruolamento dei bambini soldato". I bambini e le bambine incontrati da Amnesty International dopo la loro fuga o la loro smobilitazione hanno fornito racconti raccapriccianti che testimoniano come il conflitto della Rdc abbia lasciato pesanti segni sul piano fisico e psicologico. "Ci facevano camminare per giorni" - ha raccontato uno di loro. "Di notte, dovevo fare irruzione nei villaggi per rimediare del cibo. A ottobre ho preso parte all'attacco contro la città di Uvira. È stato terribile. Avevo paura e non volevo uccidere né essere ucciso. Dopo l'attacco, ho abbandonato il fucile e sono scappato via". Dal 1996 sono migliaia i bambini e le bambine costretti con la forza a entrare nell'esercito e nelle varie milizie della Rdc. I bambini soldato vengono rapiti in strada o a scuola, nei campi profughi o nei centri di raccolta per gli sfollati, all'interno delle proprie abitazioni o ai posti di blocco oppure mentre stanno giocando in cortile. In altri casi, l'arruolamento ha rappresentato una scelta "volontaria", compiuta da bambini separati dai propri genitori e in condizioni di povertà assoluta, in un contesto che ha visto il totale collasso dei servizi sociali di base, come l'educazione e l'assistenza sanitaria. Una volta reclutati, i bambini soldato vengono sottoposti a un periodo di addestramento militare insieme alle reclute adulte, durante il quale subiscono violenze. In alcuni campi di addestramento, le condizioni sono così dure da causare la loro morte. Dopo alcune settimane, i bambini sono inviati in prima linea per essere usati come carne da cannone. Qui, vengono impiegati come guardie del corpo e schiavi sessuali, sono inviati in avanscoperta per adescare il nemico o individuare le linee nemiche e vengono obbligati a commettere stupri e omicidi contro i militari e la popolazione civile. Alcuni bambini soldato sono costretti a uccidere i propri familiari, altri a compiere atti di cannibalismo o atti sessuali sui cadaveri. Spesso, sono riempiti di droga e alcol per poter svolgere più facilmente questi compiti. Questo è il caso di Kalami, 15 anni, sei dei quali trascorsi in un gruppo armato della Rdc orientale: "Ci avevano detto di uccidere la gente costringendola a rimanere all'interno delle loro case mentre appiccavamo il fuoco. Alcuni li abbiamo dovuti seppellire ancora vivi. Un giorno ci hanno costretto a uccidere una famiglia, a tagliare i loro corpi e a mangiarli. La mia vita è finita. Non c'è più niente per cui valga la pena vivere. Non riesco più a dormire. Continuo a pensare alle cose orribili che ho visto e che ho fatto quando ero soldato." Il prezzo personale pagato dai bambini soldato è spesso elevato: brutalizzati e profondamente traumatizzati dalla loro esperienza, molti di loro continuano a essere perseguitati dai ricordi degli abusi cui hanno assistito o che sono stati costretti a compiere. Per le bambine soldato, oltre alla brutalità e al trauma dello stupro in sé, il prezzo da pagare è ancora più alto: danni fisici, gravidanze forzate, contagio da Hiv o da altre malattie a trasmissione sessuale. Alcuni ex bambini soldato hanno dichiarato ad Amnesty International di aver paura di tornare nelle proprie comunità poiché sono stati visti mentre compivano atti criminali. L'opinione pubblica internazionale è sempre più indignata per l'illegalità e l'immoralità del reclutamento e dell'impiego dei bambini soldato nei conflitti. Vi è ora un consenso internazionale sul divieto di reclutamento e di impiego dei bambini soldato che può scoraggiare queste pratiche nella Rdc. La maggior parte delle fazioni attive nel conflitto si è impegnata a porvi fine. Tuttavia, vi è una vasta discrepanza tra gli impegni pubblici e gli effettivi tentativi, da parte dei capi dei gruppi armati e del governo, di proteggere i bambini dal conflitto. Il processo di smobilitazione dei bambini soldato è risultato finora troppo cauto e limitato per produrre un effetto concreto. Le iniziative per la smobilitazione ignorano spesso il ruolo decisivo che possono avere le famiglie e le comunità locali per il reinserimento dei bambini nella vita civile. Nella Rdc orientale, il rischio di un nuovo reclutamento per gli ex bambini soldato rimane la sfida più seria ai tentativi di smobilitazione. "Oltre all'abolizione, sul piano politico e legale, del reclutamento e dell'uso dei bambini soldato, occorre agire sul piano della costruzione della pace e dello sviluppo economico in modo che la smobilitazione e la riabilitazione degli ex bambini soldato abbiano un senso. Se la questione non verrà affrontata in modo adeguato, l'eredità dei bambini soldato peserà come un macigno sul futuro della Rdc" - ha affermato Daniele Scaglione, coordinatore Rdc della Sezione Italiana di Amnesty International. Le richieste di Amnesty International all'Unione Europea - Assicurare che almeno una minima presenza della forza multinazionale dell'Unione Europea rimanga nella Rdc fino all'effettivo dispiegamento della forza multinazionale Onu (Monuc) - Premere sui governi di Rdc, Ruanda e Uganda affinché cessino di sostenere i gruppi armati responsabili dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità nella Rdc e garantiscano che le loro forze armate non impiegheranno persone al di sotto dei 18 anni di età - Adottare un embargo sulle armi nei confronti della Rdc come proposto dalla Commissione Europea - Garantire che il pacchetto di aiuti di 205 milioni di euro, annunciato la scorsa settimana dalla Commissione Europea per favorire la transizione della Rdc verso la democrazia, comprenda un adeguato finanziamento per la riabilitazione dei bambini soldato nonché dei meccanismi per sottoporre alla giustizia le persone accusate di crimini di guerra e crimini contro l'umanità - Contribuire al rafforzamento del sistema giudiziario della Rdc mediante la fornitura di materiali, corsi di formazione e il coinvolgimento di giudici di altri paesi FINE DEL COMUNICATO Roma, 9 settembre 2003 Per ulteriori informazioni: http://www.amnesty.it/crisi/drc/ Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa - Tel. 06 4490224 - 348 6974361
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