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Mumia Abu Jamal in pericolo di vita
- Subject: Mumia Abu Jamal in pericolo di vita
- From: "kowalski" <kowalski at informationguerrilla.org> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Thu, 28 Aug 2003 03:00:10 +0200
di Nuovi Mondi Media - 27/08/03 “Il 13 giugno 1995, il giorno dopo la comunicazione della condanna a morte, mi fu comunicata una ammonizione scritta, un verbale di cattiva condotta per coinvolgimento attivo in affari o professione, cioè come giornalista. Lo Stato ha talmente disapprovato il fatto che ho scritto ciò che ora state leggendo che hanno iniziato a punirmi, mentre mi trovo nella sezione più punitiva consentita dal sistema, per aver osato dire e scrivere la verità. L ’infrazione istituzionale? Il mio libro…Chiaramente ciò che vuole il governo non è solo la morte, ma il silenzio…Nessuno, né un poliziotto, né una guardia, può trovare una sola bugia nel mio libro; proprio a causa della sua verità, invece, è un obiettivo dello Stato e dei suoi carcerieri. Una verità che non vogliono che si veda. Riflettete: perché non avete visto, ascoltato o letto qualcosa del genere in Tv, radio o sui giornali? I giornali, le radio e le televisioni sono sempre più di proprietà di multinazionali o di ricchi magnati e perciò riflettono la prospettiva del ricco o dell’ affermato, non quella del povero e del senza potere… Ho pagato un caro prezzo per portarle fino a voi, e pagherò ancora; ma vi dico, lo rifarei un migliaio di volte perché è giusto…Mentre leggerete questo libro, dunque, saprete che sono stato punito dal governo per averlo scritto, per aver scritto queste stesse parole. In realtà sono stato punito dal governo degli Stati Uniti per i miei scritti sin dall’età di 15 anni, ma io avevo il diritto di scrivere. Voi avete il diritto di leggere!” . E ancora: “La gente dice di non interessarsi alla politica; non se ne sentono coinvolti o non vogliono esserlo, ma lo sono. Il loro coinvolgimento è appena mascherato dall’indifferenza o dalla disattenzione. E’ la sottomissione silenziosa dei milioni che sostengono il sistema. Quando non si contrasta un sistema il silenzio diventa approvazione…Molte persone dicono che è da folli opporsi al sistema, ma in realtà è da folli non farlo”. (Death Blossoms, ed. Massari) Chi scrive è Mumia Abu-Jamal, dal braccio della morte. Mumia era un giornalista che si batteva contro la corruzione dell’ amministrazione e della polizia e soprattutto contro il razzismo. Nel 1980 divenne presidente della “Black Journalist Association” e Ministro dell’ Informazione delle Pantere nere. Creò il MOVE, un’associazione pacifista che aveva lo scopo di sostenere gli esclusi, gli espropriati, i poveri, i discriminati. Per questo venne denominato e divenne per tutti “La Voce dei Senza Voce”. La voce degli oppressi. Ma nel 1981 la polizia di Philadelphia attaccò improvvisamente la comunità dei Move, con elicotteri e bombe. Morirono 11 persone, donne e bambini. Questo attacco che doveva mettere a tacere Mumia ottenne lo scopo contrario. Egli cominciò a fare denunce, a chiedere un’inchiesta, a scrivere articoli raccontando dell’aggressione. Mumia andava fermato. Così arrivò il 9 dicembre del 1981. Mumia aveva un appuntamento con il fratello e quando giunse sul luogo concordato vide che un poliziotto stava picchiandolo. Mumia attraversò di corsa la strada, gridando al poliziotto di smettere subito ma quest’ultimo si voltò e gli sparò in pieno addome. Mumia cadde a terra nel suo sangue e svenne. Qualcuno vide, o qualcuno non aspettava altro. Questo qualcuno sparò tre volte al poliziotto uccidendolo. Venne accusato Mumia. Iniziò un improbabile processo farsa. I testimoni che avevano visto tutto vennerò minacciati, l’avvocato difensore non venne concesso, i giurati erano in maggioranza amici o addirittura parenti del poliziotto e il giudice, Albert Sabo, era il più caro amico del capo della polizia. Sabo, sopranominato “capestro” aveva condannato a morte già 32 persone. Trenta erano di colore. E “capestro” sostituì con un pretesto una giurata nera e presumibilmente imparziale e impedì il controinterrogatorio di Robert Chobert (un testimone che nella prima fase aveva scagionato l’imputato, poi disse di avere dei ripensamenti e che forse poteva aver sparato Mumia). Eppure prove fondamentali dimostravano l'innocenza di Jamal. La tesi dell'accusa sosteneva che solo Jamal e suo fratello si avvicinarono a Faulkner prima dell'arrivo dei poliziotti di rinforzo. Ma quattro testimoni affermarono di aver visto un terzo uomo sparare a Faulkner e fuggire dalla scena. L’accusa ha prodotto come testimone una guardia di sicurezza dell'ospedale che sosteneva di aver sentito Jamal confessare di aver sparato. Ma l'ufficiale che tenne in custodia Jamal e rimase con lui tutto il tempo riportò che Jamal era ferito in modo gravissimo, che non era in grado di parlare, e che non aveva detto nemmeno una parola. La sua testimonianza non fu presentata al processo. La difesa si sentì dire che il testimone era "in vacanza" ed irreperibile. Testimonianze di altri testimoni oculari non vennero accettate al processo… Ma i documenti e le testimonianze scagionanti cominciavano a diventare troppi, tanto che venne chiesta una revisione del processo. E Albert Sabo era in pensione. Chiese un incarico speciale per essere lui a decidere se concedere oppure no questa revisione. E condannò nuovamente Mumia a morte. Nulla di tutto questo ha messo a tacere quella tanto odiata “Voce dei Senza Voce”, che dal braccio della morte si è schierata contro le ultime guerre americane denunciandone l’ipocrisia e i malcelati intenti coloniali. La scorsa settimana le condizioni di salute di Mumia sono peggiorate enormemente, i dolori stanno diventando insopportabili, la sua vita è in pericolo. Gli hanno negato la possibilità di essere visitato dal suo medico. Per approfondimenti: http://www.freemumia.org/articlesnewspg/alert-8-21-03.html http://www.mumia.malcolmx.it
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