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La nonviolenza e' in cammino. 652
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 652
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 23 Aug 2003 18:21:39 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 652 del 24 agosto 2003 Sommario di questo numero: 1. Sandro Penna: felice chi e' diverso 2. Maria G. Di Rienzo: parlare in pubblico 3. Mariagrazia Bonollo: un vademecum per smontare i falsi miti sulla guerra 4. Una scuola di studi femministi a Roma 5. La newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia" 6. Giovanni Mandorino: incubi 7. Stefano Lucarelli: Joan Robinson, l'eredita' keynesiana e un'altra Europa possibile 8. Riviste: "Il foglio" 9. Riviste: "Libertaria" 10. Riletture: Madame de Stael, Corinna o l'Italia 11. Riletture: Lorenzo Milani, Alla mamma. Lettere 1943-1967 12. Riletture: Cesare Cases, Il testimone secondario 13. Gli idilli di Margutte: dallo statuto dell'associazione "Mani sporche" 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. POESIA E VERITA': SANDRO PENNA: FELICE CHI E' DIVERSO [Da Sandro Penna, Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1984, p. 171. Sandro Penna (1906-1977) e' autore di poesie cosi' luminose, terse, tenere, straziate e appassionate, da stare alla pari dei lirici greci] Felice chi e' diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi e' diverso essendo egli comune. 2. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: PARLARE IN PUBBLICO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo testo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] E cosi' e' arrivato il momento in cui tocca a voi: dovete spiegare le ragioni della vostra campagna, gli scopi del vostro gruppo o dell'azione diretta nonviolenta che avete pianificato, eccetera. Preoccupati/e? Non ne avete motivo. Voi sapete benissimo che cosa fa un cattivo oratore o un buon oratore: pensate ai buoni oratori che avete gia' ascoltato. Usualmente, a farli "buoni" ci sono tre cose: la chiarezza della voce e dell'esposizione, l'essere piacevoli, interessanti, informati, e il dimostrare di essere confidenti e a proprio agio. Le prime due abilita' non sono difficili da apprendere, la terza cresce con l'esperienza. Adesso vediamo come potete esercitarvi. * 1) Datevi potere - Convincetevi che avete il pieno diritto di prendere parola: le questioni di cui parlerete sono quelle di cui vi siete occupati e preoccupati, in cui avete messo il vostro impegno. Se credete a quello che dite, e di essere legittimato/a a dirlo, gli ascoltatori lo percepiranno immediatamente, al di la' di quali siano le vostre specifiche parole. - Non sentitevi inadeguati perche' il discorso non vi sembra "scientifico" (o manca del corollario di tabelle e lucidi e sondaggi e pareri di esperti), fate invece del vostro meglio per parlare alle persone su un piano orizzontale: siete uno/a come loro, che dice in modo chiaro cio' che pensa, sente e spera. - Non preoccupatevi del non aver esperienza: anzi, dite subito che e' la prima volta in cui parlate in pubblico, e che siete emozionati e felici di vedere tante persone disposte ad ascoltarvi. Queste ultime proveranno simpatia per voi e sosterranno il vostro sforzo: il fatto che vi stiate impegnando nel compiere qualcosa di difficile per voi e' un esempio positivo per loro, e potra' in seguito spingerli ad osare altrettanto. * 2) Come parlare - La qualita' piu' importante, lo ripeto, e' la chiarezza, intesa sia come metodo di esposizione sia come capacita' di farsi sentire fino in fondo alla stanza. Se avete un microfono tanto meglio, ma se non lo avete dovete parlare a voce alta e chiara, di modo che tutti possano ascoltarvi. Se il vostro tono di voce e' usualmente quieto e basso, chiedete alle persone se riescono a sentirvi e magari proponete un accordo: "Io non riesco ad alzare piu' di tanto la voce: faro' del mio meglio, e chiedo a voi di aiutarmi facendo silenzio". - Quando parlate tenete la testa alta, guardate il pubblico. Parlate "con" le persone e non "a" esse. - Controllate il nervosismo, di modo che non risulti in strani messaggi corporei (battere il piede, giocherellare con qualcosa che avete in tasca, ecc.) e se avete bisogno di qualche secondo per riflettere, prima di dire la prossima frase, prendetevelo senza timore. * 3) Pianificare il discorso - Controllate in anticipo quanto tempo avete e fate attenzione nel non stipare troppe cose nel tempo che avete a disposizione. - Organizzate il discorso in sezioni distinte che guidino chi vi ascolta attraverso le vostre argomentazioni: il problema e le sue cause; l'impatto del problema; le soluzioni che voi, il vostro gruppo, la coalizione che sostiene la campagna, avete ipotizzato. A questo punto smettete di parlare ed invitate il dialogo. - Ricordate che non potrete, pur con tutta la vostra buona volonta', essere "esaustivi" qualunque sia l'argomento di cui parlate: e' meglio essere precisi su pochi punti chiave che sommergere gli ascoltatori con una marea di distinguo e di sottolineature che li confonderebbero o annoierebbero. - E' una buona idea aver sottomano delle note scritte che vi indirizzino mentre parlate, di modo da non farvi perdere il filo del discorso (anche i conferenzieri piu' esperti lo fanno). Scrivetele, ma badate di non dipendere totalmente da esse, ovvero di non scrivere l'intero discorso: e' sufficiente se la loro lunghezza sta sul retro di una normale busta per lettera. * 4) Contenuti - Sappiate adattare il vostro discorso al pubblico, usando linguaggio ed argomenti che siano appropriati per i loro interessi, le loro esperienze di vita e la loro eta'. - Cercate di capire quale messaggio potrebbe essere piu' motivante per quel particolare pubblico. Alcuni gruppi potrebbero essere preoccupati dell'impatto della questione sul cosiddetto "Terzo Mondo" (volontari del commercio equo, organizzazioni che lavorano con i migranti, ecc.), altri potrebbero essere invece piu' preoccupati dell'effetto della questione sulle loro vite; alcuni possono essere piu' convinti da argomentazioni etiche, altri da argomentazioni economiche, ecc. - Parlate dal cuore. Dite che cosa vi rende arrabbiati, tristi, che cosa ha motivato la vostra scelta di attivismo. Narrate le vostre esperienze personali: vedete, questo e' l'argomento in cui siete davvero degli esperti, ed e' l'emozione che muove ed ispira le altre persone, esattamente come ha mosso ed ispirato voi. - Fate riferimento a notizie recenti, a cio' che avete letto sui giornali o visto in tv che vi ha fatto arrabbiare, vi ha sconvolto, ecc. * 5) Preparare la stanza - Cercate di arrivare un po' prima dell'ora stabilita per l'inizio. Portate con voi volantini o altri materiali e lasciateli a disposizione su un tavolino all'ingresso, oppure posizionateli sulle sedie vuote. - Se vi saranno molte persone, disponete le sedie a ferro di cavallo; se siete in pochi, disponetele in cerchio. Nel caso in cui la stanza non permetta questo arrangiamento, e' facile che le prime file vengano lasciate vuote o semi-vuote (raramente le persone si mettono in prima fila): se questo accade, cominciate il vostro discorso chiedendo alle persone di venire piu' vicine a voi. * 6) Domande e dialogo - E' meglio evitare le domande che interrompono il vostro discorso, chiedete quindi alle persone di avere la pazienza di porle quando avrete terminato. - Il passaggio finale del vostro discorso, come abbiamo visto, ha aperto la fase della discussione. Non siate prolissi nelle vostre risposte, ed incoraggiate piuttosto i vostri interlocutori ad esprimere il loro punto di vista. - Se nasce un dialogo fra il pubblico non interrompetelo, a meno che non si tratti un batti e ribatti fra due persone che impedisce alle altre di intervenire. * 7) I rompiscatole - I veri rompiscatole sono fortunatamente rari, ma esistono e quindi prendiamo in considerazione la loro possibile presenza. Usualmente sono persone autocentrate che amano molto il suono della propria voce e alcune di esse sono persone con problemi psicologici. Chiunque possieda questo tipo di personalita' tentera' quasi subito di interrompervi: siate fermi nel chiedere loro di attendere la fase della discussione. - Se durante la fase della discussione costoro continuano a parlare all'infinito, impedendo agli altri di intervenire, togliete loro la parola in modo gentile: dite che tutti i presenti hanno il diritto di avere un po' di spazio, e che se lo desiderano sarete felici di discutere approfonditamente con loro piu' tardi. - Nel rarissimo caso in cui non riusciate a controllare un rompiscatole sospendete il discorso e interpellate il pubblico, dicendo che non potete continuare a parlare essendo continuamente interrotti e chiedendo loro se vogliono ascoltare cio' che avete ancora da dire. A questo punto saranno i presenti ad intervenire con il rompiscatole perche' vi lasci parlare. * 8) Errori da evitare - Il peggiore che potete fare e' essere confusi: un discorso in cui vi mangiate le parole, un argomentare disorganizzato o che salta troppo velocemente alle conclusioni. - Evitate le sigle, gli acronimi, il gergo tecnico o quello in uso nel vostro gruppo. * 9) Muovere le coscienze - Lo scopo del vostro discorso e' indurre movimento: toccare i cuori delle persone ed entrare in contatto con le loro emozioni, di modo che esse si muovano in avanti, assumendo su se stesse responsabilita' personale rispetto all'istanza. Il punto di partenza per questo dovete essere voi: la vostra storia, le cose che avete visto, i posti in cui siete stati, le azioni a cui avete partecipato, i ricordi della vostra infanzia, la vostra esperienza come genitori se lo siete, ecc. - Spesso, di fronte ad un problema che appare grave ed urgente, gli attivisti si chiedono sconsolati "Ma perche' la gente non protesta?". Badate a che questo lamento non entri nel vostro discorso, in primo luogo perche' il senso di colpa non e' un motivatore di entusiasmo, in secondo luogo dovete rendervi conto che anche voi, prima di dedicarvi all'attivismo, non protestavate. Per farlo avete dovuto abbattere due potenti ostacoli sul vostro cammino: la negazione che il vostro personale apporto potesse comportare una differenza (e' un problema troppo grande, non ci si puo' fare nulla, le cose sono sempre andate cosi', ci sono gli esperti che se ne occupano...) e lo "scaricabarile" della responsabilita', ove ciascuno si aspetta che sia qualcun altro a dover agire: le persone aspettano di essere dirette dai leader, i governi aspettano che siano i cittadini a domandare d'agire, e cosi' via. - Rispetto alla richiesta di coinvolgimento delle persone nel vostro progetto, potete procedere illustrando i seguenti motivi (ovviamente quelli che si adattano all'istanza di cui vi occupate e al pubblico con cui state dialogando): la situazione comporta un crimine (la distruzione dell'ambiente, la violazione di diritti umani, ingiustizia sociale, ecc.) e noi, sapendo che il crimine viene commesso, siamo moralmente corresponsabili se non ci opponiamo ad esso (anche qui, vi sono numerose modalita' con cui possiamo esprimere la nostra opposizione, e voi dovete essere in grado di offrirle all'interno della proposta che fate); la situazione mette in pericolo le generazioni future, di cui noi stiamo spendendo l'eredita' distruggendo il pianeta: dite che non volete che i vostri figli, un giorno, vi chiedano "Com'e' potuto accadere questo, come avete potuto permettere che accadesse?"; la situazione e' palesemente (a livello economico, sociale, ecc.) assurda, ovvero si riconosce il problema ma ci si rifiuta di modificarne le radici: spiegate come questo e' invece possibile, a partire dall'impegno personale di ciascuno. * 10) Valutazione - Com'e' andata? Non basatevi solo sul vostro giudizio personale, per saperlo, soprattutto perche' era la prima volta e potreste avere la tentazione di essere spietatamente autocritici. Chiedete piuttosto ai vostri amici ed amiche presenti le loro impressioni, ed usatele per migliorare le vostre capacita'. 3. INIZIATIVE. MARIAGRAZIA BONOLLO: UN VADEMECUM PER SMONTARE I FALSI MITI SULLA GUERRA [Da Mariagrazia Bonollo, infaticabile animatrice dell'ufficio stampa del movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" (per contatti: salbega at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo] Come smontare i falsi miti sulla guerra: Beati i costruttori di pace si appresta a predisporre un vademecum per diffondere una cultura di pace, frutto del seminario "Per un futuro senza armi". Le armi servono per difendersi? Difficile sostenerlo, se si pensa a quanto accaduto l'11 settembre: lo stato piu' armato del pianeta non ha potuto, con le sue innumerevoli armi, fare niente per evitare l'attacco alle Twin Towers. Le armi sono un deterrente verso i paesi malintenzionati? Tutto da dimostrare anche questo, visto che la storia ci insegna che durante la guerra fredda in numerose occasioni si e' evitato per un pelo che per errore si scatenasse la guerra nucleare. Senza contare che fra gli anni '50 e '80 sono morte nel mondo piu' di 25 milioni di persone per guerre: armi deterrente verso chi, visto che quelle nucleari non sono servite per evitare questa ecatombe nel sud del mondo? Quelli sopra descritti sono due dei tanti esempi di come e' possibile demolire i luoghi comuni sulla guerra, un impegno che si e' assunta l'associazione "Beati i costruttori di pace", intenzionata a lanciare una campagna culturale contro la produzione di armi tout court. Con l'aiuto di esperti come il ricercatore Achille Lodovisi, che da piu' di venti anni studia il mercato internazionale delle armi e l'industria bellica, l'associazione padovana si accinge a redigere un vademecum che sconfessi i falsi miti sulla guerra. Ne sono stati individuati almeno una ventina e per ognuno si sono cercati dati, esempi, considerazioni che li possano smentire. Si va dall'affermazione che solo le armi possono risolvere i conflitti, al fatto che la guerra c'e' sempre stata e sempre ci sara', dal mito che la guerra porti sviluppo e innovazioni scientifiche a quello che la violenza e' insita nell'uomo, dalla dichiarazione che la guerra porta democrazia all'asserzione che uno stato non puo' esistere senza un esercito armato. Per avviare il percorso che portera' alla campagna contro le armi, presso la sede dei "Beati i costruttori di pace" a Padova si e' tenuto nei giorni scorsi il seminario "Per un futuro senza armi", da quale sono partiti spunti e riflessioni stimolanti non solo per il vademecum ma anche per individuare strumenti pratici per favorire il processo di diffusione della cultura di pace. Strumenti identificati nel fare pressione sui media tradizionali, nel costruire nuovi media dal basso, nel portare testimonianze dirette, nel dare risalto alla dimensione umana della comunicazione, nell'organizzare eventi mirati, nel lavoro di educazione alla pace nelle scuole di ogni ordine e grado, nel privilegiare il lavoro in ambito locale, nell'aprirsi verso l'esterno dialogando con chi non conosce il mondo pacifista. Il senatore Tino Bedin ha presentato le decisioni gia' assunte dall'Unione Europea riguardo alla formazione di un esercito comune, mettendo in evidenza i rischi di mancanza di controllo democratico per le decisioni in tema di sicurezza. Bedin ha proposto di attivare tutti i consigli comunali perche' i cittadini conoscano i contenuti del trattato costituzionale e chiedano un impegno piu' esplicito per la pace. "Dobbiamo ripensare il tasso di democrazia della nostra societa', capire a quali aberrazioni si e' giunti e riappropriarci delle decisioni fondamentali, il sindacato non puo' occuparsi solo del lavoro, ma deve farsi carico di una visione piu' ampia" ha sostenuto invece Gianfranco Benzi del dipartimento internazionale della Cgil, che ha fatto autocritica anche sull'appoggio dato anche dal suo sindacato alla guerra nei Balcani del 1999. Lidia Menapace, partigiana e rappresentante della Convenzione permanente delle donne contro la guerra, ha portato infine il suo coinvolgente contributo sulla costruzione di una cultura della pace che cominci innanzitutto col disinquinare il proprio linguaggio da tutto il simbolico militare e col mettere in discussione i criteri di memorabilita'. "La violenza si e' cosi' radicata all'interno delle istituzioni statali europee - ha affermato - cambiando nome e spacciandosi per forza, armata o di polizia, ma rimanendo in realta' pur sempre violenza. Di tutte queste radici violente l'Europa in via di costruzione puo' e deve liberarsene, anche perche' non manca d'altra parte una significativa tradizione nonviolenta". Una tradizione che la Menapace ha ricordato con numerosi episodi di azione e resistenza nonviolenta, che hanno caratterizzato in particolare le lotte del movimento operaio e del movimento femminista. Episodi spesso dimenticati, taciuti dai libri di storia, ma che rappresentano una memoria storica da non perdere e da recuperare proprio in questo fondamentale momento di scrittura della costituzione europea. Per contattare l'associazione nonviolenta "Beati i costruttori di pace": via Antonio da Tempo 2, 35131 Padova, tel. 0498070522, fax: 0498070699, e-mail: beati at libero.it, sito: www.beati.org 4. INIZIATIVE. UNA SCUOLA DI STUDI FEMMINISTI A ROMA [Dall'utilissimo sito de "Il paese delle donne" (per contatti: www.womenews.net) riprendiamo questo comunicato] Apre a Roma una scuola di studi femministi per far vivere il sapere accumulato nel mondo da quelle donne che si autodefiniscono femministe. I corsi si terranno, in tre cicli, da novembre 2003 a marzo 2004. Iscrizioni a settembre. Una scuola per dialogare anche con chi, per eta', sesso o percorso di vita, non ha partecipato all'ondata nascente di questo movimento politico transnazionale. Una scuola dunque per segnalare l'andamento nomade e trasformativo del conoscere e del conoscersi, fuori dagli schemi ordinativi dei centri di potere. Un luogo dove il "modo" dello studio possa consentire l'ascolto e il confronto delle esperienze e delle culture che compongono la nostra complessa contemporaneita'. Il progetto e' curato e organizzato dalla cooperativa "Generi e generazioni- Centro di cultura contemporanea". Collaborazioni scientifiche: professoressa Francesca Brezzi, delegata del rettore dell'Universita' di Roma Tre alle pari opportunita'. * I primi corsi si svolgeranno a Roma presso la Casa internazionale delle donne da novembre 2003 a marzo 2004 e si articoleranno in tre sezioni: - novembre 2003: "Nel territorio del diavolo. Quattro incontri sulla scrittura e la narrazione", docente: Maria Rosa Cutrufelli; - gennaio-febbraio 2004: "Sotto gli occhi dell'Occidente. Sei incontri sui post-colonial studies", docente: Ambra Pirri; - Marzo 2004: "Donne del Nord - donne del Sud. Cinque incontri su cooperazione e politiche di genere al tempo della globalizzazione", docente: Bianca Pomeranzi. * Costi: primo corso:100 euro; secondo corso: 150 euro; terzo corso: 125 euro. Iscrizione a tutti e tre i corsi: 300 euro. Iscrizioni presso: Cooperativa generi e generazioni - Casa internazionale delle donne, a partire da settembre 2003, tel. 0668193001. Verranno ammessi/e non piu' di 20 iscritti/e a corso, selezionati/e in base alla data d'iscrizione. 5. MATERIALI. LA NEWSLETTER "FRANZ JAEGERSTAETTER ITALIA" [Riportiamo i testi apparsi nel n. 4 del settembre 2003 (ma gia' diffuso) della newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia"; per contatti: Giampiero Girardi, via alla val 19, 38050 Povo (Tn), e-mail: franzitalia at infinito.it Giampiero Girardi e' animatore di "Franz Jaegerstaetter Italia" e curatore dell'edizione italiana del libro di Erna Putz su Jaegerstaetter, autore e curatore di ricerche e pubblicazioni per una cultura della pace, attivo nella promozione della nonviolenza. Franz Jaegerstaetter, contadino cattolico, condannato a morte ed ucciso il 9 agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare nell'esercito nazista. Opere su Franz Jaegerstaetter: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968, poi: Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, Editoria Universitaria, Venezia 2002; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti Piacenza, 2000; segnaliamo anche l'articolo di Enrico Peyretti riprodotto sul n. 637 di questo notiziario, articolo che segnalava anche i seguenti materiali: Alfons Riedl, Josef Schwabeneder (Hg), Franz Jaegerstaetter - Christlicher Glaube und politisches Gewissen [Fede cristiana e coscienza politica], Verlag Taur, 1997; videocassetta Franz Jaegerstaetter: un contadino contro Hitler, (27 minuti, in vhs) prodotta dall'Associazione Franz Jaegerstaetter, via Endrici 27, 38100 Trento (tel. 0461233777, oppure 810441); il capitolo Un nemico dello Stato (pp. 76-86), in Thomas Merton, Fede e violenza, prefazione di Ernesto Balducci, Morcelliana, Brescia 1965; una nota di Paolo Giuntella in "Adista", n. 11, 13 febbraio 1993, pp. 9-10. Josef Mayr-Nusser, nato nel 1910, impegnato nell'Azione Cattolica, "nel 1944, benche' sudtirolese con cittadinanza italiana, viene illegalmente richiamato nelle SS e mandato, insieme ad altri ottanta sudtirolesi, a Konitz, nella Prussia occidentale. Josef rifiuta il giuramento a Hitler. Viene sottoposto a carcerazione preventiva a Danzica e di qui destinato al campo di concentramento di Dachau. Josef non ci arrivera' mai: il 24 febbraio del 1945 viene trovato morto su un carro bestiame fermo alla stazione di Erlangen" (Comina). Opere su Josef Mayr-Nusser: Francesco Comina, Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; Reinhold Iblacker, Non giuro a questo Fuehrer, Sono, Bolzano 1990. La Rosa Bianca: tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un professore di Monaco realizzarono e diffusero una serie di sei volantini clandestini antinazisti. I primi quattro volantini si aprivano col titolo "Fogli volanti della Rosa bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di copie; gli ultimi due intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza in Germania" ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono condannati a morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt Huber. Opere sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova Italia, Firenze, 1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie Scholl, il volume - la cui traduzione italiana e' parziale - contiene anche i testi dei volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Klaus Vielhaber, Hubert Hanisch, Anneliese Knoop-Graf (a cura di), Violenza e coscienza. Willi Graf e la Rosa Bianca, La nuova Europa, Firenze 1978; Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca. Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta', Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1993; Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, Sophie Scholl e la Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 2003] Il viaggio della memoria e le celebrazioni del 9 agosto a St. Radegund Dal 7 al 10 agosto scorsi ha avuto luogo il preannunciato "Viaggio della memoria", sulle orme dei martiri della resistenza al nazismo Josef Mayr-Nusser, la Rosa Bianca, Franz Jaegerstaetter. Vi hanno preso parte 33 persone, provenienti da Trentino-Alto Adige, Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio. Prima tappa, Stella di Renon, sopra Bolzano. Nel verde del parco della Familien hause, visitiamo la tomba di Josef Mayr-Nusser. Francesco Comina ci illustra la sua resistenza profonda, morale, religiosa, politica e il suo martirio. Seconda tappa, Muenchen in Baviera. Nell'elegante cortile della Ludwig-Maximilian-Universitaet furono arrestati gli eroi della Rosa bianca. Qui incontriamo Franz Josef Mueller, 79 anni, presidente della Fondazione Rosa Bianca. Visitiamo il piccolo museo che ricorda il gruppo di resistenti al nazismo. Terza tappa, St. Radegund, presso Salisburgo. Grande partecipazione per il LX anniversario della morte di Franz Jaegerstaetter: circa 300 persone prendono parte alle varie manifestazioni programmate per il 9 agosto. Una cinquantina dall'Italia: il gruppo del Viaggio della memoria, un gruppo di Pax Christi di Bologna e alcuni "indipendenti". Presente anche monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Biella, gia' presidente di Pax Christi. La celebrazione conclusiva viene presieduta dal cardinal Christoph Schoenborn, primate d'Austria e vescovo di Vienna. Particolarmente festeggiata la moglie di Franz, Franziska. Tra gli interventi iniziali della giornata anche quello di Giampiero Girardi, accanto a quelli di Bruce Kent (Pax Christi Londra), Josef Kunz (Muenchen, ex combattente) e del presidente della regione Josef Puehringer. Di seguito si riporta il testo l'intervento di Giampiero Girardi. * LX anniversario della morte di Franz Jaegerstaetter, St. Radegund, 9 agosto 2003. Intervento di apertura di Giampiero Girardi: Una testimonianza che vale anche oggi, sessanta anni dopo. Con grande piacere porto un saluto a nome degli amici italiani di Franz a tutti voi, in particolare a Franziska, coraggiosa e convinta moglie dell'eroe, e a Erna, infaticabile e instancabile biografa e storica di questa esperienza. Quella di oggi e' una ricorrenza significativa, che segna un nuovo punto fermo nella memoria e nel ricordo di quanto accaduto qui esattamente 60 anni fa. Siamo venuti per ricordare ma anche per continuare ad imparare, lasciandoci contaminare dalla freschezza, dal coraggio, dall'umanita', dalla fede di Franz. Perche' siamo venuti qui da tanto lontano? Cosa ci attira e ci colpisce nella vicenda di Franz e - bisogna dirlo - di Franziska? Siamo colpiti dal fatto che Franz era "uno di noi", una persona normale, un uomo qualunque: non un esperto, ne' un politico, ne' un consacrato. Non aveva titoli speciali, era un semplice contadino, padre di famiglia. Eppure e' stato capace di opporsi al sistema nazionalsocialista, dittatura feroce, onnipresente, tentacolare nel mantenere il controllo di tutti gli aspetti della vita sociale. Non ha compiuto gesti eclatanti, non ha fatto l'eroe, non ha richiamato l'attenzione su di se'. La sua semplicita' ce lo fa sentire vicino e ne rafforza la testimonianza. Franz era una persona ricca di una straordinaria umanita', che lo rendeva attento al bene dei suoi simili, ma anche capace di riflessione, di meditazione, di personale valutazione. Nei suoi scritti traspare in modo evidente che la motivazione che lo spinge non e' autoreferenziale: non obietta al nazismo per "purezza personale", per starne fuori, per supremo egoismo. Al contrario, cio' che lo muove e' un grande amore verso la vita delle persone, che vede calpestata e ridotta senza valore. Si chiede come sia possibile convertire i russi dal comunismo al cristianesimo uccidendo, derubando, massacrando. Neanche il carcere riesce a sopprimere la sua sensibilita': offre ai compagni di cella parte della modesta razione di pane, osservare il fiore che riesce a crescere sul muro di cinta. La deriva ideologica della dittatura non fa presa su di lui: davanti a Franz ci sono sempre e solo delle persone, non delle uniformi, dei nemici, dei simboli. Franz era un uomo innamorato, che amava la sua donna, tanto da "cambiare vita" per lei. Vuole un gran bene alle sue figlie, che segue e sostiene anche quando e' in carcere. L'appoggio e la condivisione della moglie (spirituale e relazionale, piu' che verbale) sono essenziali per resistere alle tensioni tremende cui e' sottoposto. La capacita' di comprensione, di condivisione, di accoglienza di Franziska corrisponde in modo degnissimo al grande amore del marito verso di lei. Franz da' prova di una fede profonda, matura, adulta. Non e' mai bigotto o conformista (pur essendo inserito a pieno nel modo di vivere la fede del suo tempo). Legge la Parola di Dio, la studia e la commenta. Si confronta e discute (per quanto e' possibile in quegli anni terribili). Vive fino in fondo la radicalita' richiesta dal Vangelo, che legge e mette in pratica senza sotterfugi e giri di parole. Oggi ci resta un grande insegnamento, che e' l'affermazione vissuta (e pagata) del primato della coscienza. Da questa vicenda emerge in tutta la sua portata la dimensione della coscienza come fattore di guida del comportamento della persona. Pur privo di riferimenti filosofici ne' dotato di studi superiori, Franz anticipa la stagione del personalismo e la stesso messaggio del Concilio vaticano II, ponendo al punto piu' alto cio' che ritiene giusto in coscienza. Lo fa con purezza di cuore, con infinita liberta', con totale fiducia: sicuro della sua coscienza. In un tempo - quello di oggi - dominato nel Nord del mondo da tendenze all'omologazione, alla spersonalizzazione, all'insignificanza del valore della persona e, nel Sud del mondo, dal mai sopito tentativo di oppressione, depauperamento, violenza diretta su interi popoli, la testimonianza di Franz Jaegerstaetter aiuta ognuno di noi a sentirsi responsabile e a cercare il proprio spazio di impegno. * Materiale disponibile Cassetta vhs: Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler. Vita e morte di un uomo che ha agito secondo coscienza, durata 27 minuti, costo 15 euro. Richiedere a: Caritas diocesana, via Endrici 27, 38100 Trento, tel. 0461261166; fax 0461266176; e- mail: caritas at arcidiocesi.trento.it. Volumi: - Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler, di Erna Putz, edizione italiana a cura di Giampiero Girardi, Berti, Piacenza 2000, 252 pagine, 13 euro. Rintracciabile in libreria (a Trento: Ancora, via S. Croce 35) oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel. 0523321322; fax: 0523335866; e-mail: libreriaberti at diocesipiacenza-bobbio.org - Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, di Gordon Zahn, Editoria universitaria, Venezia 2002, 200 pagine. Rintracciabile presso l'editore Albert Gardin, c. p. 570, 30100 Venezia, tel. 0415246242, sito: www.editoriauniversitaria.com, e-mail: euvenezia at libero.it. - Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, di Francesco Comina, prefazione di Albert Mayr, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, 116 pagine. - Sophie Scholl e la Rosa Bianca, di Paolo Ghezzi, Morcelliana, Brescia 2003, 230 pagine. - La Rosa Bianca: un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta', di Paolo Ghezzi, Paoline, Cinisello Balsamo 1993, 307 pagine. * Chi desidera ricevere questa newsletter (o segnalare indirizzi di persone interessate) la richieda a: franzitalia at infinito.it 6. RIFLESSIONE. GIOVANNI MANDORINO: INCUBI [Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) per questo intervento. Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di Pisa e cura il sito della rivista "Quaderni satyagraha" (pdpace.interfree.it)] In questa torrida estate e` gia` difficile addormentarsi, se poi vengono a trovarti gli incubi... La notte scorsa, mi e` venuto a trovare questo. Vivevo in un mondo in cui la pioggia aveva smesso di cadere (e quando cadeva erano alluvioni), le foreste bruciavano dappertutto, la temperatura era tale da provocare ecatombi di anziani, mentre un gran numero di bambini morivano (come da sempre del resto) per la fame, c'era chi, incurante del ridicolo, reclamava il diritto d'autore su parole da sempre di uso comune (Fox News sull'espressione "Fair and Balanced" - equamine ed equilibrato). Il mare intorno al mio Paese sembrava ormai quasi un pentolone in cui la temperatura saliva inesorabilmente, e fiumi (da qualcuno adorati) un tempo possenti erano ridotti a rigagnoli. Il mio Paese era coinvolto in almeno due guerre di invasione in Paesi lontani, guerre sulla cui origine indagavano commissioni internazionali ad altissimo livello per appurare se i leader degli Stati piu` potenti del mondo avessero "calcato un po' la mano" nel descrivere la pericolosita' del loro nemico di turno. In una di queste, era stato attaccato anche un ufficio dell'Onu (organizzazione nata per liberare il mondo e le generazioni future dal "flagello della guerra"). Mentre il primo ministro attaccava un giorno si' e l'altro pure la magistratura (e, per non diventare monotono, faceva battute sull'idoneita' al ruolo di kapo nazista di un deputato europeo tedesco), quattro personaggi di quarta fila nei rispettivi partiti si riunivano per una settimana in montagna (al fresco) e riscrivevano la Costituzione nata dalla Resistenza e da due anni di lavoro di un'assemblea eletta allo scopo. Quella Costituzione, sia detto per inciso, il cui articolo 11 veniva bellamente violato (in maniera bipartisan, per carita') almeno da 12 anni a questa parte. Nel frattempo, un faccendiere accusava (via via che ne ricordava i nomi) tutti i personaggi politici di primo piano dell'opposizione di aver intascato tangenti in occasione di una speculazione sbagliata fatta dal monopolista della telefonia quando l'attuale opposizione era al governo. Il tutto di fronte ad una commissione parlamentare riunita allo scopo (della magistratura, si sa, non c'e' da fidarsi). Il segretario dell'unico partito vagamente socialdemocratico rimasto su piazza cercava di riallacciare i rapporti con i partiti sedicenti di centro-sinistra per paura di perdere qualche poltrona in parlamento. L'inflazione era ormai fuori controllo ed ogni giorno il mio stipendio bastava un po' meno, il mio Comune aveva rinunciato a combattere le zanzare (si mormorava, per mancanza di fondi) ma aveva aumentato l'Ici sulla prima casa e tagliato asili e servizi sociali. Ma la notizia piu` importante su tutti i giornali era la riammissione al campionato di serie B di quattro squadre al prezzo di una. Devo dire che svegliarmi a quel punto e` stato davvero un sollievo. 7. RIFLESSIONE. STEFANO LUCARELLI: JOAN ROBINSON, L'EREDITA' KEYNESIANA E UN'ALTRA EUROPA POSSIBILE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 agosto. Stefano Lucarelli e' docente all'Universita' di Ancona. Joan Robinson, nata nel 1903, scomparsa nel 1983, e' stata una grande docente di economia a Cambridge, studiosa di straordinario valore e di forte impegno civile. Tra le molte opere di Joan Robinson: Ideologie e scienza economica, Sansoni; L'economia a una svolta difficile, Liberta' e necessita', ambedue presso Einaudi. John Maynard Keynes, economista inglese (1883-1946), e' figura cosi' fondamentale nel pensiero economico contemporaneo che non occorre certo aggiungere qui una nota di presentazione. Claudio Napoleoni, nato nel 1924 e scomparso nel 1988, illustre economista, direttore della "Rivista trimestrale" con Franco Rodano, parlamentare della sinistra indipendente, una delle figure piu' autorevoli della cultura e dell'impegno civile dell'Italia del Novecento; tra le suo opere segnaliamo almeno Dizionario di economia politica; Il pensiero economico del Novecento; L'equilibrio economico generale; Smith, Ricardo, Marx; Valore; Discorso sull'economia politica; postume sono apparse due importanti raccolte di scritti: Cercate ancora, Editori Riuniti, Roma 1990; e Dalla scienza all'utopia, Bollati Boringhieri, Torino 1992. Federico Caffe' e' stato uno dei piu' illustri economisti italiani del Novecento, dapprima presso la Banca d'Italia, poi docente universitario a Messina, a Bologna ed infine e lungamente a Roma. Come studioso e docente ha lasciato nei suoi interlocutori, colleghi ed allievi un'impronta straordinaria, divenendo una figura quasi leggendaria sia per la sua profonda umanita', sia per il suo rigore morale e intellettuale, sia per il suo intenso ed incessante impegno scientifico, pedagogico e civile. E' scomparso misteriosamente nell'aprile 1987. Tra le sue numerose opere scientifiche, didattiche e d'intervento civile segnaliamo almeno: Saggi sulla moderna "economia del benessere", Torino 1956; Politica economica, due volumi, Torino 1966 e 1970; Teorie e problemi di politica sociale, Bari 1970; Un'economia in ritardo, Torino 1976; Lezioni di politica economica, Torino 1978, nuova edizione 1990; In difesa del welfare state, Torino 1986; La solitudine del riformista, Torino 1990. Opere su Federico Caffe': si veda in primo luogo la biografia scritta da Ermanno Rea, L'ultima lezione, Einaudi, Torino 1992. A Caffe' sono stati dedicati vari volumi di saggi, lezioni, convegni (ad esempio cfr. AA. VV., Federico Caffe'. Realta' e critica del capitalismo storico, Meridiana Libri e Donzelli, Catanzaro-Roma 1995). Un consistente archivio di materiali miscellanei di e su Federico Caffe' si trova presso Paolo Lupi (un suo antico allievo che ne mantiene viva la memoria e la lezione), via della stazione, 01013 Cura di Vetralla (Vt)] L'invito di Luigi Cavallaro ("Il manifesto" del 3 agosto 2003) a rileggere le acute analisi di Joan Robinson ripropone l'annosa questione del keynesismo, che e' insieme questione teorica e politica. Oggi la sinistra considera il keynesismo alla stregua di un disegno politico superato e non piu' proponibile. E' curioso che quel disegno politico da cui si prendono le distanze sia pero' il frutto di una teoria keynesiana imbastardita. C'e' un Keynes che non ha mai dominato in nessun Parlamento e in nessuna Accademia, dal quale gli economisti - consiglieri dei principi - si allontanano ogni qual volta pretendono di tradurre nel linguaggio matematico rigoroso e insufficiente concetti quali le aspettative, la propensione al consumo, l'efficienza del capitale, la propensione alla liquidita'. Una riforma del sistema previdenziale e del sistema sanitario fondata su una politica del territorio in senso ampio dovrebbe avvalersi di un'idea diversa di scienza economica, "una miscela di teoria economica e di arte del governo"; si perverrebbe allora a nuovi principi guida. * Keynes, la questione teorica Ripartire da Joan Robinson, e quindi da Keynes e da altri classici, e' fondamentale per una ripresa della teoria keynesiana, ed e' una prerogativa per la proposta di una nuova politica keynesiana. Mi limito a un punto e rimando alla lettura del capitolo conclusivo della General Theory: in Keynes il mutare delle aspettative coinvolge gli stati d'animo e quindi la convenzione - il senso comune - su cui le istituzioni sociali si basano. Ora - come non si stanca di sottolineare Emiliano Brancaccio (rifacendosi a un contributo tanto importante, quanto taciuto di Luigi Pasinetti) - l'idea che un bilancio pubblico debba essere in pareggio e' solo una convenzione (neoliberista): perche' l'obiettivo della sostenibilita' esige proprio il rispetto degli specifici limiti del 3% e del 60%? La sostenibilita' finanziaria e' assicurata da infinite combinazioni del deficit e del debito. E' quindi teoricamente possibile fare tesoro delle cattive traduzioni politiche dei precetti keynesiani, ripartendo proprio da una lettura onesta di Keynes, di Joan Robinson e di altri classici. In Italia, la sinistra preferisce altre letture, mentre temo che i movimenti (tanto coesi di fronte alla pace quanto assenti di fronte alle nuove forme di sfruttamento perpetuate dai recenti riformisti del lavoro) non trovino il tempo di leggere e formarsi. Una teoria economica non ha alcun valore se non viene rapportata alla base materiale che regge le strutture produttive e che sostiene i gruppi sociali; ma dovrebbero essere gli stessi gruppi sociali, in assenza di partiti che ne sappiano rappresentare le esigenze, a ritrovarsi attorno a proposte politiche forti e fondate. * Keynes, la questione politica La crisi politica del keynesismo, secondo l'economista marxista Claudio Napoleoni, sorse quando le questioni sollevate dal movimento operaio smisero di essere "espressione di una reale crescita e partecipazione sociale di classi, ceti e categorie". Negli stessi anni - i terribili anni Ottanta - Federico Caffe', partendo da un'onesta lettura di Keynes e facendo tesoro degli insegnamenti dell'"indistruttibile" Joan Robinson per "evitare alla scienza economica il pericolo della sofisticata sterilita'", scrive dell'umanesimo del welfare: "La cultura del benessere, nelle condizioni contemporanee, deve soprattutto farsi carico della faticosa transizione dai vincoli e dai legami delle politiche nazionali alle esigenze e agli impegni da adottare sul piano comunitario e su quello mondiale. E' una transizione che in tanto potra' essere resa piu' agevole, in quanto ogni paese non sia esclusivamente proiettato verso l'esterno, ma sia consapevole delle esigenze, a cominciare da quelle occupazionali, che vanno in prima istanza affrontate sul piano interno. La cultura del benessere non potra' basarsi su velleitarie anticipazioni di trasformazioni che richiederanno tempo a organizzarsi, ne' su un sistematico masochismo delle possibilita' interne, pur in presenza di capacita' produttive inutilizzate di lavoro forzatamente ozioso e di possibilita' di espansione, frenate soltanto per i timori di ripercussioni negative sulla bilancia dei pagamenti. E' compito della cultura del benessere di affiancare ai vincoli di una situazione del genere anche l'attento esame delle possibilita' realizzabili sul piano interno, nella consapevolezza che l'esistenza di un ostacolo non giustifica l'inazione". Claudio Napoleoni parla ai movimenti, Federico Caffe' ai partiti politici; mi pare che il luogo adeguato per discutere di un'altra Europa possibile sia la zona in cui avviene (o dovrebbe avvenire) il rapporto tra partito e movimento di massa. 8. RIVISTE. "IL FOGLIO" [Dal bel sito de "Il foglio. mensile di alcuni cristiani torinesi" (www.ilfoglio.org) riprendiamo questa presentazione] Il mensile "Il foglio" si definisce "di alcuni cristiani torinesi": alcuni, perche' certo non pretende di rappresentare tutte le posizioni presenti tra i cristiani di Torino; non solo cristiani, perche' accoglie volentieri contributi anche di non credenti o di persone di altre religioni; cristiani, e non solo cattolici. "il foglio" e' nato nel febbraio 1971 ed esce senza interruzione da allora, con dieci numeri all'anno. Nasceva in quell'area detta dei "cattolici del dissenso" - ma questa definizione non ci e' mai piaciuta, e abbiamo sempre preferito quella di "cattolici critici" - per sostenere col dibattito nella chiesa locale lo spirito del Concilio vaticano II. Fin dall'inizio i nostri interessi e contenuti non riguardano solo la vita ecclesiale, bensi' la vita civile, nella citta' di Torino, nel nostro paese e di fronte ai grandi problemi del mondo attuale. Ci interessa la condizione umana in questo versante della storia, la difesa e lo sviluppo delle migliori qualita' spirituali, contro ogni degrado e riduzione della persona a oggetto e funzione. Vogliamo discutere e smascherare i falsi miti, gli idoli che asserviscono tanta umanita' e generano ingiustizie e dolori atroci. Siamo un piccolo gruppo, una dozzina di persone, formato da quelli del 1971 e poi da chi si e' aggiunto a lavorare in sintonia di spirito e impegno. Ci riuniamo ogni settimana per un paio di ore, da trent'anni, e questo ci amalgama molto, ci rende amici, anche se ci sono vivaci differenze personali. Consideriamo i fatti, le idee, decidiamo che cosa scrivere, leggiamo gli articoli che riceviamo o scritti da qualcuno di noi - e questi li discutiamo anche ferocemente, a volte li respingiamo -, poi correggiamo le bozze. Naturalmente lavoriamo gratis. Gli abbonati (piu' di un migliaio) sono sempre stati su questo livello numerico, non crescono, anche perche' non facciamo pubblicita' e forse siamo "difficili". Gli abbonamenti pagano le spese, che sono solo per la tipografia e la spedizione. Non abbiamo molto ascolto. La chiesa di Torino quasi sempre ci circonda di silenzio, anche se abbiamo rapporti personali abbastanza buoni con diverse persone rappresentative. Nella citta' non siamo una voce considerata da chi "conta", ma persone serie e attente (non facciamo i nomi per non vantarci) ci leggono ed entrano in dialogo con noi. Riceviamo critiche di ipercriticismo e di "difficolta'" (ci dispiace, ma facciamo del nostro meglio: difficili sono le cose che affrontiamo), ma anche, dobbiamo dirlo, apprezzamenti che ci incoraggiano e ci impegnano. Politicamente, siamo a sinistra, e nell'insieme copriamo un po' tutte le sue sfumature. Ma non facciamo ne' abbiamo mai fatto collateralismo a nessun partito, e discutiamo liberamente scelte e valori di ciascuno. Pensiamo che la cultura e il dibattito serio siano un servizio politico. Giustizia sociale interna e mondiale, pace positiva, capacita' di soluzione nonviolenta dei conflitti, liberazione dei meno liberi, ecologia, sobrieta', sono i nostri criteri in politica. Dall'indice tematico (che esce in ogni numero di gennaio) dell'anno 2001 si ricava che la voce maggiore era, purtroppo, Guerra Nato-Serbia, seguita da Guerra e pace, dalle recensioni di libri, dalle voci Chiesa e Chiesa torinese, poi Poesia, Racconti, Riflessioni, Italia, Torino, Memoria (ricordi di persone scomparse), Lettere. Gli argomenti Bibbia, Fede, Teologia, Cristianesimo e religioni, Filosofia, Pace e nonviolenza, Scienza ed etica, Politica, Societa', sono attenzioni continue negli articoli maggiori come nelle note brevi. Chi vuole farsi uníidea del nostro lavoro, modesto ma serio, ci chieda il giornale in saggio, e valuti se gli serve abbonarsi (unico modo per riceverlo). "Il foglio" e' il resoconto mensile dell'attivita' culturale e informativa compiuta e promossa dal gruppo redazionale. Viene inviato a chi lo richiede e partecipa alle spese di stampa e di spedizione, che sono attualmente di euro 15,5 annuali per una copia di ogni numero. I redattori e i collaboratori non sono retribuiti. Il gruppo de "Il foglio" e' composto da: Gianfranco Accattino, Aldo Bodrato, Eleonora Bonavoglia, Davide Cadeddu, Fausto Caffarelli, Stefano Casadio, Piero Cravero, Antonello Fama', Massimiliano Fortuna, Luigi Cesare Maletto, Clementina Mazzucco, Dario Oitana, Angelo Papuzza, Mauro Pedrazzoli, Enrico Peyretti, Pier Luigi Quaregna, Antonello Ronca, Delfino M. Rosso. Interventi, contributi, e commenti sono graditi, e pubblicabili a giudizio della redazione. Gli scritti vanno contenuti al massimo in due cartelle. Recensioni e riproduzioni sono autorizzate, citando la fonte. Una copia euro 1,55; abbonamento annuale euro 15,5 da versare sul c.c.p. 11683109 intestato a: Associazione amici de "il foglio" c/o Bodrato, via Boston 60, 10137 Torino. Redazione: c/o Coordinamento dei comitati di quartiere, via Assietta 13/A, 10128 Torino, e-mail: antonello.ronca at libero.it, sito: www.ilfoglio.org 9. RIVISTE: "LIBERTARIA" [Dal sito www.libertaria.it riportiamo questa scheda di presentazione della bella rivista anarchica] Chi siamo ? Iniziamo a dire da dove veniamo: "Libertaria" nasce dall'esperienza della rivista "Volonta'", che per mezzo secolo (dal 1946 al 1996) ha segnato profondamente l'evoluzione del pensiero anarchico e libertario. Laboratorio di analisi innovative e di campagne sociali controcorrente, frutto dello spessore intellettuale, politico e umano dei due fondatori: Giovanna Caleffi Berneri (vedova di Camillo Berneri, assassinato a Barcellona nel 1937 dagli stalinisti) e Cesare Zaccaria. I due hanno impresso una tensione nella ricerca che si e' mantenuta anche negli anni successivi fino alla chiusura. E' impossibile racchiudere in una breve presentazione la vita di una pubblicazione durata cinquant'anni. Qui bastera' accennare (tralasciandone troppi) ad alcuni collaboratori di "Volonta'", specchio della vasta gamma di temi affrontati da questa rivista. Cosi' si incontrano nomi di scrittori e artisti (Albert Camus, Ignazio Silone, Guido Ceronetti, Lawrence Ferlinghetti, Enrico Baj) accanto ad architetti e urbanisti (Lewis Munford, Carlo Doglio, Giancarlo De Carlo, John Turner), sociologi, filosofi e matematici (Cornelius Castoriadis, Edgar Morin, Rene' Lourau, Paul K. Feyerabend, Giulio Giorello, Pietro Toesca, Jean Petitot), insieme a pedagogisti (Alexander S. Neill, Lamberto Borghi, Marcello Bernardi), ecologisti (un nome per tutti: Murray Bookchin), pensatori politici e sociali (Luis Mercier Vega, Aldo Capitini, Noam Chomsky, Thomas Szasz, Colin Ward, Giorgio Galli). Il tutto contrappuntato da saggi dei maggiori teorici dell'anarchismo classico e contemporaneo. Insomma, mezzo secolo di idee per la liberta', l'eguaglianza e la diversita'. Con "Libertaria" inizia una nuova avventura culturale. "Libertaria" vuole essere un luogo in cui il pensiero della liberta', dell'eguaglianza e della valorizzazione delle differenze trovi la possibilita' di manifestare tutta la sua complessita'. Oggi la cultura libertaria influenza in modo originale e innovativo quasi tutti i campi del sapere: dall'educazione all'antropologia, dalla filosofia alla sociologia, dalle arti figurative alla letteratura, dall'architettura all'urbanistica, dalla fisica all'epistemologia. Questa cultura si dimostra capace di fornire risposte convincenti o di formulare nuovi interrogativi per superare l'attuale "crisi delle ideologie", rappresentazione "ideologica" dell'affermarsi del neoliberalismo. "Libertaria" si propone di dare visibilita' unitaria a questo patrimonio di idee e di proposte. Come? Operando su livelli differenziati: dalle inchieste ai saggi di approfondimento, dalle interviste alle analisi disincantate, per spingersi "ai confini dell'attuale riflessione". Gia' i primi numeri danno un'idea delle linee sulle quali si muove "Libertaria": vi trovano spazio ricerche e analisi sui problemi della scuola, sull'immigrazione, sui rapporti Nord-Sud del mondo, sulla pervasivita' del mercato globale, sull'espandersi del "fenomeno guerra", sulle biotecnologie, sull'omologazione dei consumi e dei modi di vita. Ma anche (anzi, soprattutto) sui percorsi per riscoprire il piacere dell'utopia. Il modo migliore per partecipare a questa avventura culturale? Abbonarsi. 10. RILETTURE. MADAME DE STAEL: CORINNA O L'ITALIA Madame de Stael, Corinna o l'Italia, Casini, Roma 1961, Casa del Libro dei Fratelli Melita, 1987, pp. 588. L'acutezza e la vivacita' di Anne Louise Germaine Necker (Parigi 1766-1817), una intellettuale della cui intera opera sarebbe da riprendere ex-novo lo studio. 11. RILETTURE. LORENZO MILANI: ALLA MAMMA. LETTERE 1943-1967 Lorenzo Milani, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti, Genova 1990, pp. XVIII + 494, lire 50.000. Le lettere di don Milani alla madre, una lettura indispensabile. 12. RILETTURE. CESARE CASES: IL TESTIMONE SECONDARIO Cesare Cases, Il testimone secondario. Saggi e interventi sulla cultura del Novecento, Einaudi, Torino 1985, pp. XVI + 478, lire 34.000. Una stupenda raccolta di saggi del grande critico e moralista. 13. GLI IDILLI DI MARGUTTE: DALLO STATUTO DELL'ASSOCIAZIONE "MANI SPORCHE" 1. E' costituito, col patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri di questa imperial-regia repubblica, il sodalizio denominato Associazione '"Mani sporche". 2. Ad essa associazione possono aderire tutte le persone di dimostrata larghezza di vedute in campo morale, civile e penale, di provata attitudine ai giochi di destrezza, di spiccata propensione ad emergere costi quel che costi, di serena disponibilita' alla commissione e all'avallo di ogni sorta di azione giovevole al progresso e alle fortune del sodalizio, dei suoi associati, e massime del leader suo. 3. Ragione sociale dell'Associazione "Mani sporche" e': a) redigere ed emanare leggi che depenalizzino i crimini commessi da aderenti al sodalizio; b) ottenere in appalto funzioni legislative, agenzie di diporto, traffici di spezie psicoattive e di strumenti (anche NBC) per la security, milizie private, commerci con le Indie, encomiendas nelle Americhe, colonie in Africa ed Asia, concessioni di schiavi, grandi opere (costruzione di nuove piramidi ed altre meraviglie del mondo), servizi pubblici privatizzati, reti televisive e tranci di pubblicita'; c) abolire i codici residuo della sovversione illuministica e napoleonica e sostituirli con la legge dei signori Colt, Lynch, Clint & Bush; d) confezionare e propalare barzellette aventi ad oggetto la magistratura cosi' da rendere questa - che e', la sciagurata, una abominevole congrega sovversiva di scellerati persecutori della piu' nobile figura oltre che piu' generoso figlio ed illuminato statista e sublime procacciatore d'affari e provvidenziale riformatore dei costumi e inarrivabile bricoleur della nostra terra - piu' simpatica al pubblico, come gia' avviene con altri corpi dello stato; e) ripristinare il culto dovuto all'imperatore in carica; f) e per quanto non previsto dal presente articolo valga la volonta' e l'ingegno del grazioso sovrano del sodalizio. 4. E' compito di ogni aderente al sodalizio partecipare alla cerimonia quotidiana dei Due Minuti d'Odio (il kit specifico con tutte le facili istruzioni e l'onomastica gia' calendarizzata con relativi epiteti puo' essere richiesto alla sede centrale). 5. Inno ufficiale dell'Associazione "Mani sporche" e' La societa' dei magnaccioni; in particolari ricorrenze sono tuttavia ammessi altri inni, quali Giovinezza, Padania ueber alles, la sigla di Beautiful, Nessuno mi puo' giudicare; e' invece in ogni caso tassativamente vietata la Canzone di Mackie Messer, essendosi appurato che gli autori di essa erano mostri comunisti e che e' stata sovente interpretata da tal Armstrong di origine non ariana (sebbene americano e in quanto tale grande amico del nostro paese). 6. Motto ufficiale (cosa tocca fare per darsi un tono culturale) sono i versi 11-12 della scena prima dell'atto primo del Macbeth di tal William Shakespeare (N. B.: trovandosi in un libro e' probabile che essi siano inaccessibili a gran parte degli aderenti al sodalizio; si potra' provvedere a un'adeguata diffusione tramite messaggino su cellulare, musicato con apposito jingle - ricordarsi di cercare uno sponsor); motto ufficioso, di piu' facile memorizzazione e di non minor spessore storico e di recupero delle tradizioni popolari: "Me ne frego". 7. Per adesioni inviare apposita richiesta con allegata fedina penale sporca e mazzetta di banconote (N. B.: non contraffatte) all'apposito ufficio di reclutamento presso l'imperial-regia Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono previsti sconti speciali per chi e' gia' iscritto alla loggia Propaganda 2, al Ku klux klan, ai fasci di combattimento (iscrizione gratuita per gli antemarcia), o possa esibire un attestato di benemerenza della Cupola, un autografo di uno o piu' membri del Caf, o possa vantare una passata appartenenza alla sinistra storica o rivoluzionaria allegando dichiarazione di abiura debitamente autenticata con atto notarile (o videocassetta amatoriale del richiedente l'iscrizione mentre e' scosso da conati di vomito dinanzi a riproduzione dell'opera d'arte degenerata denominata Il quarto stato del noto sovversivo Pellizza da Volpedo). Che domineddio salvi l'imperatore. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 652 del 24 agosto 2003
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