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La nonviolenza e' in cammino. 651
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 651
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 22 Aug 2003 21:11:42 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 651 del 23 agosto 2003 Sommario di questo numero: 0. Comunicazione di servizio 1. Maria G. Di Rienzo: la stazione e i girasoli 2. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica 3. "Gubbio per la pace": la nonviolenza sul sentiero di Francesco d'Assisi 4. Anche a Viterbo e a Riva del Garda la scelta della nonviolenza e della nonmenzogna 5. Andrea Trentini: la nonviolenza a Riva del Garda 6. Sosteniamo i pacifisti israeliani e palestinesi 7. Matan Kaminer: una lettera a Stephen Funk 8. Giovanni Mandorino: per sostenere Stephen Funk 9. Giampaolo Calchi Novati: da Hammarskjold a Vieira De Mello 10. Maria Luigia Casieri: una sintesi di Emilia Ferreiro e Ana Teberosky, "La comprension del sistema de escritura: contrucciones originales del nino e informacion especifica de los adultos", 1981 11. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti 12. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie 13. Riletture: Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti 14. Riletture: Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO Ci perseguita in questi giorni la solita periodica invasione di virus, alcuni apparentemente provenienti dal nostro stesso account. Come al solito rinnoviamo alcuni opportuni avvisi ai naviganti: a) preghiamo tutti di aggiornare gli antivirus e di effettuare una scansione di verifica nel proprio computer (come e' noto e' possibile anche fare delle scansioni di controllo direttamente in rete collegandosi a uno dei vari siti affidabili che offrono questo servizio gratuitamente); b) ricordiamo che noi non inviamo mai - dicesi: mai - allegati; cosicche' se vi giungesse un messaggio apparentemente da noi proveniente e recante un allegato, distruggetelo senza aprirlo poiche' si tratta certamente di un virus. 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: LA STAZIONE E I GIRASOLI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza] "In aprile non ci sono girasoli in Francia, percio' potremmo dire che i girasoli non esistono. Ma i contadini hanno gia' piantato migliaia di semi, e quando guardano le colline spoglie possono gia' vedere i girasoli. I girasoli sono la'. Mancano loro solo le condizioni adatte di sole, calore, e pioggia, e il mese di luglio. Solo perche' non li vediamo, cio' non significa che non esistono" (Thich Nhat Hanh, 1995). * Se dovessi giudicare il mondo da quello che leggo sui giornali (non parlo della tv perche' da vent'anni non la guardo) facilmente mi abbandonerei alla disperazione. Stragi, guerra, poverta', distruzione dell'ambiente. Faccine insanguinate, a volte con gli occhi sbarrati dal terrore, a volte con le palpebre abbassate per sempre. E trafiletti, le maledette piccole insignificanti notizie condensate per gli sguardi distratti: l'80% concernono violenze sessuali a donne e ragazze, stupri di gruppo, uxoricidi con o senza suicidio dell'assassino, con o senza l'omicidio di eventuali figli/e. Una volta, una delle donne che mi hanno indicato il cammino della nonviolenza mi racconto' questa parabola: "Un insegnante assegno' un esercizio a due suoi allievi. Uno doveva recarsi in un luogo ed osservare e prendere nota dei comportamenti violenti e dei segnali aggressivi che le persone si scambiavano; l'altro doveva ugualmente recarsi in un luogo e notare fra le persone i comportamenti di cooperazione e di aiuto reciproco. I due studenti non seppero del reciproco e speculare compito finche' non venne il momento di recarsi dall'insegnante e dal resto della classe a riferire. Il primo descrisse una scena conflittuale, di solitudine ed infelicita', dove le persone mentivano e ingannavano; il secondo descrisse una situazione in cui le persone erano cortesi e attente, si scambiavano abbracci e si aiutavano reciprocamente. Gli altri studenti chiesero che luoghi avessero visitato, e fu cosi' che i due a cui era stato assegnato l'incarico scoprirono di essere stati nello stesso posto: la locale stazione dei treni". Il nostro mondo e' quella stazione. Da un lato la violenza e' ovunque, quella nuda e cruda della guerra e del terrorismo, dello stupro e dell'aggressione, e quella piu' sottile, strutturale, che permea le istituzioni e le usanze e che e' stata chiamata la cultura della violenza. Ma il nostro mondo e' anche un posto gentile, di cooperazione, empatia ed amore; e' anche un posto dove persone si impegnano a risolvere i conflitti in modo nonviolento, a proteggere l'ambiente, a vivere in modo sobrio e grato, dove persone lavorano affinche' i diritti umani siano davvero per ognuno e per tutti/e, e ciascuno di noi possa non solo soddisfare i bisogni primari, ma partecipare in pienezza alla gioia della vita. E questa si chiama cultura di pace. La parola "cultura" indica sia un processo sia la condizione prodotta dal processo medesimo (un verbo e un soggetto, se vogliamo). E' in relazione sia al mondo naturale sia allo sviluppo di una societa', e le radici latine del termine danno alla parola "cultura" il significato di "aver cura". L'aver escluso i valori della cura e della compassione (il "sentire insieme") dalla sfera pubblica, dismettendoli come affari di donne, minori e relativi al privato, ha contribuito a produrre l'ordine sociale violento che conosciamo. Se, pensando ai girasoli di Thich Nhat Hanh o al lievito nel pane, visualizzo la cultura come qualcosa di organico, che si sviluppa e cresce in date condizioni, capisco che il creare e il vivere una cultura di pace e' il lavoro di innumerevoli persone, che in questo momento si stanno collegando ad altre, pazientemente e senza sosta; un lavoro difficile, oscuro, non visto ne' celebrato, che prepara la terra di modo che i semi possano sbocciare e crescere al tempo giusto. E questo mi rimanda direttamente alle amiche e agli amici che hanno promosso l'iniziativa Assisi-Gubbio del 4-7 settembre: non potro' essere con voi, ma vi prego di considerare questo scritto come la mia celebrazione del vostro lavoro, il mio profondo ringraziamento. Questo saluto e' composto dei miei semi di girasole, e ve li mando ben sapendo, ne' nulla potrebbe scuotermi da questa convinzione, che vedro' assieme a voi il luglio in cui sbocceranno. 2. APPELLI. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha inviato ieri al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati e per opportuna conoscenza a vari altri soggetti istituzionali, la seguente lettera aperta avente a oggetto la "richiesta urgente di ripristino della legalita' costituzionale e di cessazione della partecipazione di forze armate italiane alla guerra in corso in Iraq"] Egregi signori, come e' a tutti evidente in Iraq e' in corso una guerra sanguinosissima, la commissione di reiterati crimini di guerra e crimini contro l'umanita', una occupazione militare illegale e criminale. * Come e' a tutti noto in questo momento nell'Iraq in guerra, devastato e occupato militarmente dagli eserciti invasori di potenze straniere, anche l'Italia e' presente con proprie forze armate, le quali - indipendentemente dalle buone intenzioni e dalle dichiarazioni ufficiali - tanto dal punto di vista della popolazione occupata, quanto dal punto di vista del diritto internazionale, cosi' come alla luce della nostra legislazione correttamente interpretata, cosi' come secondo la coscienza di ogni persona di retto discernimento, sono a tutti gli effetti parte delle truppe di invasione ed occupazione, sono a tutti gli effetti parte della guerra in corso. Con la conseguenza - peraltro - che i militari italiani cola' dislocati sono esposti al rischio - enorme e crescente - tanto di perdere la vita quanto di assassinare altre persone; e con la sola loro presenza sono gia' coinvolti nel delitto della guerra e dell'occupazione illegale e criminale, e sono gia' altresi' resi complici - oltre che vittime - della violazione della legalita' costituzionale. * Come voi ben sapete, l'Italia non puo' prender parte a una guerra che non sia di difesa del nostro popolo e del nostro paese, ed a maggior ragione a una guerra di aggressione, ed a maggior ragione a una guerra di aggressione stragista e di occupazione militare coloniale, come e' quella in corso in Iraq. L'Italia non puo' prendervi parte perche' glielo proibisce la Costituzione della Repubblica Italiana oltre che i fondamentali trattati internazionali dal nostro Paese sottoscritti. La partecipazione alla guerra e' quindi un duplice crimine: in se' e per le sue conseguenze concrete a danno di esseri umani, ed in quanto infrange il nostro ordinamento giuridico nel suo fondamento costituzionale configurando un vero e proprio colpo di stato. * E' quindi assolutamente indispensabile che con la massima tempestivita' si provveda: a) al ritiro immediato delle forze armate italiane dal teatro di guerra iracheno; b) ad un energico impegno diplomatico del nostro paese sia per la cessazione della guerra e dell'invasione ed occupazione militare dell'Iraq, sia per la promozione della democrazia e della difesa dei diritti umani in Iraq nel riconoscimento della sovranita' del popolo iracheno; c) ad un piano di invio di ingenti aiuti umanitari, piano del tutto incompatibile con la partecipazione alla guerra, con l'illegale e criminale occupazione militare. * Egregi signori, vi chiediamo il piu' tempestivo intervento affinche' si ripristini immediatamente la legalita' costituzionale e cessi la partecipazione italiana alla guerra e all'invasione ed occupazione miltare dell'Iraq. * Egregi signori, per quanto sgradevole sia ricordarlo, tuttavia ci corre l'obbligo di evidenziare che voi avete il dovere di assumere iniziative in tal senso; che voi avete l'obbligo di ottemperare a quanto disposto dalla Costituzione cui avete giurato fedelta' ed in forza della quale esercitate la vostra autorita' istituzionale e la vostra funzione di rappresentanza del popolo italiano. Un vostro atteggiamento corrivo allo status quo, implicherebbe da parte vostra il persistere nel reato - gravissimo - di violazione della Costituzione, e di effettuale complicita' in crimini di guerra e crimini contro l'umanita'. * Egregi signori, Voi avete il potere di far cessare la partecipazione italiana alla guerra, voi avete il dovere di esercitarlo. E' la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico che ve lo impone. Sappiate, in questo terribile frangente, seguire cio' che la legge e la coscienza dettano. 3. INIZIATIVE: "GUBBIO PER LA PACE": LA NONVIOLENZA SUL SENTIERO DI FRANCESCO D'ASSISI [Ringraziamo le amiche e gli amici di "Gubbio per la pace" (per contatti: gubbioperlapace at tiscali.it) per questo intervento. "Gubbio per la pace" e' un gruppo pacifista attivo da molti anni che ha promosso un intenso lavoro di accostamento alla nonviolenza particolarmente nelle scuole] Gubbio per la pace, in coerenza con il suo impegno per la nonviolenza, sostiene l'iniziativa del Movimento Nonviolento che ha promosso la camminata Assisi-Gubbio dal 4 al 7 settembre. Secoli dopo il passaggio di Francesco d'Assisi su questo stesso sentiero, ci sembra piu' che mai necessario ribadire l'esigenza della scelta della nonviolenza come unica soluzione dei conflitti. Questa scelta non e' solamente etica, cioe' basata sui valori fondamentali dell'essere umano e della sua natura sociale, ma anche vitale per la nostra sopravvivenza, poiche' la violenza militare e la sopraffazione non possono che portare alla distruzione del pianeta. 4. EDITORIALE. ANCHE A VITERBO E A RIVA DEL GARDA LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA E DELLA NONMENZOGNA Nelle prossime settimane molte saranno le iniziative dei movimenti per la pace, la solidarieta' e la giustizia: alcune occasionali e subalterne, altre piu' nitide e aggettanti, tutte saranno occasione di incontro, di riflessione, di coscientizzazione, tutte possono - e devono - essere caratterizzate da una scelta ad un tempo di metodo e di sostanza che a nostro modesto avviso e' la chiave di volta affinche' si possa costruire la pace, la convivenza, il riconoscimento della dignita' dell'umanita' intera e di ogni singolo essere umano: la scelta della nonviolenza e della nonmenzogna. Di queste occasioni ne elenchiamo alcune, a volo d'uccello: il 4 settembre a Viterbo e' prevista una riunione dei ministri delle telecomunicazioni dei paesi europei: e' prevista altresi' la realizzazione di forum alternativi da parte del "movimento dei movimenti" sui temi della comunicaziona e dei diritti; a Riva del Garda ai primi di settembre si terra' il vertice dei ministri dell'economia dell'Unione Europea: si terra' altresi' un forum del movimento per la globalizzazione dei diritti; poi in occasione della riunione del Wto a Cancun la Rete Lilliput promuovera' iniziative di sensibilizzazione in varie citta'; dal 4 al 7 si terra' la camminata per la nonviolenza da Assisi a Gubbio, che riteniamo sia fra tutti l'appuntamento di importanza fondamentale; e sempre il 4 da Assisi prendera' il via la carovana per la pace promossa dai giovani che insieme ai missionari comboniani attraverseranno varie citta' d'Italia; e poi la marcia promossa dalla Rete Radie' Resch; poi in ottobre l'assemblea dell'Onu dei popoli a Perugia, e il 12 ottobre la marcia Perugia-Assisi, fondamentale appuntamento delle persone e dei movimenti impegnati per la pace; e il 4 novembre contiamo che in varie citta' si svolga l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" gia' realizzata lo scorso anno a Viterbo. E poi le assemblee, i dibattiti, i seminari, i convegni, le tante occasioni di dialogo e di incontro, di studio e di meditazione: dal convegno di "Cem mondialita'" all'incontro internazionale delle Donne in nero, ai molti altri gia' annunciati. Un elemento puo' e deve unificare tutte queste iniziative: l'assunzione della scelta della nonviolenza e della nonmenzogna, la centralita' della forza della verita' (il satyagraha di Gandhi) come proposta teorica e pratica, esistenziale e politica, come riforma intellettuale e morale, come criterio ermeneutico e metodo di deliberazione e di azione, come asse del cambiamento necessario per contrastare e sconfiggere la violenza e la menzogna a cominciare da noi stessi. Prima che la violenza annienti l'umanita'. 5. INIZIATIVE. ANDREA TRENTINI: LA NONVIOLENZA A RIVA DEL GARDA [Da Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini at unimondo.org) riceviamo e diffondiamo per ampi stralci il seguente comunicato. Andrea Trentini, amico della nonviolenza, e' impegnato nell'esperienza della Rete di Lilliput e dei "Gruppi di azione nonviolenta", in quella di "Unimondo" e del Centro per la pace di Rovereto, ed in altre esperienze di pace e di solidarieta'] Da alcuni mesi il nodo trentino della Rete di Lilliput sta partecipando alla costruzioni delle giornate di settembre, quando a Riva del Garda si terra' il vertice dei ministri degli esteri dell'Unione Europea, a pochi giorni dall'incontro del Wto di Cancun. L'avvicinamento a questo appuntamento e' stato inizialmente prudente, ma poi ha ottenuto un deciso contributo da parte delle associazioni locali aderenti alla Rete di Lilliput e anche dai gruppi di lavoro tematico nazionali quali il gruppo finanza e commercio e il gruppo conflitti e nonviolenza. Un percorso che vede coinvolti una pluralita' di soggetti, uniti nelle proprie differenze, per puntare a un momento unitario sul tema dell'Europa... * Per questo, in occasione del vertice dei ministri dell'Unione Europea, il tavolo trentino "Per un'Europa sociale" ha costruito un forum alternativo dal titolo "L'Europa che vogliamo" che si terra' presso la struttura fieristica "La Baltera" nella periferia di Riva del Garda, con l'intento di proporre un confronto all'interno e all'esterno del movimento e con proposte di alternative. Molti i relatori di fama nazionale e internazionale e tra questi spiccano Susan Geroge della Transnational Foundation, Christophe Aguiton di Attac France, Roberto Meregalli della Rete di Lilliput, Flavio Lotti della Tavola della Pace, Sergio Marelli della federazione delle cristiane Focsiv, Emilio Molinari del Contratto mondiale sull'acqua e Raimond Avrillier presidente dell'azienda rimunicipalizzata di Grenoble. Le realta' lillipuziane hanno organizzato numerosi seminari e workshop che vedono affrontare piu' tematiche, dal tema dell'economia e finanza solidale ai temi ambientali con rifiuti ed energia, dalla regolamentazione del mercato delle armi in Europa al diritto all'informazione. (vedi il programma sul sito www.stopwtoriva2003.org * Per iscriversi al forum "L'Europa che vogliamo" e' possibile Inviare una e-mail all'indirizzo: iscrizioni at stopwtoriva2003.org o telefonare ai numeri 0461984156 o 3494474159. Nella mail specificare nome, cognome, eta' e possibilmente il mezzo di trasporto con cui si giunge a Riva del Garda (e' preferibile il pulmann o il treno con la stazione di Rovereto che ha un collegamento con bus e corriere a Riva del Garda), per agevolare il lavoro degli organizzatori. La quota individuale e' pari a 15 euro e comprende sia l'iscrizione al forum alternativo che il campeggio: sul bonifico o sul bollettino specificare come causale "Tavolo Riva 2003 - iscrizione". La ricevuta di pagamento va inviata via fax al 0461232420, o comunque conservata e presentata all'ingresso del forum per ricevere il badge di partecipazione... E' consigliata l'iscrizione entro il primo settembre. * Durante le giornate del vertice dei ministri degli esteri, si terranno alcune azioni dirette nonviolente promosse da una rete di gruppi di azione nonviolenta (gan) che cercheranno di criticare le proposte e le decisioni del vertice rilanciando le campagne e le proposte elaborate a livello nazionale dalla campagna "Questo mondo non e' in vendita". Le prima azione diretta nonviolenta consistera' in una uscita teatrale che rappresenti l'ingiusta privatizzazione dell'acqua con le gravose conseguenze per i cittadini. La seconda azione diretta nonviolenta e' strutturata come un'asta pubblica che avra' come oggetto la Rocca di Riva del Garda e vedra' il coinvolgimento di canoe in acqua che impacchetteranno con il nastro bianco-rosso la Rocca. Puntando a una visibilita' sui media, le azioni dirette nonviolente saranno naturalmente comunicate per tempo alle forze dell'ordine e cercheranno di coinvolgere il maggior numero di persone. Per poter partecipare alle azioni dirette nonviolente e' possibile inviare una e-mail all'indirizzo: gantrentino at unimondo.org del gruppo di azione nonviolenta del Trentino o telefonare al n. 3383400211. Per maggiori informazioni visitare il sito del gruppo di azione nonviolenta del Trentino: www.unimondo.org/gantrentino; il canovaccio dell'azione teatrale e altri documenti sono anche sul sito della Rete di Llliput: www.retelilliput.net * Per sabato 6 settembre e' stata indetta dal gruppo di continuita' del Forum sociale europeo una manifestazione nazionale dal titolo "Fermiamo il Wto. Per un'Europa sociale" che richiama i contenuti del forum e rilancia la settimana di mobilitazione internazionale sulla quinta conferenza interministeriale del Wto di Cancun, che vedra' la Rete di Lilliput attivata anche sabato 13 settembre con iniziative di informazione e sensibilizzazione nelle citta' d'Italia con la partecipazione attiva delle botteghe del commercio equo e solidale... 6. APPELLI. SOSTENIAMO I PACIFISTI ISRAELIANI E PALESTINESI Molte sono le persone, le associazioni e le istituzioni che in Israele e in Palestina si impegnano per la pace (e la solidarieta', e la verita', e la giustizia, e i diritti umani: che rettamente intese sono formulazioni diverse che designano un medesimo oggetto, il diritto di ogni essere umano e dell'umanita' intera a vivere una vita degna, e il dovere di ognuno di porgere aiuto all'altro): dalle luminose iniziative di dialogo promosse dai familiari delle vittime, all'esperienza grande delle Donne in nero; dagli obiettori di coscienza ai volontari locali ed internazionali della solidarieta' e della nonviolenza; a iniziative come l'esperienza di "Partners in kindness" (per contatti: e-mail: info at partnersinkindness.org, sito: www.partnersinkindness.org) promossa da Shmuel Greenbaum: Greenbaum, dopo che un attentato terrorista uccise sua moglie che era in attesa di un bambino, ha deciso di dedicarsi a combattere il terrore promuovendo la benevolenza e costruendo una rete che raggiunge e unisce oltre cinquemila persone in sei continenti con l'invio settimanale di una e-mail che da' notizie di atti quotidiani di benevolenza (siamo grati a Bruno Segre - per contatti: brunosegre at iol.it -, illustre storico, una delle figure piu' prestigiose della cultura della pace, direttore dell'ottima rivista "Keshet", e presidente dell'associazione italiana "Amici di Neve' Shalom / Wahat al-Salam", per averci segnalato questa iniziativa). Nei territori occupati che gia' sono nella coscienza del mondo lo stato di Palestina che dovra' pur sorgere libero, democratico e indipendente, cosi' come in Israele la cui esistenza statuale non deve essere mai piu' minacciata di annientamento, molte sono le donne e gli uomini che questa volonta' di pace, di convivenza, di rispetto della vita e della dignita' dell'altro, rappresentano concretamente, e con straordinaria tenacia e coraggiosa coerenza la pace e la convivenza costruiscono giorno per giorno, e la dignita' umana costantemente difendono e promuovono. Queste persone di volonta' buona hanno diritto al nostro aiuto, all'aiuto di tutti. Conoscerle e' un primo sostegno, un sostegno maggiore e' contribuire alla loro lotta nonviolenta. Molte sono le forme, ciascuno di noi faccia qualcosa. 7. OBIEZIONE. MATAN KAMINER: UNA LETTERA A STEPHEN FUNK [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 agosto 2003. Questa lettera e' ripresa dal forum dei parenti dei giovani refusenik israeliani (per contatti: snehab at netvision.net.il); la traduzione e' a cura di Sveva Haertter della rete "Ebrei contro l'occupazione". Matan Kaminer, giovane israeliano, attualmente in stato di detenzione "aperta" nel campo di Tel Hashomer, e' sotto processo davanti alla corte marziale perche' obiettore di coscienza; Stephen Funk, giovane statunitense, si trova in una situazione analoga per aver rifiutato di andare in guerra in Iraq come marine] Caro Stephen, e' questo quello che chiamano globalizzazione? Viviamo lontanissimi l'uno dall'altro, abbiamo vissuto vite diverse, eppure siamo entrambi nella stessa situazione: entrambi obiettori di coscienza contro guerra imperiale e occupazione, e processati dalle autorita' militari. Leggendo le tue affermazioni non ho potuto evitare di sorridere della somiglianza tra le logiche militari in tutto il mondo - compresa l'incapacita' di capire come qualcuno possa essere contrario ad una guerra al punto di rifiutare di prendervi parte uccidendo e morendo in essa. Lascia che ti descriva in breve la mia situazione. Sono stato richiamato per il servizio di leva nell'esercito israeliano nel dicembre 2002. Dopo un anno di lavoro volontario in un movimento giovanile ebraico-arabo, avevo deciso di rifiutare di arruolarmi. Insieme ad altri giovani come me firmai la lettera dei maturandi al premier Sharon e, per fugare ogni dubbio, un'altra lettera alle autorita' militari per notificare la mia intenzione di obiettare. Mi fecero sapere che non mi avrebbero lasciato andare: l'esercito esenta solo pacifisti (almeno questo e' quanto affermano) ed io non rientravo nella loro definizione di pacifista. Cosi' all'inizio di dicembre sono stato condannato tramite "provvedimenti disciplinari" a 28 giorni in un carcere militare, per tre volte consecutive. Dopo la terza detenzione, chiesi di raggiungere il mio amico Haggai Matar che sta affrontando la corte marziale e in poche settimane a noi si sono aggiunti tre nostri amici, Noam, Shimri e Adam. Ora siamo sotto processo e rischiamo fino a tre anni di carcere per il rifiuto di rispondere al richiamo alle armi. Ma non e' solo quello che stanno facendo a noi ad essere simile, e' quello che stanno facendo agli altri: occupare un Paese straniero e opprimere un altro popolo con la scusa di prevenire il terrorismo. Persone come te e come me sanno che questa e' solo una scusa per portare avanti gli interessi economici e politici dell'elite al potere. Ma non e' l'elite a pagarne il prezzo. La gente che paga il prezzo e' a Jenin e Fallujah, a Ramallah e Baghdad, a Tikrit e Hebron. Sono i bambini iracheni e palestinesi, legati e buttati a terra faccia in giu', sotto il tiro dei fucili mentre vanno a scuola. Ma sono anche i soldati israeliani ed americani, trattati come carne da cannone da generali che stanno dentro i loro uffici con l'aria condizionata, il cui solo modo di affrontare la situazione e' la disumanizzazione - prima degli stranieri dall'aspetto inconsueto che vogliono tutti morti, poi di loro stessi. Puoi chiedere ai veterani del Vietnam o anche ai nostri. Stephen, gente della nostra eta' dovrebbe studiare, lavorare, trasformare il mondo. Gente della nostra eta' dovrebbe andare alle feste ed alle manifestazioni, incontrare gente, innamorarsi e discutere di come dovrebbe essere il nostro mondo. Gente della nostra eta' non dovrebbe fare il bersaglio mobile, privato dei propri diritti umani e civili; non dovrebbe grugnire comandi militari, esposta a danni fisici e mentali, trascinandosi dietro M16 e coscienze sporche; non dovrebbe essere buttata dietro le sbarre per non essere disposta ad uccidere e morire. Il tuo processo iniziera' presto. Il mio e' gia' in corso e cosi' forse posso darti qualche dritta. Guarda i giudici negli occhi. Usa ogni possibili ta' per spiegare perche' ti trovi la'. (...) La guerra e' letame e loro lo sanno. Dovrebbero lasciarti andare e loro lo sanno. E' probabile che quando tutto questo sara' finito, noi saremo tutti e due buttati in carcere. Ci saranno momenti bui nel carcere, momenti nei quali sembrera' che il mondo fuori si sia dimenticato di noi, che quello che abbiamo fatto e rifiutato di fare e' stato vano. Bene, io so cosa faro' in quei momenti: pensero' a te Stephen, e sapro' che nulla di cio' che facciamo per l'umanita' sara' mai vano. Con la massima solidarieta', Matan Kaminer 8. SOLIDARIETA'. GIOVANNI MANDORINO: PER SOSTENERE STEPHEN FUNK [Da Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) riceviamo e diffondiamo. Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di Pisa e cura il sito della rivista "Quaderni satyagraha" (pdpace.interfree.it)] il processo a Stephen Funk, il giovane statunitense sotto processo davanti alla corte marziale per aver rifiutato di partecipare come marine alla guerra in Iraq, e' previsto per il prossimo 4 settembre; all'indirizzo www.notinourname.net/funk/index.html c'e` un appello per inviare messaggi di solidarieta` che chiedano che Funk non sia condannato a causa delle sue convinzioni. I messaggi vanno inviati ai seguenti indirizzi: Commandant of the Marine Corps, Headquarters, U.S. Marine Corps, Washington, DC 20380-1775; Commanding Officer, Headquarters, 4th FSSG, 4400 Dauphine Street, New Orleans, LA 70146-5400; inviandone una copia a: stephenfunk at objector.org 9. RIFLESSIONE. GIAMPAOLO CALCHI NOVATI: DA HAMMARSKJOLD A VIEIRA DE MELLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 agosto 2003. Giampaolo Calchi Novati, nato nel 1935, docente universitario, e' tra i massimi esperti italiani delle questioni del sud del mondo. Tra le opere di Giampaolo Calchi Novati: Neutralismo e guerra fredda (1963); L'Africa nera non e' indipendente (1964); Le rivoluzioni nell'Africa nera (1967); La rivoluzione algerina (1969); Decolonizzazione e terzo mondo (1979); La decolonizzazione (1983); Dopo l'apartheid (a cura di, 1986); L'Africa (1987); Nord/Sud (1987); Maghreb (a cura di, 1993); Il Corno d'Africa nella storia e nella politica (1994); Dalla parte dei leoni (1995). Sergio Vieira De Mello lavorava all'ufficio per i diritti umani dell'Onu dal 1969, e dallo scorso anno ne era a capo; e' stato ucciso nella strage di Baghdad di pochi giorni fa. Dag Hammarskjold e' stato segretario generale delle Nazioni Unite, e mentre era impegnato in una missione diplomatica di pace peri' in un incidente aereo sui cieli del Congo nel 1961. Gli fu attribuito il premio Nobel per la pace alla memoria. Opere di Dag Hammarskjold: Tracce di cammino, Mondadori, Milano 1997 (che riprende la pregevole edizione italiana curata nel '92 dalla Comunita' di Bose). Opere su Dag Hammarskjold: Sven Stolpe, Dag Hammarskjold, Cittadella, Assisi 1971. Patrice Lumumba, leader anticolonialista e panafricanista, nato nel 1925, fu assassinato nel 1961. Opere di Patrice Lumumba: Le Congo, terre d'avenir, est-il menace'?, Bruxelles 1961; Liberta' per il Congo, Editori Riuniti, Roma 1961; vari scritti di Lumumba si trovano in J. van Lierde, La pensee politique de Patrice Lumumba, Bruxelles 1962. Opere su Patrice Lumumba: Alessandro Aruffo, Lumumba, Erre Emme, Roma 1991; S. Michel, Uhuru Lumumba, Paris 1962; Jean-Paul Sartre, Il pensiero politico di Patrice Lumumba, in Idem, Il filosofo e la politica, Editori Riuniti, Roma 1972] Il rango elevato che occupava Sergio Vieira de Mello nella gerarchia delle Nazioni Unite giustifica la sensazione diffusa di un fatto di eccezionale gravita' per la vita stessa dell'Onu. Altre parole pronunciate nell'occasione, anche da Kofi Annan, possono essere capite nell'emozione del momento ma non danno pienamente conto del contesto politico in cui e' avvenuto il tremendo attentato di Baghdad. A rigore, la morte violenta di Vieira non e' un primum assoluto. Un mediatore dell'Onu, lo svedese Bernadotte, fu assassinato dalle formazioni ebraiche durante la prima guerra arabo-israeliana e addirittura un segretario generale, un altro svedese, Dag Hammarskjold, cadde nel corso dell'estenuante navetta per far finire la guerra di secessione nell'ex-Congo belga. Se di "svolta" nella storia dell'Onu si deve parlare, e' una svolta che e' cominciata nel 1948 (la morte di Bernadotte) o nel 1961 (la morte di Hammarskjold). La vicenda di Hammarskjold potrebbe rivelare qualche analogia in piu' anche se il caso di Bernadotte ha avuto come sfondo, al pari di quest'ultima tragedia, il teatro tormentato per eccellenza, il Medio Oriente. Se le circostanze fattuali in cui si consumo' il sacrificio di Hammarskjold restano non chiarite a tanta distanza di tempo dall'episodio, le condizioni politiche dell'operazione nel Congo - a differenza della oggettiva ambiguita' in cui, al di la' delle intenzioni dei singoli, che sono sicuramente ottime, si sta svolgendo l'operazione dell'Onu in Iraq - sono ormai affidate alla storia. Il quadro di riferimento era la decolonizzazione. Hammarskjold vide nella decolonizzazione una grande opportunita' per l'Onu. La confrontazione Est-Ovest lasciava pochi spazi di manovra alle Nazioni Unite e al loro segretario generale, ma la decolonizzazione poteva dischiudere potenzialita' inattese per un'azione in proprio, che Hammarskjold, illudendosi, pensava essere meno invischiata nelle regole e nei veti della guerra fredda. In effetti, l'Onu in generale e Hammarskjold personalmente furono oggetto di un gigantesco fuoco di sbarramento da parte delle grandi potenze: un fuoco a cui, metaforicamente almeno, si puo' attribuire - incidente o attentato - anche la caduta del suo aereo nei cieli africani ponendo fine all'utopia e alla vita di Dag Hammarskjold e ridimensionando pesantemente le ambizioni dell'Onu. Il Congo belga si distinse dai molti possedimenti coloniali africani che arrivarono all'indipendenza in quel 1960, non per niente archiviato un po' retoricamente come l'"anno dell'Africa", perche' il nuovo stato fu immediatamente attaccato da una crisi di ultracolonialismo. Il primo ministro, Patrice Lumumba, oso' sfidare Baldovino, rinfacciando al re e al Belgio tutte le malefatte e le sofferenze che il colonialismo aveva inflitto al popolo congolese, gia' nella cerimonia di passaggio delle consegne, la notte fatidica dell'indipendenza, con la bandiera del Belgio che viene abbassata e la bandiera del nuovo Congo che sale sul pennone piu' alto. Quel gesto di verita' e di coraggio potrebbe aver precipitato la prova di forza ma il complotto, che prevedeva e comporto' la proclamazione dell'indipendenza separata del Katanga, la provincia piu' ricca del Congo con le sue miniere, e l'intervento delle forze armate belghe per dare una mano a Tshombe, aveva origini lontane. Di colpo, il Congo, con le sue debolissime strutture, si trovo' a gestire una spaccatura verticale dello stato appena nato, una guerra civile dai contorni mal definiti con una posta economica di risonanza mondiale, uno scontro politico all'interno dello stesso gruppo dirigente perche' il radicalismo di Lumumba era frenato dal moderatismo del presidente Kasavubu e un' invasione dall'esterno con la solita argomentazione cara alle potenze coloniali di difendere l'incolumita' degli europei rimasti in loco. Vista nella prospettiva storica, l'idea di Hammarskjold di far ricorso all'Onu per garantire l'indipendenza e unita' del Congo e attraverso il Congo un'emancipazione non manipolata dell'Africa puo' apparire persino ingenua. E' chiaro che la guerra fredda non aveva i suoi focolai solo in Europa. Ma allora il Terzo mondo era ancora considerato come il regno della cooperazione e al piu' della competizione pacifica o semipacifica fra i due blocchi con aiuti o altre forme di appoggi politici. L'Onu poteva veramente diventare un protagonista dell'era che l'"anno dell'Africa' era li' ad annunciare. In quello stesso 1960 l'Assemblea generale dell'Onu voto' a larga maggioranza una risoluzione che metteva per la prima volta fuori legge ufficialmente il colonialismo. Solo che l'Occidente avverti' fin dall'inizio che nel movimento di liberazione erano in gioco interessi enormi. A confronto, i profitti che Leopoldo II, avo del probo Baldovino, aveva accumulato nello Stato libero del Congo depredando le sue ricchezze con le ben note efferatezze, erano poca cosa. Si doveva anzitutto assicurare la copertura necessaria per realizzare il trasformismo neocoloniale nell'Africa "libera", che era uno dei sottintesi di quella decolonizzazione ottriata e accelerata. Si doveva difendere tutto il bacino minerario dell'Africa australe. Si doveva prolungare il regime razzista nella Rhodesia del Sud e tanto piu' in Sudafrica. A peggiorare il tutto, nei contrasti e nelle crisi della decolonizzazione - come si delineo' puntualmente anche in Congo, quantunque Lumumba fosse tutt'altro che un comunista e l'Urss non disponesse letteralmente dei mezzi per rendere operativa un'eventuale azione di sostegno al suo progetto politico - si produceva una coalizione imperfetta e quasi automatica fra Sud e Est che minacciava di intaccare gli equilibri nel mondo cosi' come li concepivano gli Stati occidentali (sul Congo anche gli Stati Uniti vennero meno alla tacita intesa con gli alleati europei di lasciare alle potenze coloniali di vigilare sulla transizione in Africa e si cimentarono in prima persona). Mentre Hammarskjold si sforzava di mettere insieme un corpo (e una politica) dell'Onu per "stabilizzare" il Congo e far rientrare la secessione del Katanga, le forze decise a non lasciare che il Congo uscisse dall'influenza dell'Occidente e del capitalismo internazionale lanciarono la loro offensiva. Hammarskjold non fu in grado di prevenire la cattura e la fine di Lumumba. Una delle pagine nere della storia del colonialismo e dell'Occidente ma anche dell'Onu. Forse Hammarskjold incomincio' a morire in quel gennaio 1961 quando l'eroe mancato della rivoluzione congolese fu massacrato in Katanga dagli uomini di Tshombe, il suo nemico dichiarato, con l'assistenza dei "consiglieri" belgi e complicita' varie (di Mobutu per esem pio). Alcuni hanno scritto che la sua morte effettiva, pochi mesi dopo, in un misterioso incidente aereo fra il Katanga e l'allora Rhodesia del Nord, fu quasi cercata inseguendo, senza piu' pause o precauzioni, un successo che lo riscattasse restituendo allo sfortunato paese africano un minimo di pace. Con il tempo, i termini della politica si sono oscurati. Le forze dell'ordine si confondono pericolosamente con quelle del disordine e viceversa. Da quando il bipolarismo ha ceduto il passo allo strapotere degli Stati Uniti, e il pluralismo del discorso sui diritti dei popoli si e' immiserito in un conformismo deprimente, le operazioni di pace dell'Onu non fingono neppure di essere neutrali. Con tutti i suoi difetti e i suoi limiti, Hammarskjold non si sarebbe certo riconosciuto nell'apparato intellettuale e politico che e' stato costruito faticosamente per dare all'Onu una partecipazione a cio' che e' seguito a una guerra che l'Onu non ha approvato e non poteva approvare. E questo, piu' delle situazioni diverse, e' il principale iato fra il sacrificio del segretario generale venuto dal freddo e quello del brillante diplomatico brasiliano che ha speso tutta la vita in missioni umanitarie, inviato speciale di un segretario generale a cui l'arte del compromesso potrebbe non bastare piu'. 10. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA SINTESI DI EMILIA FERREIRO E ANA TEBEROSKY, "LA COMPRENSION DEL SISTEMA DE ESCRITURA: CONSTRUCCIONES ORIGINALES DEL NINO E INFORMACION ESPECIFICA DE LOS ADULTOS", 1981 [Proseguiamo la pubblicazione di una serie di schede bibliografiche curate da Maria Luigia Casieri relative all'opera di Emilia Ferreiro. Maria Luigia Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, pedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Ana Teberosky e' anch'ella una prestigiosa pedagogista, collaboratrice di Emilia Ferreiro. Tra le opere di Emilia Ferreiro e Ana Teberosky si veda in primo luogo l'ormai classico volume La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985] Data di edizione: 1981. Tipo di documento: articolo di rivista. Titolo: La comprension del sistema de escritura: construcciones originales del nino e informacion especifica de los adultos. Luogo di edizione: Buenos Aires. Fonte: Revista Latino-americana de Lectura (Lectura y vida), anno 2, n. 1. Pagine 6-14. Lingua: spagnolo. Abstract: e' un articolo divulgativo che fa riferimento alle ricerche precedenti, in particolare Los sistemas de escritura en el desarrollo del nino (1979) e El nino preescolar y su comprension del sistema de escritura (1979).Nella prima parte vengono ridefiniti gli assunti di base nella cui prospettiva si collocano i dati della ricerca. Vengono quindi individuate le tappe di sviluppo relative a "costruzioni originali dei bambini", "le informazioni specifiche" ricevute dagli adulti ovvero gli ambiti di conoscenze convenzionali acquisite attraverso la trasmissione sociale, e alcune implicazioni pedagogiche risultanti dalla precedente analisi. In tutte le conoscenze fornite dall'adulto, l'appartenenza di classe gioca un ruolo fondamentale, in quanto "grazie al potersi comportare come lettore, prima di esserlo, si arriva precocemente ad apprendere l'essenziale delle pratiche sociali legate alla scrittura" (p. 12). Di qui il fondamentale ruolo della scuola, cui e' demandato il compito "di creare le condizioni perche' il bambino (...) scopra da se stesso" (p. 12) le chiavi del sistema alfabetico, compensando la carenza di occasioni e di informazioni fornite in ambienti culturalmente deprivati. Altre versioni: successivamente pubblicato col titolo "A comprensao do sistema de escrita: construcoes originais de crianca e informacao especifica dos adultos" in Ferreiro, E., Reflexoes sobre Alfabetizacao, Cortez, Sao Paulo 1985. * Sintesi E' un articolo divulgativo che fa riferimento alle ricerche precedenti, in particolare Los sistemas de escritura en el desarrollo del nino (1979) e El nino preescolar y su comprension del sistema de escritura (1979). Nella prima parte vengono ridefiniti gli assunti di base nella cui prospettiva si collocano i dati della ricerca: - la concettualizzazione della scrittura inizia molto prima dell'insegnamento scolastico sistematico, ed inizia in eta' prescolare; - l'insegnamento scolastico non puo' ignorare le concezioni gia' elaborate dai bambini e ridursi a tecniche percettivo-motorie; - "la scrittura non e' un prodotto scolastico, ma un oggetto culturale risultato dallo sforzo collettivo dell'umanita'" (p. 6) e in quanto tale svolge una serie di funzioni sociali; - "la presenza dell'oggetto [costituito da testi scritti] e delle azioni sociali pertinenti, non comporta conoscenza di per se', ma sia l'oggetto che le azioni che implica influiscono sul processo di conoscenza, creando le condizioni all'interno delle quali questa e' possibile"; - per conoscere il processo di costruzione della lingua scritta nel bambino sono state condotte ricerche basate sul "metodo clinico" o di "esplorazione critica" di Piaget; - attraverso le ricerche effettuate e' emersa una regolarita' nella progressione dei problemi posti e delle soluzioni elaborate; - a fronte di questa regolarita' esistono variazioni nei ritmi di apprendimento dovuti a differenze individuali e alla provenienza sociale. Vengono quindi individuate le tappe di sviluppo relative alle "costruzioni originali dei bambini", "le informazioni specifiche" ricevute dagli adulti ovvero gli ambiti di conoscenze convenzionali acquisite attraverso la trasmissione sociale, e alcune implicazioni pedagogiche risultanti dalla precedente analisi. In riferimento alle costruzioni originali dei bambini si sintetizzano i seguenti elementi: - distinzione tra rappresentazione figurativa e non figurativa; - criterio di leggibilita' basato sulla quantita' minima di caratteri; - criterio di leggibilita' basato sulla varieta' interna dei caratteri. Per quanto riguarda la lettura di frasi: - distinzione tra ci' che si scrive e cio' che si puo' leggere (la scrittura non puo' essere indipendente dal disegno in quanto entrambe sono condizioni necessarie ma non sufficienti perche' si possa leggere; si scrivono solo i nomi; si puo' scrivere anche il verbo ma non gli articoli; solo quando arriva a ritenere che tutte le parole dette sono scritte nello stesso ordine arriva a condividere questa concezione con l'adulto). Nella produzione spontanea di scritture, ulteriormente si dimostra vero cio' che accade per il disegno, ovvero che "disegnare non e' riprodurre cio' che si vede ma cio' che si sa": - corrispondenza della quantita' di lettere con le proprieta' quantificabili dell'oggetto rappresentato; - corrispondenza della quantita' di lettere con l'emissione sonora in base ad un'ipotesi sillabica. A questo riguardo viene fatto un esempio che riteniamo centrato su una fase abbastanza evoluta della concettualizzazione sillabica, in quanto si pone il caso di bambini che non accettano la stessa consonante come lettera iniziale di un nome se e' diversa la sillaba iniziale con riferimento alla seconda lettera che compone la sillaba ("pa" vs "pi"). In realta' questo problema si pone quando gia' il bambino e' pronto a cogliere il conflitto dell'eccedenza ed e' ad un passo dalla scomposizione dei suoni in senso fonetico. La strategia di scomposizione viene favorita proprio dal porsi di questo tipo di problemi, in quanto contribuisce a individuare possibili soluzioni. In realta', durante tutto un primo periodo della fase sillabica la corrispondenza di tipo sillabico tiene conto esclusivamente della quantita'. Per arrivare a cogliere la dimensione qualitativa e' necessario che il bambino abbia acquisito il concetto della stabilita' del valore sonoro dei segni grafici. Per quanto riguarda le informazioni trasmesse dagli adulti vengono accennati i seguenti aspetti: - i nomi delle singole lettere; - la distinzione tra lettere e numeri, con i rispettivi nomi e funzioni; - l'orientamento convenzionale della scrittura nello spazio grafico; - la presenza, i nomi e le funzioni dei segni di interpunzione; - le convenzionalita' ortografiche (ivi compreso l'uso delle maiuscole); - la conoscenza delle funzioni sociali della scrittura. In tutte queste conoscenze l'appartenenza di classe gioca un ruolo fondamentale, in quanto "grazie al potersi comportare come lettore, prima di esserlo, si arriva precocemente ad apprendere l'essenziale delle pratiche sociali legate alla scrittura" (p. 12). Di qui il fondamentale ruolo della scuola, cui e' demandato il compito "di creare le condizioni perche' il bambino (...) scopra da se stesso" (p. 12) le chiavi del sistema alfabetico, compensando la carenza di occasioni e di informazioni fornite in ambienti culturalmente deprivati. Le indicazioni pedagogiche che scaturiscono, sono enucleate in sette punti: - la natura fonetica della scrittura non e' ovvia per il bambino; - il bambino sa che la scrittura e' significativa (e cio' configge con frequenti pratiche scolastiche di copiato e decifrazione); - le scritture spontanee dei bambini hanno una loro coerenza logica che verrebbe valorizzata dal non considerarle "inintelligibili"; - il processo di approssimazione nella costruzione di ipotesi da parte dei bambini non e' valutabile nei termini di "corretto" o "errato"; - la scrittura non e' mera riproduzione grafica del linguaggio ma e' un sistema simbolico con sue proprie regole di rappresentazione; - i problemi che i bambini progressivamente si pongono e risolvono sono caratterizzati da una successione di complessita' ordinata e coerente; - se l'insegnamento fosse diretto soltanto ai bambini che hanno gia' acquisito la condivisione delle concezioni adulte della scrittura, lasceremmo da parte "un'alta percentuale della popolazione infantile, collocata ai livelli iniziali di questa evoluzione, condannandoli - involontariamente - all'insuccesso" (p. 14). 11. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: OPERE. ROMANZI E RACCONTI Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti, Bompiani, Milano 1986, 2000, pp. XXXVIII + 1.306, euro 15,24. Tutta l'opera narrativa dell'autrice delle Memorie di Adriano e dell'Opera al nero. 12. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: OPERE. SAGGI E MEMORIE Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie, Bompiani, Milano 1992, pp. VIII + 1.934. Oltre i saggi critici e le memorie il volume accoglie anche un'ampia sezione di "testi trascurati". 13. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: AD OCCHI APERTI Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey, Bompiani, Milano 1982, 1989, pp. 272, lire 8.000. Una serie di colloqui che lumeggiano molti aspetti della Yourcenar e della sua opera. 14. RILETTURE. JOSYANE SAVIGNEAU: MARGUERITE YOURCENAR Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar, Einaudi, Torino 1991, 1993, pp. 508, lire 16.000. Una vasta biografia. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 651 del 23 agosto 2003
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