La nonviolenza e' in cammino. 651



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 651 del 23 agosto 2003

Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Maria G. Di Rienzo: la stazione e i girasoli
2. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica
3. "Gubbio per la pace": la nonviolenza sul sentiero di Francesco d'Assisi
4. Anche a Viterbo e a Riva del Garda la scelta della nonviolenza e della
nonmenzogna
5. Andrea Trentini: la nonviolenza a Riva del Garda
6. Sosteniamo i pacifisti israeliani e palestinesi
7. Matan Kaminer: una lettera a Stephen Funk
8. Giovanni Mandorino: per sostenere Stephen Funk
9. Giampaolo Calchi Novati: da Hammarskjold a Vieira De Mello
10. Maria Luigia Casieri: una sintesi di Emilia Ferreiro e Ana Teberosky,
"La comprension del sistema de escritura: contrucciones originales del nino
e informacion especifica de los adultos", 1981
11. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti
12. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie
13. Riletture: Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti
14. Riletture: Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Ci perseguita in questi giorni la solita periodica invasione di virus,
alcuni apparentemente provenienti dal nostro stesso account.
Come al solito rinnoviamo alcuni opportuni avvisi ai naviganti:
a) preghiamo tutti di aggiornare gli antivirus e di effettuare una scansione
di verifica nel proprio computer (come e' noto e' possibile anche fare delle
scansioni di controllo direttamente in rete collegandosi a uno dei vari siti
affidabili che offrono questo servizio gratuitamente);
b) ricordiamo che noi non inviamo mai - dicesi: mai - allegati; cosicche' se
vi giungesse un messaggio apparentemente da noi proveniente e recante un
allegato, distruggetelo senza aprirlo poiche' si tratta certamente di un
virus.

1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: LA STAZIONE E I GIRASOLI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
"In aprile non ci sono girasoli in Francia, percio' potremmo dire che i
girasoli non esistono. Ma i contadini hanno gia' piantato migliaia di semi,
e quando guardano le colline spoglie possono gia' vedere i girasoli. I
girasoli sono la'. Mancano loro solo le condizioni adatte di sole, calore, e
pioggia, e il mese di luglio. Solo perche' non li vediamo, cio' non
significa che non esistono" (Thich Nhat Hanh, 1995).
*
Se dovessi giudicare il mondo da quello che leggo sui giornali (non parlo
della tv perche' da vent'anni non la guardo) facilmente mi abbandonerei alla
disperazione.
Stragi, guerra, poverta', distruzione dell'ambiente. Faccine insanguinate, a
volte con gli occhi sbarrati dal terrore, a volte con le palpebre abbassate
per sempre. E trafiletti, le maledette piccole insignificanti notizie
condensate per gli sguardi distratti: l'80% concernono violenze sessuali a
donne e ragazze, stupri di gruppo, uxoricidi con o senza suicidio
dell'assassino, con o senza l'omicidio di eventuali figli/e.
Una volta, una delle donne che mi hanno indicato il cammino della
nonviolenza mi racconto' questa parabola: "Un insegnante assegno' un
esercizio a due suoi allievi. Uno doveva recarsi in un luogo ed osservare e
prendere nota dei comportamenti violenti e dei segnali aggressivi che le
persone si scambiavano; l'altro doveva ugualmente recarsi in un luogo e
notare fra le persone i comportamenti di cooperazione e di aiuto reciproco.
I due studenti non seppero del reciproco e speculare compito finche' non
venne il momento di recarsi dall'insegnante e dal resto della classe a
riferire. Il primo descrisse una scena conflittuale, di solitudine ed
infelicita', dove le persone mentivano e ingannavano; il secondo descrisse
una situazione in cui le persone erano cortesi e attente, si scambiavano
abbracci e si aiutavano reciprocamente. Gli altri studenti chiesero che
luoghi avessero visitato, e fu cosi' che i due a cui era stato assegnato
l'incarico scoprirono di essere stati nello stesso posto: la locale stazione
dei treni".
Il nostro mondo e' quella stazione.
Da un lato la violenza e' ovunque, quella nuda e cruda della guerra e del
terrorismo, dello stupro e dell'aggressione, e quella piu' sottile,
strutturale, che permea le istituzioni e le usanze e che e' stata chiamata
la cultura della violenza.
Ma il nostro mondo e' anche un posto gentile, di cooperazione, empatia ed
amore; e' anche un posto dove persone si impegnano a risolvere i conflitti
in modo nonviolento, a proteggere l'ambiente, a vivere in modo sobrio e
grato, dove persone lavorano affinche' i diritti umani siano davvero per
ognuno e per tutti/e, e ciascuno di noi possa non solo soddisfare i bisogni
primari, ma partecipare in pienezza alla gioia della vita. E questa si
chiama cultura di pace.
La parola "cultura" indica sia un processo sia la condizione prodotta dal
processo medesimo (un verbo e un soggetto, se vogliamo). E' in relazione sia
al mondo naturale sia allo sviluppo di una societa', e le radici latine del
termine danno alla parola "cultura" il significato di "aver cura". L'aver
escluso i valori della cura e della compassione (il "sentire insieme") dalla
sfera pubblica, dismettendoli come affari di donne, minori e relativi al
privato, ha contribuito a produrre l'ordine sociale violento che conosciamo.
Se, pensando ai girasoli di Thich Nhat Hanh o al lievito nel pane,
visualizzo la cultura come qualcosa di organico, che si sviluppa e cresce in
date condizioni, capisco che il creare e il vivere una cultura di pace e' il
lavoro di innumerevoli persone, che in questo momento si stanno collegando
ad altre, pazientemente e senza sosta; un lavoro difficile, oscuro, non
visto ne' celebrato, che prepara la terra di modo che i semi possano
sbocciare e crescere al tempo giusto.
E questo mi rimanda direttamente alle amiche e agli amici che hanno promosso
l'iniziativa Assisi-Gubbio del 4-7 settembre: non potro' essere con voi, ma
vi prego di considerare questo scritto come la mia celebrazione del vostro
lavoro, il mio profondo ringraziamento. Questo saluto e' composto dei miei
semi di girasole, e ve li mando ben sapendo, ne' nulla potrebbe scuotermi da
questa convinzione, che vedro' assieme a voi il luglio in cui sbocceranno.

2. APPELLI. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
[Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha inviato
ieri al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio
dei Ministri, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della
Camera dei Deputati e per opportuna conoscenza a vari altri soggetti
istituzionali, la seguente lettera aperta avente a oggetto la "richiesta
urgente di ripristino della legalita' costituzionale e di cessazione della
partecipazione di forze armate italiane alla guerra in corso in Iraq"]
Egregi signori,
come e' a tutti evidente in Iraq e' in corso una guerra sanguinosissima, la
commissione di reiterati crimini di guerra e crimini contro l'umanita', una
occupazione militare illegale e criminale.
*
Come e' a tutti noto in questo momento nell'Iraq in guerra, devastato e
occupato militarmente dagli eserciti invasori di potenze straniere, anche
l'Italia e' presente con proprie forze armate, le quali - indipendentemente
dalle buone intenzioni e dalle dichiarazioni ufficiali - tanto dal punto di
vista della popolazione occupata, quanto dal punto di vista del diritto
internazionale, cosi' come alla luce della nostra legislazione correttamente
interpretata, cosi' come secondo la coscienza di ogni persona di retto
discernimento, sono a tutti gli effetti parte delle truppe di invasione ed
occupazione, sono a tutti gli effetti parte della guerra in corso.
Con la conseguenza - peraltro - che i militari italiani cola' dislocati sono
esposti al rischio - enorme e crescente - tanto di perdere la vita quanto di
assassinare altre persone; e con la sola loro presenza sono gia' coinvolti
nel delitto della guerra e dell'occupazione illegale e criminale, e sono
gia' altresi' resi complici - oltre che vittime - della violazione della
legalita' costituzionale.
*
Come voi ben sapete, l'Italia non puo' prender parte a una guerra che non
sia di difesa del nostro popolo e del nostro paese, ed a maggior ragione a
una guerra di aggressione, ed a maggior ragione a una guerra di aggressione
stragista e di occupazione militare coloniale, come e' quella in corso in
Iraq.
L'Italia non puo' prendervi parte perche' glielo proibisce la Costituzione
della Repubblica Italiana oltre che i fondamentali trattati internazionali
dal nostro Paese sottoscritti.
La partecipazione alla guerra e' quindi un duplice crimine: in se' e per le
sue conseguenze concrete a danno di esseri umani, ed in quanto infrange il
nostro ordinamento giuridico nel suo fondamento costituzionale configurando
un vero e proprio colpo di stato.
*
E' quindi assolutamente indispensabile che con la massima tempestivita' si
provveda:
a) al ritiro immediato delle forze armate italiane dal teatro di guerra
iracheno;
b) ad un energico impegno diplomatico del nostro paese sia per la cessazione
della guerra e dell'invasione ed occupazione militare dell'Iraq, sia per la
promozione della democrazia e della difesa dei diritti umani in Iraq nel
riconoscimento della sovranita' del popolo iracheno;
c) ad un piano di invio di ingenti aiuti umanitari, piano del tutto
incompatibile con la partecipazione alla guerra, con l'illegale e criminale
occupazione militare.
*
Egregi signori,
vi chiediamo il piu' tempestivo intervento affinche' si ripristini
immediatamente la legalita' costituzionale e cessi la partecipazione
italiana alla guerra e all'invasione ed occupazione miltare dell'Iraq.
*
Egregi signori,
per quanto sgradevole sia ricordarlo, tuttavia ci corre l'obbligo di
evidenziare che voi avete il dovere di assumere iniziative in tal senso; che
voi avete l'obbligo di ottemperare a quanto disposto dalla Costituzione cui
avete giurato fedelta' ed in forza della quale esercitate la vostra
autorita' istituzionale e la vostra funzione di rappresentanza del popolo
italiano.
Un vostro atteggiamento corrivo allo status quo, implicherebbe da parte
vostra il persistere nel reato - gravissimo - di violazione della
Costituzione, e di effettuale complicita' in crimini di guerra e crimini
contro l'umanita'.
*
Egregi signori,
Voi avete il potere di far cessare la partecipazione italiana alla guerra,
voi avete il dovere di esercitarlo. E' la legge fondamentale del nostro
ordinamento giuridico che ve lo impone. Sappiate, in questo terribile
frangente, seguire cio' che la legge e la coscienza dettano.

3. INIZIATIVE: "GUBBIO PER LA PACE": LA NONVIOLENZA SUL SENTIERO DI
FRANCESCO D'ASSISI
[Ringraziamo le amiche e gli amici di "Gubbio per la pace" (per contatti:
gubbioperlapace at tiscali.it) per questo intervento. "Gubbio per la pace" e'
un gruppo pacifista attivo da molti anni che ha promosso un intenso lavoro
di accostamento alla nonviolenza particolarmente nelle scuole]
Gubbio per la pace, in coerenza con il suo impegno per la nonviolenza,
sostiene l'iniziativa del Movimento Nonviolento che ha promosso la camminata
Assisi-Gubbio dal 4 al 7 settembre.
Secoli dopo il passaggio di Francesco d'Assisi su questo stesso sentiero, ci
sembra piu' che mai necessario ribadire l'esigenza della scelta della
nonviolenza come unica soluzione dei conflitti.
Questa scelta non e' solamente etica, cioe' basata sui valori fondamentali
dell'essere umano e della sua natura sociale, ma anche vitale per la nostra
sopravvivenza, poiche' la violenza militare e la sopraffazione non possono
che portare alla distruzione del pianeta.

4. EDITORIALE. ANCHE A VITERBO E A RIVA DEL GARDA LA SCELTA DELLA
NONVIOLENZA E DELLA NONMENZOGNA
Nelle prossime settimane molte saranno le iniziative dei movimenti per la
pace, la solidarieta' e la giustizia: alcune occasionali e subalterne, altre
piu' nitide e aggettanti, tutte saranno occasione di incontro, di
riflessione, di coscientizzazione, tutte possono - e devono - essere
caratterizzate da una scelta ad un tempo di metodo e di sostanza che a
nostro modesto avviso e' la chiave di volta affinche' si possa costruire la
pace, la convivenza, il riconoscimento della dignita' dell'umanita' intera e
di ogni singolo essere umano: la scelta della nonviolenza e della
nonmenzogna.
Di queste occasioni ne elenchiamo alcune, a volo d'uccello: il 4 settembre a
Viterbo e' prevista una riunione dei ministri delle telecomunicazioni dei
paesi europei: e' prevista altresi' la realizzazione di forum alternativi da
parte del "movimento dei movimenti" sui temi della comunicaziona e dei
diritti; a Riva del Garda ai primi di settembre si terra' il vertice dei
ministri dell'economia dell'Unione Europea: si terra' altresi' un forum del
movimento per la globalizzazione dei diritti; poi in occasione della
riunione del Wto a Cancun la Rete Lilliput promuovera' iniziative di
sensibilizzazione in varie citta'; dal 4 al 7 si terra' la camminata per la
nonviolenza da Assisi a Gubbio, che riteniamo sia fra tutti l'appuntamento
di importanza fondamentale; e sempre il 4 da Assisi prendera' il via la
carovana per la pace promossa dai giovani che insieme ai missionari
comboniani attraverseranno varie citta' d'Italia; e poi la marcia promossa
dalla Rete Radie' Resch; poi in ottobre l'assemblea dell'Onu dei popoli a
Perugia, e il 12 ottobre la marcia Perugia-Assisi, fondamentale appuntamento
delle persone e dei movimenti impegnati per la pace; e il 4 novembre
contiamo che in varie citta' si svolga l'iniziativa "Ogni vittima ha il
volto di Abele" gia' realizzata lo scorso anno a Viterbo. E poi le
assemblee, i dibattiti, i seminari, i convegni, le tante occasioni di
dialogo e di incontro, di studio e di meditazione: dal convegno di "Cem
mondialita'" all'incontro internazionale delle Donne in nero, ai molti altri
gia' annunciati.
Un elemento puo' e deve unificare tutte queste iniziative: l'assunzione
della scelta della nonviolenza e della nonmenzogna, la centralita' della
forza della verita' (il satyagraha di Gandhi) come proposta teorica e
pratica, esistenziale e politica, come riforma intellettuale e morale, come
criterio ermeneutico e metodo di deliberazione e di azione, come asse del
cambiamento necessario per contrastare e sconfiggere la violenza e la
menzogna a cominciare da noi stessi. Prima che la violenza annienti
l'umanita'.

5. INIZIATIVE. ANDREA TRENTINI: LA NONVIOLENZA A RIVA DEL GARDA
[Da Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini at unimondo.org) riceviamo e
diffondiamo per ampi stralci il seguente comunicato. Andrea Trentini, amico
della nonviolenza, e' impegnato nell'esperienza della Rete di Lilliput e dei
"Gruppi di azione nonviolenta", in quella di "Unimondo" e del Centro per la
pace di Rovereto, ed in altre esperienze di pace e di solidarieta']
Da alcuni mesi il nodo trentino della Rete di Lilliput sta partecipando alla
costruzioni delle giornate di settembre, quando a Riva del Garda si terra'
il vertice dei ministri degli esteri dell'Unione Europea, a pochi giorni
dall'incontro del Wto di Cancun.
L'avvicinamento a questo appuntamento e' stato inizialmente prudente, ma poi
ha ottenuto un deciso contributo da parte delle associazioni locali aderenti
alla Rete di Lilliput e anche dai gruppi di lavoro tematico nazionali quali
il gruppo finanza e commercio e il gruppo conflitti e nonviolenza.
Un percorso che vede coinvolti una pluralita' di soggetti, uniti nelle
proprie differenze, per puntare a un momento unitario sul tema
dell'Europa...
*
Per questo, in occasione del vertice dei ministri dell'Unione Europea, il
tavolo trentino "Per un'Europa sociale" ha costruito un forum alternativo
dal titolo "L'Europa che vogliamo" che si terra' presso la struttura
fieristica "La Baltera" nella periferia di Riva del Garda, con l'intento di
proporre un confronto all'interno e all'esterno del movimento e con proposte
di alternative.
Molti i relatori di fama nazionale e internazionale e tra questi spiccano
Susan Geroge della Transnational Foundation, Christophe Aguiton di Attac
France, Roberto Meregalli della Rete di Lilliput, Flavio Lotti della Tavola
della Pace, Sergio Marelli della federazione delle cristiane Focsiv, Emilio
Molinari del Contratto mondiale sull'acqua e Raimond Avrillier presidente
dell'azienda rimunicipalizzata di Grenoble.
Le realta' lillipuziane hanno organizzato numerosi seminari e workshop che
vedono affrontare piu' tematiche, dal tema dell'economia e finanza solidale
ai temi ambientali con rifiuti ed energia, dalla regolamentazione del
mercato delle armi in Europa al diritto all'informazione. (vedi il programma
sul sito www.stopwtoriva2003.org
*
Per iscriversi al forum "L'Europa che vogliamo" e' possibile Inviare una
e-mail all'indirizzo: iscrizioni at stopwtoriva2003.org o telefonare ai numeri
0461984156 o 3494474159. Nella mail specificare nome, cognome, eta' e
possibilmente il mezzo di trasporto con cui si giunge a Riva del Garda (e'
preferibile il pulmann o il treno con la stazione di Rovereto che ha un
collegamento con bus e corriere a Riva del Garda), per agevolare il lavoro
degli organizzatori. La quota individuale e' pari a 15 euro e comprende sia
l'iscrizione al forum alternativo che il campeggio: sul bonifico o sul
bollettino specificare come causale "Tavolo Riva 2003 - iscrizione". La
ricevuta di pagamento va inviata via fax al 0461232420, o comunque
conservata e presentata all'ingresso del forum per ricevere il badge di
partecipazione... E' consigliata l'iscrizione entro il primo settembre.
*
Durante le giornate del vertice dei ministri degli esteri, si terranno
alcune azioni dirette nonviolente promosse da una rete di gruppi di azione
nonviolenta (gan) che cercheranno di criticare le proposte e le decisioni
del vertice rilanciando le campagne e le proposte elaborate a livello
nazionale dalla campagna "Questo mondo non e' in vendita". Le prima azione
diretta nonviolenta consistera' in una uscita teatrale che rappresenti
l'ingiusta privatizzazione dell'acqua con le gravose conseguenze per i
cittadini. La seconda azione diretta nonviolenta e' strutturata come un'asta
pubblica che avra' come oggetto la Rocca di Riva del Garda e vedra' il
coinvolgimento di canoe in acqua che impacchetteranno con il nastro
bianco-rosso la Rocca. Puntando a una visibilita' sui media, le azioni
dirette nonviolente saranno naturalmente comunicate per tempo alle forze
dell'ordine e cercheranno di coinvolgere il maggior numero di persone. Per
poter partecipare alle azioni dirette nonviolente e' possibile inviare una
e-mail all'indirizzo: gantrentino at unimondo.org del gruppo di azione
nonviolenta del Trentino o telefonare al n. 3383400211. Per maggiori
informazioni visitare il sito del gruppo di azione nonviolenta del Trentino:
www.unimondo.org/gantrentino; il canovaccio dell'azione teatrale e altri
documenti sono anche sul sito della Rete di Llliput: www.retelilliput.net
*
Per sabato 6 settembre e' stata indetta dal gruppo di continuita' del Forum
sociale
europeo una manifestazione nazionale dal titolo "Fermiamo il Wto. Per
un'Europa sociale" che richiama i contenuti del forum e rilancia la
settimana di mobilitazione internazionale sulla quinta conferenza
interministeriale del Wto di Cancun, che vedra' la Rete di Lilliput attivata
anche sabato 13 settembre con iniziative di informazione e sensibilizzazione
nelle citta' d'Italia con la partecipazione attiva delle botteghe del
commercio equo e solidale...

6. APPELLI. SOSTENIAMO I PACIFISTI ISRAELIANI E PALESTINESI
Molte sono le persone, le associazioni e le istituzioni che in Israele e in
Palestina si impegnano per la pace (e la solidarieta', e la verita', e la
giustizia, e i diritti umani: che rettamente intese sono formulazioni
diverse che designano un medesimo oggetto, il diritto di ogni essere umano e
dell'umanita' intera a vivere una vita degna, e il dovere di ognuno di
porgere aiuto all'altro): dalle luminose iniziative di dialogo promosse dai
familiari delle vittime, all'esperienza grande delle Donne in nero; dagli
obiettori di coscienza ai volontari locali ed internazionali della
solidarieta' e della nonviolenza; a iniziative come l'esperienza di
"Partners in kindness" (per contatti: e-mail: info at partnersinkindness.org,
sito: www.partnersinkindness.org) promossa da Shmuel Greenbaum: Greenbaum,
dopo che un attentato terrorista uccise sua moglie che era in attesa di un
bambino, ha deciso di dedicarsi a combattere il terrore promuovendo la
benevolenza e costruendo una rete che raggiunge e unisce oltre cinquemila
persone in sei continenti con l'invio settimanale di una e-mail che da'
notizie di atti quotidiani di benevolenza (siamo grati a Bruno Segre - per
contatti: brunosegre at iol.it -, illustre storico, una delle figure piu'
prestigiose della cultura della pace, direttore dell'ottima rivista
"Keshet", e presidente dell'associazione italiana "Amici di Neve' Shalom /
Wahat al-Salam", per averci segnalato questa iniziativa).
Nei territori occupati che gia' sono nella coscienza del mondo lo stato di
Palestina che dovra' pur sorgere libero, democratico e indipendente, cosi'
come in Israele la cui esistenza statuale non deve essere mai piu'
minacciata di annientamento, molte sono le donne e gli uomini che questa
volonta' di pace, di convivenza, di rispetto della vita e della dignita'
dell'altro, rappresentano concretamente, e con straordinaria tenacia e
coraggiosa coerenza la pace e la convivenza costruiscono giorno per giorno,
e la dignita' umana costantemente difendono e promuovono.
Queste persone di volonta' buona hanno diritto al nostro aiuto, all'aiuto di
tutti. Conoscerle e' un primo sostegno, un sostegno maggiore e' contribuire
alla loro lotta nonviolenta. Molte sono le forme, ciascuno di noi faccia
qualcosa.

7. OBIEZIONE. MATAN KAMINER: UNA LETTERA A STEPHEN FUNK
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 agosto 2003. Questa lettera e' ripresa
dal forum dei parenti dei giovani refusenik israeliani (per contatti:
snehab at netvision.net.il); la traduzione e' a cura di Sveva Haertter della
rete "Ebrei contro l'occupazione". Matan Kaminer, giovane israeliano,
attualmente in stato di detenzione "aperta" nel campo di Tel Hashomer, e'
sotto processo davanti alla corte marziale perche' obiettore di coscienza;
Stephen Funk, giovane statunitense, si trova in una situazione analoga per
aver rifiutato di andare in guerra in Iraq come marine]
Caro Stephen,
e' questo quello che chiamano globalizzazione?
Viviamo lontanissimi l'uno dall'altro, abbiamo vissuto vite diverse, eppure
siamo entrambi nella stessa situazione: entrambi obiettori di coscienza
contro guerra imperiale e occupazione, e processati dalle autorita'
militari.
Leggendo le tue affermazioni non ho potuto evitare di sorridere della
somiglianza tra le logiche militari in tutto il mondo - compresa
l'incapacita' di capire come qualcuno possa essere contrario ad una guerra
al punto di rifiutare di prendervi parte uccidendo e morendo in essa.
Lascia che ti descriva in breve la mia situazione. Sono stato richiamato per
il servizio di leva nell'esercito israeliano nel dicembre 2002. Dopo un anno
di lavoro volontario in un movimento giovanile ebraico-arabo, avevo deciso
di rifiutare di arruolarmi. Insieme ad altri giovani come me firmai la
lettera dei maturandi al premier Sharon e, per fugare ogni dubbio, un'altra
lettera alle autorita' militari per notificare la mia intenzione di
obiettare.
Mi fecero sapere che non mi avrebbero lasciato andare: l'esercito esenta
solo pacifisti (almeno questo e' quanto affermano) ed io non rientravo nella
loro definizione di pacifista. Cosi' all'inizio di dicembre sono stato
condannato tramite "provvedimenti disciplinari" a 28 giorni in un carcere
militare, per tre volte consecutive. Dopo la terza detenzione, chiesi di
raggiungere il mio amico Haggai Matar che sta affrontando la corte marziale
e in poche settimane a noi si sono aggiunti tre nostri amici, Noam, Shimri e
Adam. Ora siamo sotto processo e rischiamo fino a tre anni di carcere per il
rifiuto di rispondere al richiamo alle armi.
Ma non e' solo quello che stanno facendo a noi ad essere simile, e' quello
che stanno facendo agli altri: occupare un Paese straniero e opprimere un
altro popolo con la scusa di prevenire il terrorismo. Persone come te e come
me sanno che questa e' solo una scusa per portare avanti gli interessi
economici e politici dell'elite al potere. Ma non e' l'elite a pagarne il
prezzo.
La gente che paga il prezzo e' a Jenin e Fallujah, a Ramallah e Baghdad, a
Tikrit e Hebron. Sono i bambini iracheni e palestinesi, legati e buttati a
terra faccia in giu', sotto il tiro dei fucili mentre vanno a scuola. Ma
sono anche i soldati israeliani ed americani, trattati come carne da cannone
da generali che stanno dentro i loro uffici con l'aria condizionata, il cui
solo modo di affrontare la situazione e' la disumanizzazione - prima degli
stranieri dall'aspetto inconsueto che vogliono tutti morti, poi di loro
stessi. Puoi chiedere ai veterani del Vietnam o anche ai nostri.
Stephen,
gente della nostra eta' dovrebbe studiare, lavorare, trasformare il mondo.
Gente della nostra eta' dovrebbe andare alle feste ed alle manifestazioni,
incontrare gente, innamorarsi e discutere di come dovrebbe essere il nostro
mondo. Gente della nostra eta' non dovrebbe fare il bersaglio mobile,
privato dei propri diritti umani e civili; non dovrebbe grugnire comandi
militari, esposta a danni fisici e mentali, trascinandosi dietro M16 e
coscienze sporche; non dovrebbe essere buttata dietro le sbarre per non
essere disposta ad uccidere e morire.
Il tuo processo iniziera' presto. Il mio e' gia' in corso e cosi' forse
posso darti qualche dritta. Guarda i giudici negli occhi. Usa ogni possibili
ta' per spiegare perche' ti trovi la'.  (...) La guerra e' letame e loro lo
sanno. Dovrebbero lasciarti andare e loro lo sanno.
E' probabile che quando tutto questo sara' finito, noi saremo tutti e due
buttati in carcere. Ci saranno momenti bui nel carcere, momenti nei quali
sembrera' che il mondo fuori si sia dimenticato di noi, che quello che
abbiamo fatto e rifiutato di fare e' stato vano. Bene, io so cosa faro' in
quei momenti: pensero' a te Stephen, e sapro' che nulla di cio' che facciamo
per l'umanita' sara' mai vano.
Con la massima solidarieta',
Matan Kaminer

8. SOLIDARIETA'. GIOVANNI MANDORINO: PER SOSTENERE STEPHEN FUNK
[Da Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) riceviamo e
diffondiamo. Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone
impegnate per la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di
Pisa e cura il sito della rivista "Quaderni satyagraha"
(pdpace.interfree.it)]
il processo a Stephen Funk, il giovane statunitense sotto processo davanti
alla corte marziale per aver rifiutato di partecipare come marine alla
guerra in Iraq, e' previsto per il prossimo 4 settembre; all'indirizzo
www.notinourname.net/funk/index.html c'e` un appello per inviare messaggi di
solidarieta` che chiedano che Funk non sia condannato a causa delle sue
convinzioni.
I messaggi vanno inviati ai seguenti indirizzi: Commandant of the Marine
Corps, Headquarters, U.S. Marine Corps, Washington, DC 20380-1775;
Commanding Officer, Headquarters, 4th FSSG, 4400 Dauphine Street, New
Orleans, LA 70146-5400; inviandone una copia a: stephenfunk at objector.org

9. RIFLESSIONE. GIAMPAOLO CALCHI NOVATI: DA HAMMARSKJOLD A VIEIRA DE MELLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 agosto 2003.
Giampaolo Calchi Novati, nato nel 1935, docente universitario, e' tra i
massimi esperti italiani delle questioni del sud del mondo. Tra le opere di
Giampaolo Calchi Novati: Neutralismo e guerra fredda (1963); L'Africa nera
non e' indipendente (1964); Le rivoluzioni nell'Africa nera (1967); La
rivoluzione algerina (1969); Decolonizzazione e terzo mondo (1979); La
decolonizzazione (1983); Dopo l'apartheid (a cura di, 1986); L'Africa
(1987); Nord/Sud  (1987); Maghreb (a cura di, 1993); Il Corno d'Africa nella
storia e nella politica (1994); Dalla parte dei leoni (1995).
Sergio Vieira De Mello lavorava all'ufficio per i diritti umani dell'Onu dal
1969, e dallo scorso anno ne era a capo; e' stato ucciso nella strage di
Baghdad di pochi giorni fa.
Dag Hammarskjold e' stato segretario generale delle Nazioni Unite, e mentre
era impegnato in una missione diplomatica di pace peri' in un incidente
aereo sui cieli del Congo nel 1961. Gli fu attribuito il premio Nobel per la
pace alla memoria. Opere di Dag Hammarskjold: Tracce di cammino, Mondadori,
Milano 1997 (che riprende la pregevole edizione italiana curata nel '92
dalla Comunita' di Bose). Opere su Dag Hammarskjold: Sven Stolpe, Dag
Hammarskjold, Cittadella, Assisi 1971.
Patrice Lumumba, leader anticolonialista e panafricanista, nato nel 1925, fu
assassinato nel 1961. Opere di Patrice Lumumba: Le Congo, terre d'avenir,
est-il menace'?, Bruxelles 1961; Liberta' per il Congo, Editori Riuniti,
Roma 1961; vari scritti di Lumumba si trovano in J. van Lierde, La pensee
politique de Patrice Lumumba, Bruxelles 1962. Opere su Patrice Lumumba:
Alessandro Aruffo, Lumumba, Erre Emme, Roma 1991; S. Michel, Uhuru Lumumba,
Paris 1962; Jean-Paul Sartre, Il pensiero politico di Patrice Lumumba, in
Idem, Il filosofo e la politica, Editori Riuniti, Roma 1972]
Il rango elevato che occupava Sergio Vieira de Mello nella gerarchia delle
Nazioni Unite giustifica la sensazione diffusa di un fatto di eccezionale
gravita' per la vita stessa dell'Onu. Altre parole pronunciate
nell'occasione, anche da Kofi Annan, possono essere capite nell'emozione del
momento ma non danno pienamente conto del contesto politico in cui e'
avvenuto il tremendo attentato di Baghdad.
A rigore, la morte violenta di Vieira non e' un primum assoluto. Un
mediatore dell'Onu, lo svedese Bernadotte, fu assassinato dalle formazioni
ebraiche durante la prima guerra arabo-israeliana e addirittura un
segretario generale, un altro svedese, Dag Hammarskjold, cadde nel corso
dell'estenuante navetta per far finire la guerra di secessione nell'ex-Congo
belga.
Se di "svolta" nella storia dell'Onu si deve parlare, e' una svolta che e'
cominciata nel 1948 (la morte di Bernadotte) o nel 1961 (la morte di
Hammarskjold). La vicenda di Hammarskjold potrebbe rivelare qualche analogia
in piu' anche se il caso di Bernadotte ha avuto come sfondo, al pari di
quest'ultima tragedia, il teatro tormentato per eccellenza, il Medio
Oriente.
Se le circostanze fattuali in cui si consumo' il sacrificio di Hammarskjold
restano non chiarite a tanta distanza di tempo dall'episodio, le condizioni
politiche dell'operazione nel Congo - a differenza della oggettiva
ambiguita' in cui, al di la' delle intenzioni dei singoli, che sono
sicuramente ottime, si sta svolgendo l'operazione dell'Onu in Iraq - sono
ormai affidate alla storia. Il quadro di riferimento era la
decolonizzazione. Hammarskjold vide nella decolonizzazione una grande
opportunita' per l'Onu. La confrontazione Est-Ovest lasciava pochi spazi di
manovra alle Nazioni Unite e al loro segretario generale, ma la
decolonizzazione poteva dischiudere potenzialita' inattese per un'azione in
proprio, che Hammarskjold, illudendosi, pensava essere meno invischiata
nelle regole e nei veti della guerra fredda. In effetti, l'Onu in generale e
Hammarskjold personalmente furono oggetto di un gigantesco fuoco di
sbarramento da parte delle grandi potenze: un fuoco a cui, metaforicamente
almeno, si puo' attribuire - incidente o attentato - anche la caduta del suo
aereo nei cieli africani ponendo fine all'utopia e alla vita di Dag
Hammarskjold e ridimensionando pesantemente le ambizioni dell'Onu.
Il Congo belga si distinse dai molti possedimenti coloniali africani che
arrivarono all'indipendenza in quel 1960, non per niente archiviato un po'
retoricamente come l'"anno dell'Africa", perche' il nuovo stato fu
immediatamente attaccato da una crisi di ultracolonialismo. Il primo
ministro, Patrice Lumumba, oso' sfidare Baldovino, rinfacciando al re e al
Belgio tutte le malefatte e le sofferenze che il colonialismo aveva inflitto
al popolo congolese, gia' nella cerimonia di passaggio delle consegne, la
notte fatidica dell'indipendenza, con la bandiera del Belgio che viene
abbassata e la bandiera del nuovo Congo che sale sul pennone piu' alto. Quel
gesto di verita' e di coraggio potrebbe aver precipitato la prova di forza
ma il complotto, che prevedeva e comporto' la proclamazione
dell'indipendenza separata del Katanga, la provincia piu' ricca del Congo
con le sue miniere, e l'intervento delle forze armate belghe per dare una
mano a Tshombe, aveva origini lontane. Di colpo, il Congo, con le sue
debolissime strutture, si trovo' a gestire una spaccatura verticale dello
stato appena nato, una guerra civile dai contorni mal definiti con una posta
economica di risonanza mondiale, uno scontro politico all'interno dello
stesso gruppo dirigente perche' il radicalismo di Lumumba era frenato dal
moderatismo del presidente Kasavubu e un' invasione dall'esterno con la
solita argomentazione cara alle potenze coloniali di difendere l'incolumita'
degli europei rimasti in loco.
Vista nella prospettiva storica, l'idea di Hammarskjold di far ricorso
all'Onu per garantire l'indipendenza e unita' del Congo e attraverso il
Congo un'emancipazione non manipolata dell'Africa puo' apparire persino
ingenua. E' chiaro che la guerra fredda non aveva i suoi focolai solo in
Europa. Ma allora il Terzo mondo era ancora considerato come il regno della
cooperazione e al piu' della competizione pacifica o semipacifica fra i due
blocchi con aiuti o altre forme di appoggi politici. L'Onu poteva veramente
diventare un protagonista dell'era che l'"anno dell'Africa' era li' ad
annunciare. In quello stesso 1960 l'Assemblea generale dell'Onu voto' a
larga maggioranza una risoluzione che metteva per la prima volta fuori legge
ufficialmente il colonialismo. Solo che l'Occidente avverti' fin dall'inizio
che nel movimento di liberazione erano in gioco interessi enormi. A
confronto, i profitti che Leopoldo II, avo del probo Baldovino, aveva
accumulato nello Stato libero del Congo depredando le sue ricchezze con le
ben note efferatezze, erano poca cosa. Si doveva anzitutto assicurare la
copertura necessaria per realizzare il trasformismo neocoloniale nell'Africa
"libera", che era uno dei sottintesi di quella decolonizzazione ottriata e
accelerata. Si doveva difendere tutto il bacino minerario dell'Africa
australe. Si doveva prolungare il regime razzista nella Rhodesia del Sud e
tanto piu' in Sudafrica. A peggiorare il tutto, nei contrasti e nelle crisi
della decolonizzazione - come si delineo' puntualmente anche in Congo,
quantunque Lumumba fosse tutt'altro che un comunista e l'Urss non disponesse
letteralmente dei mezzi per rendere operativa un'eventuale azione di
sostegno al suo progetto politico - si produceva una coalizione imperfetta e
quasi automatica fra Sud e Est che minacciava di intaccare gli equilibri nel
mondo cosi' come li concepivano gli Stati occidentali (sul Congo anche gli
Stati Uniti vennero meno alla tacita intesa con gli alleati europei di
lasciare alle potenze coloniali di vigilare sulla transizione in Africa e si
cimentarono in prima persona).
Mentre Hammarskjold si sforzava di mettere insieme un corpo (e una politica)
dell'Onu per "stabilizzare" il Congo e far rientrare la secessione del
Katanga, le forze decise a non lasciare che il Congo uscisse dall'influenza
dell'Occidente e del capitalismo internazionale lanciarono la loro
offensiva. Hammarskjold non fu in grado di prevenire la cattura e la fine di
Lumumba. Una delle pagine nere della storia del colonialismo e
dell'Occidente ma anche dell'Onu. Forse Hammarskjold incomincio' a morire in
quel gennaio 1961 quando l'eroe mancato della rivoluzione congolese fu
massacrato in Katanga dagli uomini di Tshombe, il suo nemico dichiarato, con
l'assistenza dei "consiglieri" belgi e complicita' varie (di Mobutu per esem
pio). Alcuni hanno scritto che la sua morte effettiva, pochi mesi dopo, in
un misterioso incidente aereo fra il Katanga e l'allora Rhodesia del Nord,
fu quasi cercata inseguendo, senza piu' pause o precauzioni, un successo che
lo riscattasse restituendo allo sfortunato paese africano un minimo di pace.
Con il tempo, i termini della politica si sono oscurati. Le forze
dell'ordine si confondono pericolosamente con quelle del disordine e
viceversa. Da quando il bipolarismo ha ceduto il passo allo strapotere degli
Stati Uniti, e il pluralismo del discorso sui diritti dei popoli si e'
immiserito in un conformismo deprimente, le operazioni di pace dell'Onu non
fingono neppure di essere neutrali. Con tutti i suoi difetti e i suoi
limiti, Hammarskjold non si sarebbe certo riconosciuto nell'apparato
intellettuale e politico che e' stato costruito faticosamente per dare
all'Onu una partecipazione a cio' che e' seguito a una guerra che l'Onu non
ha approvato e non poteva approvare. E questo, piu' delle situazioni
diverse, e' il principale iato fra il sacrificio del segretario generale
venuto dal freddo e quello del brillante diplomatico brasiliano che ha speso
tutta la vita in missioni umanitarie, inviato speciale di un segretario
generale a cui l'arte del compromesso potrebbe non bastare piu'.

10. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA SINTESI DI EMILIA FERREIRO E ANA
TEBEROSKY, "LA COMPRENSION DEL SISTEMA DE ESCRITURA: CONSTRUCCIONES
ORIGINALES DEL NINO E INFORMACION ESPECIFICA DE LOS ADULTOS", 1981
[Proseguiamo la pubblicazione di una serie di schede bibliografiche curate
da Maria Luigia Casieri relative all'opera di Emilia Ferreiro. Maria Luigia
Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali
collaboratrici di questo foglio; ha preso parte a varie iniziative di pace,
di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di
aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Emilia Ferreiro,
argentina, docente in Messico, pedagogista illustre, e' una delle piu'
grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale
importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e
della scrittura da parte dei bambini. Ana Teberosky e' anch'ella una
prestigiosa pedagogista, collaboratrice di Emilia Ferreiro. Tra le opere di
Emilia Ferreiro e Ana Teberosky si veda in primo luogo l'ormai classico
volume La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze
1985]
Data di edizione: 1981. Tipo di documento: articolo di rivista. Titolo: La
comprension del sistema de escritura: construcciones originales del nino e
informacion especifica de los adultos. Luogo di edizione: Buenos Aires.
Fonte: Revista Latino-americana de Lectura (Lectura y vida), anno 2, n. 1.
Pagine 6-14. Lingua: spagnolo. Abstract: e' un articolo divulgativo che fa
riferimento alle ricerche precedenti, in particolare Los sistemas de
escritura en el desarrollo del nino (1979) e El nino preescolar y su
comprension del sistema de escritura (1979).Nella prima parte vengono
ridefiniti gli assunti di base nella cui prospettiva si collocano i dati
della ricerca. Vengono quindi individuate le tappe di sviluppo relative a
"costruzioni originali dei  bambini", "le informazioni specifiche" ricevute
dagli adulti ovvero gli ambiti di conoscenze convenzionali acquisite
attraverso la trasmissione sociale, e alcune implicazioni pedagogiche
risultanti dalla precedente analisi. In tutte le conoscenze fornite
dall'adulto, l'appartenenza di classe gioca un ruolo fondamentale, in quanto
"grazie al potersi comportare come lettore, prima di esserlo, si arriva
precocemente ad apprendere l'essenziale delle pratiche sociali legate alla
scrittura" (p. 12). Di qui il fondamentale ruolo della scuola, cui e'
demandato il compito "di creare le condizioni perche' il bambino (...)
scopra da se stesso" (p. 12) le chiavi del sistema alfabetico, compensando
la carenza di occasioni e di informazioni fornite in ambienti culturalmente
deprivati. Altre versioni: successivamente pubblicato col titolo "A
comprensao do sistema de escrita: construcoes originais de crianca e
informacao especifica dos adultos" in Ferreiro, E., Reflexoes sobre
Alfabetizacao, Cortez, Sao Paulo 1985.
*
Sintesi
E' un articolo divulgativo che fa riferimento alle ricerche precedenti, in
particolare Los sistemas de escritura en el desarrollo del nino (1979) e El
nino preescolar y su comprension del sistema de escritura (1979).
Nella prima parte vengono ridefiniti gli assunti di base nella cui
prospettiva si collocano i dati della ricerca:
- la concettualizzazione della scrittura inizia molto prima
dell'insegnamento scolastico sistematico, ed inizia in eta' prescolare;
- l'insegnamento scolastico non puo' ignorare le concezioni gia' elaborate
dai bambini e ridursi a tecniche percettivo-motorie;
- "la scrittura non e' un prodotto scolastico, ma un oggetto culturale
risultato dallo sforzo collettivo dell'umanita'" (p. 6) e in quanto tale
svolge una serie di funzioni sociali;
- "la presenza dell'oggetto [costituito da testi scritti] e delle azioni
sociali pertinenti, non comporta conoscenza di per se', ma sia l'oggetto che
le azioni che implica influiscono sul processo di conoscenza, creando le
condizioni all'interno delle quali questa e' possibile";
- per conoscere il processo di costruzione della lingua scritta nel bambino
sono state condotte ricerche basate sul "metodo clinico" o di "esplorazione
critica" di Piaget;
- attraverso le ricerche effettuate e' emersa una regolarita' nella
progressione dei problemi posti e delle soluzioni elaborate;
- a fronte di questa regolarita' esistono variazioni nei ritmi di
apprendimento dovuti a differenze individuali e alla provenienza sociale.
Vengono quindi individuate le tappe di sviluppo relative alle "costruzioni
originali dei  bambini", "le informazioni specifiche" ricevute dagli adulti
ovvero gli ambiti di conoscenze convenzionali acquisite attraverso la
trasmissione sociale, e alcune implicazioni pedagogiche risultanti dalla
precedente analisi.
In riferimento alle costruzioni originali dei bambini si sintetizzano i
seguenti elementi:
- distinzione tra rappresentazione figurativa e non figurativa;
- criterio di leggibilita' basato sulla quantita' minima di caratteri;
- criterio di leggibilita' basato sulla varieta' interna dei caratteri.
Per quanto riguarda la lettura di frasi:
- distinzione tra ci' che si scrive e cio' che si puo' leggere (la scrittura
non puo' essere indipendente dal disegno in quanto entrambe sono condizioni
necessarie ma non sufficienti perche' si possa leggere; si scrivono solo i
nomi; si puo' scrivere anche il verbo ma non gli articoli; solo quando
arriva a ritenere che tutte le parole dette sono scritte nello stesso ordine
arriva a condividere questa concezione con l'adulto).
Nella produzione spontanea di scritture, ulteriormente si dimostra vero cio'
che accade per il disegno, ovvero che "disegnare non e' riprodurre cio' che
si vede ma cio' che si sa":
- corrispondenza della quantita' di lettere con le proprieta' quantificabili
dell'oggetto rappresentato;
- corrispondenza della quantita' di lettere con l'emissione sonora in base
ad un'ipotesi sillabica.
A questo riguardo viene fatto un esempio che riteniamo centrato su una fase
abbastanza evoluta della concettualizzazione sillabica, in quanto si pone il
caso di bambini che non accettano la stessa consonante come lettera iniziale
di un nome se e' diversa la sillaba iniziale con riferimento alla seconda
lettera che compone la sillaba ("pa" vs "pi"). In realta' questo problema si
pone quando gia' il bambino e' pronto a cogliere il conflitto dell'eccedenza
ed e' ad un passo dalla scomposizione dei suoni in senso fonetico. La
strategia di scomposizione viene favorita proprio dal porsi di questo tipo
di problemi, in quanto contribuisce a individuare possibili soluzioni. In
realta', durante tutto un primo periodo della fase sillabica la
corrispondenza di tipo sillabico tiene conto esclusivamente della quantita'.
Per arrivare a cogliere la dimensione qualitativa e' necessario che il
bambino abbia acquisito il concetto della stabilita' del valore sonoro dei
segni grafici.
Per quanto riguarda le informazioni trasmesse dagli adulti vengono accennati
i seguenti aspetti:
- i nomi delle singole lettere;
- la distinzione tra lettere e numeri, con i rispettivi nomi e funzioni;
- l'orientamento convenzionale della scrittura nello spazio grafico;
- la presenza, i nomi e le funzioni dei segni di interpunzione;
- le convenzionalita' ortografiche (ivi compreso l'uso delle maiuscole);
- la conoscenza delle funzioni sociali della scrittura.
In tutte queste conoscenze l'appartenenza di classe gioca un ruolo
fondamentale, in quanto "grazie al potersi comportare come lettore, prima di
esserlo, si arriva precocemente ad apprendere l'essenziale delle pratiche
sociali legate alla scrittura" (p. 12).
Di qui il fondamentale ruolo della scuola, cui e' demandato il compito "di
creare le condizioni perche' il bambino (...) scopra da se stesso" (p. 12)
le chiavi del sistema alfabetico, compensando la carenza di occasioni e di
informazioni fornite in ambienti culturalmente deprivati.
Le indicazioni pedagogiche che scaturiscono, sono enucleate in sette punti:
- la natura fonetica della scrittura non e' ovvia per il bambino;
- il bambino sa che la scrittura e' significativa (e cio' configge con
frequenti pratiche scolastiche di copiato e decifrazione);
- le scritture spontanee dei bambini hanno una loro coerenza logica che
verrebbe valorizzata dal non considerarle "inintelligibili";
- il processo di approssimazione nella costruzione di ipotesi da parte dei
bambini non e' valutabile nei termini di "corretto" o "errato";
- la scrittura non e' mera riproduzione grafica del linguaggio ma e' un
sistema simbolico con sue proprie regole di rappresentazione;
- i problemi che i bambini progressivamente si pongono e risolvono sono
caratterizzati da una successione di complessita' ordinata e coerente;
- se l'insegnamento fosse diretto soltanto ai bambini che hanno gia'
acquisito la condivisione delle concezioni adulte della scrittura,
lasceremmo da parte "un'alta percentuale della popolazione infantile,
collocata ai livelli iniziali di questa evoluzione, condannandoli -
involontariamente - all'insuccesso" (p. 14).

11. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: OPERE. ROMANZI E RACCONTI
Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti, Bompiani, Milano 1986,
2000, pp. XXXVIII + 1.306, euro 15,24. Tutta l'opera narrativa dell'autrice
delle Memorie di Adriano e dell'Opera al nero.

12. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: OPERE. SAGGI E MEMORIE
Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie, Bompiani, Milano 1992, pp.
VIII + 1.934. Oltre i saggi critici e le memorie il volume accoglie anche
un'ampia sezione di "testi trascurati".

13. RILETTURE. MARGUERITE YOURCENAR: AD OCCHI APERTI
Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey,
Bompiani, Milano 1982, 1989, pp. 272, lire 8.000. Una serie di colloqui che
lumeggiano molti aspetti della Yourcenar e della sua opera.

14. RILETTURE. JOSYANE SAVIGNEAU: MARGUERITE YOURCENAR
Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar, Einaudi, Torino 1991, 1993, pp.
508, lire 16.000. Una vasta biografia.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 651 del 23 agosto 2003