Peppe Sini: due stragi
- Subject: Peppe Sini: due stragi
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 21 Aug 2003 12:21:53 +0200
Ad alcuni amici ad alcuni mezzi
d'informazione Vi inviamo come anticipazione l'editoriale che aprira' il
numero di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in
cammino". Il Centro di ricerca per la pace di
Viterbo strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it Viterbo, 21 agosto
2003 * * * PEPPE SINI: DUE
STRAGI Scrivo queste righe in timore e tremore, esitando e
chiedendomi se ancora una volta non farei meglio a dar retta alla stretta che
sento nel cuore, e tacere. So che quanto scrivo si presta ad essere frainteso,
so che molto occorrerebbe aggiungere e bilanciare. Sara' la bonta' di chi legge a svolgere l'implicito, a
dialettizzare e integrare il parziale, a cogliere la direzione cui questo dire
allude, a sentire che e' tra le lacrime che questa voce parla, a sapere che e'
dalla parte delle vittime che questo ragionamento si
colloca. * La strage di Bagdhad reca due messaggi, anzi
tre. Il primo: che vi e' una guerra in
corso. Il secondo: che l'Onu in questa guerra sciaguratamente
non e' parte terza, ma responsabile diretto di oltre un decennio di embargo
genocida. Il terzo: che se non ci si affretta a far cessare
l'occupazione militare coloniale (cui anche l'Italia follemente, illegalmente,
scelleratamente partecipa), la mattanza si intensifichera' sempre piu'. E far
cessare l'occupazione militare e' l'unico modo per promuovere credibili ed
efficaci interventi umanitari e per favorire la costruzione di una dialettica
democratica fondata sulla sovranita' popolare, con la consapevolezza degli
immani problemi da affrontare, ma con la consapevolezza altresi' che la guerra e
l'occupazione militare, in se' e col loro portato di stragi, devastazioni e
rapine, tutto aggravano e incancreniscono e portano alla
catastrofe. * La strage di Gerusalemme reca un messaggio, sempre lo
stesso: che ogni percorso di pace che con grande strazio e incertezza e fatica
si riesca ad avviare trovera' ad ostacolarlo le stragi piu' efferate, i massacri
piu' abominevoli, una spirale di orrori e di disperazione che nuovi orrori e
nuova disperazione genereranno. Ma la pace e' l'unica via, l'unica possibilita' di
salvezza per tutti. Che fare, dunque? Occorre spezzare la spirale della violenza assassina,
occorre disarmare tutti i terroristi. Come e' possibile
farlo? E' facolta' e possibilita' nelle mani del governo di
Israele di fare un primo passo unilaterale: di ritiro dai territori occupati, di
smantellamento degli insediamenti, di riconoscimento dell'esistenza dello stato
palestinese. Un passo unilaterale che aiuti concretamente, efficacemente, il
popolo palestinese e le sue legittime rappresentanze istituzionali a disarmare i
terroristi. Un passo unilaterale come atto di realismo politico e di scelta
ideale. Un passo unilaterale che chiediamo a Israele per l'amore
che a Israele portiamo, perche' nella vicenda storica del suo popolo
riconosciamo in concreto e in figura cio' che piu' conta di noi stessi e
dell'umanita'. Un passo unilaterale che sia l'esatto contrario del
cedimento a un mostruoso ricatto di gruppi stragisti, un passo unilaterale che
sia un gesto di verita'-amore al mondo intero, un atto di forza, della forza
piu' grande e piu' pura, la forza della nonviolenza che si traduce in politica e
legge (nell'attuale distretta dell'umanita', su questo crinale apocalittico -
per usare le parole di Ernesto Balducci -, la nonviolenza puo' e deve divenire
fondamentale principio giuriscostituente, e gia' ad esempio e' avvenuto in
Sudafrica con la Commissione per la verita' e la
riconciliazione). A questo passo unilaterale la comunita' internazionale
dovrebbe affiancare un altro passo unilaterale: un grande piano di aiuti e
garanzie sia allo stato di Israele che allo stato di Palestina. Poiche' li' e'
in gioco un conflitto che tanti ne innerva, e la possibilita' di una gestione e
risoluzione civile e nonviolenta di quel conflitto e' banco di prova e
necessita' la piu' urgente per l'umanita'
intera. * *
* Notizia sull'autore Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo fin dalla sua fondazione negli anni '70, e' stato per anni
consigliere comunale e provinciale caratterizzando la sua attivita'
amministrativa particolarmente con l'impegno contro la criminalita' e la
corruzione, e per la difesa dell'ambiente. Come pubblico amministratore, come giornalista e come
socio del "Coordinamento Antimafia" di Palermo ha condotto dagli anni '80
iniziative di inchiesta, sensibilizzazione e denuncia contro il regime della
corruzione e la penetrazione dei poteri criminali nell'Alto
Lazio. Ma l’impegno principale, fin dagli anni '70, e' quello
pacifista, antimilitarista ed antirazzista, per i diritti umani, di solidarieta'
internazionale, di solidarieta' concreta: e' stato il principale animatore
dell'opposizione alle servitu' militari nel
viterbese. Nel 1987 e' stato coordinatore per l'Italia della
campagna internazionale di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto
nelle prigioni del regime razzista
sudafricano. Ha promosso e presieduto, con l'autorizzazione dei
familiari e la partecipazione di illustri relatori, il primo convegno nazionale
di studi dedicato alla figura e all'opera di Primo
Levi. Per le sue iniziative di opposizione nonviolenta alla
guerra e in difesa della legalita' costituzionale nel '91 e nel '99 ha subito
procedimenti giudiziari risoltisi con esito a lui pienamente
favorevole. Nel 1999 ha ideato e realizzato l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui bloccare i decolli dei
bombardieri dalla base militare di Aviano ostruendo lo spazio aereo di decollo
antistante la base. Ha promosso e tenuto corsi di educazione alla pace presso
enti locali, enti di servizio civile e
scuole. Ha promosso la proposta di legge per la formazione alla
nonviolenza degli operatori delle forze
dell'ordine. Dirige il notiziario telematico quotidiano "La
nonviolenza e' in cammino". * * * |
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