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Editoriale Missione Oggi - agosto/settembre 2003
- Subject: Editoriale Missione Oggi - agosto/settembre 2003
- From: "Missione Oggi" <missioneoggi at saveriani.bs.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 30 Jul 2003 16:48:41 +0200
Fonte: Missione Oggi - agosto/settembre 2003 EDITORIALE Il convegno di Missione Oggi: "La Pace come progetto" Saluto e presentazione del convegno, Brescia 17 maggio 2003. Un caloroso benvenute e benvenuti a voi, amiche e amici di M.O. Un grazie di cuore per questa bella giornata di amicizia e di ricerca, che ci accingiamo a vivere insieme. È un appuntamento atteso, un punto d'arrivo e anche di ripartenza. Per questo sono per noi importanti non solo le quattro relazioni, ma anche gli interventi vostri: le vostre esperienze, sensibilità, e esigenze sono indicazioni preziose per il nostro lavoro e per continuarlo insieme con voi. Dicendo Progetto intendiamo sottolineare tre esigenze. Prima: non possiamo preoccuparci della Pace solo nell'emergenza, quando si affaccia l'evento scatenante della guerra, per cui tutto sembra poi risolto quando i più forti hanno imposto la loro vittoria. La Pace dev'essere la prospettiva di sempre di tutta la società. È il bene assoluto: da perseguire costantemente, con tutte le nostre forze, prima di ogni altro bene. Seconda: la Pace non è solo un generico sentimento, un desiderio presente in ogni cuore umano, ma è qualcosa da costruire, giorno dopo giorno: con un lavoro alle cause che la rendono possibile, sia ponendo i tasselli - a livello politico, economico, sociale, religioso - che la compongono, sia togliendo gli impedimenti che la bloccano. Fondamentale, soprattutto,è l' impegno per elaborare una nuova cultura di Pace, fondata sulla nonviolenza attiva. Terza: "Progetto" vuol dire anche mettere in comune la visione, l'idea di quale futuro vogliamo costruire e, inoltre, creare sinergie per realizzarlo. In questo è incoraggiante conoscere le alternative alla soluzione violenta dei conflitti, già sperimentate anche nella storia recente. Il Progetto Pace non è costruito sul vuoto: è già un grande cantiere di lavoro, con tanta passione per il nostro mondo. Molti fatti di questi mesi, forse per la prepotenza del sistema di guerra, forse per il dirompente grido delle vittime, ci hanno mostrato che è cresciuta la coscienza di Pace, anche se è ancora debole e a volte ambigua. Ce lo ripeteremo tante volte, oggi: il Progetto Pace ha un futuro, se saremo capaci di ascolto delle vittime e se saremo capaci di creare reti di sinergia con tante e tanti già impegnati, nel Nord e nel Sud del mondo, nei molteplici campi di costruzione della Pace. LO SPIRITO DEL CONVEGNO Con quale spirito vogliamo affrontare i lavori di questa giornata? Per una significativa coincidenza, il convegno quest'anno avviene nello stesso giorno, 17 maggio, di un altro nostro importante appuntamento, quello del 1997, che aveva per tema: Di fronte al nuovo disordine internazionale, quale convivenza dei popoli? La giornata era stata caratterizzata dalla presenza di mons. Teissier, arcivescovo di Algeri. Rispondendo a una domanda, ci aveva detto: "Noi non siamo in Algeria per avere dei nemici (erano gli anni in cui si costruiva il nuovo nemico da combattere, il mondo musulmano) ma per cercare amici". E ci parlava dei rapporti tra i popoli delle due sponde del Mediterraneo e della "fedeltà a un popolo nella prova", ricordando la testimonianza del vescovo Claverie, di frère Christian e dei monaci di Thibirine e di tante altre persone impegnate nel Progetto di solidarietà e di fraternità con il mondo algerino. In altri nostri convegni sono stati richiamati altri profeti di Pace del nostro tempo: da papa Giovanni a mons. Romero, da Giorgio La Pira a Giuseppe Dossetti, da Marianella García a Olof Palme, da Aldo Moro a Michail Gorbaciov e Salvador Allende. È nello spirito di questi grandi profeti e costruttori di Pace, che vogliamo lavorare al Progetto Pace. Ancora: voglio farvi notare una scelta di questo convegno. Quando, nel Gruppo redazionale, ci siamo chiesti chi invitare come aiuto per i nostri lavori, abbiamo voluto scegliere persone ben precise: persone che non solo occasionalmente si interessano della Pace, magari per disquisirne nei salotti televisivi, ma che abitualmente vivono per la Pace: perché da anni hanno fatto di essa e dei mezzi di Pace una prospettiva, il "Progetto" di tutta una vita. Persone, inoltre, che già con la loro presenza ci richiamano altre grandi operatrici e operatori di Pace, persone, gruppi e movimenti. Lidia Menapace viene da noi direttamente collegata, lei che da anni vive a Bolzano, a Alex Langer, come pure all'Associazione per la Pace, a P. Balducci, e soprattutto a quante e quanti lavorano nell'azione politica per la Pace e ai molteplici e significativi movimenti delle donne per la Pace. Nanni Salio, responsabile del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino e per anni Segretario dell'Istituto italiano per le ricerche per la Pace, ci richiama quanti credono e si impegnano nella nonviolenza attiva, donne e uomini di studio e di azione (vorrei ricordare in particolare la giovane americana, Rachel Corey, uccisa dai bulldozer israeliani mentre faceva interposizione per impedire la distruzione delle case palestinesi): sono persone, gruppi di ricerca, movimenti, di tutto il mondo. Massimo Toschi ci richiama non solo l'azione della Regione Toscana e l' apporto da essa dato per "l'evento" che è stato il Social Forum di Firenze, dove è stato affermato con forza che la Pace si costruisce solo con mezzi pacifici, ma ci richiama anche tutta la tradizione di impegno per la Pace di Firenze e della Toscana; in particolare, ci richiama la moglie Piera, mancata lo scorso anno, Angelo della Pace è stata chiamata: assidua è stata la sua presenza ai nostri convegni, fin da quando li tenevamo nell'Aula della facoltà di Ingegneria o di Medicina; la sentiamo tra noi anche oggi. Fabio Corazzina ci richiama tutto il mondo giovanile impegnato per la Pace e i molteplici "progetti di Pace" dei "Beati", da Sarajevo a Kisangani; e, in modo particolare, don Tonino Bello e i gruppi di Pax Christi. Non è per fare del sentimento che richiamiamo questi volti concreti, ma per dirci che il movimento della Pace è fatto di persone, è affidato alle nostre responsabilità: può conoscere limiti, stanchezze e delusioni, ma ha una storia, una storia viva, di creatività, di impegni e di "sogni". È in continuazione di questa storia e assumendo con rinnovata consapevolezza questo cammino, che vogliamo lavorare oggi alla Pace come Progetto. MEO ELIA
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