Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq



Comunicato stampa Rete Lilliput
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Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq

ROMA 23 luglio 2003 - In queste ore la Camera dei deputati sta discutendo
il Decreto legge per interventi urgenti a favore della popolazione
irachena, nonché a proroga della partecipazione italiana a operazioni
militari.
Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e il Comitato
Fermiamo la Guerra a cui Rete Lilliput partecipa denunciano la poca
chiarezza del decreto, che prevede l'approvazione in blocco di decisioni
che hanno scarsa attinenza le une con le altre:

1. missione umanitaria e di ricostruzione dell'Iraq
2. invio di un contingente militare in Iraq
3. partecipazione militare italiana a operazioni internazionali
4. partecipazione italiana ai processi di pace
5. regole amministrative e coperture finanziaria

Per salvaguardare i valori dell'azione umanitaria e per impedire che siano
inquinati da altri obiettivi totalmente estranei al concetto, agli ideali e
alla pratica dell'umanitarismo, il Parlamento dovrebbe definire la missione
italiana con il suo vero nome: missione militare, politica e diplomatica.
Il decreto legge, invece, maschera l'intervento militare (per il quale
prevede una spesa di oltre 200 milioni di euro) come la necessaria
protezione di aiuti umanitari finanziati nella misura di 20 milioni di euro.

E' in gioco l'essenza e il senso vero dell'azione umanitaria, di fronte
alla quale nessuna ambiguità può essere permessa. Nessuna Organizzazione
umanitaria potrà mai accettare la protezione militare per la realizzazione
dei propri interventi. A ciò deve aggiungersi che in Iraq, la presenza
militare della Coalizione, Italia compresa, è una presenza cui manca il
carattere della legalità internazionale, com'è invece indispensabile per
poter partecipare alle operazioni di pace.

La protezione degli aiuti umanitari è un pretesto: centinaia di operatori
umanitari sono in Iraq da mesi senza necessità di protezione militare, anzi
è proprio questa indipendenza la garanzia della propria neutralità e
imparzialità. Se l'Italia venisse identificata dagli iracheni come potenza
occupante, come in definitiva il decreto prevede, l'incolumità degli
operatori umanitari sarebbe messa a rischio.

Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e il Comitato
Fermiamo la guerra chiedono l'immediato ritiro dei militari italiani, la
revoca della partecipazione alla "Coalition Provisional Authority", il
ripristino della legalità internazionale con l'affidamento all'ONU della
transizione, la promozione di iniziative umanitarie con il coordinamento
delle Nazioni Unite, e l'utilizzo dei fondi previsti per finanziare la
missione militare per progetti di cooperazione allo sviluppo in Iraq e
altrove.

Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e Comitato Fermiamo la
guerra