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Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq
- Subject: Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq
- From: Rete Lilliput Comunica <ufficiostampa at retelilliput.org>
- Date: Wed, 23 Jul 2003 15:43:08 +0200
Comunicato stampa Rete Lilliput Ufficio Stampa Rete Lilliput: Cristiano Lucchi 339/6675294 - ufficiostampa at retelilliput.org Via i soldati italiani, ritorno alla legalità in Iraq ROMA 23 luglio 2003 - In queste ore la Camera dei deputati sta discutendo il Decreto legge per interventi urgenti a favore della popolazione irachena, nonché a proroga della partecipazione italiana a operazioni militari. Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e il Comitato Fermiamo la Guerra a cui Rete Lilliput partecipa denunciano la poca chiarezza del decreto, che prevede l'approvazione in blocco di decisioni che hanno scarsa attinenza le une con le altre: 1. missione umanitaria e di ricostruzione dell'Iraq 2. invio di un contingente militare in Iraq 3. partecipazione militare italiana a operazioni internazionali 4. partecipazione italiana ai processi di pace 5. regole amministrative e coperture finanziaria Per salvaguardare i valori dell'azione umanitaria e per impedire che siano inquinati da altri obiettivi totalmente estranei al concetto, agli ideali e alla pratica dell'umanitarismo, il Parlamento dovrebbe definire la missione italiana con il suo vero nome: missione militare, politica e diplomatica. Il decreto legge, invece, maschera l'intervento militare (per il quale prevede una spesa di oltre 200 milioni di euro) come la necessaria protezione di aiuti umanitari finanziati nella misura di 20 milioni di euro. E' in gioco l'essenza e il senso vero dell'azione umanitaria, di fronte alla quale nessuna ambiguità può essere permessa. Nessuna Organizzazione umanitaria potrà mai accettare la protezione militare per la realizzazione dei propri interventi. A ciò deve aggiungersi che in Iraq, la presenza militare della Coalizione, Italia compresa, è una presenza cui manca il carattere della legalità internazionale, com'è invece indispensabile per poter partecipare alle operazioni di pace. La protezione degli aiuti umanitari è un pretesto: centinaia di operatori umanitari sono in Iraq da mesi senza necessità di protezione militare, anzi è proprio questa indipendenza la garanzia della propria neutralità e imparzialità. Se l'Italia venisse identificata dagli iracheni come potenza occupante, come in definitiva il decreto prevede, l'incolumità degli operatori umanitari sarebbe messa a rischio. Il Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e il Comitato Fermiamo la guerra chiedono l'immediato ritiro dei militari italiani, la revoca della partecipazione alla "Coalition Provisional Authority", il ripristino della legalità internazionale con l'affidamento all'ONU della transizione, la promozione di iniziative umanitarie con il coordinamento delle Nazioni Unite, e l'utilizzo dei fondi previsti per finanziare la missione militare per progetti di cooperazione allo sviluppo in Iraq e altrove. Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq e Comitato Fermiamo la guerra
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