Comunicato da Baghdad



DELEGAZIONE DI PACIFISTI ITALIANI IN IRAQ


Una delegazione del movimento per la pace italiano e' in questi giorni in
Iraq dove ha gia' cominciato ad incontrare le forze nascenti della societa'
civile irachena. L'obiettivo e' quello di cominciare e consolidare
relazioni e progetti comuni con organizzazioni sindacali, studentesche,
delle donne e piu' in generale con tutte quelle forze, anche partitiche,
che si propongono di costruire un Iraq indipendente, laico e democratico.
La delegazione composta tra gli altri  da Fabio Alberti (Un Ponte per),
Giulio Marcon (Consorzio Italiano di Solidarieta'), Gianni Rocco
(Associazione per la Pace), Alfio Nicotra (responsabile pace del Prc),
Leopoldo Tartaglia (Cgil) ed Ernesto Scelsa (coordinamento Enti Locali per
la Pace), si trova gia' da  due giorni a Bagdad .
Per i pacifisti italiani " la grande spinta contro la guerra che ha visto
mobilitare in Italia, Europa ed in tutto il mondo decine di milioni di
persone non si e' esaurita. Anzi si sta sgretolando il castello
propagandistico sulle vere ragioni della guerra -dalle armi di sterminio
che non si trovano alla idea stessa della guerra per esportare la
democrazia. Le forze di occupazione agiscono in una paese apertamente
ostile non tanto per nostalgia del passato regime , che nessuno rimpiange,
ma quanto perche' ogni giorno che passa palesa i veri intenti dell'
occupazione militare: il controllo del petrolio e di un area strategica per
il dominio di questa parte del pianeta."
I problemi piu' pressanti per la gente sono la mancanza di sicurezza, le
crescenti difficolta' economiche, black out continui di acqua e luce che
producono emergenze sotto il profilo igenico e sanitario. La
militarizzazione del territorio comporta serie difficolta' alla vita
quotidiana delle persone mentre si moltiplicano le azioni anche armate nei
confronti degli occupanti. In questo quadro il dispiegamento delle truppe
italiane in Iraq non e' avvertito come diverso dalle altre forze di
occupazione. La credibilita' che in questi anni si sono conquistati il
movimento italiano e gli operatori delle Ong italiane rischia di essere
vanificata da una presenza militare del nostro Paese che e' del tutto
funzionale e subordinata ai piani di occupazione statunitensi.

PEr info
Catherine Dickehage
Ufficio Stampa ICS
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