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La nonviolenza e' in cammino. 597
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 597
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 30 Jun 2003 08:05:05 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 597 del 30 giugno 2003 Sommario di questo numero: 0. Comunicazione di servizio 1. Maria Zambrano: pietre e parole 2. Benito D'Ippolito: dieci parole della nonviolenza in dieci profili di costruttrici di pace 3. Giovanni Scotto: L'Unione europea e la prevenzione dei conflitti violenti 4. Nando dalla Chiesa: il voltafaccia 5. Giuliana Martirani: quale pace 6. Augusto Cavadi: i diritti degli animali 7. Riccardo Orioles: da Praga a Teheran 8. Alessandro Dal Lago: diritti immigrati 9. Letture: Giuseppe Pusceddu (a cura di), Contras a sa gherra 10. Riletture: Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo 11. Riletture: Jacqueline Russ, L'etica contemporanea 12. Riletture: Elena Soetje, La responsabilita' della vita 13. Riletture: Luisella Battaglia, Etica e diritti degli animali 14. Riletture: Silvana Castignone, Povere bestie 15. Riletture: Paola Cavalieri, La questione animale 16. Le diagnosi di Messer Rovina: una sciocchezza 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO Ripetiamo che non inviamo mai allegati. Se vi giungono messaggi con allegati apparentemente provenienti dall'account "nbawac" (spesso unito ad altre diciture fantasiose e palesemente fittizie) si tratta di messaggi che recano virus e che vanno distrutti. Ripetiamo: noi non inviamo mai allegati. Preghiamo tutti di aggiornare gli antivirus. 1. MAESTRE. MARIA ZAMBRANO: PIETRE E PAROLE [Da Maria Zambrano, Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991, p. 96. Maria Zambrano, insigne pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto, Pratiche, Milano 1997. Opere su Maria Zambrano: un buon punto di partenza e' il fascicolo monografico Maria Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997] Le pietre, anche se prodigiosamente erette e ordinate in circolo, non sono storia. Non c'e' storia senza parola, senza parola scritta, senza parola intonata o cantata - come si sarebbe potuto dire una parola senza intonazione o canto? 2. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: DIECI PAROLE DELLA NONVIOLENZA IN DIECI PROFILI DI COSTRUTTRICI DI PACE [Si svolgera' dal 4 al 7 settembre 2003 la camminata da Assisi a Gubbio promossa dal Movimento Nonviolento come prosecuzione della marcia Perugia-Assisi per la nonviolenza che si tenne nel settembre 2000. In preparazione di questa iniziativa, cui tutte le persone amiche della nonviolenza sono chiamate a partecipare e contribuire (per informazioni, contatti, adesioni: e-mail: azionenonviolenta at sis.it; sito: www.nonviolenti.org), da alcuni mesi e' stato promosso un percorso di riflessione articolato in "dieci parole della nonviolenza", proponendo ogni mese una parola su cui riflettere. A questo percorso anche il nostro amico Benito D'Ippolito ha voluto contribuire improvvisando questi versi] 1. Etty Hillesum, o la forza della verita' Scegliere il bene, pensare col cuore, condividere il dolore, avere cura degli afflitti, totalmente ripudiare la violenza, rifiutare la salvezza per se' che affoga gli altri. Fare la scelta della compassione in nulla cedere al male salvare tutti dinanzi all'orrore salvare almeno l'umanita' futura. * 2. La coscienza di Virginia Woolf Alla corsa per l'accaparramento sottrarsi, e preferire altro sentiero, la propria autonomia l'uso corretto delle tre ghinee l'analisi serrata che connette e smaschera per sempre il maschilismo, il fascismo, la guerra. E la guerra, il fascismo, il maschilismo combattere con voce e forme proprie trovando in se' la stanza denegata. E' questo che chiamiamo nonviolenza. * 3. Maria Callas inventa l'amore E' la voce che chiama e che trae fuori dal gorgo verso la salvezza. E' la voce che rompe del niente il deserto, che la solitudine svela, e consente che l'io si faccia noi. * 4. Cathy Berberian, la festa dell'umanita' Era sapiente di tutte le sapienze parlava tutte le lingue, sapeva e sapeva fare tutto. Scioglieva in canto una voce che incantava ed al convivio ed alla convivenza l'umanita' chiamava intera a festa. * 5. La sobrieta' di Rosa Luxemburg Quando e' normale prendere il fucile e strappare la vita alla gente allora la galera e' il posto giusto per le persone giuste, e li' era Rosa. Quando e' normale che la gente buona per prima venga presa e assassinata per prima Rosa viene data ai pesci. Ma questa norma dei vampiri Rosa insegno' a smascherare, a contrastare, per costruire un mondo non piu' barbaro in cui normale sia esser d'aiuto. * 6. La giustizia secondo Hannah Arendt Sempre all'opposizione, sempre nitida nella ricerca della verita'. E sempre innamorata e sempre agile nell'inseguire i pensieri fino in fondo come riflessi nelle acque cangianti vivi guizzanti pesciolini d'oro. Sempre nemica dei poteri assassini sempre nemica dell'astratto che uccide, sempre il dialogo e lo spazio politico in cui si possa vivere da umani pronta a tessere di nuovo, a ragionare, invito al concreto, invito al vivo incontro. Del nascere il miracolo incessante, il gesto morale del pensare, la liberta' fondata sul dialogo, nessuno seppe dire come lei nssuno come lei seppe donare. * 7. Simone de Beauvoir, maestra di liberazione Cosa sarebbe la Francia che amiamo senza i libri di Simone de Beauvoir? Cosa sapremmo senza quei libri di cio' che conta del pensiero e della vita d'Europa del secolo ventesimo? Ma soprattutto quante lotte sarebbero state sconfitte e cancellate senza la voce del Castoro, senza la sua presenza, la sua dedizione? Ci insegno' tutto in verita' e in errore Simone de Beauvoir: l'ascolto e l'arte della parola, e l'essere vicini - che e' l'unica cosa che conta. * 8. Luce Fabbri, il potere di tutti La prima scoperta fu la guerra: l'orrore sovrano che uomini accettassero di uccidere e di essere uccisi. L'intera vita dedico' alla lotta contro la guerra, contro ogni oppressione, per un'umanita' di liberi ed eguali. Se avra' l'umanita' degno un futuro come nel canto comunardo e' detto e se tanto dolore avra' riscatto nell'internazionale futura umanita', in quel futuro che e' gia' compresente ogni volta che fai l'azione buona ci attende luminosa Luce Fabbri. * 9. Frida Kahlo, della bellezza Sognare tutti i sogni, raccontare di se' e di tutti il volto e il cammino. Rosa gelata, fiore appena nato felicita' promessa a tutti e data per sempre nel piu' lieve dei sussurri. * 10. Simone Weil e la persuasione Una cosi' profonda liberta' nessuno deve averla mai provata ed un cosi' profondo lucido strazio. Maestra di attenzione e verita' che tutti rovescia i pigri pregiudizi e tutte combatte le intime vilta'. Figura dell'umanita' lo specchio e l'enigma piu' chiaro l'ardua la cruda la candida e lucente incandescente nonviolenza in cammino fatta donna. 3. RIFLESSIONE. GIOVANNI SCOTTO: L'UNIONE EUROPEA E LA PREVENZIONE DEI CONFLITTI VIOLENTI [Ringraziamo Giovanni Scotto (per contatti: e-mail: gscotto at zedat.fu-berlin.de, sito: http://userpage.fu-berlin.de/~gscotto/) per averci messo a disposizione questo suo articolo gia' apparso su "Azione nonviolenta" del giugno 2003. Giovanni Scotto e' uno dei piu' importanti studiosi italiani nell'ambito della peace research, studioso e amico della nonviolenza; ricercatore presso il "Berghof Research Center for Constructive Conflict Management" di Berlino; collabora con l'"Institute for Peace Work and Nonviolent Settlement of Conflicts" di Wahlenau e con il "Centro studi difesa civile" di Roma. Tra le opere di Giovanni Scotto: con Emanuele Arielli, I conflitti, Bruno Mondadori, Milano 1998; sempre con Emanuele Arielli, La guerra del Kosovo, Editori Riuniti, Roma 1999] Il prossimo primo luglio inizia il semestre italiano di presidenza dell'Unione europea. Si trattera' di sei mesi assai importanti: all'interno dell'Unione ci si prepara ad accogliere i nuovi membri e a redigere la nuova Costituzione che ne regolera' il funzionamento in futuro. Inoltre continua a farsi sentire la lacerazione tra i paesi contrari alla guerra in Irak e quelli che invece si sono schierati con gli Stati Uniti. Come gia' da qualche anno a questa parte, le organizzazioni non governative International Alert e Saferworld hanno pubblicato un rapporto in cui vengono indicate le priorita' da affrontare nel corso dei semestri di presidenza greco e italiano per migliorare la capacita' dell'Unione europea nella prevenzione dei conflitti violenti (in inglese sul sito www.international-alert.org). Entrambe le organizzazioni sono attive da diversi anni nel campo della trasformazione nonviolenta dei conflitti, e si occupano in particolare di analisi, individuazione delle cause strutturali, progetti di dialogo e peacebuilding. In Italia, il Centro studi difesa civile ha deciso di promuovere la traduzione del "presidency paper", in modo da favorire anche nel nostro paese un dibattito sulle possibilita' di sviluppo delle capacita' di prevenzione da parte dell'Unione europea che coinvolga sia i cittadini e la societa' civile che i decisori politici e i funzionari pubblici incaricati di mettere in atto l'agenda politica del nostro paese nel corso della presidenza. La traduzione sara' anche disponibile in internet sul sito www.mediazioni.org Nel recente passato, l'Unione Europea ha compiuto numerosi passi avanti nel campo della prevenzione, sia a livello di dichiarazioni di principio, sia nel campo dell'istituzione di concreti strumenti di politica. L'Unione ha riconosciuto il nesso tra poverta', sottosviluppo e conflitti, ed il ruolo centrale della cooperazione allo sviluppo nella prevenzione dei conflitti violenti. Si tratta ora di fare in modo che la prevenzione e il peacebuilding diventino un elemento portante della politica estera comune: in altri termini, e' importante che tali obiettivi diventino parte integrante dell'azione dell'Unione Europea in tutti i settori di sua competenza, dal commercio, all'azione dell'economia privata. Inoltre, le pratiche di prevenzione dei conflitti violenti devono sempre tenere conto dei cittadini e della societa' civile dei paesi a cui sono dirette. Nello studio si propone di investire nella formazione del personale comunitario che si occupa del tema della prevenzione e dei temi ad esso correlati; di sviluppare piu' efficaci strumenti di valutazione di impatto sulla pace e sui conflitti; di aiutare i paesi partner a cooperare piuí efficacemente con l'Unione nella progettazione di politiche di prevenzione; di creare forme di monitoraggio dell'esportazione illegale di beni destinati a finanziare conflitti armati (come si e' iniziato a fare con i diamanti nel cosiddetto "Kimberley process"). Inoltre, occorre che l'elaborazione di risposte comuni alle crisi internazionali sia strettamente collegata a strategie di prevenzione della violenza e costruzione della pace nel medio e lungo termine. Prevenzione e peacebuilding vanno anche considerate la risposta piu' efficace nel lungo termine al problema del terrorismo internazionale. Attenzione particolare e' dedicata ai rapporti tra l'Unione europea e i paesi del continente africano. Lo studio di Saferworld e International Alert propone di monitorare l'impatto degli accordi commerciali tra Ue ed Africa sul livello di poverta' e sui conflitti presenti in questi paesi, e di destinare risorse adeguate allo sviluppo della societa' civile di questi paesi nello sviluppo di strategie congiunte di gestione dei conflitti violenti. La prefazione, curata dal Centro studi difesa civile, si occupa di cio' che l'Italia puo' fare per colmare il divario con gli altri paesi europei in tema di prevenzione e di peacebuilding: oltre a una nuova attenzione per le politiche di prevenzione, il testo chiede un salto di qualita' nell'impegno per la soluzione di crisi e conflitti di lunga durata, seguendo l'esempio di paesi come la Norvegia e la Svizzera. Nell'ottica della prevenzione possono essere inserite la creazione in Italia di un Istituto internazionale di ricerca sui conflitti e la pace e l'istituzione di un Corpo civile di pace. Oltre che per i contenuti, credo che la pubblicazione in italiano del "Presidency paper" sia importante per il processo che speriamo di innescare: ovvero di muovere il dibattito sul tema della pace dalle dichiarazioni di principio al concreto "che fare", qui e ora, delle agenzie governative e della societa' civile. Al di la' delle contingenze della politica italiana, un contributo a una cultura del dibattito e della proposta costruttiva. 4. RIFLESSIONE. NANDO DALLA CHIESA: IL VOLTAFACCIA [Dagli amici di Italia Democratica" (per contatti: italiademocratica at virgilio.it) riceviamo e diffondiamo questo articolo di Nando dalla Chiesa apparso su "L'unita'" del 22 giugno 2003. Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando Dalla Chiesa segnaliamo particoalrmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto, Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie, Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini & Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano, Rizzoli. Opere su Nando Dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli] Fulminea. La firma e' giunta subito. Nessuno coltivava illusioni. Ci era stato detto e ripetuto, a volte in modo ovattato a volte in modo spazientito: il Quirinale vuole una approvazione celere e indolore della legge. Per questa e quest'altra ragione. Cosi' la maggioranza ha votato velocemente per ordine del capo del governo e la minoranza ha votato velocemente per richiesta del capo dello Stato. Oltre ai poveri cocci di un irrinunciabile principio costituzionale portiamo dunque fuori da questa vicenda anche una ferita all'autonomia del parlamento. Dove l'opposizione ha avuto un sussulto di dignita' al momento finale del voto alla Camera. Eppure, viene da dire, proprio la battagliera conclusione dell'iter parlamentare dell'editto Berlusconi lascia un supplemento di amaro in bocca. Meglio: solleva alcune domande urgenti e chiede alcune urgenti riflessioni un po' a tutti. L'opposizione, come e' noto, non ha votato l'editto ma ha - quasi compattamente - abbandonato l'aula. E ha fatto bene. Di fronte al piu' vergognoso provvedimento ad personam della nostra storia repubblicana, davanti a una legge che avrebbe fatto la felicita' di Saddam Hussein, rimarcare con un gesto eccezionale la eccezionalita' della norma, e' quanto di piu' coerente possa fare un'opposizione che voglia comunicare al paese la sua assoluta, ontologica estraneita' a una specifica idea del diritto e del potere. Sono gesti che hanno un senso quando vengono compiuti collettivamente ed e' utile e giusto che collettivamente esso sia stato compiuto. Quello che fa riflettere, pero', e' il repentino mutamento intervenuto negli orientamenti dell'Ulivo nell'arco di mercoledi', il giorno del voto finale. * Ricapitoliamo. Il dibattito in aula era stato fiacco, come e forse ancor piu' che al Senato; senza essere preceduto da battaglie ostruzionistiche neanche in commissione, dove pure il regolamento consente interventi ben piu' incisivi che in aula. Che cio' accadesse era del tutto in linea con il clima che aveva preceduto e accompagnato l'arrivo in parlamento della legge. Un clima che, per quel che riguarda il Senato, ho gia' avuto modo di raccontare su queste colonne e su cui non torno. Ebbene, a meta' pomeriggio e' successo un fatto decisivo. Che i cittadini chiamati dai movimenti e dai girotondi romani si siano presentati davanti a Montecitorio. Che abbiano riempito, sempre piu' pigiati, lo spazio loro concesso. Che i rappresentanti dei partiti scesi in piazza per informarli sull'andamento dei lavori d'aula abbiano visto la folla e ne abbiano percepito gli umori. Che si siano sentiti chiedere a gran voce di uscire dall'aula al momento del voto. E che abbiano sensibilizzato in quella direzione, con evidenti capacita' di persuasione, i gruppi parlamentari di appartenenza, massimi dirigenti compresi. Da qui una scelta giustamente eclatante, la diserzione dal voto, in una direzione opposta a quella fin li' tenuta dall'intero parlamento. Quindi, in piazza, i discorsi (sempre giustamente) fiammeggianti contro l'iniquita' plateale della ennesima norma salvaberlusconi. Ecco allora le domande. Ho seguito tutto questo in diretta. E alle 20,30 di mercoledi', al primo imbrunire, quasi preso da un senso di smarrimento, mi sono chiesto dove fosse finito il mondo in cui avevo vissuto fino a otto, cinque, tre giorni prima; anzi, fino al mattino prima. Svanito, dileguato d'incanto; come in una meravigliosa magia. Dove erano finite le rampogne contro chi, al Senato, si era ingegnato di dire che questa legge era peggio della Cirami? Dove le accuse contro chi aveva cercato di organizzare un po' di ostruzionismo, sapendo che la vera sfida del monarca era evitare non la sentenza ma perfino la requisitoria della Boccassini? Ripassavo le frasi ascoltate prima e dopo il voto a Palazzo Madama, prima e dopo che alcuni di noi avevano sfilato per piazza Navona con dei cartelli di denuncia. Una monotona antologia. "Non vorrete mica richiamare qui i girotondi". "Qui bisogna far politica e pensare al voto moderato". "Il vostro radicalismo ci ha fatto perdere i voti, la giustizia non paga" (dovetti ricordare che le elezioni in realta' le avevamo vinte...). "Non possiamo metterci contro il Quirinale". "Non vorrete fare le barricate come con la Cirami". Ecco, devo dire la verita', questo riferimento alla Cirami mi aveva colpito piu' di ogni altra cosa. E non solo per l'uso di quell'immagine, le barricate, che serviva con ogni evidenza a proiettare un'immagine di esagerazione, di estremismo, su persone semplicemente dotate di una schiena diritta e di una dose di combattivita' appena proporzionata alla macchina bellica dell'avversario. Ma soprattutto perche' io avevo fatto riunioni, comizi, assemblee in cui avevo visto i nostri censori rivendicare davanti ai cittadini esattamente la battaglia sulla Cirami. Medaglia da intestarsi, quest'ultima, davanti al proprio pubblico plaudente, ma episodio sciagurato (guai a ricaderci...) nei dibattiti e nelle memorie di palazzo. Con tanto di stigma per chi continuasse a considerarlo un motivo di orgoglio morale e istituzionale. E ancora. Dove erano finite, mi chiedevo sempre all'imbrunire di mercoledi', le accuse ad alzo zero contro i sedici senatori che la settimana prima avevano firmato la pubblica denuncia contro il capo del governo per attentato alla Costituzione? Dove la taccia di irresponsabilita', di incompetenza, di estremismo, di incoscienza, ora che si erano moltiplicate le autorevoli accuse di incostituzionalita', di strappi ripetuti alla Costituzione, di "fuoriuscita" dalla Costituzione? ora che tanti giuristi avevano sostenuto con nettezza la tesi che anche con norma costituzionale l'editto sarebbe stato incostituzionale? * L'isolamento cupo della settimana prima era diventato, alle 20,30 del mercoledi' successivo, trionfo di piazza, festeggiamento collettivo della propria differente identita'. Certo, un passo avanti, un grande passo avanti. Di cui essere lieti. Ma su cui, soprattutto dopo la celebre "firma" che da' un segno a tutto il contesto, occorre non stendere l'oblio politico. Che cos'era cambiato nella legge, tra un mercoledi' e l'altro? Dove era stata intollerabilmente peggiorata? In nulla. La legge era sempre uguale a se stessa. Solo, in mezzo c'era stata la rappresentazione clownesca in tribunale del premier, l'appello dei giuristi a Ciampi, lo sdegno salito dall'opinione pubblica e soprattutto la protesta civile. Ma la politica, questa benedetta politica, dove fonda le ragioni del suo primato? Non forse nella sua assunzione di responsabilita', nel sapere cogliere il senso degli eventi anche "prima" dei cittadini, nel sapersi battere con coraggio contro le possibili incomprensioni e ostilita' ambientali? Dove si giustificano le leadership se non in questo? Ed e' possibile che i movimenti vengano alternativamente trattati come impicci fastidiosi o come straordinarie risorse, a seconda della loro forza presunta, o dei momenti e dei luoghi in cui si parla, come insegna la storia di questi due anni, da piazza Navona in poi? E soprattutto: se davvero si e' convinti che "stavolta non si deve fare come con la Cirami", e per questo si ammoniscono severamente i propri parlamentari dissidenti, possono mai bastare duemila persone in strada per fare cambiare idea? * Insomma: doppiezza (la vecchia doppiezza), fragilita' politica e morale, tutte e due le cose insieme o una terza cosa ancora? Questi sono i nodi sui quali riflettere, e riflettere con urgenza, visto che i tempi che ci attendono non saranno affatto facili. Visto che sempre piu' la democrazia dovremo difenderla e custodirla noi: noi con la nostra cultura civile, politica e istituzionale. Occorre decidere i principi in cui si crede indipendentemente dai voti e dalle manifestazioni di piazza (che certo, possono incoraggiare o risvegliare sensibilita' sopite). Occorre decidere che rapporto intrattenere con i movimenti: se superbo, ammiccante o amichevole e leale. E infine, una richiesta per tutti. Per favore, nei nostri discorsi (si tratti di immunita' parlamentare o informazione o conflitto di interessi) non parliamo piu', allusivamente, del "Colle". Perche' ormai non si capisce piu' se ci si riferisce ai consiglieri del Quirinale, agli ambienti vicini al Presidente, o a Carlo Azeglio Ciampi in persona. Voglio dirlo. Mercoledi' scorso ho subito, davanti a Montecitorio, un inizio di contestazione perche' mi si rimproverava, da parte di alcuni cittadini, la firma ormai certa di Ciampi sull'editto Berlusconi. No. Proprio no. Questo e' il momento delle responsabilita' personali. Io, come tanti altri, me le prendo. I partiti si prendano le proprie. Il Presidente pure. Non c'e' piu' nulla da mescolare, non ci possono piu' essere zone grigie o di tacita intesa. Davanti agli anni che verranno, davanti all'Europa che guarda attonita, ognuno mostri se stesso. Non siamo tutti uguali. In fondo lo stiamo vedendo: ci sono molti modi di essere italiani. 5. MAESTRE. GIULIANA MARTIRANI: QUALE PACE [Da Giuliana Martirani, Progetto Terra, Emi, Bologna 1989, p. 289. Giuliana Martirani e' nata a Napoli nel 1945, meridionalista, docente universitaria di geografia politica ed economica e di politica dell'ambiente, fa parte del direttivo dell'International Peace Research Association (Ipra), e' membro di Pax Christi, del Mir, e collabora con numerose altre esperienze pacifiste, ecologiste, della solidarieta', nonviolente. Tra le opere di Giuliana Martirani: La geografia come educazione allo sviluppo e alla pace, Dehoniane; Sviluppo, ambiente, pace, Emi; Progetto Terra, Emi; A scuola dai poveri, Cittadella; La geografia della pace, Edizioni Gruppo Abele; Gea, un pianeta da amare, Edizioni Gruppo Abele; Facciamo politica!, Edizioni Qualevita; La civilta' della tenerezza, Paoline] Quale pace si va realizzando: la pace del Nord o quella del Sud, la pace dei ricchi o quella dei poveri? 6. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: I DIRITTI DEGLI ANIMALI [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo suo articolo gia' apparso sull'edizione palermitana de "La repubblica" del 10 maggio 2003. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, seconda ed.; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] Sperimentare l'affezione di un cavallo, di un cane o di un gattino puo' avere effetti sorprendenti. E cio' accade sempre piu' di frequente. Solo una moda o il sintomo di una mutazione piu' profonda? Sino al XIX secolo la legislazione di popoli civilissimi come i sudditi di Sua Maesta' britannica riteneva legittima la schiavitu': uomini e donne venivano trattati come cose di proprieta' altrui (e, in quanto tali, comprati venduti persino uccisi). Oggi quella mentalita' e quella pratica sono considerate inaccettabili eticamente. Cio' non significa che siano di fatto abolite: ma quando Hitler o Stalin, Milosevic o Saddam recintano di filo spinato i campi di sterminio per gli avversari politici, o per semplici cittadini di determinate etnie, si sentono obbligati a nasconderlo per evitare la condanna dell'opinione pubblica mondiale. Qualcosa di simile avverra', molto probabilmente, nei prossimi decenni a proposito della logica con cui noi umani ci rapportiamo agli altri animali. Nel Rinascimento lo aveva presagito gia' Leonardo da Vinci: "Verra' il giorno nel quale gli uomini conosceranno l'anima degli animali e uccidere un animale sara' considerato un delitto come oggi lo e' uccidere un uomo". Poiche' siamo piu' astuti e piu' forti, continueremo a dominarli provocando loro immense sofferenze o in vista delle nostre esigenze vitali o, piu' semplicemente, per cecita' sadica: ma, almeno, ci vergogneremo - forse - di farlo in maniera scoperta, ufficiale e sistematica. Tutto dipendera' dall'esito di una rivoluzione culturale in atto che sta mettendo in discussione i fondamenti di una prospettiva antropologica e cosmologica comune a tutte le grandi concezioni occidentali. Ebrei, cristiani, islamici - per quanto differenti in tanti punti - convergono nella convinzione che Dio abbia plasmato il mondo (compresi animali e vegetali) per metterlo a disposizione dell'uomo, re e fine ultimo dell'universo. Quando la modernita' individualistica, borghese, capitalista ha criticato l'eredita' teologica medievale, su questo punto non ha cambiato idea (anzi, l'ha enfatizzata): l'uomo e' padrone e signore di tutto cio' che vive sulla superficie terrestre. Lo stesso marxismo, che pure e' stato un feroce contestatore dell'antropocentrismo borghese, ha - in teoria e in pratica - perpetuato il primato del genere umano su tutte le diverse specie viventi. Dal creazionismo biblico alla filosofia borghese, prima, e al marxismo, dopo, si e' snodato insomma quello che Mario Capanna (riecheggiando pensatori illustri, ma poco conosciuti dal lettore medio) qualche anno fa ribattezzava, in un volume abbastanza riuscito, "il fiume della prepotenza": del pre-potere del soggetto umano che s'impone sul resto dell'universo non riconoscendo nessuno, oltre se stesso, come titolare di diritti. Ma negli ultimi tempi varie versioni del pensiero ecologista stanno fortemente ripensando il senso e la direzione di questo processo di autoesaltazione a scapito della dignita', e spesso della sopravvivenza, degli altri abitanti del pianeta. In particolare, diventa sempre piu' esplicita e insistente la domanda se gli altri animali, diversi e complementari rispetto a noi, possano essere soltanto oggetti di tenerezza emotiva facoltativa o non vadano considerati, anche, soggetti di diritti. Grazie all'intelligente proposta della sezione palermitana dell'"Una" (Uomo/natura/animali), dalle 9.30 del mattino alle 19 di sera di oggi [10 maggio 2003] alcuni tra i maggiori esperti europei s'interrogheranno, nel corso di un seminario aperto al pubblico presso l'aula magna della Facolta' di lettere e filosofia della nostra Universita' (che ha sponsorizzato e reso effettivamente possibile l'iniziativa), su "Gli animali e la giustizia loro dovuta". E' previsto l'intervento di teologi e filosofi, di giuristi e di letterati: ma anche di persone, come la direttrice del carcere "Pagliarelli", che possono raccontare esperienze precise su nuovi modi d'intendere e di vivere il rapporto con i nostri vicini di casa. Ne' sarebbe fuori luogo la voce di qualcuno che, con argomenti meditati, esponesse le ragioni degli anti-animalisti o, piu' ampiamente, di coloro che per coerenza con determinate visioni del mondo non sono animalisti (penso fra gli altri ad alcuni miei amici fisiologi che ritengono irrinunziabile per il progresso della medicina la sperimentazione farmaceutica sugli animali e, in casi estremi, la vivisezione). Come e' facile intuire si tratta di questioni che hanno certamente un peso teorico ma di cui non vanno sottovalutate le conseguenze operative, politiche: una nuova riflessione sul tema potrebbe comportare anche per la Sicilia l'attivazione di strutture e strategie seriamente in grado di diminuire, se non proprio di eliminare, l'eccessiva sofferenza animale che, tanto per non smentirci, dalle nostre parti viene acuita da sporche speculazioni mafiose (vedi le corse clandestine di cavalli e i combattimenti mortali fra cani). E chi sa che, per contraccolpo, non si abbiano delle retro-azioni sulla qualita' della vita anche di noi "animali razionali"? Lo stesso san Tommaso d'Aquino, nel lontano XIII secolo, aveva accennato a questa possibilita' sostenendo che "se uno prova rispetto verso gli animali, cio' lo puo' indurre a essere piu' rispettoso anche nei confronti dei propri simili". Oggi, poi, studiosi di varie discipline ritengono che la diffusione del vegetarianesimo - o, per lo meno, il ritorno a forme misurate di allevamento e di caccia - avrebbe certamente effetti positivi sul consumo dei cereali, sull'ecosistema e su una piu' equa distribuzione di cibo fra i popoli. Tutto si tiene. Dovunque la violenza arretri, si aprono spazi inediti per la fruizione della bellezza e per il rispetto di cio' che e'. 7. RIFLESSIONE. RICCARDO ORIOLES: DA PRAGA A TEHERAN [Da "Tanto per abbaiare" n. 184 del 23 giugno 2003 riprendiamo questo articolo. Riccardo Orioles (per contatti: riccardoorioles at libero.it) e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti"; ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani. Per gli utenti della rete telematica vi e' la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999)] "Praga e' sola", scriveva Pintor quando i carri sovietici (nel '68) reprimevano i nostri coetanei cecoslovacchi. Noi - tranne il Manifesto - eravamo troppo occupati a fare la nostra rivoluzione per accorgerci della loro. E li abbiamo lasciati soli. I giovani di Teheran che in questi giorni lottano contro il loro regime sono i girotondini e i movimentisti dell'Iran, esattamente come i ragazzi di Praga erano - contro i sovietici - i sessantottini e i contestatori cecoslovacchi. Cerchiamo di non essere distratti, questa volta. So benissimo che la destra e l'America cercano di "far politica" presentandoli come roba loro. Ma non e' vero, come non era vero allora. Dubcek, Svoboda, Jan Palach non erano dei fascisti, ma dei compagni. E questi di Teheran sicuramente non sono filoamericani. Se dovessimo fare una manifestazione per qualcuno ora, io proporrei di farla per i ragazzi di Teheran. Perche' stavolta Praga non sia sola. 8. RIFLESSIONE. ALESSANDRO DAL LAGO: DIRITTI IMMIGRATI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 27 giugno 2003. Alessandro Dal Lago e' docente di sociologia dei processi culturali all'Universita' di Genova, presso la stessa Universita' coordina un gruppo di ricerca sui conflitti globali; e' membro della redazione della rivista filosofica "aut aut", ha curato l'edizione italiana di opere di Hannah Arendt e di Michel Foucault. Tra le opere di Alessandro Dal Lago segnaliamo particolarmente Non-persone. L'esclusione dei migranti in una societa' globale, Feltrinelli, Milano 1999. Cfr. inoltre: I nostri riti quotidiani, Costa & Nolan, Genova 1995; (a cura di), Lo straniero e il nemico, Costa & Nolan, Genova 1997; La produzione della devianza, Ombre corte, Verona 2001; Giovani, stranieri & criminali, Manifestolibri, Roma 2001] Sono anni che la Lega le spara sempre piu' grosse sull'immigrazione. Sono anni che, in una sostanziale impunita', i leghisti eccitano gli istinti piu' bassi del loro elettorato, aizzandolo contro "negri", immigrati e profughi. Appena sente odore di crisi o di indebolimento, siamo sicuri che la Lega ricorrera' al suo arsenale di enormita' demagogiche sull'immigrazione (tutti ci ricordiamo di Borghezio che disinfetta i treni dalle donne straniere, della marcia contro la moschea di Lodi, dei leprotti di Gentilini e di altre imprese di questo tenore). Tra l'altro, c'e' da chiedersi come mai nei confronti dei leghisti si sia fatto un uso cosi' parco della legge Mancino che, in linea di principio, contiene strumenti per combattere il razzismo. Questo pero' non deve far scambiare espedienti di bassa cucina politica - le bordate della Lega sull'immigrazione, la polemica contro Pisanu - per la "questione" dell'immigrazione. In questo senso, le prese di posizione di esponenti dell'opposizione, e in primo luogo dell'on. Fassino, sono abbastanza fuorvianti. O, meglio, rivelano che in materia di migranti esiste una sostanziale identita' di vedute tra l'opposizione e gran parte della compagine governativa, quella che probabilmente il centro-sinistra avverte come meno estremista, piu' ragionevole, ecc. Che cosa significa infatti dire che per realizzare i suoi buoni propositi il ministro Pisanu dovra' ricorrere ai voti dell'opposizione? Semplicemente che l'opposizione la pensa come Pisanu, cioe' come il ministro che sta facendo applicare la Bossi-Fini e che, bonta' sua, non e' d'accordo con il cannoneggiamento dei clandestini. Siamo insomma alle solite: l'astensione del centro-sinistra sugli alpini in Afghanistan, i contorcimenti sulla missione in Iraq e cosi' via. Solo che sulla questione dei migranti il centro-sinistra ha responsabilita' piu' precise, dirette e concrete. Per cominciare, ha inventato i Cpt ("Centri di permanenza temporanea"), una vergogna che non cessa di essere tale solo perche' diffusa in tutta Europa. In secondo luogo ha cavalcato la questione insicurezza (che ancora oggi e' al centro degli interessi di amministrazioni di centro-sinistra, come Torino), con il risultato di spianare la strada al senso comune di destra. E, soprattutto, ha legittimato una concezione esclusivamente repressiva dell'immigrazione (un effetto e', per esempio, l'ondata di rimpatri di minori promossi anche dai comuni "progressisti"). In questo quadro l'accordo con la Libia di cui si vanta il Cavaliere e' sulla stessa linea di quelli che il centro-sinistra ha stipulato con Albania, Turchia, Tunisia, Marocco. La vera novita' della Bossi-Fini e', semmai, di aver reso piu' esplicito e brutale il meccanismo di sfruttamento della clandestinita'. Facendo pesare sul migrante il ricatto dell'espulsione, lo si rende disponibile a tutto. Tempo fa, nella citta' in cui abito, Genova, e' stato scoperto un cantiere di vero e proprio lavoro servile in cui dei manovali albanesi erano pagati 50 euro al mese. Ora, la tendenza alla clandestinizzazione e' diffusa in tutto l'occidente, dalla California alla Puglia. L'apparente chiusura delle frontiere, i pattugliamenti (e gli speronamenti) navali, le sparate xenofobe, il gran dispiegamento di marina e polizie varie non ferma affatto l'afflusso di stranieri in cerca di chances, ma ne fa strutturalmente della carne da lavoro priva di voce. A pensarci bene, i Cpt non sono che la versione poliziesca della privazione dei diritti sul luogo di lavoro. Il problema strategico del'immigrazione non e' dunque che il centro-destra non e' abbastanza efficiente nell'espellere i clandestini (una tipica tesi del centro-sinistra che anticipa curiosamente le opinioni dei leghisti su Pisanu), ma la questione dei diritti dei migranti, in primo luogo quello alla regolarizzazione. Su questo tema, nel parlamento italiano pochi hanno la coscienza veramente a posto (tra questi non possiamo contare quelli che approvarono la legge Turco-Napolitano). Ora, se il centro-sinistra avesse le idee chiare in questo campo, non si limiterebbe a scandalizzarsi per i vaneggiamenti della Lega, e non offrirebbe una sponda amichevole a Pisanu. Promuoverebbe un dibattito serio sulle ragioni dell'immigrazione, la smetterebbe di baloccarsi con le mitologie sull'insicurezza dei cittadini, farebbe magari una proposta di legge sul diritto d'asilo, che in Italia non e' mai seriamente esistito (tanto meno nel quinquennio di amministrazione di centro-sinistra). Per tutto questo sarebbe necessaria una cultura politica un pochino piu' complessa e strategica dell'entusiasmo occasionale per un ministro dell'interno ex-democristiano. 9. LETTURE. GIUSEPPE PUSCEDDU (A CURA DI): CONTRAS A SA GHERRA Giuseppe Pusceddu (a cura di), Contras a sa gherra, Aipsa edizioni, Cagliari 2003 (seconda edizione), pp. 96, euro 5,20. Una raccolta di liriche contro la guerra di poeti di tutto il mondo, con testo originale e traduzione in sardo (e traduzione italiana in nota quando l'originale e' in altre lingue). Versi di Mariagrazia Dessi', Francesco d'Assisi, Bertolt Brecht, Mahmoud Darwish, Danilo Dolci, Paul Eluard, Hans Magnus Enzensberger, Franco Fortini, Nazim Hikmet, Langston Hughes, Primo Levi, Pablo Neruda, Agostinho Neto, Alexander O'Neill, Richard Rive, Gianni Rodari, G. Awoonor Williams; e testi dalla Costituzione italiana, di Lorenzo Milani, Fawzi Ismail, Antonio Romagnino, del curatore, e dal Vangelo di Luca. Un libro che raccomandiamo. Per richieste: e-mail: aipsa at tiscali.it, sito: www.aipsa.com 10. RILETTURE. ELEONORA MISSANA: L'ETICA NEL PENSIERO CONTEMPORANEO Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo, Paravia, Torino 2000, pp. 212, lire 19.000. Un'utile introduzione con antologia di rilevanti autrici e autori. 11. RILETTURE. JACQUELINE RUSS: L'ETICA CONTEMPORANEA Jacqueline Russ, L'etica contemporanea, il Mulino, Bologna 1997, pp. XII + 104, lire 15.000. Un agile saggio introduttivo. 12. RILETTURE. ELENA SOETJE: LA RESPONSABILITA' DELLA VITA Elena Soetje, La responsabilita' della vita. Introduzione alla bioetica, Paravia, Torino 1997, pp. 138, lire 13.500. Un sintetico saggio di presentazione e un ampio e articolato panorama antologico. 13. RILETTURE. LUISELLA BATTAGLIA: ETICA E DIRITTI DEGLI ANIMALI Luisella Battaglia, Etica e diritti degli animali, Laterza, Roma-Bari 199), pp. XVI + 192, lire 15.000. Una chiara ed acuta monografia introduttiva. 14. RILETTURE. SILVANA CASTIGNONE: POVERE BESTIE Silvana Castignone, Povere bestie. I diritti degli animali, Marsilio, 1997, 1999, pp. 120, euro 5,16. Una piana e vivace introduzione al tema. 15. RILETTURE. PAOLA CAVALIERI: LA QUESTIONE ANIMALE Paola Cavalieri, La questione animale, Bollati Boringhieri, Torino 1999, pp. 192, lire 24.000. Una rigorosa proposta di riflessione. 16. LE DIAGNOSI DI MESSER ROVINA: UNA SCIOCCHEZZA [Messer Rovina capita d'incontrarlo nella Trinuzia di Agnolo Firenzuola] In questi giorni vari autorevoli portavoce del movimento pacifista amano dire di non aver mai creduto, ne' loro ne' il movimento, che le mobilitazioni dei mesi scorsi potessero fermare la guerra. Farebbero meglio a pensarci sopra su quanto e' implicato da simili opinioni. Poiche' o le mobilitazioni erano un tentativo di impedire la guerra, oppure erano teatro. E credo che a nessuna delle persone che generosamente negli ultimi mesi si sono mobilitate piaccia sentirsi dire che si faceva per scherzo. Noi almeno non facevamo per scherzo. E se non abbiamo cessato di dire che occorreva fare qualcosa di piu' e di meglio (la scelta della nonviolenza, la scelta della lotta nonviolenta, la scelta dell'azione diretta nonviolenta con cui contrastare concretamente ed operativamente la macchina bellica e i poteri assassini), cionondimeno tutte le iniziative ragionevoli e dignitose di opposizione limpida e democratica alla guerra nei mesi scorsi messe in campo da tante e tanti abbiamo ritenuto comunque meritevoli di lode e sostegno in quanto erano un tentativo di fermare la guerra, seppure inadeguato e confuso. Che oggi personalita' note e sovente egregie dicano che non si pensava di fare davvero, e' peggio che una menzogna, e' una pusillanimita'. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 597 del 30 giugno 2003
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